Monte Baldo/Monte Baldo

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Monte Baldo

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MONTE BALDO

DESCRITTO

DA GIOVANNI PONA·


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Iace MONTE BALDO venti miglia discosto da questa nostra bella non meno, che grande, et antica Città di Verona, ne'confini del Territorio suo, et di quello di Trento; Monte non humile in vero, posciache se ben esso à gli eccelsi gioghi dell'Appenino, et all'altissime sommità de'Pirenei d'altezza non s'uguaglia, nondimeno di molt'altre rare doti ad essi non solo non cede, ma quelli da lui sono di gran lunga superati. E ben pare, che in questo Monte la dottissima maestra, et benignissima madre Natura, habbi con sommo gusto, et diletto studiato di riporre, et ristringere tutte [p. 2 modifica]
quell'eccellenze, che possono concorrere à dar nome à qualunque Monte, di celebre, et amenissimo; anzi dirò talmente abbellirlo, et farlo chiaro, che più gratioso, et pregiato riesca, che qual si voglia ben grande, bello, et vago Giardino. poiche chi non sà, che per lo più sogliono maggiormente aggradire gli alti, et frondosi arbori negli horridi, et incolti monti prodotti, che le accarezzate, et da dotta mano coltivate piante? Et cui maggiormente non piace, et chi più non istima una Fonte, che naturalmente dalla propria pietra scaturendo, vada inaffiando il propinquo, et natio terreno, che tutte l'altre, benché da figurati, et finissimi marmi spandono l'acque con arte? certo ch'io mi creda, niuno. Ma alle bellezze, et preminenze del nostro Baldo ritornando, egli e non solo di bellissimi, et ombrosi arbori, et di chiarissime, et assai frequenti fonti ornato; ma oltre di ciò, di mirabile fecondità, d'aere senza pari salutifero, di rarissime, et innumerabili piante è dotato. Per il che io ,che sempre ad ogn'altro gusto anteposi il diletto d'investigare non solo i nomi, e le forme delle cose naturali, et delle piante in particolare, ma le facoltà loro ancora; essendo ho mai passati i mesi della tepida primavera, giudicai(considerato ch'hebbi la conditione de'Monti) che per osservare quanto di bello, raro questo nostro Monte produce, il principio di Luglio fosse tempo opportuno. nella qual stagione dalla Città verso Occidente partendo, con molti gentil'huomini amici prendemmo lietamente il camino. et ecco,che tosto di quella usciti, entrammo in un larghissimo, et spatiosissimo piano di biade molto fecondo, ancorche di viti, et d'altri arbori del tutto, privo si vegga. In questo, tuttoche d'arbori, et ombre [p. 3 modifica]
fosse inopia grande non mancò però à noi, con che all'occhio potessimo sodisfare. perche à destra mano mirando scoprimmo infinite colline tutte molto gratiose, et d'ogni fruge feconde; oltre che le presenti piante ci si offersero inanti:

L'Eringio marino del Matthioli, ò volgare.

Il Tithimalo Ciparisso del Lobelio, et da altri (malamente) stimato Esula minore.

La Spina , ò Stella Solstitiale del Pena, et del Lobelio.

L'Atrattile d'alcuni, da altri detta Cnico silvestre et da Gaza Fusso Silvestre.

L'Onopisso del Guilandino, ò volgatissimo Cardo del Lobelio.

L'Acanthio di Dioscoride, ò Spina bianca Silvestre del Fuchsio.

L'Ornitogalo di Dioscoride, ò Bulbo Leucanthemo del Dodoneo.

Il Ramno III. del Matthioli, ò Paliuro del Lobelio, frequentissimo.

Il Pulegio con fiori verticillati da altri Calamintha (malamente) creduto.

La Carlina Silvestre minore del Clusio.

Il Gallo di fior giallo in gran copia.

La Verbenaca volgare del Matthioli.

Il Poligono minore dell'istesso Autore, da alcuni chiamata Herniaria, da altri herba Turca; il Trago la propone per Empetro il Cordo la chiama Millegrana, da altri è creduta Elleborina di Dioscoride, da'quali è nominata anco herba Cancri minore, et dag'Italiani è detta Cento grana.

Il Verbasco femina del Lobelio, dal quale è anco detto [p. 4 modifica]
Verbascoramoso di fior bianco.

Il Verbasco di larga soglia del Dodoneo, ch'è il primo del Matthioli.

La Blataria di Plinio, di fior giallo.

Il Hiosciamo primo del Matthioli.

Il Mentastro volgare, ò Menta Silvestre.

La Piantagine acquatica de gli Herbarij, da altri stimata Alisma, et Damasonio di Dioscoride.

La Calaminta 111. overo acquatica del Matthioli.

La Verbenaca retta del Fuchsio, overo Verbenaca maschio.

L'Herithrodano de'Greci, ò Rubia de'Tentori.

La Centaurea montana dal Gesnero, overo Afillante 1111. del Dalecampio.

Il Dissaco, ò Labro di Venere domestico, overo Galedrago di Xenocrate presso l'Anguillara, ò Spina Selenite di Theophrasto presso il Guilandini.

Il Dissaco ò Labro di Venere silvestre maggiore del Fuchsio.

Il Ranoncolo semplice de gli Horti, overo primo del Fuchsio; dal Dodoneo fù nominato Ranoncolo echinato silvestre 111. et è lo stesso, ch'è il Ranoncolo campestre del Lobelio.

L'Eliotropio supino del Clusio.

L'Anthemide, overo Camomilla.

Il Buftalmo del Matthioli, overo Occhio di Bue.

La prima Siderite del Matthioli, la quale chiamò il Lobelio Marrobio acquatico, ò palustre.

La Stachi di Dioscoride, e Scordate di Plinio presso il Lobelio, (tuttoche, il Scordote Pliniano da questo sia molto [p. 5 modifica]
diverso dal Trago fù detta Marrobio agreste, et dal Matthioli Stachi falso.

L'Echio del Matthioli di fior rosso, et bianco.

L'Echio del Leonicero, e Buglosso volgare.

L'Echio del Fuchsio.

La picciol Zizola, overo Giuiuba silvestre, copiosissima.

Il Gnaffalio comunissimo, overo Impia Pliniana.

Del vero Gnaffalio di Dioscoride hò voluto porre quì la figura, anchora che sia stata rappresentata da molti de'moderni Scrittori con nome di Falso Dittamo di Dioscoride. et hò voluto aggiugnerle alcune ragioni con le quali spero, che questa mia opinione potrà della Grecia, et dell'Asia minore, ove que'popoli (come diremo) se ne servono. ma prima porremo quì la sua effigie. [p. 6 modifica]

GNAFFALIO DI DIOSCORIDE.


Le obiettioni accennatemi da alcuni, a'quali proposi questa pianta per legittimo Gnaffalio di Dioscoride, pare à me, che si possino togliere con non molta difficoltà; poiche, se bene (come essi dissero) ella havea alcuna volta provocato i mestrui (onde dubitarono) non fà però conseguenza tale, ch'ella non sia Gnaffalio; perche se bene haverà causato tal'effetto, non [p. 7 modifica]segue ch'ella sia calda in modo, che non possi anco sanare la Dissenteria, come l'istesso Dioscoride afferma. essendo che l'Adianto anch'egli provoca l'urina, scaccia il calculo, dilata il petto, et pure siste il corpo. Le frondi del Lentisco sanano la Disenteria anch'esse; così fa il Ladano, et il Scordio; et pure questi non solo sono di assoluta freddezza composti; ma anzi ogn'uno di essi eccede il primo grado di calore. la stessa indispositione medica l'Aspalatho ancorche sia molto odorato, et di qualche calore, et ciò fà per esser anch'egli composto di parti contrarie; così il Scordote Plinano ferma il corpo, et provoca mestrui; onde l'istesso può operare la Pianta da me propofia hora per Gnaffalio, per le medesime ragioni, cioè sanare la Disenteria, et havere anco qualche segno di calore, il quale però in vero è così debole, ch'è poco meno d'insensibile; anzi io l'hò sempre assaggiata subastringente, senza veruna acrimonia, et senza odore. Per il che la dubitai fattami intorno à ciò, resta à mio parere sodisfatta. Che questa Pianta non sia il Dittamo falso di Dioscoride, non sarà cosa difficile il darlo à conoscere. poiché il Pseudodittamo descritto da questo Autore vuole essere così nell'aspetto, come nelle facoltà (se bene queste meno efficaci) simile al suo primo Dittamo: tutto che di maggior acrimonia, come presso di lui si legge. E Theofrasto lo fece anco di minor Altri leggono di minore. Theofr. al lib. 4. c. 16. rami del primo. Questa proposta Pianta per Gnaffalio è nell'aspetto (fuori che nelle foglie) al primo Dittamo molto lontana, havendo ella e cauli molto maggiori, e con fiori verticillati; oltre di ciò, è senza odore, et acrimonia. per lo che, si può senza alcuna riprensione rifiutarlo, et deporlo dal luogo, ove fu indebitamente posto, et rimetterlo nel suo proprio, che sarà nel capo [p. 8 modifica] del Gnaffalio presso Dioscoride; lo che seguirà con ragioni bastevoli, e sofficienti.

Dicendo prima, che il Gnaffalio non hà d’havere foglie minute come traduce il Ruellio, ma tenui, et di forma simili à quelle del primo Dittamo, così si legge ne’ testi Greci di Dioscoride stampati in foglio, in Colonia l’Anno del 1529. con la traduttione di Marcello Virgilio, che stimo in questo luogo migliore di quella del Ruellio; ove descrivendo Dioscoride il Dittamo, lo compara nell’aspetto al Pulegio, ma lo fà con foglie maggiori di quello, et simili à quelle del Gnaffalio, et tomentose; come dalle seguenti parole presso di esso Autore chiaramente si vede; ove dice. πόα ἐστί κρητικὴ δρίμεια, λεία, ὁμοῖα γλήχωνι. μείζω δὲ καὶ γναφαλοειδῆ τὰ φύλλα ἔχει. Cioè è herba Candiota, acuta liscia, simile al Pulegio, ma con foglie maggiori simili a quelle del Gnaffalio.

Dalle quali parole si conosce chiaramente (com’hò detto) questa pianta esser il vero Gnaffalio; perchè γναφαλοειδῆ, cioè simile al Gnaffalio, stà meglio, che γναΦαλόδη, cioè tomentose; il che maggiormente si conferma con quell’altra parola, che dice καὶ ἐριώδη, cioè lanose; perchè il dire tomentose, et lanose, è il replicare lo stesso; et leggendosi in altro modo mai si venirebbe in cognitione del vero Gnaffalio, come sin’hora da altri non è stato conosciuto, essendosi dimostrate diverse piante lontane da quello, come in particolare fece il Matthioli, il quale rappresentò per Gnaffalio, il Polio marino caldo, et secco, et molto odorato. Non lasciando di dire, che il Sign. Belli essendo ricercato da me d’intorno all’uso del volgar Dittamo falso, così dalla Canèa, mi rispose; che non solo tal pianta era adoprata in Candia dalla gente bassa, ma ancora quasi per [p. 9 modifica]

DI MONTE BALDO. 9

tutta l’Asia minore per formarne letti, et volgarmente era detta καλοκιμητία, che vuol dire buon letto. Per tanto essendo questo volgar Dittamo falso, con foglie di Dittamo primo di Dioscoride, molli, tomentose, bianche (onde le viene il nome d'Albine,) di facoltà subastringente, et secca; qualitadi, colle quali può sanare la Disenteria, et haver l'uso in Grecia, et altrove per farne letti, si può liberamente conchiudere, che questa Pianta sia il vero Gnaffalio da Dioscoride descritto. Et per ritornare al nostro proposito, segue à vedersi:

L'Egilope di Theofrasto, ch'è il quarto genere di Quercia presso i Leonesi.

La Hiosciride di fior bianco.

La Siderite prima del Fuchsio.

La Siderite seconda del Matthioli, et

La Lattuca silvestre del Matthioli, overo Endivia d'alcuni Speciali presso il Lobelio.

Arrivammo dipoi ad un picciol colle, detto il Chievo, principio d'una larga, e molto sassosa campagna. Questa è per lo più incolta, di lunghezza quattro, et di larghezza otto miglia; d'aere molto salubre, tutta eguale, et senza veruno impedimento, per il che all'intorno si mirano molte Ville, et lo stesso Monte Baldo (tuttoche di lontano) si scopre. si che per cotal ampiezza, et libertà di sito, pare, che in un certo modo sovr'un quieto Mare si passeggi. In questa verdeggiano;

La porporea Siderite pratense, et così la gialla de' Leonesi.

L'Orobo sativo del Cordo, overo Piso de' Greci; il Matthioli lo dipinge per Climeno.


B La
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La Camelina, overo Erisimo di Theofrasto, overo Miagro di Dioscoride; quì abbondantemente si coltiva, con nome di Sementina, non solo perche da’ suoi semi si spreme oglio per abbruggiare, ma delle stesse piante si fanno Scope in abbondanza.

Il Convolvulo minore con foglie di Spicalavendula del Lobelio; da alcuni creduto Scamonio tenue di Plinio.

Il Convolvulo secondo del Clusio, il quale è creduto da alcuni Cantabrica di Plinio, et il Dalecampio lo nominò Volvulo terrestre.

L’Onosma del Matthioli.

L’Ancusa gialla del Dalecampio, copiosissima.

La Centaurea minore di Dioscoride; dal Dodoneo ci viene proposta per Panace di foglia angusta di Theofrasto; il Cordo la nominò Limnesio, et gli Toscani la chiamano Biondella.

La Blataria vaghissima di fior ceruleo.

Il Citiso del Trago, et dal Lobelio detto Lagopo secondo di foglia acuta.

Il Cisto annuo secondo del Lobelio.

Varij generi di Hiacinthi.

L’Ampeloprasso, frequentissimo.

Il Lagopiro del Dodoneo, ò Lagopo spicato.

La Pulsatilla volgare, ò Anemone selvatico del Fuchsio; et il Cordo la descrisse con nome di Ranoncolo X.

La Betonica in ogni parte.

Il Cotino di Plinio, nominato dal Clusio Ceconelia di Theofrasto; il Camerario lo stimò Coccigria di Plinio, il Lobelio lo disse Chrysofillon, et dal Gesnero fù dubitato ch’ei fosse la Barba di Giove Pliniana. [p. 11 modifica] Il Glauco del Guilandini, da Fiaminghi chiamato Antillide, overo Antillide prima dal Dodoneo.

Il Tithimalo di larga foglia del Lobelio, et del Pena; da altri detto Characcia.

L'Holostio del Matthioli.

La Muscipula seconda con fior muscoso del Lobelio; alcuni la nominano Sesamoide grande Salmanticense, il Clusio pensò, che fosse specie di Lichnide Selvatica.

L'Asillante dell’Anguillara, dal Lobelio detta Bellide cerulea, da gl'Italiani è chiamata Botonaria, et da quelli di Mompollier Globularia.

L’Armenio terzo del Dodoneo.

Il Lagopo grande, frequentissimo.

Il Clinopodio del Lacuna appresso il Lobelio, il quale la stimò ancora Acino. alcuni l'hanno detto Betonica di Paolo. e questo è il primo Clinopodio del Matthioli, et il Policnemo del Gesnero.

Il Clinopodio minore, ò volgare, overo Ocimo silvestre, ò Acino del Dodoneo, ò Pulegio petroso del Gesnero, et dal Trago fu detto Calaminta montana.

Il Trifoglio cochleato, ò specie di Medica del Lobelio, et del Pena.

Similmente la Medica di follicolo spinoso.

Il Sinfito petroso del Lobelio, ò Consolida minore del Matthioli, ch’è la seconda Brunella del Dodoneo; et questa si vede anco di fior bianco.

L'Enanthe del Fuchsio, chiamata da molti Filipendula. Il Lobelio dubitò, ch'ella fosse il Molon Pliniano.

Il Talietro negro del Cordo. Il Dodoneo vuole, ch'egli sia


B 2 il Ta-
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12 DESCRITTIONE

il Talietro maggiore; da altri è detto Ruta pratense, et da' Francesi Sassifragia.

L’Osiride overo Linaria volgare.

Il Silibo overo Leucacantha del Leonicero.

Il Sisirinchio di Theofrasto appresso il Cordo, overo Bulbo edule del Lacuna, ò Bulbo silvestre del Fuchsio; dal Lobelio è detto Ornitogalo giallo, il quale dubitò anco, che fosse il Bulbo vomitorio de gli Antichi.

La Lattuca silvestre del Fuchsio, et del Matthioli, il Lobelio la credè la Pieride angustifoglia di Dioscoride.

Il pettine di Venere del Ruellio, et secondo altri Scandice degli antichi.

Il Tordilio ò Sefeli Cretico del Lobelio; anzi specie di Caucalide.

Una Specie di Nasturtio presso il Gesnero; il Fuchsio, il Trago, et il Cordo la proposero per Serifio Germanico. Il Pena stimò, ch’ella possa essere il Talietro di Dioscoride, et la chiamò anco Sofia de Chirurgi, et dal Dodoneo con nome di Talietro fù effigiata.

Nella destra parte di questa campagna si ritrovano;

La Colutea di Theofrasto, da alcuni Citiso creduta.

La Sassifragia bianca, overo IV. del Matthioli; la quale si ritrova anco copiosa entro della Città.

Il Poligonato di Dioscoride, overo Frassinella degl’Italiani; ingannandosi il Gesnero, ch' ella fosse il Secacul de gli Arabi.

La Flamula seconda del Dodoneo, overo Clematite retta.

Il Stratiote congenere d’Achillea appresso il Clufio; il quale io credo che sia l' Helicriso Italiano del Matthioli.


La
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DI MONTE BALDO. 13

La Scorzonera latifoglia.

Et nella contraria ripa dell'Adige copiosamente cresce.

Il Rhù non solo usato da gli antichi ne' cibi, ma ancora da quelli, che acconciano i cuoi. Questo è il Sumach de gli Arabi, ma per lo Clima non in tutto proportionato alla sua natura, quivi sterile, et infecondo rimane.

Arrivati adunque, ove termina questa spaciosa campagna, lasciammo à lato sinistro la Villa di Bossolengo, così detta dalla molta copia di Bosso, che quivi dalla natura è spontaneamente prodotto, et nodrito; del quale à chi stà nell' opposta ripa del corrente fiume s’appresenta una selva, che anco di presente si vede; et del quale sono formati il maggior numero de partimenti, che ne' giardini di questa Città si veggono; nè questa Villa di piante priva si ritrova, poiche le seguenti vi si scorgono;

L’Abrotano maschio, ò per meglio dire comune, overo femina dell’Anguillara.

L’Abrotano maschio bianco.

L’Abrotano senza odore del Lobelio.

L’Alisso del Matthioli, il quale anzi è una specie di Thlaspi; et forse è lo stesso, ch’è l’Alisso minimo Clusiano.

Il Botrys frequentissimo.

L'Antirrhino silvestre, ò Fiteuma del Dodoneo.

Il Chamenerio, ò picciol Oleandro del Gesnero; da alcuni detto Delfinio di Dioscoride; et da altri Lino silvestre, et Onagra.

Il Ladano campestre di Plinio, così da’ Leonesi creduto, quì nasce con fior bianco, et rosso.

La vera Aristolochia rotonda, frequentissima.


L'Ari-
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14 DESCRITTIONE

L'Aristolochia Clematite del Lobelio; malamente da alcuni speciali per legitima longa usata.

Il Thlaspi picciolo con foglia di Hieracio, ò Leucoio giallo marino. Il Clusio lo chiamò Thlaspi scutato, et da altri Biscutella fù detto.

La Nepita del Trago, la quale è detta da molti Menta de' Gatti, et Gattaria.

L'Iberide, overo Lepidio di Dioscoride.

L'Esula minore del Trago.

Il Polipremno de' Leonesi, ò specie di Poligono.

L’Origano silvestre, over comune delle speciarie.

Quindi all’amenissimo Fiume dell’Adige nostro si discende, dove sempre si trattengono due grosse barche, l'una all'altra congiunta, che il Porto di Settimo son dette. sopra le quali assisi varcammo il fiume, toccando la Villa di Settimo, così detta per esser ella sette mila passi dalla Città distante. nè per que' sentieri cavalcando ci mancò diletto. poiche non solo la giocondità del sito era in se bastevole a satisfare all’occhio pienamente, ma non ci mancava ne anco di quando in quando osservare qualche bella pianta, come a dire;

L'Onobrichi Ongarica prima di Carlo Clusio, overo (come io altre volte dissi,) Cece con aspetto di Astragallo.

L'Heliochriso silvestre, overo Chrisocome del Trago, ò specie d’Amaranto giallo.

Il Verbasco terzo del Matthioli; et

Il Cinoglosso volgare.

Osservate che havemmo queste poche piante, dopò passati alcuni fruttiferi campi, entrammo in un' altra spatiosa campagna poco differente da quella, di cui prima s’è detto. dove ad


ogni
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ogni passo nell'Eufragia s'incappa, così si vede;

II Felce maschio copiosissimo.

Il Lino molto picciolo di fior giallo, et anco di fior bianco.

L'Eupatorio de'Greci, overo Agrimonia.

Il Senecio grande, overo Iacobea senecio del Lobelio.

L'Helsine Cissampello.

Un Cissampello ramoso Candioto di aspetto molto vago, che mi mandò già da Venetia l'Illustriss. Sign. Nicolò Contarini fù del Sign. Girolamo. il quale per non esser stato da alcuno (ch'io sappi) descritto, et figurato, n'hò voluto con quest'occasione, la sua effigie, et descrittione quì porre. [p. 16 modifica]

CISSAMPELLO RAMOSO DI CANDIA.

Descrittione.Il primo nascimento del Cissampello ramoso di Candia è di quattro foglie bianchiccie, ricoperte d’una molle hirsutie, il quale crescendo si divide in molti rami, ad ogni nodo. de’ quali escono due foglie olivari simile all’Orecchio di Topo, pur pelose, et cineree. et quanto più si và inalzando, li nodi sono meno frequenti, et le foglie sono minori. I rami [p. 17 modifica]d’esso sono sottili, et arrendevoli nella sommità de’ quali sono i fiori a guisa d’una picciol campana, che nel bianco rosseggiano, somigliantissimi a quelli del Voluulo terrestre presso il Dalecampio. al cader de’ quali succede un picciol calice di forma ovale, che contiene un sol seme di color, che nel nero rosseggia. questa è pianta molto elegante, et credo, ch’ella habbi le facoltà dell’altro Cissampello.

Facoltà. Al Cissampello segue a vedersi;

L’Jride volgatissima.

L’Anonide gialla del Camerario, da altri è detta Natrice di Plinio, et di essa molti Speciali si servono, come di vero Meliloto.

Il Loto silvestre del Matthioli, non di Dioscoride, il quale da noi poco avanti sarà rappresentato.

L’Ocimoide con fior bianco.

Il Percepier de gl’Inglesi appresso il Lobelio.

La Saponaria de’ Moderni, overo Cunder d’Avicenna, presso il Valerando.

La Coniza Elenite del Cordo, overo Baccara di quelli dì Mompellier. Il Matthioli la dipinse per Coniza maggiore, come anco fa il Dodoneo.

L’Hormino silvestre del Fuchsio.

Il Millefoglia di fior giallo, il quale è specie d’Agerato.

La Poligala di Dioscoride presso di molti, la quale è il Capo gallinaceo de’ Fiaminghi.

La Siderite prima del Fuchsio; et da gli Herbarij Tetrasit, et Herba Iudaica chiamata.

La Sassifragia di Paolo, et di Dioscoride, overo


C collo
[p. 18 modifica]Osteocollo d’Absirto. Questa è la Sassifragia dell’uso comune.

La Corruda; et

Il secondo Cece silvestre del Dalecampio.

Il Cisto annuo abbondantissimo.

Nel qual luogo ritrovai ancora il Cisto annuo con fior guttato, la Figura, et descrittione del quale quì appresso seguirà.
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CISTO ANNUO CON FIOR GUTTATO.

Cresce il Cisto annuo guttato con fusto di tre palmi, quadrato, hirfuto, et Descrittione. verdeggiante; appresso terra produce molte foglie olivari, con egual spacio da i lati opposte, a due a due, situate sino al mezo; dipoi per alcuni altri ordini a tre a tre, si veggono. delle quali due sono molto anguste? et da queste spuntano molti fiori di colore, et forma simili à [p. 20 modifica] delli dell'Helianthemo; ma questo hà di più per ciascuna foglia di esso fiore una gocciola di color vivacissimo di sangue, ch'à guisa di Piropo pare con sommo artificio in purissimo oro legato; così nella sommità, come nel longo, et sottil picciolo stanno attaccati i calici; uno de'quali con un sol fiore nella superior parte, senz'altre foglie alla pianta dà il compimento. la Pianta è nodrita da una sola, sottile, et legnosa radice. Fiorisce al principio di Luglio. Il sapore, et gli semi, sono come ne gli altri picciol Cisti. Proviene nella seconda campagna, benche assai raro; ma copioso si vede al Castel di Ciano, luogo de gl'Illustrissimi Sign. Conti di Nogarolle, non guari dal bosco discosto.

Et queste e piante sino alla villa di Pontine si ritrovano, nel qual luogo altre volte erano coltivati con mirabil diligenza alcuni giardini per ordine di Monsignor Cesare Nichesola Canonico di Verona. ne'quali notammo nell'impressioni latine il numero delle piante seguenti; le quali in gran parte così dall'Illustrissimo Sign. Gio. Vicenzo Pinelli, come dal Dottissimo Sign. Prospero Alpini publico Lettore nello studio di Padova, vi furono mandate, (et ne'quali ancor io posi molte piante rare, così in questo Monte nascenti, nè da altri osservate;) come alcune rarissime di Candia mandate a me dall'honorata memoria dell'Eccellentissimo Signor Honorio Belli Vicentino, et all'hora Medico alla Canea; le quali saranno qui entro comprese, insieme con altre havute e dipoi dalla immensa humanità dell'Illustrissimo Sign. Nicolò Contarini poco dianzi nominato, et furono le seguenti;

L'Acantho spinoso del Lobelio, overo Chamaleonta de'Monspessulani. [p. 21 modifica]La Satureia Cretica spinosa.

Il Chamedrio spinoso di Candia.

Il Caucaso, overo Moly Indiano.

Un picciol Moly gratiosissimo, il quale stimo non essere stato osservato da'moderni Scrittori; et perciò ne ho ne hò voluto donare la sua figura. [p. 22 modifica]

MOLY PICCIOLO DI PESARO.

Luogo Descrittione.Questo picciol Moly nasce copiosamente nel Territorio di Pesaro, crescendo con caule triangolare all'altezza di mezo gombito, da radice bulbosa, rotonda, lissa, et che nel bianco porporeggiando risplende; produce foglia di Porro, acuta, et concava; Odore. Tempo. Natura.gli fiori sono lattei, et di sei foglie acute composti. spira odore d'aglio. Fiorisce il Maggio, et ogn'an-


no
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anno moltiplica i suoi bulbi. Non è stato, ch'io sappi, da alcuno descritto, et la prima volta mi fù mandato dal Signor Contarini.

Vedeasi ancora,

La Salvia baccifera di Candia.

Il Mastich de'Francesi, overo Maro presso d'alcuni.

La Sanicula montana del Clusio.

L'Aconito, Luparia del Matthioli.

L'Aconito batracoide del Lobelio.

Il Napello del Lobelio, et del Pena.

Il Napello racemoso.

Il Napello Moysi d'Avicenna, over legitima Zedoaria del Matthioli, overo Antora de'Moderni.

Il Leucoio di Candia di bellissima specie, il quale sarà per avventura il Leucoio ceruleo di Dioscoride.

Il Tamarindo, ò Derelside de gli Egittij.

La prima Acacia de gli Antichi.

La Stecade seconda del Lobelio.

Il Paliuro d'Atheneo, ò Nabca degli Egittij, con frutto rosso, et nero.

L'Aquileia di quattro colori co' i cornicoli inflessi.

Così quattr'altre diversità con fiori di Rosa.

L'Hippomarathro.

Il Dittamo primo di Candia presso Dioscoride.

Il Dittamo falso de'Moderni, non quello di Dioscoride. Di questa pianta habbiam fatto mentione poco dianzi, mentre si sono notate le piante vicine al Chievo, ov'è posto come nero Gnaffalio di Dioscoride, al cui luogo rimettiamo il Lettore. [p. 24 modifica]Il Dittamo falso di Cerigo, overo II. di Theofrasto, già mandato da quel luogo all'Illustrissimo Contarini. è pianta molto rara, et elegante; per il che ne hò voluto donare la presente figura tolta da pianta nata a quel Signore, et aggiugnerle ancora questa seguente breve descrittione. [p. 25 modifica]

DITTAMO FALSO DI CERIGO,

overo Dittamo II. di Theofrasto.

Questo falso Dittamo di Cerigo cresce di radice fibrosa con molti cauli Descrittione. quadrati all'altezza di un cubito, e più. produce foglie simili a quelle del Gnaffalio, ma più lunghe, et a due a due con egual, ancorche contrario ordine, disposte. et verso la sommità manda fuori alcuni scutetti, in guisa di campanella, dell'istessa sostanza delle foglie, et simili di [p. 26 modifica]

26 DESCRITTIONE

ma a quelle della Mellissa de Costantinopoli, ma molto meno profondi, et per l'intorno con pari ordine intagliati. nel cui centro esce un sol fiore de Galeopsi, misto di color bianco, et rosso. Odore.Sapore.NaturaTutta la pianta è alquanto odorata, et il suo sapore è amaro, et à quello del Marrobio tendente. E pianta vivace, et che co' proprij rami i moltiplica. Theofrasto al Capo IX. del lib.XVI.Questo molto si confà co'l secondo Dittamo dì Theofrasto, il quale lo lasciò scritto con queste parole dal Greco tradotte. Est etiam aliud Dictamnum veluti æquivocè appellatum, nec enim speciem, nec vim habet eandem. quippe quod folio simili sisymbrio constet, et ramis condatur maioribus. Usus item et vis non eisdem conveniunt. ch'è quanto posso dire di presente d'intorno a questa pianta.

Alla quale segue;

Il Pancratio grande di Sardigna, con genere del Narcisso Constantinopolitano del Matthioli.

L'Ornithogalo maggiore del Dodoneo, overo Arabico del Clusio, da molti Lilio Alessandrino chiamato, dal Matthioli per Narcisso IIII. proposto; et da altri Hiacintho, overo Narcisso dal Paternostro detto.

Tutte le specie de gli Hedissari.

ll Thlaspi clipeato del Pena, et del Lobelio.

Il Narcisso giallo di fior doppio.

Il Mirtillo de' Tedeschi.

Il Colchico Anglico di fior bianco mandatomi dall' Eccelentissimo Matthia dell'Obel.

La Tulipa purpurea di fior grande.

L’Aloe d’ambe le specie.

Il Lilio Persico o Suffiano, ò Pennacchio di Persia, che sia detto.


Il
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DI MONTE BALDO. 27

Il Tragorigano spicato de gli Horti, dal Belli stimato Thymbra di Dioscoride.

Il Papàs de' Pervani, divolgato dall'Eccellentissimo Signor Gaspare Bauhino Anatomico, et Botanico ordinario nello studio di Basilea, nel suo Matthiolo ampliato, con nome di Solano tuberoso, ove ne donò ancora un'esquisita forma. Da altri fù stimato Arachidna di Theophrasto. Queste radici vengono mangiate da molti acconcie, nella guisa che se fossero Tartuffi.

Il Narcisso tutto bianco, detto da Venetiani Tazzetta d'Arzento.

L'Iride bulbosa di fior gialleggiante.

L'Iride bulbosa de varij colori, et di foglia angusta.

L'Iride bulbosa di fior violaceo, overo II.

L'Iride bulbosa di fior rosso, molto elegante.

Il Narcisso falso di fior pieno.

Il falso Narcisso maggiore, et minore.

Il Narcisso con foglia di lunco, et fiore di color biondeggiante, et odorato.

L'Anemone degli Horti con larga foglia, et semplice fiore, overo XVII.

L'Aster pratense overo V.

L'Alcea Americana dell'istesso Auttore, detta da altri Alcea Indiana, et Sabdariffa.

Il Triono di Theofrasto secondo alcuni, da altri Fasuolo Indiano, Bammia, et Alcea d'Egitto.

L'Althea lutea, overo Ibisco di Theofrasto presso il Lobelio, overo Abutilo d'Avicenna secondo altri.

L'Abelmosch con aspetto di Bammia osservato in Egitto


D 2 dal

di

Carlo Clusio. [p. 28 modifica]
28 DESCRITTONE

dal Signor Alpino, co'i semi del quale viene falsificato da Turchi il Mosco, come già molto tempo questo Signore mi scrisse da Padova, mentre me ne mandò i semi. Di questa pianta hò voluto donare la figura tolta nelle case del Signor Contarini, la quale, confacendosi, con quanto Avicenna lasciò scritto del suo Abutilo, stimo senza alcun dubbio, che sia esso.












ABEL-
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DI MONTE BALDO. 29

ABELMOSCH DE GLI EGITTII,

overo Abutilo d'Avicenna.





Che la pianta da'Moderni per Abutilo d'Avicenna proposta (che altro non è, che un'Althea gialla palustre) non sia il legittimo Abutilo, le sue note facilmente lo danno a conoscere; essendo che al suo Abutilo attribuisce Avicenna foglia di Cucurbita, il che nella pianta da Moderni mostrata non si vede, havendo essa foglia più tosto di Pero puntata, et il


frutto
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30 DESCRITTIONE

Fiore. Odore. Sapore. Natura Descrittione.

frutto rotondo, come di Mespilo, et non longo, come vuol l'Auttore. Sarà dunque, per nostro parere, il legitimo Abutilo d'Avicenna quella pianta, che a' dì nostri è chiamata, dagli Egittij Abelmosch, havendo le foglie di forma a punto somigliante quelle della Zucca, il frutto lungo, et ogn'altra nota dal dottissimo Bellunese nelle significationi degl'Arabici nomi all'Abutilo attribuite. Questa pianta da un sol caule ascende all'altezza di quattro piedi in circa, dividendosi in diversi rami alternatamente situati, con foglie molto hirsute, stellate, simili a quelle della Cucurbita, con sette punte. Il Fiore di essa è simile nella forma a quello della Bammia, (ma giallo, et alquanto più acuto nelle foglie) così il frutto, nel qual stanno i semi rinchiusi di odore di Mosco, di forma simili a quelli del Mirto, maggiori, et di color nero. Spunta da radice assai grossa, e fibrosa, essendo la pianta ripiena di succhio lentoso, et di sapore herbaceo. a noi riesce pianta annua, ma in Egitto perenna.

Questa pianta a noi forastiera, m'hà dato ansa di aggiugnere in questo luogo i seguenti frutti peregrini, non dianzi publicati, ò non diffusamente descritti; tra' quali uno è, che non hà molto tempo, ch'in Venetia è stato divolgato con nome di Bonduch Indiano, che tanto suona quanto Avellana Indiana. Questo da molti è stato creduto il Bonduch d'Avicenna, il che non oso io risolutamente affermare, per la stretta brevità delle note di lui, scritte da quell'Auttore; e tanto meno può essere il Faufel di Serapione, come altri dubitarono, quanto che non v'hà nota, che risponda, a quello.

Racconterò ben'io brevemente, quanto m'è accaduto sa-


pere
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DI MONTE BALDO. 31

pere di questo frutto, dianzi che adesso, et daronne la figura, tutto che dal dottissimo Carlo Clusio sia stata trà suoi frutti peregrini rappresentata; et appresso farò vedere la pianta, che da esso frutto è uscita mandatami appresso tant'altre dalla liberal mano del Signor Contarini: acciò con altra osservatione appresso, si possa venire in cognitione più perfetta di essa, et se sia stata da gli Antichi conosciuta, ò nò.














BON-
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BONDUCH INDIANO.


Questo frutto, per quanto l'Illustrissimo Contarini me ne scrisse, è venduto in Alessandria d'Egitto da' Turchi con nome di Bonduch, ascrivendole gran virtù; etVirtù.in particolare; (come mi fù scritto dal Sign. Gio. Maria Danioto, nella cognitione di piante versatissimo) che portato a dosso da' fanciulli, gli preserva da mali eventi, (nel modo che Plinio [p. 33 modifica] scrive della Pietra Molochites, chiamandola custodia infantium;) valere al morso de Scorpioni, toglie l'Emicranea ricevendolo in polve sottilissima per le narici, et sana la tortura della bocca; conferisce all'Epilessia, et la quantità sua esser il peso di due grani di Pepe; bevuto nel vino, alla quantità di un cece, sanare il colico, la febre quartana, et resistere à tutti i Veneni: le quali virtù quanto di lui proprie siano non saprei dire, per non haverne veduto esperienza; e questo frutto le fù mandato di Costantinopoli, asserendole tali facoltà, et esser ivi in gran prezzo.

Questo è di grossezza di Nocciola, liscio, splendido, di color di cenere, di Descrittione del Bonduch,molta durezza quasi di sasso, tutto che gettato nell'acqua sopranati: inequale, alquanto schiacciato, come ne' Pisi si vede, mentre nel proprio Lobo del luogo contendono, il che accenna anco il Clusio, mentre egli descrisse il primo frutto peregrino nel xxx. capo del II. libro de gli Esotici, in tutto à questo nostro confacendosi. Ne lascierò di dire come lo stesso Clusio con sue lettere delli XII. d'Agosto 1605. mandatemi da Leon d'Hollanda mentre mi communicò buon numero di cose peregrine, mi mandò anco un Lobo tutto spinoso, il quale contenea questo stesso frutto, di cui parliamo; il quale tuttavia riservo insieme co'l suo invoglio, sopra del quale era scritto di proprio suo pugno, Lobus Echinoides, ch'è quello à punto, ch'egli stesso rappresentò nel III. libro de gli Esotici al capo xv. nel cui luogo egli riferisce esser chiamato in Ispagna Matas de India pardo, che tanto suona, quanto Legume Indiano di color di cenere. Questo Lobo è di color, che nel rosso nereggia misto di pallido, di sottil membana, carico di sottili spine, et nell'interna parte liscio, et assai [p. 34 modifica]34

DESCRITTIONE

Descrittione della pianta del Bonduch Indiano. delicato; entro vi era il nostro Bonduch Indiano, unico, et dalla siliqua diviso. Da questa specie di frutto è nato la pianta, della quale habbiamo dato la figura, con caule legnoso, la quale s'è innalzata il primo anno all'altezza di tre palmi, ramosa, et carica di spine, con otto, et più ordini di foglie per cadaun ramuscello, di forma mirtina, se bene alquanto più appuntate, (tutto che il Tagliatore le habbi mostrate rotonde,) liscie, et simili di colore, et queste disposte, come quelle del Lentisco, rimanendo anco nell'ultimo suo ordine pari, come in quello. nè altro per adesso posso dire più chiaramente d’intorno à questo. aggiugnerò solo, che il frutto di questa pianta (ancor che di rado) si vede di color citrino, uno de' quali ultimamente hebbi dall'Illustre, et Eccellentissimo Signor Giovanni Prevotio Lettore publico nel Studio di Padoa, et mio gran Signore.

Il Lobo echinato già descritto m'ha ridotto alla memoria un' altro Lobo spinoso, ò muricato, ricevuto già dall' Eccellentissimo Sign. Pietro Pavvio publico Lettore di Medicina nel studio di Leon di Batavia, fino ne gli XXI di Marzo 1606. sopra il quale era scritto queste formali parole; et di esso daremmo appresso la sua effigie.

Siliqua echinata pediculo etiam nunc integro, in qua hinc inde citratæ resinæ vestigia. harum nonnullas à nostris ex Moluccis insulis redeuntibus accepi. cæterum quales plantæ ab eis producantur, eorum nullum retulit. sino quì il Signor Pavvio.


LOBO
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DI MONTE BALDO 35

LOBO ECHINATO MOLUCENSE.


A questo aggiugnerò io, ch'egli è Lobo spinoso, anzi muricato, le cui spine escono da tuberoso fondamento, come nell' Opuntia, con forma rotonda, legnoso, duro, quasi piano, tenacemente in se stesso ristretto, et ricoperto di resina molto somigliante nell’odore a quello della Caragna; entro contiene due semi simili a quelli del Lablab, neri, et più roton-


E 2 di
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36 DESCRITTIONE

di di quello: la pianta, che lo produce, non m'è ancor nota. Trattandosi hora di frutti peregrini non hò voluto tralasciar di proporre la seguente Siliqua purgante, la quale fù d’Alessandria trasferita all'Illustrissimo Sign. Contarini, nativa però della Guinea. Questa è di forma simile alle reni di Capreto, et può (forse non malamente ) riporsi tra gli Anacardi, et l'Asaious. L'esterno colore è fosco, et simile a quello delle Carobe, di cui anco le atribuerei il nome, chiamandola Carola purgativa, essendo et nel picciolo, et nella forma, et nell'interne cartilagini, e semi a quella similissima. Questa s'allunga sino a tre dita, ma per lo più alla rappresfentata somigliante si scorge, rotonda, et nella convessa parte segnata per la lunghezza d'una sottil cavitade, et nella concava d'una picciol eminenza. Il sapor è molt' acre, et quasi adurente.

CAROBA, O SILIQUA DI GUINEA PURGATIVA.


Segue il Bambage Indiano.

BAM-
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DI MONTE BALDO. 37

BAMBAGE INDIANO.

Questa pianta cresce a noi sino all'altezza di tre cubiti, 1 con foglia in sette parte divisa, come dalla presente figura si vede; il caule è rotondo, lisso, di sostanza simile al Bambagie volgare: hà inoltre molte dentature come si vede nel Sesban, ma più dure, et più appuntate. produce il fiore di cinque foglie ripieno di mollissima lanugine. il seme è in parte


simile
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38 DESCRITTIONE

simile a quello della Sabdarifa, maggiore alquanto, ma fongoso, et che in brevissimo spacio di tempo spunta di terra. le radici sono copiose, et bianche. la Pianta è nata al Signor Contarmi, et per esser à noi novissima, non ne posso parlare più distintamente.

A questo segue la Brionia di Candia di due frutti, dianzi pur da noi annoverata nell'editioni Latine, trà le piante che ne giardini di Pontone si vedeano, ma all’hora per l’importunità del tempo non si diede alcuna descrittione di essa, nè meno la sua figura si fece vedere, la quale hora seguirà quì. [p. 39 modifica]


DI MONTE BALDO. 39

BRIONIA DI CANDIA

di due frutti.





Questa Pianta è in gran parte diversa dalla comune Brionia, essendo ella di foglia minore, tutta di bianche macchie ricoperta, et aspra, come il resto di tutta la pianta, la quale è di colore verde, chiaro, come nella Zucca volgare si vede, fà radice assai profonda, ma non si grande come la nostrana produce, nel di fuori di colore più oscuro. il frutto è


in
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40 DESCRITTIONE

in bacche tonde, liscie, le quali dal verde maturandosi si fanno rosse, et contiene per cadauna due semi. il fiore è pallido, come quello del Solano, et nella grandezza a quello dell'Alicaccabo peregrino s'assomiglia. Questa nasce copiosa nell' Isola di Candia; ove è in uso appo que' speciali.

A questa seguia il Ranoncolo di Candia echinato, non più descritto, et questo mandatomi dal Signor Contarini, del quale è la seguente figura.







RANON-
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DI MONTE BALDO: 41

RANONCOLO ECHINATO DI CANDIA.



Questo cresce con più cauli da breve radice capillare, all'altezza di un cubito, et questi ramosi, rotondi , e lisci; le foglie sono crasse, et alquanto rugose; il fiore è giallo; il seme è echinato, et stellato per ogn'intorno. è pianta annua, rara, nè da' Moderni (ch'io sappi) descritta.

A questi segue,


F Il
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42 DESCRITTIONE

Il Nil di Serapione ò d'Avicenna, detto da' Moderni Campana Lazura, et fior di notte; alcuni l’hanno creduto il Pothon ceruleo di Theofrasto, altri il vero Ligustro di Columella, et il Vacinio di Vergilio; Questo l'habbiamo non solo di fior semplice, ma ancor doppio; et altro con fior diurno molto lussuriante.

Il Pirrhetro umbellifero.

Il Sisaro legitimo degli Antichi, la prima volta da Ferrante Imperato osservato, et poi da Fabio Colonna con nome di Pastinaca Echinofora Pugliese descritto, et effigiato.

Il Ciclamino di II. specie del Ghini , overo Alfine scandente del Clusio; il Lobelio hà dubitato che potesse essere il Cacubalo di Plinio.

Il Thlaspicanuto Mechliniense del Lobelio.

Gli Papaveri con molti colori di fior pieno.

Il Papavere corniculato di fior giallo.

L'istesso con fior violaceo, et feniceo.

L'Erioforo di prima specie presso il Clusio.

Il Lilio-convalio, overo Vernale di Theofrasto, creduto dal Fuchsio Colchico non lethale.

Così quello con fior rosseggiante.

Una specie elegante di Limonio di Soria: Ferrante Imperato lo disse Cicorio globulare. Questo si può annoverare tra gli Amaranthi, conservando egli (ancorche secco) lungamente il suo vago colore.

Il Panace Heracleo degli Herbarij .

Il Panace Asclepio presso il Guilandini.

Così si vedea il nostro Trachelio maggiore la figura


del
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DI MONTE BALDO. 43

del quale si vedrà nella descrittione del luogo della Corona.

Un'altro Trachelio umbellifero azuro con foglia membranosa, mi mandò già da Venetia il Signor Contarini, del quale per esser pianta, à creder mio non descritta, n'hò voluto rappresentare la seguente figura.











F 2 TRA-
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44 DESCRITTIONE

TRACHELIO AZURO UMBELLIFERO.





Questo Trachelio cresce all'altezza di due piedi in circa, da radice assai fibrosa; il caule è rotondo, et sopra diversi cauletti porta i fiori in umbella simile à quella dell'Indica Valeriana, et gli fiori in tutto simili à quelli del Phu maggiore, il colore de' quali è di bellissimo azuro, il sapore della pianta, è alquanto nell'astringente acre, et è latticinosa.


la foglia
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DI MONTE BALDO. 45

la foglia è in tutto di Trachelio, membranosa, et crespa. Vive molt'anni. Fiorisce il Luglio, et l'Agosto matura il seme, di forma di quello della Petromarula di Candia; et è molto nemica del freddo. la prima yolta si fu communicata dal Signor Contarini.

Appresso segue;

Il Tragio, non di Dioscoride, il quale poco avanti dimostraremo, ma quello del Bellonio, overo Androsemo frutticoso del Camerario, ò Ruta hipericoide del Dodoneo.

Il Meliloto Italiano del Camerario, il quale è pianta naturale dell'Isola di Candia.

L'Isopiro del Matthioli, il quale tra' generi di Melanthio si può annoverare.

Il Melanthio peregrino, overo Cretico, non per anco da altri descritto, et hora effigiato da pianta nata al Signor Contarini.





MELAN-
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46 DESCRITTIONE

MELANTHIO PEREGRINO,

overo di Candia.



Questa pianta cresce da radice legnosa all'altezza di un piede; produce molti cauli sottili, et ramosi, nella sommità de' quali escono i fiori di colore, che nel bianco gialleggiano, divosi in cinque parti; le foglie sono simili à quelle del finocchio; il seme è nero, anguloso, acre, et alquanto aromatico; il Pericarpio, che gli contiene, è di due baccelli formato. è pian-


ta an-
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DI MONTE BALDO. 47

ta annua, et copiosa, nasce nell' Isola di Candia tra le biade, ove non hà alcun' uso.

Al che segue;

L'Eruca peregrina del Clusio, ò Leucoio marino de' Padoani.

L'impatiente del Dodoneo.

ll Trifoglio Asfaltite.

La Viola matronale ò Damascena de' Moderni; dal Fuchsio per Leucoio bianco effigiata, et da altri è creduta l'Hesperi Pliniana.

La Centaurea maggiore di Dioscoride.

Lo Smirnio del Lacuna.

L'Hemerocale di Calcedonia, overo Riccio di Dama.

La Scabiosa Hispanica di Carlo Clusio, da Fabio Colonna creduta Fiteuma di Dioscoride.

Altra Scabiosa arborea di Candia, nata al Signor Contarini, hò voluto qui aggiugnere per esser pianta non più rappresentata, ch'io sappi, et di vaghissimo aspetto.



SCA-
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48 DESCRITTIONE

SCABIOSA ARBOREA DI CANDIA.











Cresce la Scabiosa arborea nell'Isola di Candia all'altezza di due braccia con molti rami, che però hanno origine da un sol caule, pieni di foglie, che hanno somiglianza a quelle del Ciano montano, et di quella canitie asperse, della quale le piante Candiote nella maggior parte si veggono. Gli cauli sono torti, legnosi; la radice è lunga, divisa, et dura. I fiori


sono
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DI MONTE BALDO. 49

sono di Scabiosa Hispanica, ò poco differente, nel carneo pallidi. I semi sono più piccioli, che dell'altre Scabiose, et con pochissimo odore.

Ancora seguia à vedersi;

Il Lilio asfodello di fior bianco, overo Falangio d'alcuni.

L'Anonimo con foglia di Bosso.

Il Seseli Massiliense di Dioscoride.

Il Siso degl'Antichi appresso l'Imperato; et

ll Siso comune, da alcuni malamente creduto Amomo.

A questo proposito non voglio tralasciar di dimostrare la propria figura dell'Uva ò frutto (che dir vogliamo) del vero Amomo, il quale fù posto da me co'l consenso di questo Eccellentissimo Collegio nelle Compositioni Theriacali; aggiugnendo ancora ad essa effigie, una breve descrittione.





G AMO-
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50 DESCRITTIONE

AMOMO LEGITIMO DE GLI ANTICHI,

overo Uva di Amomo.





Questo picciol racemo è composto di diece, ò al più di quindeci acini rotondi, di grandezza di un mediocre granello di Uva ripieni di semi angulosi, simili a quelli del Cardamomo, circondati, et divisi in tre ordini da sottilissima membrana; questi sono così strettamente congiunti, che non molti, ma solo tre semi appaiono; il lor colore di fuori in alcuni è nero, in


altri
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DI MONTE BALDO. 51

altri, che nel nero alquanto rosseggia, et nell’interno, et gli uni, et gli altri sono bianchissimi; sono ancora friabili rispetto a quelli del Cardamomo, di sapore acre, et di grande et soavissimo odore dotati. Gli acini a sarmentoso sostegno senza alcun picciuolo, et ordine per ogni parte sono attaccati; la dove a punto un picciol grappolo di Uva vengono a formare. Le foglie, che nel racemo si veggono in numero di sei a cadaun' acino servono a guisa di calice, queste sono di mez'oncia lunghe, di forma di quelle del Melegranato, sottili, fibrose, odorate, et al gusto alquanto mordaci; ma queste si veggono per lo più spuntate: et rotte, per causa del lunghissimo viaggio, et loro delicatezza. Il Pericarpio, ò follicolo è leggiermente striato, et segnato con tre solchetti non molto profondi, co' quali gli tre ordini de' semi interni si manifestano. Tutto il Racemo è odorato, et alquanto mordace; ma molto più i semi, di quello, che si sia il Pericarpio, ò guscio. Il colore ne' racemi è diverso; imperoche in alcuni egli è bianco, in altri pallido, et in altri rossiccio. Ne' grappoli bianchi i semi sono per lo più immaturi, ne' pallidi vicini alla maturità si cuoprono; ma quelli, che tendono al rossiccio per la maggior parte sono più odorati, et più perfetti degli altri.

Et perche non mancarono alcuni, che altrimenti di questo stimassero, et alcuna cosa anco scrivessero, avvenne perciò, che l'Eccellentissimo Signor Nicolò Marogna con suoi dottissimi scritti così precioso Aromato protegesse. A questa nostra openione sottoscrissero l'Eccellentiss. Collegio de' Medici Venetiani, Il Signor Prospero Alpino, et il Signor Gasparo Bavhino; così fece il gentilissimo et virtuosissimo Sig. Ferrante Imperato, uno de' primi Semplicisti de' nostri tempi, al


G 2 quale

Sapore.

Odore. [p. 52 modifica]
52 DESCRITTIONE

quale havendone io dinanzi mandati alcuni grappoli, con sue gratiose lettere de' xx. di Settembre M. D C. V. così rispondendo mi disse.

La vostra openione d'intorno a i racemi dell'Amomo mandatomi, mi contenta molto, et per questo l'obligo mio sarà maggiore, se mi farete gratia farmene partecipe in qualche quantità, accioche possa con questo vostro favore scancellare per una volta dalle mie ricette Theriacali, il suo succcedaneo.

Sino quì il Signor Imperato.

Et havendo di questo Aromato, com' hò di già detto, l'Eccellentissimo Sig. Nicolò Marogna diffusamente trattato, per tanto, onde noi partissimo farem ritorno, dicendo, che ancora quì fiorivano;

La Digitale di fior porporeo con genere al Verbasco.

L'Ocimoide di fior bianco, et di fior porporeo di fior pieno, gli quali mi furono mandati da Mantova dal gentilissimo Signor Girolamo Berselli, mercante in quella Città, ove egli possede un Giardino ripieno di piante molto rare.

Il Meliloto singolare dell’Alpini, et forse Loto silvestre del Matthioli.





MELI-
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DI MONTE BALDO. 53

MELILOTO DI SPECIE SINGULARE.






Questa specie di Meliloto cresce da radice picciola, et fibrosa, all’altezza d'un cubito, et alcuna volta maggiore, con fusto quadrato, et concavo; produce le foglie simili a quelle del Trifoglio equino, ma più delicate, et alquanto più grandi; I fiori sono ordinati in spica di color pallido nell'azuro biancheggianti; al cader de' quali succedono molte


silique
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54 DESCRITTIONE

silique brevissime, appuntate, et ristrette, in uno in guisa di pigna, le quali contengono il seme di color pallido rosseggiante, con odore di Meliloto. tutta la pianta essiccata anch'ella è di buon'odore. Perisce ogn'anno. Gli semi di questa pianta mi furono mandati con nome di Loto singolare dall’Eccellentissimo Alpino.

Ad essa segue,

Il Citiso del Marantha, il quale altro non è ch’è il legno Rhodio, overo Citiso di Candia notato dal Belli.

L'Aspalatho legitimo di Dioscoride, di seconda specie.

Non essendo questo Fruttice stato d'alcun'altro (ch'io sappi) sin'ad hora descritto intieramente fuor che dal Belli, m'è parso di por quì la descrittione di esso Signore, et mostrarne la pianta intiera havuta dal Signor Contarini.






ASPA-
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DI MONTE BALDO. 55

ASPALATHO II. DI DIOSCORIDE.




Questo è il secondo Aspalatho di Dioscoride, il quale sin' ad hora in tutta la Grecia ritiene il nome, del quale fabricansi le siepi, et le intiere selve di esso si veggono. la materia del legno è bianca, durissima, et pesante; nel mezzo del legno nereggia, et è privo d'odore. Fà fiori gialli simili a quelli della Genista, et poco odorati, tutto che soffiando i


venti,



Descrittione dell'Epistola 5 del Belli al Clusio.

Alcuna volta fà fiori

porporei. [p. 56 modifica]
56 DESCRITTIONE

venti, l'odor loro molto soave assai di lontano si fà sentire. A questi succedono picciol silique nelle quali sono rinchiusi tre, quattro, è più semi. Le foglie sono simili a quelle della Ruta, disposte a tre a tre, et insieme attaccate: tutta la pianta manda fuori spine, et cresce da radice legnosa, soda, et senza odore. Questo fù dal Matthioli malamente creduto Acacia seconda, essendo egli il secondo Aspalatho di Dioscoride.

Hora havendo fatto mentione della seconda specie d'Aspalatho di Dioscoride, hò voluto ancora rappresentare una portione della prima specie di esso, dal medesimo Auttore descritto nel primo luogo, con una breve descrittione di lui. Questa è la specie odorata atta alle compositioni degli Unguenti, et degli Antidoti, che vuol dire la intesa anco da Plinio, et da Galeno. Ella non è sì pesante, come l'Ebeno, non così amara come l'Assentio, nè meno senza spine, come alcuni Moderni s'hanno creduto.







ASPA-
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DI MONTE BALDO. 57

ASPALATHO DI PRIMA SPECIE

appresso Dioscoride.















L'Aspalatho primo, del quale hò voluto rappresentar questa portione (che trà l’altre mi ritrovo,) è vestito di corteccia cinerea, che tende al nero, con sapore, che nell'astringenza alquanto amareggia; il legno dibucciato si scuopre nella superficie di color porporeo quasi infocato, massime nella mezana corteccia, ch'è sottile, et molto fibrosa. La sostanza di es-


H so è

Descrittione. Sapore.

Colore. [p. 58 modifica]
58 DESCRITTIONE

Odore. VI della facoltà de medic. semplici.


so è pallida, et nella parte di mezo per lo più nereggia. Questo è denso, pesante, sarmentato, et armato di molte spine. Il suo odore è grandissimo, et medicato, co'l quale ferisce l'odorato con quella celerità, et forza, che fà il Castoreo, il Croco, il Nardo, et somiglianti. Il Sapore è alquanto mordace, et insieme astringente, essendo egli composto di parti contrarie, come afferma Galeno. Que' tronchi, che alcuni Moderni tengono per Aspalatho, gli quali ò sono gialleggianti, o d'all'Oleastro tendono sono in tutto falsi, mancando eglino di grand'odore, di sapore astringente, di porporeo colore, et delle spine.

Ma per continouar il nostro proposito, trattiamo hormai dell’altre piante, che in questi nobilissimi Horti verdeggiavano.

Il Peucedano grande Italiano del Lobelio.

Il Hieracio con aspetto d'Intibo, ramoso, et non ramoso, con fior pieno di colore di carne. Questi furono dipoì effigiati, l'uno da Fabio Colonna con elegante descrittione appresso, et con nome di Hieracio Apulo di fior rosseggiante. l'altro da Carlo Clusio tra le sue rare piante, con nome di Hieracio picciolo di Candia.

Il Verbasco IV. del Matthioli.

La Draba del Dodoneo, da lui stesso Driofono Pliniano creduto; altri l'hanno chiamata Thlaspi umbellifero di Candia.

La seconda Mirrhide picciola del Pena.

La Superba Austriaca del Clusio.

La Cacalia del Lobelio.

Il Tanaceto acuto bianco del Trago, overo Ptarmica con


foglia
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DI MONTE BALDO. 59

foglia di Dragone del Lobelio, da altri detto Pirrhetro silvestre.

L'Ocimoide arborescente, ò frutticoso del Camerario.

La Cardiaca Melica del Lobelio, ò Cardiaca Mellissa, overo Molucca grande aspra di Soria.

Il Tanaceto senza odore del Pena.

Il Rhododendro picciolo alpino del Lobelio.

La Corona Imperiale semplice, et con più ordini de fiori.

Il Poterio del Lobelio, da alcuni detta Pimpinella spinosa, et da Honorio Belli Stebe Candiota chiamata.

La Thora de Valdensi.

La Lichnide di Calcedonia coccinea, et bianca, detta volgarmente Scarlatea.

La Lichnide coronaria, ò Bellaria d'Atheneo con fior pieno, bianco, et porporeo.

La Thapsia del Matthioli.

La Ferula Galbanifera del Lobelio.

Il Ranancolo giallo di fior pieno, et di due specie.

Il Ranoncolo Asiatico di fior feniceo.

ll Ranoncolo niveo del Lobelio, con fior pieno elegantissimo. Questo mi fu mandato dall' Illustrissimo Signor Lamoral Baron de Tassis Generale delle Poste dell'Imperio, et de' paesi Bassi. Così dal medesimo Signore mi vennero;

Le Fritillarie gialle, et bianche di gran bulbo

Il Narciso giallo con calice grande, et pieno, detta volgarmente Gionchiglia di gran calice, et altre rare piante, come a dire la Trinità doppia, il Hiacintho carneo, il tutto candido, il Peruano, et altri bulbi singolari.


H 2 An-
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60 DESCRITTIONE

Ancora in essi Horti si vedeano,

La Datura de' Turchi giudicata dal Colonna Solano Maniaco. et

La Datura d’Egitto di fior pieno, non per anco da alcuno (ch'io sappi) descritta.











DATU-
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DI MONTE BALDO. 61

DATURA, OVERO STRAMONIO D'EGITTO

con fior pieno.










La Datura d'Egitto di fior pieno, è cresciuta la prima volta in Italia ne' vaghissimi giardini del Claris. Signor Contarini, dalla quale fù colta la presente figura. Questa cresce all'altezza humana, con molti rami, et con fiori molto vaghi, in ciascuno de' quali due altri sono contenuti, questi sono di sostanza membranosa, et di colore roano oscuro,


si come
Descrittione. [p. 62 modifica]
62 DESCRITTIONE

si come di questo colore è più oscura tutta la pianta; essendo nell'inferiore, et angusta parte di essi, biancheggianti. Produce frutto rotondo quasi liscio, havendo nella superficie loro, solo imagini di spine. I semi sono pallidi, et le facoltà sue, credo esser simili a quelle dell'altre Dature già divolgate. A questa segue;

Il Muscari de' Turchi chiamato da gl'Italiani Moscho Greco; il Matthioli ce lo propose per Bulbo Vomitorio.

L' Erisitale di Plinio.

L'Ocimoide serpeggiante con foglia di Poligono del Lobelio.

Il Fior del Sole specie di Chamecisto con fior bianco.

L'Acoro legitimo di Dioscoride, malamente creduto da molti, Calamo aromatico.

La Radice Rhodia.

Il Pseudo Costo del Matthioli, detto da alcuni Costo Illirico, et da altri stimato specie d'Elafobosco.

Questa pianta m'hà tornato alla memoria le varie openioni de' Moderni d'intorno al Costo de gli Antichi, del quale non vuò tralasciare di toccare alcuna cosa, tanto più volontieri, quanto che non hà molto, ch' alcuni hanno creduto ch’egli altro non sia, che la Corteccia aromatica Indiana trasportata già qualche tempo, et divolgata dal nostro Clusio hor con nome di Cortex aromaticus, et hor di Cannella alba quorundam; dal quale mi fù mandata da Leon d' Hollanda con quest'ultimo nome, con sue lettere sino de gli XXVIII. d' Agosto M. D. XCIX. la quale non essendo radice, ma corteccia di tronco assai lunga, non può essere conseguentemente il Costo da Dioscoride inteso, nè haver luogo nelle com-


positioni
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DI MONTE BALDO. 63

positioni come legitimo Costo, si come con argomenti assai chiari, si prova esser il Costo radice, è non corteccia od'altra parte di pianta. E prima con le stesse parole di Dioscoride si prova, ch'è l'istesso argumento usato dal Clusio nel suo Epitomato Garzia) mentre dice, viene il Costo adulterato con l'Helenio di Comagene: l'Helenio di Comagene è radice, Adunque il Costo sarà radice, non legno, ò corteccia di arbore. Questa nostra openione si può con altre ragioni efficaci fortificare, ma voglio prima porre in campo le formali parole di Dioscoride, che da esso sono registrate nel primo libro nel fine del XII. Capo, mentre disse;

Sunt, qui ammixtis præduris Helenij Comageni radicibus adulterent quod deprehensu facilè est, siquidem neque gustu fervet Helenium, neque validum odorem vibrat, ut caput tentare possit.

Con queste parole altro non c'insegnò Dioscoride, solo che il modo di fuggire il vitiato Costo, che non per altra cagione si potea nell'errore incappare, che per la somiglianza esterna, della materia, della forma, et del colore.

Dice adunque Dioscoride, ammixtis Helenij præduris radicibus: dove si vede, che facevano l'alterazione di radice, con radice; proponendo esso solo l'esterna somiglianza, come habbiam di sopra detto, che non potea nascer, se non da cosa simillima all'alterata, cioè da radice. Che se ciò, ch'hò detto non basta, ecco nuovo testimonio dell'istesso Auttore al libro II. nel Capo CLXXVI. circa il fine, ove volendo pur far comparatione di radice, à radice, disse; Namq; Piperis radix Costo similis est, gustum calfiaciens, et quello che segue. Di più l'istesso Dioscoride nel libro IIII. al capo III.men-


tre
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64 DESCRITTIONE

tre descrive la Radice Rhodia, usa queste parole. Gignitur Rhodia radix in Macedonia, Costo similis, lævis, inæqualis, et c. E pur sappiamo, che la radice Rhodia non può in altra parte esser simile al Costo, che nella radice, non producendo essa altro, che germini herbacei, fragili, et che poco si mantengono, a' quali per nissun modo può esser stata riferita la somiglianza del Costo; nè meno può convenirsi in modo alcuno alla Corteccia, della quale parliamo; la quale d'altr'arbore non credo che sia, che del Garofolo Pliniano (come dianzi osservò l'Illustrissimmo Signor Contarmi,) poiché non solo porta odore, et gusto simile à quello del frutto di esso arbore (hormai noto à professori,) ma si confà grandemente ancora à quello delle frondi di questo arbore stesso, le quali sono trasportate anco unitamente con cotale corteccia, della quale hò voluto rappresentare l'effigie per farne vedere anco portione con l'esterna buccia, la quale di tronco, et non di radice si manifesta.

Che il Costo sia stato creduto Radice anco a' dì nostri da' migliori, et più dotti della professione non è difficil dimostrarlo; poiche Bartolomeo Maranta huomo celebre, et di gran cognizione, nel suo libro della Theriaca al capo XII. del primo libro, mentre si tratta del sostituto per il Costo, credè che il Costo fosse radice, così dicendo:

Et essendo radice (della Zedoaria parlando,) et parimenti odorata, la sostitutione è se non ragionevole.

Melchior Guilandini non credè egli, che per la somiglianza c'hà la stessa Zedoaria co'l Costo, ch'essa fosse il Costo Siriaco presso Dioscoride? e qual note haverebbono tanto potuto ch'egli credesse, che questa fosse il Costo, se non fosse stata


radice?
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DI MONTE BALDO. 65

radice? Di questa openione fa fede il Collegio Padoano nel Sermone II. al capo XI.

Aiuta ancora questa nostra openione l'auttorità dell'Eccellentissimo Alpino nel suo de Medicina Aegyptiorum, dove nel III. libro, al capo X. del Costo, parlando, disse; Per Chest utuntur quadam radice alba odorata, sapore modice amaro, cum multa acrimonia linguam feriente, quam ex Syria convehunt, quæ radix, si acutissimum odorem, quo caput feriretur haberet, sine dubio verus Costus Arabicus esset.

Dove si vede, che questo Signore così intendente non hà dubitato (lasciando hora le altre note da parte) se il Costo sia radice, essendo cosa chiara che sì.

Hora havendo à bastanza rifiutato l'opinione chiaramente erronea di quelli, che stimano, che la Cannella bianca, ò Corteccia aromatica sia il legitimo Costo; et havendo mostrato, che non può, non essendo radice, non somigliando all'Helenio, non tentando il capo con la gravità dell'odore, esser Costo altrimenti; resta da dichiarare, qual sia il Costo legitimo, dal che con due parole mi sciolgo. Poiche essendo verissimo, che contrariorum eadem est disciplina, sarà anco verissimo, che il Costo a me ammesso altre volte nelle compositioni Theriacali, che è lo stesso accennato dal Clusio, sia il legitimo; poiche et all'Helenio è simile, è di colore ferulaceo, molto acre, et penetrante. Così ce lo insegno a conoscere anco Plinio nostro Cittadino, mentre delli Unguenti và discorrendo al primo capo del XIII. libro, ne' quali dicendo, che v'entra il Croco, il Cardamomo, l'Aspalatho, il Nardo, et la Mirrha, tutte cose di grandissimo odore; pure egli soggiugne; Omnia acutiora fiunt Costo, et Amomo, quæ maxi-


I
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66 DESCRITTIONE

mè nares feriunt.

Qualità di odore in tutto manchevole nella proposta Corteccia, si come l'istesso senso ne può esser ottimo giudice. Onde da nuovo conchiudo, che havendo questo (dal Clusio proposto, et di cui io mi sono ragionevolmente servito) tutte le note da Dioscoride, et da Plinio al Costo attribuite, ch'egli sia il vero, et legitimo Costo.












CAN-
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CANNELLA BIANCA D'ALCUNI,

overo Correccia aromatica del Clusio.


     Ancora s'ingannano coloro, c'hanno stimato questa Corteccia essere il Costo di Garzia, come dalle parole dell'istesso Auttore chiaramente si comprende.

Seguiva pure a vedersi;

La Siliqua ceratonia, ò Caroba che si dica.

Il secondo Cnico di Carlo Clusio. [p. 68 modifica]
68 DESCRITTIONE

Il Cnico di prima specie, il quale fù chiamato dal Dalecampio Atrattile.

La Calcitrapa rossa, et bianca di fior doppio.

La Cariofillata montana maggiore.

La nostra Alpina minore.

ll Cicorio di Toscana con radici d'Asfodello, detto dal Matthioli Cicorio di Costantinopoli.

La Giacobea II. et III. Ongarica del Clusio.

La Caltha, overo Calendola di fior pieno; chiamata dal Colonna Climeno di Dioscoride.

La Soldanella alpina del Clusio.

La Gramegna di Parnasso del Dodoneo.

La Primula arborescente di fior semplice, et pieno.

Il Ligustico di Dioscoride.

La Pulsatilla di fior bianco.

L' Aconito III. di Dioscoride.

Il primo Alettorolofo del Clusio.

La Siringa cerulea de' Portughesi appresso il Lobelio; overo Lilac de Turchi, così detto dal Matthioli; altri stimarono che fosse la Ghianda Unguentaria.

Et perche si vegga la differenza ch'è tra questa pianta, et la Ghianda Unguentaria de gli Antichi, hò quì voluto rappresentarne la sua natural figura, tolta da pianta nata al Belli nell'Isola di Candia alla Canea, et communicata da me in gratia di coloro c'hanno desiderato vederne la propria forma.


BALA-
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DI MONTE BALDO. 69

BALANO MIREPSICO DE' GRECI,

ò Ben de gli Arabi, overo Ghianda Unguentaria

de' Latini.








A questa segue,

La Canna Indica di fior giallo, et porporeo detta da alcuni Cannacoro, et dal Camerario Gladiolo Indico.

Il Nardo Celtico di II. specie.

La Scorzonera di molte specie.

L’Ornitogalo di fior spicato.


Il
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70 DESCRITTIONE

Il Cumino silvestre primo di Dioscoride.

Tre differenze nel numero delle foglie della minor Dentaria del Matthioli.

L'Umbilico di Venere di prima specie.

La Condrilla pusilla marina lutea del Lobelio, dal Dalecampio detta Cicorio bulboso, et da Theofrasto Perdition.

Il Gelsemino di Catalogna.

Il Gelsemino Indiano di seconda specie con fior porporeo, et foglia di Miriofillo appresso Andrea Cesalpino; dal Camerario fù detto Convolvulo tenuifolio, et da gl'Indiani è chiamato Quamoclit.








GEL
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DI MONTE BALDO. 71

GELSEMINO INDIANO PENNATO

di fior sanguigno; per altro nome detto Quamoclit.










Quest'elegantissima Pianta, mi nacque l'Anno M. DC. IV. da semi havuti dall'Imperato. Cresce da radice fibrosa, spuntando di terra con due foglie molto simili à quelle, che circondano i frutti dell'Acero; nel mezzo delle quali escono alcune fogliette così profondamente divise, che prendono forma di piuma, onde simigliantissime riescono à quelle del Miriofillo di se-


conda
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72 DESCRITTIONE

Lib IV. al capo XI. Onde il nome. Odore.Sapore.Natura.

conda specie, si come dianzi osservò Andrea Cesalpino. Questo senza alcun' ordine da rotondo cauleto di natura scadente sono prodotte, si come à certa lunghezza giunto ch' egli è, spuntano diversi ramuscelli, co' i quali alle vicine piante attaccansi, et sopra di quelle sormontando alcuna volta sino all' altezza di xxx. piedi s'innalza. Produce fiore di Gelsemino (onde le viene il nome,) in cinque punte distinto, di colore sanguigno, nel cui mezo cinque filamenta si nodriscono, nella sommità de' quali alcuni apici stanno pendenti, per lo che, questo fiore molto grato riesce: gli cauleti che questi sostentano sono di quattro dita lunghi, ciascuno de' quali tre, quattro et sino sette, et otto fiori sostengono: produce il seme simile alla Secala di color nero, nell'inferior parte alquanto crasso, et nella superiore appuntato, et rinchiuso in calice formato di sottilissima membrana, nel quale hora uno, et alcuna volta tre et quattro semi sono compresi; questo calice alla maturità pervenuto acquista forma, et grandezza del seme di Meraviglia di Perù. Tutta la pianta è di succo latteo ripiena, il quale tra le dita stroppicciato rende assai grato odore; il suo sapore è come di Pistacchio con alquanto d'acrimonia congiunto. A noi riesce pianta annua.

Evvi ancora il nostro Trasi, ò Cipero dolce, che si mangia, detto dal Guilandini Dulcichino,; da Fabio Colonna fù stimato Malinathala di Plinio, et stimò ancora, che fosse l'Anthalio del medesimo Auttore.

Io tengo senza alcun dubbio, questa pianta doversi porre tra quelle, che nè caule, nè fiore, ò seme produce, ma solo con la propagatione delle proprie radici si mantenga. Io l'ho osservata molt'anni sono, et veduta sempre sopra terra senza


alcun
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DI MONTE BALDO. 73

alcun caule, ma solo con foglie ciperine di lunghezza al più d'un cubito. altre volte dubitai che ciò avvenisse per esser ogn'anno le sue radici tolte di terra per raccoglierne la moltiplicatione; ciò occorrendo ne'primi giorni di Novembre, et al Marzo sussequente di nuovo certa portione di esse in terra si ripongono, et nello stesso modo questo si fà, come se fossero semenze. Il modo tenuto da' proprij coltivatori è questo. Prima che cotali radici in terra si spargano (et questa deve essere sabbionosa) per qualche tempo in acqua per inanti si macerano, fino che l'acqua ove sono infuse venga à formar boglioni; all'hora indi si tolgono, et di nuovo altr' acqua vi si fonde, et in essa si lasciano sino che un'altra volta si sia eccitata nuova ebullitione; ove con sì fatto modo queste si riducono in stato che facilmente germogliano, crescono, et multiplicano; tornandosi poscia nello stesso mese di Novembre sussequente à levarsi di terra per farne la medesima riccolta; la quale hor più, hor meno secondo la stagione succede. Dico per cotal causa, et impedimento dubitai che il caule non producesse, et alla perfetta forma non provenisse; et perciò mi risolsi di lasciarne alcune piante in terra per ispatio di tre, è quattr'anni senza rimuoverle, nè perciò in altra maniera sono cresciute; onde maggiormente nella prima opinione mi son conformato. Io stimo, che la frequenza d'un Grame, che tiene appetto di Cipero, il quale intricatissimo è prodotto tra la moltitudine de' Trasi, con foglie à quelli simigliantissime, et con caule tricostato, vestito anco con fiori nella sommità in guisa de Cipero, habbia fatto credere à molti, che questi cauli non da pianta estranea, ma da i medesimi dulcichini, ò Trasi prodotti fossero. Questo hò voluto scri-


K vere
Cultura. [p. 74 modifica]
74 DESCRITTIONE

vere per riferire puntalmente, quanto ho potuto osservare dell' essere, et della forma di cotal pianta.

Questa è stimata propia del Veronese, imperoche in nissun luogo d'Europa, se non appresso noi spontaneamente nasce.

Questi vengono copiosamente appreso la Città nella parte da mezo giorno dominata, al cui luogo vicino spuntano anco le piante, che sono quì presso notate.

Il Silvestre Chelidonio del Cordo, overo Caltha palustre del Gesnero; il quale per Farfugio il Matthioli propose.

Il Falangio di Candia Salonese del Lobelio, overo Asfodelo falso, ò minore del Dodoneo, overo Asfodelo III.del Clusio.

Il Loto con quadrangolar siliqua del Camerario, da alcuni detto Piso rosso, et Sandalida, ò Sandalia.

Ove ancora abbondantemente si vede.

L'Oleastro Germanico del Cordo, ò (come molti stimano) Rhamno primo di Dioscoride; et io pensai, che potesse essere l'Hippophaes dell'istesso Auttore.

Havea già scritto l'Historia de' Trasi, quando mi venne fatto di leggere quello, che il Clusio n'hà detto ne' suoi brevi Commenti sopra le Osservationi di Pietro Bellonio nel lib. II. al capo XL. Il quale afferma rittrovarsi ancora questa pianta frequente in Valenza di Spagna, dove da quelli è chiamata luncia abellanda; et quivi di questa molti si servono.

Ma di questi hormai havendo detto à bastanza, hora don de partimmo farem ritorno, dicendo, che in que' gratiosissimi giardini ancora si vedea;

La Stebe, ò lacea capitata di Candia con foglia di Rosmarino, della quale seguirà pure, et figura, et descrittione.


STE-
Hippophae di Dioscoride. [p. 75 modifica]

DI MONTE BALDO. 75

STEBE CAPITATA, OVERO CHAMEPINO

frutticoso di Candia.






Descrittione tolta da lettere del Belli.




Cresce questa pianta all'altezza di tre, et quattro cubiti, spuntando con un sol caule, dal quale escono poscia molti rami scabrosi simili à quelli della Picea, et nell' infima parte sono di colore quasi ruffo; la materia del legno è durissima; le foglie sono lunghe, come quelle del Pino, et nella sommità de i rami produce alcuni capitelli con fiori silmili à quelli del


K 2 Ciano
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76 DESCRITTIONE

Ciano maggiore: Ella è pianta bellissima, vive molt'anni, nè il Verno perde la foglia. In Candia (ove il Belli la osservò,) è chiamata βρομοξίλια, che vuol dire legno fetido, perche abbrugiandosi rende odore molto spiacevole. Nasce in quest'Isola in luoghi dirupati, aridi, et caldissimi. si vede ancora trapiantata in buon terreno ne' piani, ove felicemente cresce, et si mantiene. Fu nominata dall'istesso Belli Pino frutticoso di Candia.

Questa Pianta con la sua descrittione mi venne mandata dal Belli, la quale io per più rispetti altre volte la nominai Stebe capitata con foglia di rosmarino, posciache in gran parte hà forma di Stebe, et nella foglia particolarmente al Rosmarino s'assomiglia, ancorche alquanto più s'allunghi, le quali dal rivescio sono ricoperte di canicie, come anco i rami. Ella non solo è perenne, et perpetuamente verdeggia, ma ancora con suoi proprij rami posti in terra si moltiplica. Sopporta anco il taglio, onde si rende alta à diverse forme; et mi pare che molto si confacci con la pianta raccordata da Luigi Anguillara ne' suoi dotti Pareri, con nome di Chamepeuce Pliniana. et il Bauhino la nominò Iacea frutticosa con foglia di Pino.

Segue l'Arachidna di Candia, pianta in vero degna di essere considerata


βρομοξίλια, Luogo.

Pino frutticoso di Candia.

Natura.

Chamepeuce.




ARA-
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DI MONTE BALDO. 77

ARACHIDNA DI CANDIA.










Cresce l'Arachidna nell'Isola di Candia tra le biade, et legumi, con foglia leguminosa simile, à quella della Vecia, overo delle Lenti, ma spuntata, et minore, et nel fin degli ordini di esse spuntano alcuni viticoli co' quali ad altre piante s'avviluppa, et in alto si sostenta. produce più cauli di altezza di tre palmi; i fiori simili à quelli della Vecia, et di


colore

Descrittione.

Luogo. [p. 78 modifica]
78 DESCRITTIONE

colore porporeo; le radici, rispetto alla grandezza della pianta, sono assai lunghe, alle quali sotterra pendono da sottili filamenta molte silique simili a quelle delle Lenti, nelle quali sono rinchiusi semi rotondi, et di molti colori; imperoche in alcuni baccelli sono nerissimi, in altri simili all'Orobo, et in altri varij di colore si dimostrano; altri contenirà un sol seme, et altri due. Produce sopra de' cauli altre picciole silique, anch'esse simili à quelle della Vecia, nelle quali sono contenuti sino à quattro et più semi nerissimi, rotondi, et duri; le quali maturandosi s'aprono, et le parti contrahendosi vengono a rimaner prive de semi, gli quali sono sempre prodotti di color nero, nè giamai furno veduti dal Belli, d'altro colore. Da' contadini dell'Isola è chiamata άγριόφακι, che vuol dire, Lente silvestre; appresso de' quali non è in alcuna stima.

Il Belli stimò, che questa fosse Aracoide, overo Arachidna di Theofrasto, poiche quest'Auttore l'assomiglia all'Araco, et dice, che i frutti, ch'essa produce sopra terra non sono minori delli sotterranei, et se bene fà egli cotal pianta senza foglie, nondimeno necessaria cosa è, che il testo sia scorretto, essendo di mestieri, che all'Araco fosse simile ò nella foglia, ò nel fiore, overo nel frutto. L'Araco appresso gli Auttori antichi è di due specie, l'uno al Latini simili, et questo tra le Lenti prodotto, et in Greco scritto per K, et l'altro per X, come testifica Galeno, mentre egli dice esservi certo seme selvatico rotondo, et duro più picciolo dell'Ervo; conformandosi in questa parte con Theofrasto; aggiugnendo, che nasce tra le lenti, et ch'è cosa aspra, e dura. La dove essendo questa pianta in gran parte simile all'Araco, nascendo anco tra


le Lenti

άγριόφακι.

Lib.I. al capo XI. dell'Hist. delle piante.

Lib. I. al capo XXVII. della facoltà de gli alimenti. [p. 79 modifica]

DI MONTE BALDO. 79

le Lenti con seme aspro, et duro; stimò, che meritamente Arachidna, overo Aracoide di Theofrasto fosse chiamata. E' in vero altra pianta non è conosciuta da' Moderni, che meriti nome d' άμφικάρπα, cioè che produca due frutti così sovra terra, come sotterra simili l'uno all'altro, come fà questa dal Belli proposta; perche se bene altri hanno divolgato per Arachidna diverse piante, non sono però di due frutti, l'uno simile all'altro, ma solo frutti sopra terra, et tubere sotterranee.

Segue, la Lutea maggiore di due specie.


άμφικάρπα








LUTEA
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80 DESCRITTIONE

LUTEA MAGGIORE FRUTTIFERA DI CANDIA.













La lutea maggiore di Candia è pianta grandissima, et molto bella. Questa nasce in certo luogo tre miglia discosta dalla Canea tra monti, ove scaturiscono alcune acque, delle quali ella si gode; spuntando per lo più d'intorno à quelle. Cresce all'altezza di diece cubiti con diversi cauli di grossezza di braccio, nudi sino all'altezza d'un cubito, et poi cari-


chi


Luogo.

Descrittione. [p. 81 modifica]

DI MONTE BALDO. 81

chi sino alla sommità, di fogli; queste sono grandi di color verde, et nella parte superiore splendenti, pennate, et composte di foglie assai lunghe, et dentate, come quelle del Canape, senz'alcun ordine disposte, si come avviene nel suo finimento, il quale è hora da due, et hora da tre foglie terminato; ne' primi ordini escono dal gambo senz'alcun picciuolo, et ordine, ma quelle, che s'avvicinano alla sommità, hanno il picciuolo lungo una spanna. Gli Gambi fini finiscono in grandissima spica incurvata in guisa d'arco, lunga più di due cubiti, di color biondo, tutta carica di picciol calici molto simili à quelli della volgar Rheseda, ripieni di minutissimo seme ruffo. Gli fiori sono muscosi, di colore, che nel verde gialleggia. Non produce alcun ramo, ma dalle cavità, overo ali, spuntano più spiche simili alle sopradette di lunghezza di un cubito, havendo tra i calici molte foglie anguste simili à quelle della Linaria. Tutta la pianta è così amara, che à giudicio mio supera l'amarezza dell' Aloe, et della Colocinthide. La radice è grandissima, legnosa, et in molte parti divisa, ricoperta di corteccia molto grossa di color luteo; onde io perciò le volsi donare il nome di Lutea. lo non credo, che fosse osservata da gli Antichi, nè meno d'alcun moderno, fuori, che da Messer Silverio Todeschini speciale alla Canea, huomo molto versato nella cognitione delle piante, del quale la prima volta mi fù mostrata. Sino quì il Belli.

Questa Pianta mi fù mandata ancora dal Signor Contarini di due specie, cioè Maschio, è Femina, overo feconda, è sterile. potrassi anco chiamare (à giudicio mio) Ca-


L nape


Peuche così chiamata.

Inventore. [p. 82 modifica]
82 DESCRITTIONE

nape acquatico. La feconda è in tutto simile alla già publicata ne' miei essemplari latini stampati in Basilea, et hora migliorata la figura; et l'altra, cioè sterile, è in tutto conforme alla seguente figura.

Canape acquatico.









LUTEA
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DI MONTE BALDO. 83

LUTEA MAGGIORE STERILE DI CANDIA.













A questa segue l'Agriostari, ò Frumento silvestre appresso Candioti.



L 2 AGRIO-
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84 DESCRITTIONE

AGRIOSTARI,OVERO FRUMENTO

Silvestre di Candia.










Fù l'Agriostari descritto dal Belli con le seguenti parole, scrivendo al Clusio.

Copiosissimo è l'Agriostari in Candia, ove non se ne fà punto di stima. Questa è simile al Frumento, sì nelle foglie, come nel fusto; fà spiche alquanto aspre, et più nere di quello, con le reste brevissime. I grani di questa sono minori


di quelli
Descrittione. [p. 85 modifica]

DI MONTE BALDO. 85

di quelli del frumento domestico, et da una parte spuntati, si che più tosto à i semi della Secala sono simili, che a quelli del frumento: nè per altra cagione io gli mando questi semi, che perche vegga, che non solo in Sicilia (come i Poeti favoleggiarono) nasce il frumento al silvestre, ma anco acciò conosca, che non contra ragioni si persuadono gli habitatori di Candia, che à loro prima fosse da Cerere donato il frumento, come scrisse Diodoro Siculo nel VI. della sua Bibliotheca.












CICO-
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86 DESCRITTIONE

CICOREA SPINOSA DI CANDIA.









La Cicorea spinosa è frutice, che nasce spontaneamente ne' luoghi maritimi, ne' colli aridi, et secchi anco in luoghi sabbionosi. produce foglia simile al Radicchio profondamente tagliata, ma più crassa, minore, et più amara di quello. I cauli sono d'altezza di tre palmi sparsi all'intorno sopra terra, da' quali escono molte spine bianche, che in tutto


rappre-


Descrittione.

Luogo. [p. 87 modifica]

DI MONTE BALDO. 87

rappresentanano l'aspetto dell'Erinaceo, et dell'Echinopoda. I fiori spuntano tra le spine di color azuro simili à quelli del Radicchio, si come anco la radice, la quale è sola, grossa, et assai lunga. Il primo nascimento dianzi, che produca il caule si mangia nell' insalate, ma è più dura del Radicchio. Dal vulgo è chiamata σαμναγὰτι, cioè Spina per il Vase dall'acque; perche in tutta Candia comunemente si usa per otturare l'orificio de i Vasi, che adoprano per cavar l'acqua da fonti, accioche i topi, od altri animali non vi possino entrare; et pare à punto, che questa pianta dalla natura sia stata per tale ufficio formata, essendo ella sempre con figura rotonda. La Hydria volgarmente si chiama σαμνι, et ἀγὰτι significa spina, nome corrotto da ἂκὰνθη. In alcune Isole si chiama ancora ραδικοσὶβιδα, che vuol dire à punto Radicchio spinoso per la somiglianza, ch'ella con questo tiene. La quale in Grecia volgarmente è chiamata ραδίχιο, anco Stebe, cioè σὶβιδα. L'uso di questa è in difetto dell'istesso Radicchio. Sino quì il Belli.


σαμναγατι

ραδικοσὶβιδα



TRA-
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88 DESCRITTIONE

TRAGIO LEGITIMO DE GLI ANTICHI.


Descrittione dell'Epistola 3. del Belli al Clusio.

Questo è frutice molto vago, et da terra dirittamente s'inalza sino all'altezza di cinque cubiti, et alcuna volta di grossezza di braccio; verdeggia perpetuamente con foglia di Liquiritia, ò di Lentisco, di color verde molto bello. Produce i fiori in umbella gialli, simili à quelli dell' Hiperico, ma quattro volte maggiori, pieni di filamenta gialle


e lunghe
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DI MONTE BALDO. 89

e lunghe, al cascar de' quali succedono alcuni capitelli di forma ovale, eguali à quelli del Terebintho, che perpetuamente alla pianta stanno appesi, ripieni di minuto seme. la corteccia della pianta è di colore tendente al ruffo, et l'Estate manda fuori una resina, benche in poca quantità. Questo nasce presso a' fonti, nè in altro luogo si ritrova. Tutta la pianta di lontano spira odore hircino. Egli è chiamato da' Contadini νεροἰκτι. Dioscoride scrive, che il Tragio produce il frutto, la foglia, et la verga simile al Lentisco, ancorche in ogni parte sia minore; la dove si potrebbe convincer Plinio, attribuendo egli al Tragio foglia di Terebintho, et non di Lentisco. Io approvo l' opinione di Melchior Guilandino, che legge μακρότερα, et non μικρότερα; il che non si può dire del Dittamo volgare, il quale non spira odore d' hirco, ancorche egli sia grave, ne questo in tutta l'Isola di Candia si ritrova, imperoche havendo io ricercato tutta l'Isola, et con ogni diligenza procurato di ritrovarvi il Tragio non sparmiando ad alcuna fatica, ma sempre in vano; poiche nissun'altro genere di Tragio, le hò osservato, che questo; nè meno hò veduto alcuno, che in tutta l'Isola v'habbia ritrovato pur una pianta di Dittamo bianco. Questo frutice è differente dalla Ruta hypericoide del Dodoneo, crescendo questo in guisa d'arbore, et non è semplice herba, nè il suo colore è nereggiante, ma vagamente verdeggia; non hà le foglie ricoperte di lanugine, nè meno rende succo sanguineo, nè i suoi rami tengono odore resinoso, ma hircino, come anco la foglia: la dove agevolmente si può vedere, che questo corrispondendo in tutto, sia il vero, et legitimo Tragio. Sino quì il Belli.



M SCOR-


Luogo.Odore.

νεροἰκτι [p. 90 modifica]
90 DESCRITTIONE

SCORDOTE PRIMO LEGITIMO DI PLINIO.









Descrittione dell'Epistola 4. del Belli al Clusio.

Il Scordote produce foglie lanuginose simile à quelle del Marrobio, ò del Mentastro, et sono prostrate in circolo per terra uscendo dalla radice con molti rami quadrangolari ricoperti di bianca lanugine; la radice è grande et perenne. Nella sommità porta i fiori simili à quelli del Marrobio bianco, in una gran spica ammucchiati, à quali succede il seme


nero:
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DI MONTE BALDO. 91

nero: tutta la pianta è maggiore, et più crassa, che non è quella del Scordeo comune. Nasce in ogni luogo, tra sassi, lungo le strade, et anco ne' margini de' Campi. Hà odore di Aglio, come lo Scordeo, et viene adoprata da gli Speciali in tutta Candia in vece di quello. lo credo, che questa pianta sia il vero Scordote Pliniano; imperoche benissimo è conforme à quella descrittione; et forse non è stato sin' hora da altri conosciuto, benche già otto, ò nove anni, n'habbia mandato il seme à Vicenza, et à Padova. Il Lobelio, il Pena, et il Dalecampio descrivono per lo Scordote lo Stachi di Dioscoride, la Salvia silvestre, et il Gallitrico delle Speciarie, le quali sono piante da ogn'uno conosciute, nè sono le legitime; imperoche non spirano odore di aglio, nè le sue facoltadi corrispondono à quanto ne scrive Plinio, il quale parlando di que' medicamenti, che giovano alla tosse, disse. Et così l'Herba Scordote co'l Nasturtio, et con la Ragia secca pesta co'l Mele, et per se sola fà l'espurgo facile. Il suo succo corrobora lo stomacho. Una dramma di questa fresca, et pesta co'l Vino, ò bevuta cotta ferma il corpo. Purga con Mele le ferite vecchie, et consuma l'escrescenza della carne soprapostavi in polvere. Provoca i menstrui, et il sudore. Preso una dramma del suo succo in quattro bicchieri d'Acqua melata, accelera il parto; et è contraria a' Veleni, et alle Malie. Fino quì il Belli.

Questa Pianta fu riferita da Plinio di mente di Leneo; ma egli ne soggiunse un'altra con foglia più larga, et simile a quella del Mentastro; della quale hò voluto rappresentarne la figura, tolta da pianta nata al Signor


M 2 Con-


Luogo. Odore.

Lib. 25. al cap. 6. Scordote secondo [p. 92 modifica]
92 DESCRITTIONE

Contarini, da semi, che li furono mandati di Candia. Non lafciando di dire, che non solo produce i fiori simili nel colore al primo Scordote, ma ancora gli fà di color rosso. E pianta perenne, et in vero molto gentile.

Natura.












SCOR-
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DI MONTE BALDO. 93

SCORDOTE II. DI PLINIO.












Segue pure il Lotopiso, overo Hieranzuni di Candia.



HIE-
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94 DESCRITTIONE

HIERANZUNI D CANDIA,

overo Lotopiso.











Descrittione dalla V. Epistola del Belli, al Clusio. Uso. Sapore.


Il Hieranzuni è specie di Loto, ò di Trifoglio; le sue silique prima, che vengano alla perfetta grandezza, si vendono nelle piazze essendo volontieri mangiate dalle donne, et da' fanciulli; poiche sono di sapore dolce, et de gusto simile a' Pisi verdi. Esce questa pianta dalla radice con molti cauli, produce foglia di Trifoglio, stretta, alquanto car-


nosa,
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DI MONTE BALDO. 95

nosa, et appuntata, essendo sempre al numero di tre insieme unite; i fiori sono gialli simili pure à quelli di Piso, à quali succedono alcuni baccelli rotondi, et incurvati, et rispetto alla pianta, che gli produce, molto grandi. La Pianta tutta è aspersa di minuta hirsutie. Nasce in grandissima copia tra le biade, et ne' margini de' campi. In Candia è chiamata Ιεραζᴕνι, et è conosciuta da tutti. Questa si può chiamare ancora Lotopiso, et Loto esculento; et hora hò dato diversa forma di lui, da quello, che seguì nell'impressione di Basilea, poiche fù ella rappresentata glabra, et con silique maggiori, che non sia la sua naturale grandezza.

Ιεραζᴕνι










PETRO-
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96 DESCRITTIONE

PETROMARULA DI CANDIA,

overo Lattuca petrea.











Luogo peculiare. Descrittione dell'Epistola I. del Belli al Clusio.

La Petromarula è pianta propria di Candia, nè mai (ch'io sappia) è stata altrove prodotta dalla natura. Hà foglie di Radicchio, grandi, et profondamente intagliate; et queste si spargono circolarmente per terra, di colore, che nel verde nereggiano, essendo nella parte di sotto splendenti, liscie, et alle volte tendono al rosso, come avviene in quelle


del
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DI MONTE BALDO. 97

del Ciclamino. Le prime foglie, che nascono da' semi sono simili a quelle delle Viole nere, così rotonde, è niente, o poco poco dentate. produce molti cauli rotondi, striati, et di due ò tre cubiti alti, gli quali sono carichi di copiosissimi fiori rossi simili à quelli dell' Orientale Hiacintho, molto ristretti, et uniti insieme in modo, che formano una spica; al cader de' quali succede minutissimo seme. Fà gran radice bianca, et di sapore di Raponcolo, la qual si mangia. Tutta la pianta è di latte ripiena. Nasce in ogni luogo, ne' margini de Campi, longo le vie, ove sia il terreno fertile, et anco tra sassi, et sopra le mura. Fiorisce la Primavera, et nel principio dell'Estate; il Maggio, ò il Giugno tutta si secca, eccetto la radice, la quale di nuovo manda foglie, et verdeggia tutto il Verno. E' chiamata dal volgo πετρομάρᴕλα, cioè Lattuca petrea. ancora, che ella non habbia altra similitudine con le lattuche, che l' abbondanza del latte. la radice si mangia mentre i cauli sono teneri. Il volgo crede, ch'ella sia stimolo à Venere, onde la nomina con questa voce poco honesta di πετροκαυλὶ. Questo disse il Belli. Io l'hò havuta ancora con fiori candidi, et molto vaghi.

Sapore. Uso. Tempo. πετρομάρᴕλα. πετροκαυλὶ.






N CORI
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98 DESCRITTIONE

CORI LEGITIMO DI DIOSCORIDE.








Luogo. Descrittione dell' Epistola I. del Belli al Clusio.


Il legitimo Cori è simile all'Eruca. Nasce copiosamente ne' colli fecondi, corrispondendo in tutto à quanto n'hà detto Dioscoride, eccetto, che quello è frutice, che dura molt' anni, et perpetuamente verdeggia, et se nasce in terreno grasso, ad un cubito, e mezo s'inalza. Il Bellonio attribuisce alla radice del Cori ingratissimo sapore, il che non è però in Lei;


onde
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DI MONTE BALDO. 99

onde non fuori di proposito, sospetto ch'egli il legittimo Cori non habbi veduto, ma un'altra pianta chiamata ἀγούδᴕρο, la quale (à mio giudicio) è l'Asciro legitimo. Imperoche questo è fruticoso, produce i semi maggiori dell'Hiperico, rosseggianti, et divisi in molte ali. Hà la foglia lunga, et i fiori gialli simigliantissimi à quelli dell'Hiperico, che stropicciati con le dita, le tingono di color di sangue. Fà semi resinosi, pur simili à quelli dell'Hiperico. Hà radice assai grande, et ingratissima al gusto. Il legitimo, così è chiamato όρπιλόκορτο, cioè Herba orpillo. Sino quì il Belli.


ἀγούδᴕρο.

Luogo. όρπιλόκορτο










N 2 AR-
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100 DESCRITTIONE

ARGEMENE GIALLO.













Descrittione.

Da radice quasi un palmo lunga di terreo colore, et nell' estrema parte in molte parti divisa, spuntano molti cauli di lunghezza anch' essi d'un palmo in giù, diritti, et nudi fuor,


che
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DI MONTE BALDO. 101

che sono alquanto hirsuti, nella sommità de' quali vien prodotto il fiore con aspetto di Papavero, giallo, et poco minore di quello del Papavero campestre. Hà calice di papavero, verde, et asperso d'hirsutie gialleggianti. Nel mezo del fiore sono alcune filamenta (come veggiamo ne gli Anemoni,) biancheggianti, et nella sommità loro, gialle. Svanito il fiore (che poco si mantiene) resta il capo silmile a' capi papaveracei, alquanto lungo, et nella cima stellato, ripieno di minuto seme. Le foglie escono quasi alle radici unite, et strate per terra, di forma silmile à quelle nel nostro Ranoncolo Coriandrifolio, leggiermente hirsute, acutissimme al gusto molto più di quelle dell' Anemone. Questa gentile, e vaga pianta, nacque ne'giardini nobilissimi del Signor Contarini, da cui mi fù mandata; dicendomi appresso, ella nascere ne' monti sopra Feltre, chiamati le Vette.

Anchora da questi gratiosissimi giardini del Sig. Contarini, hò havuto il seguente Lupino Arabico.

Sapore. Luogo.








LUPI-
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102 DESCRITTIONE

L U P I N O A R A B I C O;

ò come direi, Pentafillo peregrino.











Descrittione.

Cresce da radice bianca, et fibrosa con un sol caule, che diversi ramuscelli produce, lisso, rotondo, et molto simile à quello della Portulaca, all'altezza di due cubiti, et più, con figlie molli, et pentafillee, disposte in guisa della Castagna Equina, ma picciole, nè più lunghe d'un'oncia è meza, queste sono per lo più al numero di cinque insieme unite, et al-


tre
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DI MONTE BALDO. 103

tre al numero di sei. dalla spica, ch'è lunga un piede, ch'è molto simile nella dispositione à quella del Hiacintho botrioide de' campi, escono i fiori composti di quattro picciol foglie, che nel bianco soavemente porporeggiano, et questo da lungo, et sottilissimo picciuolo sostenute, dal mezo delle quali spuntano sei stilli capillari di colore porporeo, che nella loro sommità portano apici di colore d'Arancio, al cader de' quali succedono silique assai lunghe, appuntate, et ripiene di seme minuto, nero, et alquanto schiacciato. la spica è carica di fogliette ovali sempre al numero di tre insieme congiunte. tutta la pianta è di sapore di cece fresco con alquanto di acre misto. le sue facoltadi, per esser ancor pianta novissima, non mi son note, è annua; et fiorisce il Luglio.

Sapore. Tempo.










THI-
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104 DESCRITTIONE

THIMO DI CANDIA.













Il Thimo di Candia, le cui sommità sono usitatissime, et note per ogni Specieria, non è stato per anco rappresentato al vivo da' Moderni scittori, anzi le piante, che da questi sono state effigiate sono d'aspetto molto lontano dal Thimo (fuori che nelle sommità) inteso così da' Greci, come dagli Arabi, fi ce(o)me dalla presente figura ogn'uno può vedere. Questa


nasce
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DI MONTE BALDO. 105

nasce molto copiosa nell' Isola di Candia, crescendo all'altezza d'n piede in circa, in molti rami diviso, con foglie minute, bianchiccie, odorate, et molto simili à quelle del volgar Thimo de gl'Horti, et produce fiori cerulei. L'effigie di questa pianta fù tolta ne' giardini del Signor Contarini.











O GAIDA-
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106 DESCRITTIONE

GAIDAROTHIMO DI CANDIA.














Descrittione.

Il Gaidarothimo spuntando dalle radici con molti rami và in forma rotonda spargendosi sovra terra, tutto spinoso con le prime foglie lunghe un dito, alquanto strette, et immediatamente attaccate a' cauli, i quali sono dalle foglie (se bene queste più picciole delle prime) circondati senz'ordine alcuno. Questi sono quadrati, et coperti di bianca lanugine,


com'anco
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DI MONTE BALDO. 107

com'anco le foglie; onde tutta la pianta si vede di color cinereo. I rami sono spinosi, et le spine sono à tre à tre per qualunque nodo disposte, eccedendo sempre quella di mezo l'altre di lunghezza. Produce i fiori molto simili à quelli della falsa Stachi, à quali succedono i semi neri, ineguali, et alquanto schiacciati. E pianta perenne. Fiorisce l'Estate, et non è punto odorata. Hà radice molto grande rispetto alla pianta. Nasce trà 'l Thimo, è la Thimbra, si come osservò il Belli, et quindi ell' hà preso il nome, non havendo egli altro di comune co'l Thimo, che la terra, et i luoghi, ov'egli nasce. Questa pianta mi nacque molt'anni sono da semi hauti dall'Illustrissimo Signor Gio. Vicenzp Pinello; et il dissegno, et le note di questa mi furono communicate dal Clarissimo Signor Contarini, ne' giardini del qual Signore è cultivata.


Luogo. Tempo. Natura.







O 2 AGRIO-
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108 DESCRITTIONE

AGRIOCINARA DI CANDIA.












Descrittione. Uso. L'Agriocinara, overo Cinara silvestre, spunta di terra con molti cauli ramosi, et rotondi, da radice carnosa, et assai grossa all'altezza di due, et tre cubiti, con foglia incisa, molto spinosa, lanuginosa, et bianca. I capi di questa nella Primavera avanti, che s'aprano sono comunemente mangiati, sì crudi, come lessati con Sale, Oglio, et Pepe; et


tutto
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DI MONTE BALDO. 109

Sapore.

tuttoche siano spinosissimi, sono però da que' villani con somma facilità mondati. Il suo sapore è molto simile à quello del Carcioffo. Questa pianta con lo stesso nome fù notata dal Belli nell'Epistola seconda al Clusio, dal qual luogo hò veduto l'uso di questa, non essendo ella da lui stata descritta nella forma. Hora io la godo verdeggiante nata da seme ricevuto dalla cortesissima mano del Signor Contarini.










AGA-
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110 DESCRITTIONE

AGAVANO DI CANDIA,

overo Acano di Theofrasto.










Luogo. Descrittione.

L'Agavano nasce molto copioso appresso Candioti con foglie alquanto larghe, et spinose, delle quali è vestito. I Cauli crscono sino all'altezza di tre cubiti, nella cui sommità, escono da alcuni capitelli, c'hanno sembianza d' Echino, molti fiori porporeggianti. I semi, che à questi succedono sono rotondi alquanto schiacciati, et di colore simile à quello del Ca


nape.
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DI MONTE BALDO. 111

nape. Questa avanti, che produca il fusto è mangiata comunemente nell'Isola, nella guisa, che da noi il Selino, et il Cardo. Non lasciò il Belli di credere, ch' egli fosse l'Acano di Theofrasto, mosso sì dalla somiglianza de' nomi, come perche Theofrasto fà l'Acano pianta spinosa anch'ella, et che produca capitelli Echinati; onde stimò egli, che l'Agavano così hora si chiami in Candia, dal corrotto nome di Acano.

Uso. Acano di Theofrasto











ABE-
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112 DESCRITTIONE

ABELICEA DI CANDIA,

overo Sandalo bastardo.











Descrittione.

La presente figura mi fù mandata dall' Eccellentissimo Belli, mentre dimorò in Candia, con la seguente descrittione.

L'Abelicea è arbore, che proviene ad altezza assai grande, diritto, ricco di rami, et è molto bello da vedere: le foglie di questo sono simili à quelle dell'Alaterno, ma più ro-


tonde,
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DI MONTE BALDO. 113

tonde, et più profondamente dentate. Non hò potuto ancora vedere la forma del fiore, la quale spero ad anno nuovo poterla mandare. Il Frutto è rotondo, se bene non perfetto, di grandezza del grano del Pepe, et di color verde fosco. Il legno è alquanto odorato; duro, et rosso in modo che la polvere di questo è simile al Sandalo rosso; onde questa pianta fi può chiamare Sandalo bastardo di Candia. Sino quì il Belli. I tronchi di quest'arbore hà poco tempo, che sono stati trasportati in Italia, et da alcuni comprato, et venduto per Sandalo; dal quale in particolare è diverso, per esser men pesante del legitimo.










P GALA-
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114 DESCRITTIONE

GALASTIVIDA PRIMA DI CANDIA.












Descrittione.

Esce la prima Galastivida da radice in molte parti divisa, legnosa, soda, et con molti fusti in giro disposti, sino all'altezza d'un piede, la qual grandezza suol di rado sormontare. I cauli sono bianchi, et molto spinosi, le spine de' quali e forti, e spesse sono; trà queste spuntano le foglie fimili à quelle delle Viole bianche, tuttoche minori, le quali sono


asperse
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DI MONTE BALDO. 115

asperse di molle hirsutie. I fiori sono somigliantì à quelli della Blataria, biondeggianti; et nel mezo loro sono alcune purpuree filamenta. Questi cadendo danno luogo ad alcune picciol silique rotonde, che in se tengono rinchiusi minutissimi semi. Questa, non perche sia latticinosa, vien detta Galastivida, ma sì bene la chiamano i Villani Candioti con nome tale, per la similitudine, ch'ella tiene nelle spine con quelle della Stebe. Di questa si servono per far fuoco, et nasce in quella parte dell'Isola, ch'è ad Ostro rivolta. Essa fù anco osservata dall'Eccellentissimo Belli. et io stimo, ch'ella sia il spinoso Leucoio di Candia rappresentato dal Clusio; et che la seconda Galastivida del Belli altro non sia, ch'è il Tithymalo spinoso di Candia, del quale hora vedrassi anco l'effigie ricevuta dal Signor Contarini: et nello stesso tempo ancora da Iesi mi fu mandata insieme con la propria pianta essiccata dalla cortesia del gentilissimo Signor Quintino Pacifico, dal qual Signore molt'altre rare piante mi sono state communicate.

Uso. Luogo.






P 2 GALA-
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116 DESCRITTIONE

GALASTIVIDA II. DI CANDIA,

overo Tithimalo spinoso di prima specie.











Luogo. Descrittione.

La Galastivida seconda di Candia, ò senticoso Tithimalo nasce da radice lunghissima, che dirittamente si profonda (ancor che il primo anno sia crassa, et non molto lunga) ricoperta di grossa, et latticinosa corteccia; produce mol-


ti
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DI MONTE BALDO. 117

ti cauli tutti ramosi, et carichi di spine; le foglie sono simili à quelle dell' Apios, alquanto più lunghe, et crasse. gli fiori alcuna volta sono pallidi, et altra porporeggianti. è pianta perenne, et rara.














ECHI-
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118 DESCRITTIONE

ECHINOPODA DI CANDIA.











Luogo Descrittione.

E l'Echinopoda frutice assai frequente in quell’Isola. Questa cresce da radice molto legnosa, et acquista nel crescere quasi forma umbellifera, estendendosi i rami di lei in giro carichi di spine, à tre à tre disposte, et insieme congiunte. I fiori d'essa sono gialli, et la pianta nel resto è di color verde, et priva di foglie. Questa stimò il Belli, che fosse


la Che-
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DI MONTE BALDO. 119

Chenopoda di Plinio. Natura.

la Chenopoda intesa da Plinio nell'undecimo libro, all'ottavo capo, mosso non solo dalla somiglianza del nome, ma anco dall'haver egli stesso osservato mentre in Candia dimorò, ciò, che Plinio ne dice nel luogo sovracitato, cioè, che l'Api non solo mai non succhiano i fiori di questa, ma del tutto gli fuggono, et aborriscono. Plutarco fece di questa pianta mentione sì nel primo libro de' conviti alla quarta Questione, come nel libro dell'udito circa 'l fine, citando gli due sussequenti versi, che dal Greco tradotti così suonano.

"Inter Echinopodas velut, asperam, et inter Onῶnim

"Interdum crescunt mollia Leucoia.










ARTU-
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120 DESCRITTIONE

ARTURO DI CANDIA,

overo Verbasco fruticoso auriculato.











Descrittione dell'Epistola I. del Belli al Clusio.

Questa pianta elegante, è chiamata Arturo di Candia, ancorche egli non sia il legitimo, non havendo egli nè le foglie rotonde nè meno il seme simnile al Cimino, ma le produce serrate, simile à quelle della Blataria, e del Verbasco minore, tutte di lanugine ricoperte, come à punto nell'Ethiopide si vede. I cauli sono diritti, rotondi, et ornati de fiori gialli


di for-
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DI MONTE BALDO. 121

di forma à quelli del Verbasco, ò della Blataria simili; à questi succedono alcune pallete picciole simili pure à quelle della stessa Blataria ripieni di minuto seme. Nasce tra' sassi, et sopra le mura. Non hà nome volgare. Quuesto è detto dal Belli.

Enne un'altra specie con foglia più lunga, et più ristretta della sodetta, et così le pallete un poco puntate; nel rimanente è in tutto simile all'effigiato.

Luogo. Arturo di seconda specie.







Q DAV-
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DAUCO III. DI CANDIA,

da altri detto Sefeli nodoso, et Hippomarathro.

Descrittione.Il terzo produce foglia di Coriandro ma minore, et alquanto crassa; ha cauli di sei cubiti alti, con fiori gialli disposti in umbella, come quelli dell'Aneto, ò del Cimino. le sue radici le Sapore. Uso. κουρνοποδι de Candioti. quali al gusto sono aromatiche si mangiano la Primavera. Il volgo le chiama κουρνοποδι, che vuol dire piedi di Cornacchia. Sino quì il Belli. [p. 123 modifica]

CINOCRAMBE LEGITIMA DI DIOSCORIDE.

Il Belli Eccellentissimo delineò di proprio pugno questa punta, la quale mandò à me con diligenza essiccata scrivendomi di Candia cosi brevemente d'intorno a questa.

La tradottione di Marcello, et di Hermolao meglio s'acquadra dicendo, ch'ella produce il seme presso alle foglie (come vederete in questa) et non attaccata à quelle, come già [p. 124 modifica]
124 DESCRITTIONE

tradusse il Ruellio.

Et perche non hò veduto pianta, che meglio si confaccia alla forma, et descrittione della Cinocrambe, hò voluto poner quì la presente figura : credendomi, ch'ella sia per sodisfare d'avantaggio ad ogni intendente della professione.












NAR-
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DI MONTE BALDO. 125

NARDO TUBEROSO DI CANDIA.










Descrittione.

Il Nardo tuberoso di Candia è somigliantissimo alla Valeriana maggiore così nell'odore, come nel fiore, caule, et semi: essendo questi schiacciati, longhetti, come quelli del lino, termimando in una sottil lanugine, che viene dispersa dall'aria. le sue prime foglie sono simili à quelle dell' Asaro, et nella grandezza alcune volte maggiori, crasse, et ripiene di


succo
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126 DESCRITTIONE

succo. In tendo di Primavera produce il caule alto un cubito, e mezo, dal quale spuntano foglie più lunghe delle prime, et alquanto intagliate, queste vestono il caule con giusto intervallo à due à due, et quanto più alla sommità s'avvicinano, sono ancora più profondamente divise, come nella stessa Valeriana si vede. Gli fiori sono prodotti in umbella bianchi, et alquanto odorati. Il caule si disperde l' Aprile, e 'l Maggio, restando sotterra il rimanente del tempo le radici tuberose, delle quali pendono alcune filamenta, cui sono appese alcune tubercule come nella volgar Filipendula. il loro odore è di Nardo. Da queste nelle prime pioggie dell'Autunno sorgono nuovi germogli. Nasce egli ne' luoghi montuosi, et humidi, et alcune volte tra' sassi. Egli s'avvicina a' generi de' Nardi, et peravventura incogniti à gli Antichi. è ben vero, che Galeno nel lib. IX. Medicamentorum secundum locos, nel capo IV. mentre egli espone il Medicamento di Philone Tarsense, fece mentione del Nardo di Candia, ma solo co 'l nudo nome, senza venir ad altro particolare; nè mi ricordo haver letto altro del Nardo Cretico presso di lui. Plinio nel XII. al XII. Capo connumera una pianta tra' generi del Nardo con epiteto di Cretico, il quale da alcuni fu chiamato Agrio, da altri Phù; descrivendolo con foglie d'Olusatro, et con caule nodoso lungo un cubito, che nel, bianco porporeggia, con radice torta, fibrosa, imitante i piedi d'uccelli; la cui descrittione non al nostro Nardo, ma alla Valeriana, ò Phù di Dioscoride si conviene, ancorche non faci alcuna mentione, ch'il fiore sij simile al Narcisso, come notò Dioscoride. Il Dalecampio nella fine delle sue annotationi in Plinio al Capo XII. crede, che nel testo Greco si debbi leg-


gere,

Tempo. Odore. Luogo. Nardo di Candia presso Galeno.

Nardo Cretico appresso Plinio, chiamato Agrio, et Phù. [p. 127 modifica]

DI MONTE BALDO. 127

gere ἂνθη πρoσ τὰ τοῠ κιοςοὔ, lo che conviene molto bene al colore, et alla figura. Io so bene, che alcuni hanno letto ἂνθη πρoσ τὰ τᴕ ναρδᴕ, et alcuni altri πρoσ τὰ τᴕ ναρδηκος. ma l'ultime lettioni non mi piacciono ponto; leggasi pure in qual si voglia modo la descrittione, non vedrassi però convenire in nissun modo al nostro Nardo, ripugnando à quelle in particolare le radici. Questo solamente aggiugnerò io, che in questa Isola nasce questa pianta copiosamente, si come anco in ogni luogo la minor Valeriana. l'altre specie vi sono molto rare. Sino quì il Belli.

Questa pianta è stata molto copiosa in questa Città ne' vaghissimi giardini dell' Illustrissimo Signor Conte Agostino de' Giusti, ove tutt'hora vive insieme con altre rarissime piante.

A questo segue l'Ebeno Cretico già osservato dalli istesso Belli, et da lui delineato.








EBE-
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128 DESCRITTIONE

EBENO DI CANDIA,

OVERO APXONTOΞIΛO.










Descrittione.


L'Ebeno Cretico (la cui pianta altre volte l'Eccellentissimo Belli stimò esser Citiso di Candia) è frutice tortuoso, che cresce all'altezza di quattro, ò cinque cubiti con foglie di Trifoglio; dependendo esse per lo più, da un sol picciuolo al numero di tre, et alcuna volta di quattro, et cinque. (Questo fu dalll'istesso Belli osservato nell' Epistola al Clu-


sio
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DI MONTI BALDO. 129

sio, ov'egli tratta del legno Rhodio à fogli 309.) Gli fiori sono pure di Trifoglio, maggiori, et di color rosso con alcune filamenta, come capelli, bianche, che splendono à guisa d'Argento, et in modo disposte, che paiono à chi le mira piume di Struzzo, per lo che riesce fiore elegantissimo. Il seme è anco come di Trifoglio. Il seme è anco come di Trifoglio. Il legno è di nera, et durissima materia. La Corteccia è cinerea, et tutta di profonde scissure ripiena. Nasce ne' colli aspri, et tra dirupati sassi. Dal volgo è detto ὰρχονδοξυλο, che vuol dire, legno nobile. I suoi fiori, et semi ancora bene spesso assai copiosamente si veggono misti trà l'Epithimo, che ci viene trasportato di Candia.

Et perche il Clarissimo Sign Contarini mi mandò il dissegno dell' intera pianta di quest'Ebeno, non hò voluto tralasciar per alcun modo di rappreseentarlo così compiuto, il quale fù tolto da pianta verdeggiante ne' giardini di questo Nobilissimo Signore.

Luogo. ὰρχονδοξυλο





R FIGU-
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130 DESCRITTIONE

FIGURA INTERA DELL

APXONTOΞΥΛO










Mà perche hormai assai diffusamente de gl'Horti Nichesoli, et delle Piante forastiere habbiamo detto; per questo è bene, che nel nostro viaggio si riponiamo.

Da Pontone adunque facendo dipartenza valicammo di nuovo il Fiume (in questa parte rapido, et tortuoso) lasciando à mano destra l'Adige, et la Rocca, la quale è trà due


alti
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DI MONTE BALDO. 131

alti monti riposta. Questa da noi è detta Chiusa, posciache altre volte l'unione di questi monti all'Adige, chiudendo il passo (come altri crede) non à Verona, ma altrove volgeva il suo corso, ma poi per industria humana essendo stato cotal monte diviso, restando intatta la sinistra parte di lui, la quale dirittamente all'alto Fiume opponendosi, causa, che l'acque, che quivi precipitosamente giungono, con gran furia in quella percotendo per gran spacio tornano in dietro; Onde le Reti sopra delle quali à Verona, à Venetia, et alle altre Cittadi dalle due Germanie le merci sono trasportate, alle volte del tutto si sommergono. Et perche l'anteriore parte loro sempre il monte saglie, le genti che nella posteriore dimorano sino a' ginocchi bagnandosi, à gli spettatori porgono occasione di riso, ancorche ciò non segua senza lor proprio periglio. In tanto il Fiume al suo corso volgendosi la destra parte bagnando, tortuosa, et angulosamente verso all'artificiosa bocca si volge, per la quale senza alcuno impedimento verso Verona discende. Questa Rocca particolarmente per il sito è inespugnabile, et è dal Serenissimo Dominio Veneto con perpetuo presidio custodita. Per questo calle al monte congiunto, parte dalla natura, et parte dall'arte formato, nella Germania si fà viaggio, et in questa via si ritrovano;

Il Psilio, frequentissimo.

L'Egilope del Lobelio, ch'è la prima del Matthioli.

L'Alcea volgare.

L'Alcea de' Venetiani appresso il Trago; dal Lobelio detta Alcea Solisequia peregrina, da altri Vescicaria, et dal Matthioli fù proposta per Hipecoo.

La Brionia, copiosissima.

Chiusa Fortezza


R 2 La
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132 DESCRITTIONE

La Fiteuma d'alcuni appresso il Dalecampio.

La Perfogliata rossa d'alcuni presso il Gesnero, dal Cordo fù chiamata Tamecnemon, et dal Dodoneo Vaccaria.

Il Doricnio del Rondeletio presso il Lobelio. Il Doricnio di Dioscoride mi fù mandato dal Signor Contarino, del quale è la seguente figura.












FOR-
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DI MONTE BALDO. 133

FORSE DORICNIO DI DIOSCORIDE.











Descrittione.

Questa pianta crebbe ne' giardini del Signor Contarini, da seme havuto di Candia, all'altezza di un cubito in circa, con foglie d'olivo, ma minori, ruvide, et nervose. Fà i fiori leguminosi, hor bianchi, et altre volte gialli. i frutti non hò ancor veduti. et perche ella nell' altre parti molto bene risponde alle note, che Dioscoride assegnò al suo Doricnio hò


stimato
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134 DESCRITTIONE

stimato bene rappresentarla sotto tal nome; non havendo veduto sin' hora altra pianta, che meglio fe le confaccia di questa. Altra pianta per Doricnio è dimostrata d'alcuni, la quale non hò voluto lasciar à dietro, tuttoche alle note di quello non corrispondi; si per esser pianta assai rara, et elegante, come perche altri veggendola ne possino più risolutamente parlare di quello, che à me di presente non è concesso.













DORIC-
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DI MONTE BALDO. 135

D O R I C N I O D' A L C U N I;

overo Convolvulo retto di Candia.













Questa pianta fù stimata da alcuni Doricnio di Dioscoride, ma perche le foglie sono più lunghe di quelle dell'olivo, più molli, tenere, et molto bianche, ho dubitato, ch'ella non possi essere cotal pianta; ma hò voluto donarle questo nome di Convolvulo retto, perche il fiore in tutto si confà al Convolvulo terrestre. fà semi simili à quello, ma hà le verghe


diritte,
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136 DESCRITTIONE

diritte, le quali ogn'anno restano prive di foglie; la radice è sola, crassa, et profonda. le facoltà sue non mi sono ancor note. Segue,

Il Licio Italiano del Matthioli, il Clusio lo pose per picciola spina infettoria II.

Oltre di questa specie di Licio, et dell'Indiano ancora, in Candia un'altro genere se ne ritrova, il quale essendo stato descritto dal nostro Belli, l'hò voluto aggiugnere in questo luogo con sua figura tolta da portione secca, havuta dal liberalissimo Signor Prospero Alpino.












LICIO
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DI MONTE BALDO. 137

LICIO I. DI CANDIA,

overo Berberi alpina del Belli.












Λουτζια de Candioti. Descrittione.

Questo Licio di Candia è detto dal volgo Λουτζια, cioè Lutzia, è frutice, che cresce sino à quattro, è cinque cubiti, tutto pieno di spine, à tre à tre come si veggono nel Berberi comune. Ha le foglie picciole simili nella forma à quelle del Bosso; fa copia de fiori gialli somiglianti à quelli del Paliuro, ma più piccioli, a' quali succedono alcuni frutti alquanto


S lunghet-
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138 DESCRITTIONE

lunghetti, come i frutti del Berberi, di nero colore, et di sapore tra 'l dolce, è l'acetoso, ne' quali sono contenuti un granello, ò due. La Corteccia del legno non è liscia, come quella del Berberi, ma ruvida, et pallida. la materia del legno è gialla, et la sua radice tinge mirabilmente in detto colore. Nasce nelle Valli tra' monti altissimi riposte. E differente anco dal Berberi, le foglie del quale sono maggiori, et i frutti nascono in grappoli. Non è però il legitimo Licio, perche non fa il frutto rotondo, come il Pepe, nè è amaro; et perciò più tosto Berberi alpina chiamar si deve, che Licio.

Evvi ancora nell'istessa Isola un'altro geno di Lycio chiamato Lycium Petroamigdala, et Lazicira. Segue,

ll Terebintho, frequentissimo. Questa è stato creduto, et usato per Lentisco, ingannati da qualche somiglianza, ch'egli tiene con quello,

Il Machalepo del Gesnero, et del Matthioli.

Il Leucoio silvestre Ongarico del Clusio.

Il Lolio del Fuchsio, ch'è il Gittago del Trago; Il Dodoneo lo nominò Nigelastro, da altri è stato detto Melanthio falso, et Lichnoide delle biade.

La Clematite II. del Matthioli.

La Campanula campestre minima del Dodoneo, la quale altre volte egli propose per vera Onobrichi.

Il Gladiolo, frequentissimo.

Di questi, io hebbi dal Clarissimo Signor Contarini, di fior molto grande, et tutto candido.

La Gulega, ò Ruta capraria del volgo: Questa fù dal chiarissimo Girolamo Fracastoro nostro, Onobrichi stimata, et da altri Italiani è detta Lavanese.


L'Irio,


Tinge mirabilmente in color giallo. Luogo

Berberi alpina. Lycium Petro amigdala, et Lazocira de Candioti. [p. 139 modifica]

DI MONTE BALDO. 139

L'Irio, overo Erisimo.

La Licopside del Lonicero, ch'è congenere di Buglosso silvestre.

La Vuularia del Trago, cioè Cervicaria, et Trachelio de molti, da altri è detta Arcangelica.

La Rheseda di Plinio, secondo alcuni; Il Lobelio Hà dubitato, ch' ella fosse la Cantabrica del medesimo Auttore, et da gl' Italiani è chiamata Eruca peregrina.

La Dentellaria del Gesnero, la quale il Dodoneo per Erigero IV. propose. il Lobelio l'hà data fuori per Coniza minima. il Matthioli la dipinse per Coniza minore, et dal Cordo fù detta Plisio.

La Veronica del Fuchsio, et del Matthioli, il Lobelio la stimò vera Elatine di Dioscoride.

Il Lamio di Plinio, overo Ortica_senza aculeo, ò Moria, che venga detta.

Il Lamio ò Archangelica dì fior bianeo del Lobelio, et si come egli stesso afferma, fù malamente detta Galeopsi da gli Herbarij, dal Matthioli, et dal Lacuna.

La Perfogliata del Dodoneo.

ll Dripis di molti.

Il Frassino.

Il Popolo bianco, Nero, et Libico.

Il Pruno selvatico del quale vien fatto l'Acacia spuria del comune uso.

Il Ligustro volgare, chiamato da alcuni Cipro, et dal Dodoneo Fillirea.

Il Falangio ramoso del Lobelio.

Il nostro Fusano, da alcuni stimato Tetragonia di Theo-


S 2 frasto,
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140 DESCRITTIONE

frasto, il Lobelio lo fece Evonimo del medesimo Auttore, il Trago lo propose per il Carpino dell'istesso, et il Cordo lo disse Anonymon, non essendo egli in ciò risoluto.

Il Loto arbore di Dioscoride, detto da nostri Perlaro.

Il Formentone nostro, ò Erisimo di Theofrasto presso il Lobelio, overo Ocimo de gli Antichi appresso il Trago, et da alcuni è detto Lampsana quì copiosamente si coltiva.

Il Melampiro di Theofrasto; così dal Cordo, dal Trago, et dal Dodoneo creduto; overo Tritico Vaccino; Il Clusio lo nominò Parietaria silvestre Ongarica di III. specie; Il Lobelio vuole che sia l'Alopecuro di Plinio, et da altri è stimato Stelofuro del medesimo Auttore.

Il Telefio di Dioscoride appresso l'Anguillara, et Guilandino; il Matthioli la propose per Scorpioide, et il Lobelio per Telefio di Crateva.

La Brassica campestre del Clusio, ch'è la Perfogliata siliquosa degl'Inglesi.

La Cariofillata de gli Horti; Il Lobelio dubitò ch'ella fosse Geo di Plinio, et da altri è creduta Chrisogono di Dioscoride.

Il vero Chrisogono di Dioscoride mi mandò già da Pisa il M.R. Padre Frà Francesco Malocchio Semplicista, et Antiquario del Sereniss. Sign. Gran Duca di Toscana; l'effigie del quale hò voluto quì rappresentare.




CHRI-
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DI MONTE BALDO. 141

CHRISOGONO DI DIOSCORIDE.










Descrittione


Questo produce à punto foglie quercine, fiore di Verbasco, radici di Rapa, et assai simile à quella del Leontopetalo, entro rossa, et fuori di fosco colore; onde si confà in tutto à quanto ne lasciò scritto Dioscoride. Il figurato dal Ravvolfio in qualche parte si confà à questo nostra. Segue,

La Calcitrapa di fior bianco del Cordo, ch'è il Camamello


Eran-
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142 DESCRITTIONE

Eranthemo del Fuchsio, da molti è detta Consolida regale, et Delfinio. Questa così bianca, come azura si vede.

La Ruta canina de' Moderni, overo Herba di Santo Antonio. Sarà peravventura la III. specie di Scrofularia appresso il Dodoneo. et

Il Galio con fior bianco.

Procedendo pure il nostro camino, che per il gusto, et trattenimento del mirare le piante punto non c'incresceva, giongemmo nella nobil Valle di Caprino, molto feconda, et da gratiosi fonti abbellita, et inoltre molt'honorata per gli nobili edificij, che in quella si veggono, nella quale s'osservano;

L'Aspleno di Dioscoride, ò Cetrach de gli Arabi.

L'uno, et l'altro Politrico.

La Fillitide di Dioscoride.

Il Pepe acquatico del medesimo, overo Persicaria di foglia non macchiata. Questa malamente da alcuni fù creduta il Crateogono di Valerio Cordo.

Il Pepe acquatico del Ruellio, overo Eupatorio Canabino del volgo, et da molti malamente creduto Eupatorio d'Avicenna.

L'Androsemo del Matthioli, Pena, et Lobelio.

L'Assiro del Matthioli, et d'altri Moderni.

La II. Lisimachia del Matthioli, overo come dice il Lobelio Lisimachia porporea, et forse Pliniana?

La Numularia de' Moderni, et secondo il Lobelio, forse Erestedano di Theofrasto; dal Cesalpino è detta Borissa.

La maggior Artemisia, ò volgare.

La Centauroide, overo Limnesio di Valerio Cordo; l'An-


guillara
Valle di Caprino. [p. 143 modifica]

DI MONTE BALDO. 143

guillara per ventura stimeria, che fosse il Papavero spumeo; et dal volgo è detta Gratiola, et Gratia Dei; da altri Stancacavallo.

L'Anagalli de terrestre, et Acquatica.

Il Sinfito maggiore di fior bianco, et porporeo.

Il Sinfito mezano, et minore.

Il Solano Halicacabo di Dioscoride.

L'Hedera terrestre del Matthioli.

L'Hermodattilo, ò Colchico venenato delle specierie; da alcuni stimato Narcisso di Virgilio.

L'Ortica Heraclea del Trago, stimata malamente da alcuni Scorodonia del Cordo; imperoche non altra pianta esso Cordo sotto tal nome rappresentò, che la Salvia silvestre del Trago, ò Sfacelo del Dodoneo.

L'Ophioglosso del Fuchsio, ò Enophillo; dal Cordo detto Lingua vulneraria; il Gesnero stimò, ch'ella fosse la Ligulaca Pliniana, et da alcuni fù chiamata Cerasia di Plinio, Luciola, et Argentina.

La Genistella de' Tintori, comunissima, overo come il Lobelio dubitò, Lutea di Plinio; dal Trago ci fu rappresentata per Ferula.

La Potendilla minore, overo Argemone d'alcuni.

Le Vite silvestre del Matthioli, overo, come il Lobelio disse, forse serà il Meletton di Theofrasto; dal Dodoneo è proposta per Ciclamino di seconda specie; il Guilandino la stimò Siliquastro Pliniano; da altri Circea, et Dulcamara è stata chiamata.

Il Chrisanthemo di Damocrate presso il Fuchsio; questo è il Ranoncolo verticillato d'Apuleio.


La
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144 DESCRITTIONE

La Persicaria pusilla del Lobelio.

Il Cirsio del Matthioli.

Il Centaureo luteo, overo Citreo di Mesue.

Il Dryopteri, frequentissimo.

La Cassuta di Plinio, ò Linodesmo del Gesnero. comunemente nelle specierie è detta Cuscuta, et altri l'hanno detta Orobanche.

L'Oxiacantha del Fucsio, malamente da molti stimata Berberi.

L'Oxiacantha di Dioscoride, la quale è il proprio Berberi de gli Arabi; dal Trago è detta Rubo canino, dal Cordo Sorbo aculeato, et dal Gesnero Spina appendice di Plinio detta.

La silvestre Siliqua del Clusio, overo (come il Lobelio dubita) Cersi di Theofrasto: questa è l'immaginaria Acacia prima dal Matthioli dipinta.

La maggior Condrilla del Dodoneo, et del L;onicero, overo Apate del Dalecampio, et de' Leonesi.

Il Peryclimeno di Dioscoride.

Il Peryclimeno non perfogliato del Lobelio.

Il Xantho, overo Strumaria.

La Caucalide del Matthioli.

La Tussilagine detta Bechion, et Farfara.

La Coda di Cavallo di varie specie.

Il Fù minore, ò Palustre.

L'Acero di Mompollier.

L'Erica maggiore con fior porporeo del Lobelio, et di seconda specie appresso il Clusio.

Il Sparto Austriaco pennato di Carlo Clusio, overo (si


come
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DI MONTE BALDO. 145

come altre volte dissi) Piuma terrestre.

Di questa havendone di già mandato i semi all'Eccellentissimo Ulisse Adrovandi, egli volle mandarmi l'effigie della Piuma marina, la quale le fù portata da un Signore suo parente d'Aversa Città presso Napoli; et io hò voluto donarne quì la sua Figura con aggiugnervi quell'istesse parole con le quali la mandò à me, che furono le seguenti.











T PIV-
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146 DESCRITTIONE

PIUMA MARINA.











La Piuma marina che le mandò, è così da me nomata per esser simile alla piuma de gli Uccelli, con colore d'oro; Questa mi fù mandata come cosa bella per il suo vago colore, et Figura; et ancorche sia essiccata hà il colore d'oro tanto lucido, che pare veramente penna dorata; et io la chiamo tanto più volontieri con tal nome, per esser simile alla terre-


stre,
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DI MONTE BALDO. 147

stre, della quale V. Sign. m'avisò.

Il Grame hirsuto, che peraventura sarà il Grame Leucanthemo appresso il Dalecampio, et da altri fù detta Combreto di Plinio.

La Circea Parigina.

La III. Horvala del Dodoneo, da alcuni detta Rocca di Giove, da altri Galeopsi gialla, et Hormino selvatico.

La Colutea Scorpioide de' Moderni.

La II. specie di Citiso di Spagna presso il Clusio.

Così ancora la quarta spcie del medesimo Auttore.

Il Citiso bianco silvestre dell'istesso, il quale peraventura è il Citiso del Gesnero.

A queste diversità de Citisi da Moderni scrittori proposte, ne aggiungo io un'altra mandatami da' Giardini dell'Illustrissimo Signor Contarino, da cui Signore anco la seguente figura mi venne.











T 2 CITI-
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148 DESCRITTIONE

CITISO GRANDE

con fiore, che nel giallo porporeggia.













Descrittione. Natura.


Questo Citiso cresce con molti rami all'altezza di gran Ginestra, com'anco ne' suoi fiori molto s'assomiglia, fuori che nella parte verso il centro tiene linee porporee, che lo rende molto vago. la foglia è di Citiso, et i baccelli sono curvi, et hirsuti. E' pianta perenne.

Si vede ancora,


La
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DI MONTE BALDO. 149

La Valeriana rossa del Dodoneo, il quale la disse ancora Ocimastro con aspetto di Valeriana; ò come il Lobelio dice, Condurdo di Plinio: Per aventura sarà il Narcisso di Virgilio, et di Columella; dall'Aldrovandi fù stimata Struthio, et da altri è stata creduta Benrosso.

L'Aria di Theofrasto, così dal Dalecampio creduta.

La Phiteuma del Matthioli, detta dal Lobelio Campanula con foglia di perfico, overo Iasone di Theofrasto.

La Dafnoide, cioè Laureola volgare.

La Digitale picciola.

Il Viburno del Matthioli, detto dal volgo Lantana, dalle cui radici si fà nel Veronese gran copia di Visco.

La Iacea montana de' Narbonesi.

L'Anemone di sottil foglia di Valerio Cordo, ch'è L'Eranthemo del Gesnero, et del Dodoneo; il Matthioli lo chiamò Fior d'Adone, il Lobelio pensò che fosse il Phlox di Theofrasto, et gli Sassoni lo dissero Occhio del Diavolo.

Gli due Orobi Veneti di Carlo Clusio.

La Galeopsi di Dioscoride, le cui radici per esser somigliantissime a quelle dell'Elleboro bianco, avvenne, che fossero in molti luoghi, et per molto tempo con grave pregiudicio, usate come radici di proprio Elleboro. L'effigie di questa pianta non è stata meglio espressa, che dal Camerario nel suo Epitomato Matthioli.

La picciol Ginestra spinosa. Il Lobelio dubitò ch'ella fosse l'Ulice Pliniano.

La Pneumonanthe del Cordo, ch'è specie di Gentiana minore autunnale; dal Dodoneo fù chiamata Viola Calatiana.


Il Ge-
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150 DESCRITTIONE

Il Geranio con aspetto di Ranoncolo del Dodoneo, ch'è la Gratiadei de' Tedeschi appresso il Lobelio.

Il III. Cisto picciolo Ongarico del Clusio.

Una specie di Satureia usata comunemente nelle specierie per Hissopo; essendo il vero Hissopo degli Antichi corimbifero, et non con fiori in spica disposti. Questo si può havere da Venetia molto copioso con nome di Origano bianco, ivi trasportato dall'Isola di Candia, et altri luoghi maritimi.

La vera Satureia nasce copiosamente nell'Isola di Candia dalla quale hò voluto por quì la sua effigie, et descrittione.











SATU-
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DI MONTE BALDO. 151

SATUREIA LEGITIMA DI DIOSCORIDE.













Questa pianta ci nacque da seme simile à quello del Thimo, mandatoci di Candia dal Belli, crescendo ella sopra di terra con molti fusti quadrangolari porporeggianti, et ricoperti di lanuginosa hirsutie, da' quali spuntano i ramuscelli à due à due, sempre con ordine contrario alternatamente disposti; le foglie sono situate nella stessa guisa che i rami, et assai somiglianti à quelle del Thimo di Candia, del quale


habbiam
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152 DESCRITTIONE

habbiam già dato la figura; queste sono alquanto hirsute, con odore tendente à quello del Thimo, et al gusto mordaci; producendo nella sommità de i rami fiori porporeggianti, che circondano i ramoscelli, composti di quattro foglie, et hanno nel mezo cinque filamenta biancheggianti, nella cima de' quali pendono gli apici di color fosco, havendo nel mezo, il stillo diviso in due parti. Fiorisce l'Agosto, et il Settembre matura il seme.

Segue pure à vedersi;

L'Anonimo descritto dal Clusio con foglia di Lino.

La Clematite III. del Matthioli, overo Vite silvestre del Dalecampio.

L'Ocimoide serpeggiante con foglia di Poligono.

Il Ginepro minore, overo volgare.

Il Tasso detto dal Lobelio Milos di Theofrasto, overo σμίλαξ di Dioscoride, et di Galeno.

La Bianca Spina di quelli di Mompollier appresso il Dalecampio.

L' Asaro, overo Baccara delle specierie, da alcuni detto Nardo rusticano.

La Poligala del Matthioli, il Lobelio la nominò Astragaloide. Questa puossi molto bene alle specie di Loto rifferire.

Il Loto silvestre dell'Anguillara, et del Matthioli, ch'è il Trifoglio bituminoso del Fuchsio; altri lo nominò Trifòglio odorato; overo come dice il Lobelio, sarà forse il Melefrugo di Theofrasto?

Nè quì lascierò di rappresentare il Loto silvestre di Dioscoride, osservata dal Signor Contarino, et accompagnarlo dalla seguente descrittione.


LOTO
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DI MONTE BALDO. 153

LOTO SILVESTRE DI DIOSCORIDE.











Descrittione.


Questa pianta se bene fù mandata di Candia con nome di Meliloto, stimo però che sia silvestre Loto di Dioscoride Nasce da radice legnosa piena di fibre, molto sottili, rispetto alla quantità de' cauli da lei prodotti. I rami sono sottili, copiosi, di lunghezza d'un piede in circa, à torno a' quali nascono per ogni nodo tre foglie attaccate ad un picciuolo, et


V due
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154 DESCRITTIONE

Sapore. Odore.

due al ramo, sottili, lunghette, spuntate, che verso il caule si vanno stringendo. Il colore è verde fosco simile assai al Ieranzuni, com'anco i fiori, producendoli nell'estremità de rami, gialli simili al detto Meliloto di Candia, à questi succedono le silique lunghe, sottili, piene di grani simili al Senape, et quasi smpre queste silique sono gemelle. Il sapore è come di Citiso, ò di Loto, com' anco l'odore; al gusto è lentoso, et amareto con alquanto d'acetosità congiunta, che nel fine si scopre.

A questo segue;

La Calaminta II. del Matthioli, ò montana d'alcuni.

La Lampsana del Dodoneo.

Il Climeno di Plinio, secondo alcuni; Il Dodoneo se lo dimostrò per Androsemo, et è il II. Androsemo del Fuchsio.

Il Cherefoglio di Columella presso il Dodoneo; Questo dal Manardo fu creduto Mirohide, fu anco chiamato Oreoselino da Luigi Anguillara, et altri lo nominò Cerefoglio, et Gingidio.

Il Marrubio agreste del Trago, overo come credè il Lobelio, Stachi di Dioscoride, et Scordote di Plinio, tuttoche il Scordote Pliniano sia pianta molto diversa da questa, si come habbiam detto dianzi nelle piante Belliane.

L'Herba Sacra presso il Dalecampio, ò Mellissa del Trago, et del Cordo; da altri (malamente) fù creduta Mellissa del Fuchsio; imperoche la Mellissa di quest' Auttore, altro non è ch'è la stessa Calaminta prestante del Lobelio.

Lo Sfondilio de' moderni; overo Acantho de' Tedeschi.

La Cicuta.


Il
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DI MONTE BALDO. 155

Il Serpillo di tutte specie.

Il Polio II. del Matthioli, non di Dioscoride, il quale è copioso nell'Isola di Candia, di cui hò voluto donare la seguente figura havuta pure dall'istesso Signor Contarini, tolta da pianta verdeggiante ne' suoi Giardini di Loreggia.















V 2 PO-
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156 DESCRITTIONE

POLIO RETTO DI CANDIA,

et forse il fruticoso di Dioscoride.












Descrittione. Odore. Natura.


Questo nasce lungo il Mare assai copioso nell'Isola di Candia fuori della Porta di Santo Georgio verso il Lazareto; crescendo all'altezza d'un cubito, et più, con fusti legnosi, con fiori, et foglie di Polio; ma queste più lunghe; et più delicate; la pianta è odorata, et perenne. Questo hò creduto, che possi essere il Polio secondo, ò fruticoso di Dioscoride,


con-
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DI MONTE BALDO. 157

conservando ancora in Grecia il nome di Polio, et confacendosi alle note di quello. Altri l'hanno stimato Rosmarino Cretico, ma non sò da qual cagione mossi, non havendo egli nè foglia nervosa, ò mucronata, ò lustra, ma più tosto tra 'l comune Polio, et la Stecade.

Segue l'Anonimo I. di Carlo Clusio.

La Castagna, et il Carpino frequentissimi.

Et queste piante si ritrovano nell'ascendere alla Corona.

Questo luogo della Corona è situato nell'angustie di due alti monti li quali sono di durissima selce, et perpendicolarmente per mezo miglio verso il Cielo elevati, onde riescono di aspetto horribile, e paventoso. Sopra il sinistro lato è un picciol poggio al quale non si può giugnere senza ad esservi con fune calato, overo da un monte all'altro sopra un ponte di legno far passaggio. Questo Ponte (cosa degna da ricordare) è sostentato da un'arbore di Tiglia femina, il quale non solo esce dal semplice sasso; ma per quella fissura è nodrito, et in modo accresciuto, che tra due grossi rami, questo ponte sostiene, et co' i medesimi gratiosamente lo ricopre. Di quì per strettissimo calle procedendo atto à capire una sol persona, al poggio naturale s'aggiugne, ove si vede un Tempio alla Gloriosa MADRE DI DIO sempre VERGINE dedicato. Questo non solo dalle vicine Ville, ma ancora dalle più lontane Castella et Cittadi è riverito, et honorato; alla cui Chiesa principalmente ne' quindici d'Agosto, et ne gli otto di Settembre copiose genti concorrono. Il detto Tempio da un'Heremita con molta diligenza è custodito, et credesi, che da qualc' huomo già bramoso di solitudine cotal luogo atto alla contemplatione fosse stimato, et che quindi


il suo


La Corona.

Madonna della Corona. [p. 158 modifica]
158 DESCRITTIONE

La Valle di Brentino.

il suo principio trahesse. Quivi all'Onnipotente Dio, et alla Beata Vergine si rendono gratie, et gl'istessi investigatori nel medesimo Tempio si raccommandano. Ciò fatto un picciol horto dal religioso Huomo cultivato si vede, et d'indi partendosi, et alla sommità pervenuti mirando in giù si scopre la Valle di Brentino, la quale per essere con ogni diligenza cultivata, et con tortuosi giri dell'Adige divisa, à riguardanti grandissimo diletto apporta. In questo ammirabil sito della Corona queste piante si veggono;

La Coridale di Galeno presso l'Anguillara, ò III. Fumaria del Matthioli; da alcuni è detta Split Illirico, et Coridali montana.

La Scorzonera di larga foglia, overo di specie Hispanica, la quale esce solamente dalle scissure del Monte.

Il Crocodilio del Fuchsio, dal Gesnero chiamato Echinopo, tutto che l'Echinopo sia altra pianta com' habbiam detto; Il Cordo lo disse Sferocefalo, dal Trago fù rappresentato per vero Chamaleone, il Lobelto lo stimò Ritro, overo Rutro di Theofrasto, il Dodoneo lo dipinse per Spina peregrina, altri lo dissero Spina bianca, et il Camerario con nome di Sferocefalo annuo lo effigiò.

La Fabaria, ò Faba inversa, ò Crassula, che venga detta; dal Trago per Scrofuleria fù descritta, da altri Portulaca maggiore fù detta, et dal Lobelio fù pensata Telefio.

La Sassifragia maggiore de gl'Italiani, et questa frequentissima esce dalle scissure del Monte.

Ove ancora dalle medesime cresce la Bavarica Sassifragia, et ivi la prima volta osservata dal Dottissimo Ioachino Iuniermani, la figura; et descrittione della quale è quì posta


SAS-
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DI MONTE BALDO. 159

SASSIFRAGIA BAVARICA.









Luogo.Descrittione.


Questa come hò detto si vede spuntare dalle scissure del puro sasso, et cresce da radice sottile, et bianca, con frequenti, et picciol cauli rotondi, nodosi, et di color verde diluto; con foglie lunghe, crasse, et con egual ordine à due à due con alternato sito disposte, nella sommità delli quali escono molti fiori come latte bianchi, havendo solo l'orlo alquanto fregiato


di
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160 DESCRITTIONE

Tempo. Natura. Sapore. Virtù.

di porpora, onde sono resi perciò molto vaghi, et sono di cinque foglie composti, et nel lor mezo hanno molti fili di color pallido. Produce il seme o schicciato, nero, et splendente. Fiorisce ne' primi giorni di Giugno, et lo stesso mese matura i semi. E pianta de molt'anni. Il suo sapore è simile à quello delle Fave fresche; et le sue facoltadi sono simili à quelle dell'Italiana Sassifragia, ma non sì efficaci.

Da queste ancora pullula il nostro maggior Trachelio.















TRA-
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DI MONTE BALDO. 161

TRACHELIO MAGGIORE PETREO.












Descrittione.

Escono da radice legnosa et crespa, che nel pallido rosseggia molti cauli striati, et hirsuti, all'altezza di tre palmi, et alcuna volta maggiori, et questi ancora alquanto porporeggianti, producendo senz'alcun'ordine le foglie come di Salvia, ma più anguste, et più appuntate, intagliate per l'intorno, nereggianti et hirsute, principalmente nella parte


X rive-
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162 DESCRITTIONE

Tempo. Luogo. Temperamento.

rivescia ove ancora biancheggiano; tra queste alcune picciole ne spuntano, et nella sommità sono i fiori ristretti, come avviene anco nella Cervicaria del Lobelio, de i quali più à basso escono ancora altre adunanze, ma non si numerose; questi sono bianchi, et alcuna volta in cinque, et in sette parti divisi, dal mezo de' quali escono molti filamenti pallidi, tra' quali uno è più lungo, et nella sommità crasso in guisa di proboscide, il quale maturandosi in due parti si divide, et s'adunca. Nella fine d'Agosto fiorisce, et tale per molto si conserva. Egli cresce particolarmente negli asprissimi sassi vicino al Tempio della Corona. Questo è molto più astringente d'ogn'altra Cervicaria .

Vedute, che havemmo queste piante, riascesi à cavallo, poco avanti trovammo alcune case, c'hanno più tosto qualche del civile, che maniere d habitatori di così alpestri, et incolti luoghi, questi i Crosati son detti, che ci diedero (rispetto all'incommodità del sito, et alla bassa loro fortuna) albergo assai commodo, facendo ciascheduno l'uno à gara del compagno, per farci vedere l'affettuoso desio, c'havevano di servirci. Quindi il seguente giorno partiti ascendemmo in Valfredda, passando però prima alcune bellissime praterie, che da coloro sono dette Pràbazaro; et poco dipoi entrammo in due gratiosissime benche picciol Valli, delle quali Basiana l'una, et l'altra Ime vien detta: Queste riguardano à mezo giorno, et per la loro verdura molto gusto apportano all’occhio; Quivi hanno pastura armenti, et greggi, et all'hora in particolare quando sono gli animali guidati alla montagna, et anco quando per gli eccessivi freddi dalle più alte sommità sono costretti à discendere; et questo acciò per la


repen-

Pràbazaro. Valle Basiana.

Valle detta Ime. [p. 163 modifica]

DI MONTE BALDO. 163

repentina venuta del freddo non patiscano: nè solo di piante sono queste picciol Valli ripiene, ma hanno ancora in grand’abbondanza molti tronchi sì di Aceri, come d'Aria, di Theofrasto, di Viburni, di Noccioli, di Faggi, et di pullulanti Quercie, trà le quali copiosamente germina;

La montana Calamintha degli Antichi, dal Pena, et dal Lobelio molto celebrata, et dal Fuchsio per vera Mellissa tenuta.

Quì ancora queste piante verdeggiano;

La Bistorta maggiore del comune uso, dal Gesnero detta Limonio, et da altri fù stimata Britannica, et dal Fracastoro Bulapatho fù chiamata.

La Caltha alpina del Gesnero, da altri fu chiamata Piantagine alpina; il Rondeletio, et il Lobelio dubitò ch'ella potesse esser specie di Nardo Celtico. Questa sarà forse il Chrisantemo del Dodoneo, et il IV. Doronico Clusiano.

Il Chameleone bianco di Dioscoride, overo Helxine Pliniana dell' Anguillara, ò Silibo del Gesnero, et Carlina del Volgo.

Martaguni, overo Lilij porporei di varie specie.

Il Hiacintho Germanico con fior di Lilio, ò Hiacintho di Theofrasto, overo stellato presso il Lobelio, di fior semplice.

Il pieno di fiore gode ne' suoi giardini il Clarissimo Sign. Nicolò Contarini di sopra nominato, da esso Signore ritrovato ne' monti Padoani in luogo detto Lispia.

L'Asfodello bianco maggiore, frequentissimo.

Il Verbasco del Trago, overo Ciano maggiore del Lobelio.


X 2 Il


Hiacintho stellato di fior pieno. [p. 164 modifica]
164 DESCRITTIONE

Il Mentastro Ongarico I. di Carlo Clusio.

Nel cui luogo osservai anco l'istesso con radice tuberosa.

Il Ciano supino del medesimo Auttore.

Nell' Isola di Candia un'altro Ciano si ritrova fruticoso, et molto bello, ivi osservato dal Belli, del quale hò voluto donare la figura, et descrittione, parendomi pianta degna da ricordare.














CIA-
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DI MONTE BALDO. 165

CIANO FRUTICOSO DI CANDIA.














La Pianta descritta dal Belli nella II. Epistola al Clusio con nome di pulcherrimus Frutex, hò voluto io nominar Ciano fruticoso di Candia con foglia di Pomo; Questa arriva all'altezza di due cubiti, si sparge in forma rotonda, et perpetuamente verdeggia; hà foglie lunghe, ma alquanto rotonde, nervose, et simili à quelle del Pomo, nella sovrana parte


loro
Descrittione. [p. 166 modifica]
166 DESCRITTIONE

Luogo particolare.

loro sono di color verde molto gratiose, et coperto nella parte di sotto di bianca lanugine, si che paiono d'argento; fà i fusti bianchi, et hirsuti, li quali sono da ambi i lati circondati dalle foglie, et nella cima di questi si veggono i fiori in guisa di thirso disposti, come veggiamo nella saponaria volgare, con figura di Ciano, et di color feniceo, di calice più lungo, che quello del Ciano, squamoso, di color bianco, et rosso svanito. I fiori si risolvono in nulla; i semi sono più lunghi, che quelli del Cimino, et i calici sono perpetui. Nasce trà sassi ne' più sublimi dirupi, nè per anco hò potuto sapere il nome di lui.

Sino quì il Belli.

Di questo io n'hebbi un ramo dall'Eccellentiss. Alpino, dal quale è tratta la presente figura; questo Signore lo nominò Ciano con foglia di Stirace.

E parso à me conveniente il luogo per aggiugnere un'altro Ciano venuto di Candia al Signor Contarini, da cui Signore l'hò ricevuto con nome di Ciano spinoso di Candia, il quale, per non esser stato divolgato da altri, io credo, che habbi a sodisfare.




CIANO
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DI MONTE BALDO. 167

CIANO SPINOSO DI CANDIA.









Descrittione.

Questo Ciano spinoso di Candia è nel suo primo nascimento simile al Ciano delle biade, se bene poi le seconde foglie sono di lunghezza di quattro dita, profondamente incise simili à quelle della Iacobea. E pianta ramosa, i cui ramuscelli terminano in spine, dalle quali spuntano alcuni capitelli squamosi, con fiore simile al sopradetto delle biade, in tanto


da'
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168 DESCRITTIONE

Natura.

Valle fredda.

da' fiori di quello differenti, in quanto che questi non si dilatano, ne s'aprono, come quelli, ma restano in se stessi ristretti; il seme è lunghetto, e tutto squamoso. Arriva la pianta all'altezza di mezo piede in circa, tutta cinericcia, da bianca, et legnosa radice. Questa è pianta perenne.

Segue pure à vedersi;

Il Cirsio Ongarico primo del Clusio.

L'Orobanche di varie forme.

Il Panace Heracleo de' Moderni.

La picciol Mirrhide del Lobelio, da altri stimata Seseli, et altri come vero Ligustico nelle compositioni l'usurpano.

L' Alettorolofo Pliniano, overo Cresta di Gallo, altri lo disse Alliaria.

Il Cirsio Anglico del Lobelio.

L'Asclepia di fior bianco, frequentissima.

L'Heliochriso silvestre del Trago, overo Chrisocome Germanica del Lobelio; il Matthioli ce lo rappresentò per Leontopodio falso.

L'Onopordo Pliniano del Dalecampio: il quale peraventura sarà il Cardo Eriocefalo Clusiano; da alcuni è detto Corona fratrum.

Così seguimmo il camino proponendo l'uno, et rispondendo l'altro intorno alcuni dubij, che occorrevano, non solo circa le piante, che à occhi nostri s'offerivano, ma coll'occasione di quelle toccando alcune cose in più difficil materia si andavamo trattenendo, quando ecco giungiamo nella nobile, et d'ogni lode dignissima Val fredda, ch'à Levante riguarda. Quì sono non picciol piani, et pendici, ne' quali dal Maggio sino al mese di Settembre pascono, et nodriscono animali


senza
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DI MONTE BALDO. 169

Pozze di Valfredda

senza numero, nella quale si veggono ancora alcune cavitadi, che le pozze di Valfredda sono dette, in due delle quali l'acque piovane si conservano, et nella terza quelle, che ivi sotterraneamente scaturiscono, delle quali gli Pastori si servono, per abbeverare gli armenti, et nelle stesse sorge copiosamente,

Il Potamogeto ò Fontale, malamente detto dal Lusitano Malabathro.

ln questo luogo sono alcune casuccie di Pastori fabricate di virgulti à soffianti venti esposte, et hanno di paglia i tetti, che sono dagli habitanti chiamate il Baito, sotto le quali portasi, et si conserva il latte, et i Pastori dalle pioggie si difendono. In questo piano frequentissimo si scorge;

L'Alchimilla, overo Stellaria de' molti, Il Brunfelsio Tedesco la chiamò Leontopodio, et dal Cordo fu detta Drosio.

La Soldanella montana del Clusio, per ogni parte.

L'Hormino montano, detto dal Fracastoro Britannica.

La Veronica supina del Lobelio.

Il Cardo condriloyde del Dalecampio.

L'una, et l'altra Hierabotane del Dodoneo.

Il Bellis ceruleo grande.

L'Helleboro bianco con fior pallido.

La Pimula I. et II. del Matthioli, detta dal Colonna Alisma de' prati, et delle selve.

La Poligala del Trago, et del Dodoneo, overo Onobrichi di Dioscoride presso il Lobelio.

Così quella con fior giallo.

Il quarto Aconito del Clusio.

Il Loto con nove foglie del Dalecampio, adoprato da molti per Meliloto.


Y Vedute
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170 DESCRITTIONE

Luoghi de' Sassi di Val fredda.

Vedute che havemmo queste piante incominciammo ad ascendere (et veramente con molta, difficoltà, tutto che niuno, vedendo il sito, tale lo giudicarebbe,) sino che al lato de' prominenti sassi s'aggiugne, dove queste piante furono da noi vedute;

Varie forme di Loto coronario.

L'Helleboro bianco con fiori, che nel porporeo nereggiano.

Molte specie, d'Aconiti.

La Pelosella con fiori porporei.

La Gramegna di Parnasso, overo specie di Lilioconvalio presso il Dodoneo, altri la nominò Unifoglio, et il Dalecampio la stimò II. specie di Ciclamino presso Dioscoride, altri credè, ch'ella fosse la Ceratia di Plinio.

La Betonica alpina con gran spica, et fiori bianchi.

Il Ginepro di specie minima, il quale peraventura sarà il Ginepro supino del Clusio.

Seguendo pure il camino scorgiamo il luogo de' Sassi di Val fredda, l'ascesa al quale, tutto che inaccessibil paia la speranza però (che non ci fallì punto) di trovare qualche numero di belle piante ci pose in tal modo l'ali, che punto cotal strada non c'increbbe. Entrati adunque in quel spacio d'inaccessibil rupi d'ogni parte ripieno, trovassimo buona occasione di essercitare non poco studio, per osservare la molta copia non solo, ma la bellezza delle piante, che quivi con mirabil vaghezza verdeggiando danno compita sodisfattione à chi le mira, le quali sono le seguenti;

Il Crocodilio de Monspessulani presso il Dalecampio. L'Echio montano dell'istesso Auttore, ò (com' altre volte hò detto) Cervicaria montana Thirsoide, overo Alopecuroide.


La
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DI MONTE BALDO. 171


La minima Scabiosa del Lobelio.

La Lonchite aspera maggiore del Ghini.

La II. Centaurea maggiore del Clusio, da altri creduta la maggiore di Dioscoride, et da altri chiamata Rheubaldense; qui copiosissima si vede.

La Veronica maschio del Fuchsio, et del Dodoneo, il Lobelio ce la mostrò per Betonica di Paolo.

La Veronica molto grande del Dalecampio.

La Veronica retta minima del Lobelio.

Il Leontopodio del Leonicero, ò più tosto Myosote.

Dell'Aglio montano IV. del Clusio due specie.

La Serratula de' Moderni, frequentissima.

Il Cardo pratense del Trago, overo Acantho silvestre de' Leonesi.

Il Bupleoro del Lobelio; l'angustifoglio.

L'Aster giallo, overo Occhio maggiore di Christo presso il Dalecampio.

L'Achillea siderite del Matthioli.

Il Cardo Areophillo del Dalecampio.

Il Chameleon bianco del Trago, overo Tetralix spinosa de' Leonesi.

La Viola martia del Lobelio, da altri detta Viola arborea.

Il Martagone, ò Lilio montano de gl'Italiani, ò Hiacintho de' Poeti presso il Trago, ò Asphodello femina del Fuchsio, et dal Dodoneo Lilio silvestre chiamato.

Il Poligonato di larga foglia.

Così l'Angustifoglio, overo minore, stimato dal Mutone Chamedaphne di Dioscoride.


Y 2 Il
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172 DESCRITTIONE

Il Bellis molto grande con fior d'Anthemide, overo Bellide maggiore del Lobelio.

L'Anthora, copiosa.

Il vero Napello azuro del Lobelio.

Il Napello del volgo, detto dal Cordo Lycoctono sativo tricarpo.

La Iacea nera del Dodoneo.

Il Panace Chironio del Trago, ò Isophillo del Cordo, detto dal Lobelio altra specie di Bupleoro latifoglio.

La Draba del Pena, et del Lobelio.

La Iacobea Ongarica di II. specie appresso il Clusio.

L'Hippoglosso di molti, da Fabio Colonna stimato Radice Idea.

La Lunaria de' Magi Arabi presso il Lobelio, ò Oxalide con foglia scutata, overo Oxalida sassatile.

L'Onagra de' Moderni, ò per meglio dire specie di Lisimachia siliquosa, altri l'hanno creduta il Chamenerio Gesneriano.

La Digitale gialla di fior ampio, della quale seguirà l' effigie, et descrittione.




DIGI-
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DI MONTE BALDO. 173

DIGITALE GIALLA DI FIOR GRANDE.













Descrittione.

S'innalza questa da radice crespa, et fibrosa, con caule d'un cubito, ed alle volte ancora di grandezza maggiore, rotondo, lisso, et alquanto legnoso. Fà le foglie senza alcun' ordine disposte, molto lunghe, eguali, et all'ontorno dentate, non dissimili à quelle della comune Digitale bianca, ma alquanto più larghe. I fiori sono gialli, c'hanno forma di cam-


pana,
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174 DESCRITTIONE

Tempo. Luogo. Sapore. Facoltà.

pana, et nella sommità non strettamente appuntati, et sono in spica ordinatamente disposti; come veggiamo nella porporea; nel centro di questi sono alcune filamenta pallide come veggiamo ne' bianchi gigli: A' fiori succedono i calici, che rinchiudono i semi. Fiorisce circa il mezo d' Agosto, et al fine di Settembre matura i semi. Nasce copiosa ne' dirupi di Val fredda. Il sapore è alquanto amaro, et credo ch'ella habbi le facoltà dell'altre Digitale. A questa segue;

Il Falso Asfodello Ongarico del Clusio.

Il Dauco II. del Fuchsio, mominato dal Lobelio Libanothide di Theofrasto.

Il III. Dauco del Fuchsio, overo Libanothide II. del Dodoneo, et minore del Lobelio.

La Galeopsi del Cortuso, ch'è pure congenere di Scrofularia.

Il Lino silvestre Ongarico del Clusio, overo Lino con aspetto di Cisto.

La quarta Lichnide Clusiana.

La Flammola, overo Clematide retta.

Il maggiore, et minor Trachelio del Fuchsio.

La V. Scorzonera Ongarica del Clusio.

La Succisa, overo Morsus Diaboli.

L'Ornithopodio del Dodoneo.

La Condrilla cerulea di bellissimo fiore, over Sonco lisso del Clusio.

La Pisserina con foglie di Linaria presso il Lobelio, over II. specie di Chrisocome del Mutone.

La Galega montana del Dalecampio.

Ove anco si ritrova la nostra Clematide cruciata alpina, la cui descrittione, et figura quì seguirà.


CLE-
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DI MONTE BALDO. 175

CLEMATIDE CRUCIATA ALPINA.











Descrittione

Da sarmentosa radice pullulano molti cauli vitiginei, et più sottili dell'altre Clematide, legnosi, angulari, flessuosi, et di tre cubiti lunghi, da' quali escono molti surculi più sottili delli già detti, d'altezza di quattro dita, li quali si dividono à due à due, portando ogn'un di loro tre foglie divise con giusto intervallo, et à brevissimo picciuolo attaccate di,


forma
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176 DESCRITTIONE


Natura. Luogo. Sapore.


forma di Mirto, ma alquanto più lunghe, et profondamente per l'intorno intagliate, nervose, crespe, di grandezza ineguale, et di colore, che nel verde nereggiano. Il fiore è composto di quattro foglie disposte in croce, le quali sono appuntate, lanuginose, di colore, che nel ceruleo impallidiscono, et nel lor mezo evvi una congerie di strette fogliette, come nella Rosa Alessandrina, ò moscata si veggono. Questa pianta è perenne, et nasce nelle alte rupi del Baldo da Euro dominate. L'Inverno perde la foglia. la pianta è alquanto acre, ma le radici si provano insipide. Et da le nude pietre escono,

Il Nardo Celtico, frequentissimo.

Il Dauco II. di Dioscoride, detto Cretico.

Il Sedo Petreo montano del Lobelio, sarà forse il Phillo Arrhenogono del Dalecampio.

La Campanula minore con foglia rotonda.

La Sanicula, overo Orecchia d'Orso del Matthioli, nominata dal Gesnero Britannìca, et Arthritica; et da Fabio Colonna per vera Alisma è stata proposta.

La Sassifragia maggiore de gl'Italiani, frequentissima.

L'Umbilico di Venere di II. specie, molto copioso.

Il maggior Raponcolo di larga foglia, overo Alopecuro di Theofrasto appresso il Dodoneo.

Il Raponcolo montano di sretta foglia nostro, detto da Fabio Colonna Raponcolo cornicolato montano.

L'Aizoo montano de' Leonesi.

Il Cneoro II. di Theofrasto presso il Matthioli, da lui figurato ne' suoi ultimi Commentarij Latini.

Oltre di ciò quivi crescono queste nostre piante le descrittioni, et figure delle quali quì appresso si vedranno.


TRA-
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DI MONTE BALDO. 177

TRACHELIO MINORE PETREO.










Luogo. Descrittione.


Nelle più eccelse cime di Baldo, ad ogn'altra pianta sterilissime, fuori che al nostro Trachelio minore, che pendente da quelle quasi cadenti rupi, ivi germina da radice legnosa, crespa, squamosa, et pallida, dalla quale spuntano molte foglie, che ad una ad una pendono da suoi proprij picciuoli di lunghezza d'un palmo e mezo, queste per lo più sono simili


Z à quelle
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178 DESCRITTIONE

Tempo. Natura. Sapore.

à quelle della Cimbalaria, se bene non così crasse, et più profondamente incise, che nel color verde nereggiano: dalla radice escono ancora molti cauli sottili, lissi, et del medesimo colore, et lunghezza, privi di foglie, fuori che alcun di loro alquanto più lungo, tiene nel mezo una sol foglia non rotonda, come le prime, ma assai più lunga, et in tutto simile à quelle, che circondano i suoi fiori, li quali escono dalla sommità in modo di umbella à brevissimo picciuolo attaccati, et di forma ad una Boccia chimica somiglianti, essendo il corpo loro con cinque incisure diviso in modo, che nè al collo, nè meno al calice pervengono, nel mezo de' quali molti filamenti si nutriscono, trà quali uno più crasso, et lungo degli altri esce molto fuori del rostro, che maturandosi si divide biforcato. Fiorisce nel tempo del nostro maggior Trachelio. E pianta perenne, et astringente.

A queste s'aggiunge la Veronica petrea, che sempre vive.









VERO-
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DI MONTE BALDO. 179

VERONICA PETREA















Luogo.


Dai fendimenti di semplicissima rupe spunta questa Veronica con cinque, sei, et più cauli rotondi, ed un palmo e mezo alti, con foglie à due à due egualmente ordinate, di forma di Chamedrio per lo più minori, et meno profondamente incise, crasse, splendenti, di molle lanugine asperse, di sopra verdeggianti, et nella parte inferiore biancheggiano. Porta


Z 2 nel-
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180 DESCRITTIONE

nella sommità molti fiori in guisa di spica composti, di quattro, et hor di cinque, et di sette foglie, di colore, che nell’azuro biancheggia, questi cadendo lasciano un calice, nel quale il seme è contenuto, come avviene nell'altre Veroniche. Hà radice picciole, fibrose, et nereggianti, le quali sono sì strettamente rinchiuse con poca terra trà que' sassi, che ancora difficilmente con lo scalpello si possono togliere. Fiorisce nel principio di Luglio, et circa il fine di esso matura il seme. E pianta molto elegante, et che sempre vive; il suo sapore è astringente, et austero.

Et più oltre mirando, si vede la Veronica con foglia di Serpillo.


Tempo. Natura.










VERONI-
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DI MONTE BALDO. 181

VERONICA ALPINA,

con foglia di Serpillo.











Luogo. Descrittione.

La Veronica minima con foglia di Serpillo è prodotta nelle più alte sommità di questo Monte, nella parte dominata da Oriente, la quale cresce con molti surculi rotondi, lisci, et ramosi, di lunghezza di mezo piede; produce le foglie di Serpillo alquanto più lunghe, et di colore, che nel verde nereggiano, non incise, benche alcuna volta (ma molto di rado) se


ne vegga
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182 DESCRITTIONE


ne vegga alcuna dentata; nella sommità escono i fiori senza alcun' ordine di cinque, di sei, et alcuna volta di quattro fogliette composti, di colore simile a quelli della Veronica petrea, alquanto più chiaro. Produce il calice anco di Veronica, nel quale è contenuto il seme rotondo, minuto, et nero; la radice è legnosa, et capillare. Fiorisce il mese di Luglio, et l'Agosto matura il seme. E di natura perenne, ancora che per il freddo perda la foglia. tutta la pianta si prova di sapore astringente, senza veruna mordacità; onde ella può valere a que' flussi, ne' quali fà di mestieri astringer senza calore,


Tempo. Natura. Sapore.









SASSI-
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DI MONTE BALDO. 183

SASSIFRAGIA BIANCA PETREA.











Descrittione.

Questa delicata pianta è sostentata da una sola radice capillare di lunghezza di mezo palmo, et di colore ruffescente, dalla quale sorgono molte foglie di sostanza, et di forma simile à quelle della bianca Sassifragia de' Tedeschi, ma più molli; et più profondamente divise, trà le quali spunta il caule rotondo, nodoso, lievemente hirsuto, di color porporeg-


giante,
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184 DESCRITTIONE

giante, et di altezza di tre palmi, del quale escono diversi ramuscelli dalla parte inferiore sino alla sommità, senza alcun'ordine disposti, nella cui cima sono copiosi i fiori di cinque candidissime foglie composti, il centro de' quali è occupato d'alcuni pallidi filamenti; questi cadendo lasciano il calice ripieno di minutissimo seme, come avviene nell'Italiana Sassifragia maggiore. Fiorisce nella fine di Giugno. facilmente languisce, e spare. il suo sapore nel principio è dolce, et amaro nel fine si ci dimostra.

Ancora vi si ritrova questa specie di Thlaspi alpino.


Tempo. Natura. Sapore.












THLA-
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DI MONTE BALDO. 185

THLASPI ALPINO PETREO,

con aspetto di Miagro.









Luogo. Descrittione.


Questo dalle rime de sassi, che in questa Valle si ritrovano, cresce da radice capillare con molte fogliette sparse sopra la terra, le quali sono per l'intorno dentate, et da esse spunta il caule alto tre palmi, il quale nel crescere in varij ra[f]muscelli si divide, producendo alcuni picciol fiori bianchi, ormati di quattro foglie, li quali cadendo lasciano i suoi


A a calici
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186 DESCRITTIONE

Tempo. Sapore. Fonte di Navole. Valle del Bastion.

calici in tutto simili di forma à quelli del Miagro del Dodo neo. Fiorisce al fin di Giugno, et nel suo sapore acre non cede à quello d'ogn'altra specie di Thlaspi.

Non molto sopra à questa dirupata congerie, la cui destra parte è da Aquilone dominata, una freddissima Fonte scaturisce, che la Fontana di Navole vien detta, l'acque della quale sono fredde, et gelide in modo, ch'à pena senza grave dolore le mani entro sofferirvi si possono. Quivi assisi tutti all'intorno, et postisi a ragionare della giocondità, et bellezza del sito, per mitigare in parte il contratto calore, femmo deporre le some della vettovaglia, per prendere insieme co'l riposo un poco di cibo, ancora essendo quell'hora a ciò atta a punto; si che posti i vasi di vetro nella fonte, furono poscia la maggior parte fuori di quella tratti in minuti pezzi dall'eccessiva freddezza dell'acqua ridotti: Queste tuttoche in grand'abbondanza scorrono verso la pianura, mai però a quella non arrivano, ma nel lato del monte assorte rimangono. all' intorno di questa fonte non nasce alcuna pianta, che non sia stata altrove notata.

Nel lato destro della quale è una picciol Valle, chiamata la Valle del Bastion; così detta, perchè altre volte (come riferiscono) ivi una gran muraglia per ritardare il transito de Tedeschi fù edificata. In questa parte a Navole contigua mentre all'alloggiamento discendemmo frequentissima ritrouai

La Pirola II. del Clusio, la quale hò stimato, che sia l'Ambrosia del Dalecampio.

Così la IV. dell' istesso Auttore.

La Pirola del Matthioli, detta dal Fuchsio Limonio.


L'He-
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DI MONTE BALDO. 187

L'Hepatica bianca del Cordo, overo Gramegna di Parnasso con foglia hederacea del Lobelio.

Il Salice di larga foglia, ò Leucofleo del Dalecampio.

Il Salice picciolino di IV. specie Clusiano.

L'Anonimo fruticoso hirsuto con foglia di Bosso, da molti detto Balsamo alpino, da altri Rosa alpina, il Dalecampio lo nominò Euonimo di Theofrasto, Ulisse Aldrovando lo chiamò Nerio alpino.

Evvi però il Nerio alpino con foglia glabra, lunga, et appuntata come quella del Nerio comune, benche molto minore.

La Vite Idea II. Ongarica del Clusio, detta dall'Anguilara Uva di Orso, il Dodoneo la nominò Vaccinio nero, et altri l'hanno detta Mirtillo.

La Tussilagine alpina di due specie.

Et la Pinguicula di fior ceruleo, et bianco.

Il Mezo della quale è volto ad Oriente, ove frequente nascono,

La Cacalia del Lobelio.

La Cacalia prima Ongarica del Clufio.

Gli Aconiti di varie forme. et

Il Felce maschio

La sinistra parte di Lei si vede in tutto sterile.

Già stanchi, ma non satij d'investigare le piante di questi luoghi, fummo dalla sopravegnente notte costretti à ritirarci all'albergo, dove per quanto, et lo stato de gli hospiti, et l'incommodità del sito comportava, non ci mancò cosa alcuna; nè però subito dopò preso il cibo (tutto che lassi per il faticoso camino, che ricercava, che nella maggior parte smontassimo i cavalli) ci demmo al riposo, ma spese prima due grosse hore


A a 2 di
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188 DESCRITTIONE

Bocca di Navole.

di tempo in ragionare sì de' siti gratiosi, come d'alcune rare, et belle piante da noi vedute, et d'altre cose ancora, andammo (prima accommandatisi a Dio, et alla Vergine) a pigliar la necessaria quiete; et svegliati poi la mattina nell'apparire del nuovo Sole dall'albergo ci partimmo, et verso la sommità c' incamminammo tenendoci alla sinistra mano, ove per essere certa parte alquanto depressa, dal volgo è detta Bocca di Navole, Questa a mezo giorno rimira, et in essa, et nelle parti a lei vicine si veggono

La Pulsattilla di fior bianco del Lobelio, overo Anemone Ongarico silvestre di II. specie presso il Clusio; overo Samolo Pliniano.

La Tormentilla bianca del Dalecampio, frequentissima.

Il IV. Ranoncolo di fior giallo appresso il Fuchsio, detto dal Dodoneo Ranoncolo Boscareccio di fior giallo. et

Il Ranoncolo glomeroso, frequentissimo. Da questo luogo alquanto in giù discendendo venimmo in una prateria detta Urticara, la quale di queste piante è ornata, che sono

Il primo Croco Verno di Carlo Clusio.

Il bulboso Ranoncolo del Lobelio, il quale dal Dodoneo I Ranoncolo tuberoso, ò Batrachio d'Apuleio fu chiamato.

L' Ornitofora candida di Cornelio Gemma, frequentissima.

L'Enanthe alpina del Lobelio, per ogni parte.

Il Serapias di fior candido del Lobelio, overo Cinosorchi montano con foglia macchiata del Gemma.

Et la nostra Cariofillata alpina assai copiosa.

Quindi verso Aquilone incaminandoci per lo medesimo


lato
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DI MONTE BALDO. 189

Valle Vaccara. Fonte detta Brigaldello.

lato del Monte si fà passaggio in alcuni bellissimi prati, il qual luogo da paesani Val Vaccara è chiamato, questo nome per altra cagione non è da stimare, che imposto le fosse, che per l'abbondanti, et grasse pasture, delle quali prendono il nutrimento loro un' infinità di greggi, et armenti; ne meno hà allargato la mano la benigna Natura in arricchire questo luogo, che qualunque altro di questo nobilissimo Monte; poiche oltre l'infinità, et rarità delle piante, che quivi verdeggiano, hà voluto abbellirlo anche d'una gratiosa fonte, che perpetuamente chiarissime acque mandando fuori, non solo alli bisogni de' Pastori, de' Greggi, et degli armenti supplisce, ma anche ad inaffiare i vicini terreni è d'avantagio bastante, et viene da quelli, che quivi d'intorno habitano, detto il Fonte di Brigaldello.

Quivi sorgono

Le tre diversità di Gentiana del Matthioli.

L'Orchis falso, ò Bifolio del Dodoneo, da alcuni Ofris Pliniano creduto; ne mancano alcuni, che lo dissero Grame di Parnasso.

Il Coriandro silvestre del Micone.

Il Lirio asfodello di fior bianco, overo Hemerocale del Dalecampio, da altri stimato Falangio.

La Ferulagine d'alcuni, da altri detta Thapsia del Maitthioli.

Il Laserpitio del Fuchsio, creduto Smirnio dal Trago, l'Anguillara lo pensò Ligustico, il Cordo lo stimo Struthio, et da altri fù detto Imperatoria, Ostrutio, et Magistrantia.

Il legitimo Laserpitio de gli Antichi è stato ritrovato


dall'Ec-
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190 DESCRITTIONE

dall' Eccellentissimo Alpino, dal qual Signore sarà donata la sua figura ne' suoi libri delle piante peregrine; et hora si può vedere in Padova nell'horto publico.

L'Orecchia di Topo, frequentissima.

Copiosa la Peonia femina.

Il Sfondilio con foglia laciniata.

Molte specie d'Orchis.

La Sassifragia umbellifera del Lobelio.

La Galeopsi molto grande Ongarica del Clusio.

L'Ornithopodio del Dodoneo.

La Draba Clusiana di II. specie, et molt'altre piante, che per essere altrove da me notate, le tralascio.

Dalle sopradette praterie partendosi verso Occidente si piglia il camino, che veramente per l'erta ascesa (la quale perpendicolarmente è poco meno d'un miglio) molto faticosa riesce; per questa adunque ad un' altissimo giogo s' aggiunge, che per essere assai più de' circonvicini monti sublime chiamasi Monte Maggiore. Quivi fermando i passi tutto il Benacense Lago si scopre, il qual delle Sarche, che dalla Trentina giurisdittione se n'escono trahe l'origine, à Peschiera finisce mentre sen và formando il Mincio, et per quella trappassando la divide. Questa fortezza e dalla Natura del sito, et dall'Arte per le fortissime mura, di che ella è armata è resa inespugnabile. quivi grandissima copia di Trutte molto grandi, et di grossissime Anguille si prendono. Ad altra parte raggirandosi si scorge la Peninsula di Sermione resa dignissima, per esser stata genitrice di quel tanto celebrato Poeta Catullo, ove non guari discosto l'odorato stesso accerta che vi si ritrovino sulfurei Fonti. Più oltre si ci offerisce


alla


Monte Maggiore. Fonti chiamati le Sarche. Mincio ond'habbi l'origine.


Sermione peninsola. [p. 191 modifica]

DI MONTE BALDO. 191

Desenzano Maderno. Tusculano. Pomi d'Adamo.

alla vista Desenzano grosso mercato d'ogni qualità di biade. Da altra parte riguardando si ci rappresenta Salò, terra che quasi alla dignità di Città s'avvicina, ove copiosissimi si lavorano i sottilissimi lini, co' quali le vestimenta si cucciono. Veggonsi oltre di ciò Maderno, et Tusculano, a quai luoghi il Cielo e per la freschezza dell'acque, et per la bontà del terreno, ma molto più per la varietà de' frutti, et soavissima temperie dell'aria è molto largo, et liberale. Quivi con grand'arte, et industria molti horti di gratiosissimi arbori di Pomo, Cedro, d'Aranci, et Limoni ripieni, si cultivano, trà quali uno, che frutti molto grandi produce, et che per ritener la cicatrice nell'inferior parte loro del morso, che (come alcuni riferiscono) da' primi nostri genitori gli fu impressa, Pomi d'Adamo si chiamano. Queste piante veramente mertano d'esser celebrate sì perche sempre floride, sempre verdeggianti si veggono, ma maggiormente perche in ogni stagione della honorata soma de' suoi pregiati frutti cariche, et ornate si veggono. In questi luoghi i Mirti, gli Allori, et altre simili piante, che ne' giardini con fatica si mantengono sono in così poca stima, sì perche quivi nascono spontaneamente, come perche ve n'è somma abbondanza, che non solo à guisa di spalliere coprono le mura, ma anco le più basse genti per accender il fuoco se ne servono; et non solo da questi giardini gran diletto si riceve, ma anche molt'utile se n'estrahe, poiche cosi copiosamente i frutti sodetti si raccolgono, che non solo à noi, et alle circonvicine Cittadi si portano, ma àgli stessi Germani ancora abbondantemente si compartono. Quivi in gran copia si fabrica la Carta da scrivere, et anco per la stampa d'ogni bontade. Ad altro canto volgendosi vedesi un'Iso-


letta
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192 DESCRITTIONE

Isola de' Frati minori. Boiaco luogo nella riviera.

Campione altro luogo di Riviera.

Grandezza di Benaco.

letta da' Monaci minori di San Francesco habitata, ove da' nudi sassi germoglia

Il Nerio con fior rosso, et bianco.

Si ci offerisce ancora Boiaco, gli habitatori del cui luogo nella pescagione de' Carpioni principalmente s'impiegano. Di là si rimira Campione, ove non solo attendono con molte fucine à perfettionare il Ferro tolto dalle vicine Valli, ma anche varie forme di ferramenti compongono, si come fanno pare in qualche abbondanza di lavori di Rame. Et per restringermi a brevitade, di quì l'acque di Benaco (il quale è largo quindeci, et trentacinque miglia lungo) si scoprono, le quali per la molta lontananza, et per il moto diversamente tinte, et colorate si mostrano. Da una parte veggonsi molte piaggie di bellissimi Olivi ripiene; dall'altra diversi legni per navigare, li quali per la lunga distanza picciolissimi paiono, et questi alcuni da Venti, altri da Remi spinti, da La Zise à Riva fanno scambievolmente passaggio. Tralascio qui d'annoverar diversi Fonti, et ruscelli, et varietà di edificij, de' quali que' popoli per macinar i grani, et per ispremer l'Oglio si servono; ne parmi, che sia di mestiero descriver le horride, et procellose tempeste, che di repente per la varietà de' venti sono causate, mentre impetuosamente trà di loro cozzando si rompono, onde non senza causa da Virgilio fù detto

--- E te Benaco,

Che come irato Mar ti gonfi, e fremi.

Et per concluderla, questa region Benacense fù ella di tanti doni dalla Natura arricchita, che quasi un terreste Paradiso rassembra.


Ancora
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DI MONTE BALDO. 193

Ancora da questo eccelso giogo quasi da altissima torre di lontano mirando, si scuopre Verona, et il suo territorio, il quale è dall'Adige con tortuosissimi giri diviso; e mentre è il Ciel sereno, si veggono altre Cittadi, et Castella sino à Venetia, et il suo Mare. Questo luogo è distante da Benaco per la commune via sei miglia, ma perpendicolarmente poco meno di due. In questa sommità evvi una pianura molto herbosa, ove solo pecore et capre pascono, et nella medesima le seguenti piante si ritrovano;

Il Trifoglio angustifoglio alpino, non da altri descritto, nè effigiato.










B b TRIFO-
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194 DESCRITTIONE

TRIFOGLIO ANGUSTIFOGLIO ALPINO













Luogo. Descrittione. Sapore.


Questo Trifoglio nasce nello stesso Monte Maggiore nella parte dominata da Oriente, con radice lunga sei dita, pallida nell'esterna parte, di dentro bianca, legnosa, ornata di coma, di sapore amareggiante, dalla quale sorge un sol caule nudo di foglie, rotondo, liscio, concavo et mezo piede lungo, nella cui sommità senz'alcun' ordine porta i suoi fiori di for-


ma
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DI MONTE BALDO. 195

Natura. Tempo.


ma di Veccia, ò di Loto coronario, ornati di colore porporeo molto vago; d'intorno al caule spuntano da terra alquanti picciuoli lunghi tre dita, nel mezo della qual lunghezza mandano fuori due barbule, et nella sommità tre foglie con distinto intervallo disposte, et di un'oncia, e meza lunghe, anguste, appuntate, et nervose. E pianta perenne, et assai rara. Fiorisce il Luglio, et al fine d'Agosto matura il seme. Nella parte dominata dall' Occaso un picciol Fonte scaturisce, le cui acque discendono verso Val Vaccara. Ma nella parte, che rimira Settentrione, d'ogni tempo le nevi si conservano, dalle quali (quando molt'alte non sono) alcune piante penetrando crescono, et sopra di quelle innaalzandosi fioriscono, et i semi maturano; come in particolare io v'ho raccolto, et la Dafnoide tenuifoglia, et il Cneoro del Matthioli, ch'é l'Oleandro silvestre d'Avicenna, et la minor Thimelea di Valerio Cordo. In questa istessa pianura; et nelle vicine rupi, l'infrascritte piante si veggono;

Gli Ranoncoli montani i primi della prima; et seconda specie di Carlo Clusio.

L'Alettorolofo primo Ongarico dell'istesso.

La Chamelea Germanica del Trago, et del Dodoneo, overo (come vuole il Lobelio)

Chamedafne di Dioscoride, il Fuchsio la nominò Dafnoide, et da altri fu detta Mezereo Germanico.

La Lunaria racemosa, over minore del Matthioli, la quale per Epimedio di Dioscoride da Fabio Colonna fù dimostrata.

La Tormentilla candida del Dalecampio, ò Pentafillo al-


B b 2' pino
[p. 196 modifica]pino petroso del Lobelio, overo Stellaria argentea, overo Argentaria petrea del Gesnero; detta dal Camerario Alchimilla minore.

Il Gnaffalio alpino del Clusio, il quale dal Matthioli per Leontopodio ci fù proposto.

Il Leontopodio picciolo del Lobelio.

Il Pino tubulo di Plinio, genere di Pinastro Sterile, gli Italiani lo chiamano Mugo.

Il Minore Anagiri.

La V. Gentianella Ongarica Clusiana, che dal Dalecampio fu chiamata Helleborina.

Ove ancora germinano queste nostre piante, le descrittioni et effigie delle quali, quì seguiranno.











RANON-
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DI MONTE BALDO. 197

RANONCOLO ALPINO

con foglia di Coriandro.








Descrittione.


Da rotonde radici, lunghe, fibrose, bianche, et di certa diafaneità, e splendore ornate, econo al più quattro foglie molto brevi, et simili à quelle del Coriandro, da picciuolo porporeggiante, disposte come quelle della fumaria, tra le quali esce un sol caule rotondo, liscio, et un palmo alto, circa il mezo di lui spunta una picciol foglia, et nella sommità


è il
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198 DESCRITTIONE

Tempo. Luogo. Sapore.


è il fiore composto di dodeci, e più foglie, come avviene nel commune Buftalmo, ma bianche porporeggianti, et con linee di color sanguineo distinte, et queste da cinque altre foglie crasse, verdi, et per l'intorno porporee (che in guisa di calice servono) sono contenute. Il seme produce in picciol silique simili à quelle de gli altri Ranoncoli. Fiorisce ne' primi giorni di Luglio. Nasce nella sommità di Monte Maggiore nella parte Occidentale. E pianta perenne, et al gusto acre.

Evvi ancora l'Ocimoide muscoso nostro.











OCI-
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DI MONTE BALDO. 199

OCIMOIDE MOSCOSO ALPINO.











Descrittione.

Da sola radice legnosa, pallida, et nella superiore parte con molte divisioni partita, come ne' Sedi alpini Clusiani si vede, spuntano numerosissime foglie, così insieme congiunte, et ristrette, che in guisa di Mosco di gratiosissima verdura il terreno ricoprono, trà le quali sorgono gran numero di fiori da così breve picciuolo sostentati, che à pena sopra di quelle si


lasciano
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200 DESCRITTIONE

lasciano vedere, et questi di colore, et di forma, et di calice all'Ocimoide repente (ancorche minori) molto simili; per la qual somiglianza lo volsi nominare Ocimoide moscoso. Questa pianta è vaga in modo, che non meno rallegra la vista, che in vaghissimmo Tapeto fisando gli occhi. Nella più alta rupe di Monte Maggiore proviene. Fiorisce al principio di Luglio. Al gusto si conosce di facoltade essiccante, et è di natura perenne.

A questa s'aggiugne un bellissimo Geranio.

Luogo. Tempo. Facoltà.










GERA-
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DI MONTE BALDO. 201

GERANIO ALPINO










Descrittione.



Questa pianta hà radice grossa, lunga due palmi, di fuori nera, di dentro bianca, et nella parte superiore in molte parti divisa, et nel luogo, ove le foglie spuntano, è tuberosa; la foglia depende da un sol picciuolo lungo un palmo, sottile, rotondo, et di mollissima lanugine asperso, divisa in cinque, ò sei foglie delicate, et distinte con tre profondi divi-


C c sioni.
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202 DESCRITTIONE


Luogo. Tempo. Natura. Sapore.

sioni. Il caule è ancor solo, et nudo. Il fiore è di cinque brevi foglie composto, di colore simile à quello dell'Alcea, et delineato per lungo con colore sanguineo, questo hà nel mezo molte filamenta, come nella rosa, et è contenuto da calice diviso in cinque parti; al cader del quale spunta un rostro come ne gli altri Geranij. Nasce nelle rupi sovrane di Monte Maggiore, che rimira l'Oriente, ov'è copioso per tutto. Fiorisce nel principio di Luglio, et matura i semi i primi giorni di Agosto. E pianta perenne; et la radice è amareggiante con alquanto d'astringenza.

Appresso di questo si vede la Cariofillata minore alpina, di prima specie.









CARIO-
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DI MONTE BALDO. 203

CARIOFILLATA ALPINA MINIMA

di prima specie.













Descrittione.


Da radice alquanto grossa, lunga mezo palmo, bianca, et in molte parti divisa, sorge presso di terra con molte foglie di tre dita lunghe, somiglianti à quelle dell'Agrimonio, con egual ordine dall'una, et dall'altra parte disposte, all'intorno dentate, et in molti luoghi con giusto intervallo profondamente partite, sono ricoperte di molle lanugine, alquanto


C c 2 crespe,
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204 DESCRITTIONE

crespe, di color verde oscuro, et di certo splendore adornate; trà queste alcune ve ne sono, che alla perfetta forma non pervengono, dal mezo delle quali sorge un sol fiore di color d'oro, et formato di sei foglie, nel mezo di questo sono molte filamenta, et il calice non è dissimile da quello delle Cariofillate di Carlo Clusio; havendo il picciuolo lanuginoso, rotondo, et al più un palmo lungo. Produce il fiore nel principio di Luglio. E pianta di natura perenne, et di facoltà' essiccante. Nel discender da Monte Maggiore si vede copiosa. Dal qual luogo non guari discosto un'altra specie di essa si ritrova con foglia d'Apio, et cauli serpeggianti.


Tempo. Natura. Luogo.









CA-
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DI MONTE BALDO. 205

CARIOFILLATA ALPINA MINIMA

di seconda specie.










Descrittione.


Questa Cariofillata alpina seconda è molto simile alla dianzi descritta, dalla quale è in tanto diversa, quanto che le foglie di questa sono più profondamente incise, et molto simili à quelle dell' Apio hortense; alcuni de' primi cauli, che vanno strati per terra, come quelli della Pelosella, ò Potentilla, arrivano alla lunghezza d'un cubito. Il fiore è pallido,


et
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206 DESCRITTIONE

et rispetto alla pianta molto grande, et hà nel mezo un globo molto denso di filamenta assai lunghe. la facoltà è molto più essiccante, che quella della prima specie. E pianta molto rara, et perenne.

A questa segue

Il Clinopodio alpino, del quale è la seguente figura, et descrittione.














CLINO-
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DI MONTE BALDO. 207

CLINOPODIO ALPINO.
















Descrittione.


Sorgono serpendo per terra da radici fibrosissime molti cauli quadrangolari hirsuti, et d'un palmo, e mezo alti, con foglie parimenti hirsute, dentate, et à quelle dell'Ocimo minore somiglianti, à due à due, ma con sito contrario disposte; trà le quali altre più picciole appaiono. I fiori sono composti di color rosso oscuro, et di forma simili à quelli della Cala-


mintha
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208 DESCRITTIONE

Tempo. Sapore. Luogo. Natura. Valle dalle Ossa.


mintha montana, ma molto minori; et questi sono fraposti nelle foglie superiori, et in guisa di globo uniti: Fiorisce nel principio di Luglio. ll suo sapore è acre. Et vicino alle radici di Monte Maggiore si vede per ogni parte. Et è pianta perenne.

Quindi partendosi, et continuando l'incaminato camino si scende in una picciol Valle, il maggior spacio della quale è di neve, et di ghiaccio perpetuamente ricoperto; l'inferior parte di questa è di sassi così mobili ripiena, che non è quasi possibile contenervisi in piedi, et perciò alcune volte s'hanno ivi trovati et Lupi, et Orsi estinti, perche volendo da un luogo all'altro far passaggio, sono insieme co' sassi nella Valle dirupati. Questi sassi sono per le continue liquefattioni delle nevi, et ghiaccio, resi bianchissimi; et perche varie forme, et in particolare di nude Ossa rappresentano; perciò questa Valle è detta la Val dalle Ossa, dove veggonsi

Il Camecerato montano del Gesnero, over Xilosteo.

L'Anemone con radice tuberosa del Lobelio, ò III. del Dodoneo, ò II. del Clusio.

Il Licostafillo femina del Cordo, dal Lobelio detto Sambuco acquatico, et da altri Traupalo di Theofrasto creduto.

Il Sambuco silvestre, ò Cervino del Trago, overo Sambuco racemoso del Lobelio .

Il IV. Sedo alpino del Clusio.

Il Chamerhododendro del Pena, et Lobelio; il Guilandino lo stimò Terionarca di Plinio, il Gesnero la nominò Vite Idea con frutti rossi, et il Dodoneo la propose per Vaccinia rossa. A me non piacendo in tutto il parere di questi, lo dissi Anonimo con foglia di Balsamo alpino, fino che si venga in


maggior
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DI MONTE BALDO. 209

magggio chiarezza quale egli si fosse appresso gli Antichi.

Il Lilioconvallio, frequentissimo.

Il Cotonastro del Gesnero.

La Cassia Poetica del Pena, et Lobelio.

L'Elice.

La Thora de Valdesi, frequentissima.

La Tormentilla.

La Cariofillata montana di Carlo Clusio.

Il Sefeli pratense di quelli di Mompolier. Ove ancora copiosamente si vede

La Siringa di fior bianco, overo Filadelfo d'Atheneo. Alcuni si pensarono, che questa pianta fosse l'Ostrys, overo Ostrya de gli Antichi. Questa alla descrittione Pliniana molto bene si confà, ma à quanto Theofrasto ne lasciò scritto non corrisponde nella foglia, dicendo egli, che produce foglia di forma simile à quella dell'Apio, con queste parole: φύλλα δὲ ἀπιοςιδῆ τοῖς χήμασι. così ne' testi Greci di Aldo si legge: il Gaza traduce folia Pini; laonde si può congietturare, che i testi Greci in questa parte siano scorretti, poiche nel rimanente così del luogo, come della natura, facultadi, et materia dello stesso legno questi Auttori si confanno. non lasciando di dire, che il Camerario stimò, che l'Ostrys fosse la pianta proposta dal Matthioli per Carpino .

Appresso il sodetto luogo è ancora una piaggia bellissima nella quale si veggono molte rare piante, che nell'ampiezza del Monte si ritrovano sparse; la causa di ciò avviene, perche ne' luoghi superiori ogn'anno l'herbe mature in fieno sono ridotte, le quali non potendosi poi à luoghi inferiori (per lo sito molto malagevole) nè sopra carri, nè su'l dorso de giumenti


D d trasferi-
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210 DESCRITTIONE

Prà di Malsesene.


trasferire, quelle genti facendo per questo luogo il passaggio sono costrette per il lato del Monte strascinarle, per il che scotendosi da quelle i semi, causa che questo luogo di così numerose piante resti adorno; il quale pure per certa dignità da quelli di Malsesene senz'altro Epiteto, la Prà, è nominata. il numero delle piante, che quivi sorgono è questo

Il V. Aster Ongarico Clusiano.

Il Lilio asfodello di fior bianco, copiosissimo.

Il Verbasco lichnite di II. specie del Lobelio.

L'Ocimoide grande con fior porporeo.

La Caltha alpina del Gesnero, copiosissima.

La lacea montana de' Narbonesi appresso il Lobelio.

Il Verbasco del Trago, copiosissimo.

L'Ornitogalo spicato con fior pallido.

Il Clinopodio Austriaco del Clusio.

Il Raroncolo IV. di Dioscoride, overo Aconito Batracoide del Lobelio, frequentissimo.

Il Hiacintho de' Poeti appresso il Trago.

Il Lilio porporeo primo, et maggiore del Lobelio.

Il Hieracio V. Ongarico Clusiano.

La gratiosissima Condrilla di color celeste.

La Iuncaria Salmanticense del Clusio.

Il V. Doronico Ongarico dell'istesso.

La Mirrhide II. picciola del Lobelio.

Tutte le specie di Giacobea Ongarica, del Clusio.

Varie forme di Gentianelle. Queste sono remote, et di quattro varietadi, le quali nominai nella Decrittione Latina, nè erano da alcuno state osservate ch'io sapessi; tre specie delle quali dal Signor Fabio


Colonna
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DI MONTE BALDO. 211

Colonna Napolitano sono state da poi descritte, et al vivo effigiate.

Gli Aconiti di molte Specie.

Il Sfondilio con foglia laciniata.

La Sanicula montana del Clusio.

Il Panace Heracleo.

La Genist Iluense de' Leonesi.

L'Asfodello maggiore copiosissimo.

L'Aquileia di fosco fiore.

Il Machaleo del Gesnero.

L'Herba Paride.

La Lunaria lutea del Dalecampio.

L'Anagiri minore.

Il Periclimeno retto, di due specie.

Molte specie de Citiso da' Moderni rappresentate.

La Serrata del Cordo, da altri detta Consolida Saracenica.

L'Orobo primo Ongarico del Clusio.

L'Hepatica nobile del Dodoneo.

L'Helleborina del Lobelio.

Il Combreto d'alcuni, cioè Grame hirsuto.

La Gentiana maggiore, frequentissima.

Molte specie di Geranij.

La Cacalia del Lobelio.

La Peonia femina, copiosa.

La Scorzonera V. Ongarica del Clusio, in abbondanza.

ll Sesamoide grande Salmaticense dell'istesso Auttore, overo Muscipula con fior muscoso del Lobelio . Nè parmi, che sia da passarsi sotto silentio la bella strada de' Faggi, che veramente è molto erta, et che per lo spacio di


Dd 2 tre


Strada de' Faggi. [p. 212 modifica]
212 DESCRITTIONE

Colma di Malsesene.

tre miglia di lunghezza se ne và con tortuosi giri quasi flessuoso serpente rappresentando. Questa è trà graziosissimi Faggi rinchiusa, che vicendevolmente le cime l'uno con l'altro intrecciando, quasi che un gratioso volto vannno formando, co'l quale si possono li viandanti guardare, et da' cocenti raggi del Sole, et da repentino impeto di pioggia. Da questi prati sino alla cima del Monte, che la Colma di Malsesene è detta, sono le infrascritte piante;

La Libanotide fruticosa, et sterile.

Il Ligustico del Matthioli, da alcuni per Seseli nelle compositioni adoprato.

La Soldanella alpina.

Due generi della Tussilagine alpina del Clusio.

L'Anonimo con foglia di Balsamo alpino.

La Pulsatilla di fior bianco.

Il Seseli Massiliense di Dioscoride.

L'Enante alpina del Lobelio.

Un'altra Enante Cretica molto bella mi fù mandata dal Signor Contarini, della quale segue l'effigie, et descrittione.







ENAN-
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DI MONTE BALDO. 213

ENANTHE CRETICA.









Descrittione

Cresce L'Enanthe di Candia, mentre spunta da seme, con foglie à tre à tre, simili à quelle della Cardamina trifoglia, che nel farsi maggiori di Pastinaca rassembrano: Produce cauli striati, et mezo piede alti: I fiori di questa sono bianchi, et da altri fiori, quasi da tanti sparsi raggi, coronati, come veggiam avvenire nella Caltha prolifera: I semi sono


d'Enanthe
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214 DESCRITTIONE

Facoltà. Luogo. Natura.

d'Enanthe palustre, così le facoltà sue; la radice è bianca, et capillare. Nasce nell'Isola di Candia in luoghi humidi, et è perenne.

Et più oltre la Colma sodetta, si vede la nostra Clematite Cruciata.

In questa sommità ancora è una pianura assai larga, d'herbe molto copiosa, ove per li varij prospetti gl'indagatori giocondamente l'animo, et gli occhi mutriscono: In questa, et nelle circonvicine parti frequentissime germinano

La Cariofillata alpina nostra.

Il Cotonastro del Gesnero.

La Soldanella alpina, et

Il Balsamo alpino già notato.

Questa voce di Balsamo m' hà ridotto à memoria quanto sia la diversità de' frutti da' Moderni scrittori rappresentati per frutto di Balsamo Occidentale, li quali tutti sono di gran lunga discosti dal vero; onde io n'hò voluto donare la propria effigie in gratia di coloro, che ne sono desiderosi.






FRUT-
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DI MONTE BALDO. 215

FRUTTO OVERO VALVULA

di Balsamo Occidentale.














Egli altro non è, che una Valvula, ò Siliqua, che dir vogliamo, in tutto simile à quella del Nerio, ma più liscia, et schiacciata di quella, ripiena d'alcune picciole granella, come nel fior, et di un liquore in tutto simile allo stesso Balsamo di nuova Spagna, odoratissimo. Ella è di sostanza coriacea,


et
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216 DESCRITTIONE

Colore. Bocca di Navena. Fiume detto Brasa.


membranosa, et il suo colore è sanguigno tendente al nero. Questa mi fù presentata dall' Illustrissimo Sign. Gio. Vicenzo Pinelli di f. m.

Quando che da noi furono vedute le nominate piante discendemmo da questa sommità verso Settentrione, sino che giungemmo nella Bocca di Navena, la quale è à punto di forma lunare, dove non solo gran parte di Benaco si scopre, ma si vede anco dall'altezza de gli opposti monti precipitate l'acque di Borasa, Fiume della Bresciana giurisdittione, le quali nel Lago co'l loro strepitoso bombo cadendo, à quelli che stanno in questo luogo, tutto che quattro miglia distanti siano, si fanno sentire. Quivi ancora l'infrascritte piante risorgono;

Il Seseli Massiliense de gli Antichi, il quale sarà peravventura il Meo Italico del Lobelio.

il Dauco Cretico.

Il Panace Asclepio.

L'Aglio Orsino del Matthioli, overo Arctoscorodon del Gesnero.

La Lunaria odorata, ò maggiore de gli Herbarij.

La Lunaria de gli Alchimisti, ò Lunaria, overo Viola latifogliabulbosa.

Dell'Orchide Asclepiade molte specie.

L'Assenzo montano odoratissimo.

Non lasciando di dire, che l'Assenzo nell'Isola di Candia cresce in guisa d'arbore, odorato, ma senza amarezza; ove viene mangiato da gli Asini, dalle Pecore, et altri animali.


Segue
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DI MONTE BALDO. 217

Segue à vedersi

L'Assenzo bianco alpino umbellifero con fiori d'Achillea, del Lobellio.

Quì debbo rappresentare due altre specie d'Assenzo alpino communicatemi dal Signor Contarini, poiche sono et rare, et non da altri descritte.














E e ASSEN-
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218 DESCRITTIONE.

ASSENZO ALPINO II.














Luogo.

L'Assenzo alpino II. di brevissima forma fu trasportato dal Monte di Cave sopra il Borgo di Val Sugana al Sig. Contarini dal suo Rizotomo, ritrovato nelle più alte cime trà sassi. Egli non cresce dalla radice à maggior altezza di tre dita, con foglie biancheggianti, minute, et amare: produce i fiori nella sommità gialletti, composti di minutissime fo-


glie,
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DI MONTE BALDO. 219

glie, come in racemo raro, contenuti di capitelli striati: la radice è grande rispetto alla pianta, fibrosa, et nereggiante: questa nella parte superiore si divide nella guisa, che fà la Gentianella cruciata. E pianta perenne, et tutta di odore molto aromatico, che trà l'Assenzo, et il Santonico respira. L'Assenzo alpino raccordato dal Camerario, et descritto dal Gesnero ne' suoi Horti di Germania, à questa nostra pianta in qualche parte si confà.

Natura. Odore.












E e 2 A S-
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220 DESCRITTIONE

ASSENZO III. ALPINO UMBELLIFERO.
















Descrittione.


Questo III. Assenzo alpino umbellifero è di due | maniere; il primo cresce all'altezza di mezo piede, con foglie di Parthenio alpino Clusiano (ancorche il Tagliatore in questa parte sia stato manchevole) spuntando da radice legnosa molto lunga rispetto alla pianta; et serpeggiante: li fiori mella sommità sono in ombrella; molto simili à quelli dell'As-


senzo
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DI MONTE BALDO. 221

senzo alpino Lobeliano, minori di quello, candidi nell'intorno, et nel mezo gialli: tutta la pianta è odorata, al gusto alquanto acre, et amareggiante. L'altro varia nel fiore producendolo nell'ambito pallido, et nel di mezo verde; con radice molto maggiore d'ogn'altro. Questi furono ritrovati in Agort sopra una Montagna detta l'Ambrosia.

Dapoi Navena sopranominata si ritrova Altissimo, co'l quale Baldo è terminato, ove nascono molte piante, ma di già altrove notate, fuor che il seguente Trifoglio alpino argentato, ch'è veramente elegante, et da niuno descritto.


Odore. Sapore.











TRIFO-
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222 DESCRITTIONE

TRIFOGLIO ARGENTATO ALPINO.
















Luogo. Descrittione.


Questo Trifoglio nasce (com'hò detto) in Monte Altissimo, da radici legnose molto lunghe, di color ruffo, uscendo di terra con molte propagini, con foglia olivare, ma più angusta, minore, nervosa, di molle, et argentata lanugine ricoperta, come si vede nel nostro Geranio alpino di lunga radice. Questa pianta non eccede quattro dita d'altezza. I fiori sono à


quelli
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DI MONTE BALDO. 223

quelli del Persico sì nel colore, come nella forma simili, se bene più piccioli, nel mezo de' quali sono molte filamenta dello stesso colore, ma con gli apici nereggianti, le quali circondano un globulo formato di breve lanugine. è pianta vaghissima, et perenne.

Lasciando à dietro questo luogo, per la parte del monte, che rimira l'Oriente, si rivolge il camino, sempre osservando molte rare piante, delle quali non faccio altra mentione, per haverle di già altrove notate; fuori ch'è d'una specie di Felce molto rara, la quale sarà anco quì effigiata, et descritta.

Natura.














FELCE
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224 DESCRITTIONE

FELCE CRESPO SASSATILE.


















Descrittione.

Da cornosa radice, che nereggia, escono foglie molli, et profondamente intagliate, di lunghezza di un palmo, et per la maggior parte minori, nella parte di sopra nereggianti, et nell'inferiore pallide, et questa da ferruginea polvere ricoperte, come nell'Aspleno si vede. Questa trà le densità dell'herbe si ritrova ancorche rara.


Dapoi
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DI MONTE BALDO. 225


Selva di Brentegani recisa.

Dapoi in una gran pianura facemmo l'entrata, ove altre volte io vidi una bellissima Selva, detta la Selva de Brentegani, d'Avezzi, Pini, Elici, Quercie, et d'altri innumerabili arbori, et massime di grossissimi Faggi ripiena; di che rendono testimonio bastevole i gran tronchi, che ivi tuttavia si mantengono. In questo luogo veggonsi le piante quivi appresso notate;

L'Impatiente Herba del Dodoneo, overo com'egli stesso dice, sarà peraventura l'Eschinomene di Plinio? Il Trago la nominò Mercuriale silvestre di seconda specie, il Pena, et il Lobelio per Noli me tangere, et Persicaria siliquosa la dimostrarono, et da altri Apocino falso fù detta.

La Radice cava de gli Herbarij; dal Clusio fù creduta Capno d'Aetio, et Capno Fragmite di Plinio, Dal Fuchsio Pistolochia fù detta, dal Lobelio, et dal Pena Fumaria bulbosa di Plinio fù chiamata, et il Matthioli per Fumaria seconda la dimostrò.

La Mutolina del Gesnero, et del Camerario, et da altri detta alleo alpino.

La Pulmonaria con aspetto di Lichene, et è presso l'Aldrovandi geno di Erismo .

Il Fallo Hollandico. Questo fù già mandato à Pietro Andrea Matthiolo con aggiunta di tre foglie di Rumice, si come il Clariss. et Eccellentiss. Ludovico Fumanello mentre egli visse havendo veduto, et questo, et quello, à me ne fece indubitata testimonianza. Veramente cosa facile fù l'ingannarsi per la conformità grande, ch'è trà la descrittione del primo Satirio, et la forma del Fallo mentre egli nella sua membrana stà ancor rinchiush, et involto.


F f La Sani-
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226 DESCRITTIONE

Valle d'Attilone, overo Artilone.


La Sanicula alpina con fior asperso di picciolissime gocciole di color di sangue presso il Gesnero, ch'è la Sanicula montana di Carlo Clusio, et la Cariofillata con foglia ederacea del Lobelio.

Dalla recisa Selva predetta verso mezo giorno, per lo stesso lato del Monte prendendo il camino, nella Valle d'Artilone si fà l'entrata, la quale è bagnata da acque molto salubri, che quivi scorrono, et per l'abbondanza dell'herbe, che ivi nascono, tutta l'estate copiosi armenti vi si nodriscono; è ancora di numerose piante ripiena, molte delle quali tralascierò d'annoverare, havendole altrove notate. Solo farò mentione di quelle, che quivi copiosamente crescono, et quelle sole raccordando, che sono di qualche rarità; cioè

La Coralloide del Cordo, over minor Dentaria del Matthioli, ò Alabastrite boscareccia del Dodoneo; la quale con cinque, con sette, et ancora con nove foglie si vede, et hor con fior branco, et hor con fior porporeo è dipinta. Et perche così buona occasione mi s'appresenta, mentre di Coralloide parlo, non hò voluto tralasciar di far mentione d'una nuova specie di Corallo nero tutto hirsuto ritrovato ne' Mari di Sardegna da coloro, che i Coralli rossi pescano. Questo mi fù mandato alcuni anni sono da Bologna dal M. R. P. Frate Gregorio da Reggio Capuccino, grandissimo Semplicista, et hollo volontieri fatto vedere, sì per esser molto raro, come d'aspetto molto gratioso.


ANTI-
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DI MONTE BALDO. 227

ANTIPATHE DI SECONDA SPECIE,

overo Corallo nero hirsuto.














L'Antipathe di seconda specie, over nero Corallo hirsuto, è tutto carico di sottilissime, et lunghe hirsutie come sete porcine, overo ariste di formento. Questo è prodotto ne' Mari di Sardegna, et non d'alcun'altro auttore descritto; è chiamato dal volgo in quelle parti Sambeggia, et è ritrovato nel fondo del Mare mentre si pescano li Coralli, dal quale alcuna volta si estrahe così lungo, che eguaglia la statura humana.


F f 2 AN-
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228 DESCRITTIONE

ANTIPATHE, OVERO CORALLINA.

di III. specie.












Propongo coll'occasione della di sopra veduta Antipathe, due altre sorti di quella non meno belle, che meravigliose, le quali mi sono state communicate dal molto Illustre, et Eccellentissimo Signor Giovanni Cornelio Utervero, dignissimo successore nella lettura delle cose naturali, e de' Semplici, della F.m. dell' Eccellentiss. Sig. Ulisse Aldrovandi, huomo di


quella
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DI MONTE BALDO. 229

quella fama, e valore, che sà il mondo: e che deve gloriarsi d'haver fomentato soggetto tale, che và tuttavia con sottil, e patiente lima perfettionando le fatiche di lui, con studiose vigilie: Di queste Coralline, ò Antipathi hebbe egli già con simil descrittione. Havrà V. Sign. due generi di Corallina negra speciosissimi, e molto diversi dall'ordinarie, cioè ramosi, et nodosi, con foglie (se così ci pare di chiamarle) molto sottili, et arrendevoli: Le direte sete Porcine, quando non fossero scabrosette: eccedono per lo più l'altezza d'un' huomo, et ciò che induce stupore, l'una di esse intrica i rami tal volta à vite, quasi che ad arte avviticchiati, come ne' corni creduti di Monoceronte, che ne' Tesori, e Gallerie di molti Prencipi si veggono; et havendola io mostrata à molti, stimavano alcuni, che non fosse naturale, ma così tirata con artificiosa impostura; Nel resto, ch'ella natural sia, non solo altre ch'io appresso me tengo di queste specie, ne fanno fede, ma quelli stessi, che me l'hanno mandate, e le hanno vedute à raccorre, così m'affermano.











ANTI-
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230 DESCRITTIONE

ANTIPATHE, OVERO CORALLINA

di IIII. specie.












Segue,

L'Helleborina, overo Epipatide del Pena, del Lobelio, | et del Dodoneo.

Il Politrico aureo maggiore, et minore de gli Herbarij. |

Il Felce maschio, et femina.

La Primula silvana del Lobelio.


La
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DI MONTE BALDO. 231

La Cinocrambe d'alcuni, overo Mercuriale silvestre.

La Giacobea III. Ongarica del Clusio.

La Sanicula femina del Fuchsio.

La Solidagine Sarracenica del Lobelio.

La Madre delle Viole del Dalecampio, da altri detta Viola retta, et Viola arborea.

Il Leucoio montano giallo molto grande, del quale seguirà la figura, et descrittione.












LEV-
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232 DESCRITTIONE

LEUCOIO GIALLO MONTANO.













Descrittione.

Questo è differente dal volgar Leucoio così nell'altezza della pianta ch'è maggiore d'altezza d'huomo, come producendo molti cauli da una radice, le foglie serrate, et le silique lunghe et molto sottili; nell'odore, colore, et sapore al volgare si confà. Questa fù osservata dal Sig. Gio. Maria Danioti di sopra nominato. Segue,


Il Sam-
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DI MONTE BALDO. 233

Il Sambuco palustre, ò Lycostafillo femina del Cordo. Nè lascierò di ricordare, et rappresentare la figura d'un picciol Sambuco, overo Ebulo laciniato havuto dal Signor Contarini, credendomi che non sia stato per anco da altri divolgato.















G g EBU-
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234 DESCRITTIONE

EBULO LACINIATO













Luogo. Sapore. Aspetto.


Questo picciol Sambuco, overo Ebulo laciniato, nacque al Signor Contarini da seme havuto dal gentilissimo Signor Pompeo Sprechi; dicendomi appresso non esser stato osservato fuori che in un luogo poco discosto dal Porto Cesenatico vicino al Ponte della pietra: il suo sapore è amaro, et insieme astringente; nell'aspetto è vago, et dalle lacinie in poi, è assai simnile all' altro


La Bar-
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DI MONTE BALDO. 235

La Barba Capride Moderni, dal Brunfelsio Picnemo creduta, da altri Rheseda, et Melandrio di Plinio, et da gli Italiani Ulmaria, et Christofanaria chiamata.

Il Tanaceto senza odore del Lobelio, chiamato da alcuni Athanasia di fior bianco.

La Virga Aurea maggiore con fiore di Doria. Così la Minore molto copiosa.

Il Fellandrio Pliniano del Guilandino, detta dagli Herbarij Angelica silvestre; il Cordo lo stimò Smirnio.

Il Geranio fusco del Clusio.

Il Geraneo Malvaceo de' Moderni: il quale nasce abbondantemente in Verona alle radici del Castel S. Pietro.

Il Geraneo con aspetto di Ranoncolo del Dodoneo, overo Gratia Dei de' Tedeschi.

De' Gerani communi varie specie.

La Polmonaria communissima con aspetto di Boragine; di questa la maggiore, et minore con fior ceruleo è purpureo; Il Cordo la propose per Sinfito silvestre, il Gesnero la nominò Polmonaria di Plinio, et il Lusitano (ingannandosi) Potamogeto di Dioscoride la stimò.

Il Lithospermo con faccia d'Ancusa del Lobelio, il quale sarà peraventura la Polmonaria maggiore del Dalecampio.

L'Orecchia di Topo maggiore del Trago, dal Dalecampio stimata Corcoro di Theofrasto, li Francesi la chiamarono Polmonaria.

L'Aster non Attico del Trago; Il Fuchsio ingannandosi lo disse Aconito Pardaleanche; il Gesnero la chiamò Solano di frutto unico; il Cordo lo disse Aconito di un sol frutto;


G g 2 dal
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336 DESCRITTIONE

dal Lobelio, et Pena fù detto Solano di quattro foglie, et da gli Herbarij è stato detto Herba Paris.

Il II. Aconito del Matthinoli.

Il IV. Aconito del medesimo Autore.

Il Napello ceruleo dei Lobelio.

Il Napello racemoso del Dodoneo, overo come dice il Lobelio Actèa Pliniana; da alcuni Christofonaria, et da altri Helleboro negro malamente nominato.

Il Rovo Idèo di Dioscoride.

Il Rovo Idèo molle.

ll Rovo molle d'altra specie; anzi per meglio dire picciol Rovo; il Gesnero per Rovo Idèo lo descrisse, et dal Clusio Rovo sassatile fu detto.

Il Mirtillo Germanico frequentissimo.

La Condrila II. del Clusio.

La Cariofillata montana del Matthioli.

Così quella del Dalecampio.

Il Scolimo di Theophrasto presso il Clusio.

Il Musco arboreo, detto da Greci Bryon.

Il musco terrestre del Trago, è Chamepeuce del Gesnero, ò musco clavato del Lobelio; et secondo alcuni Dente Leonino.

Il musco terrestre denticolato del Lobelio.

L'Oxys Pliniana.

L'Oxys lutea del Clusio, ò Trifoglio acetoso corniculato, et serpeggiante del Lobelio.

La Verga di Pastore del Matthioli, ch'è specie di Labro di Venere.

Il V. Tithimalo Caracia del Dodoneo.


Il Tithi-
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DI MONTE BALDO. 237

Il Tithimalo Helioscopio.

Il Tithimalo di larga foglia.

La Pithiusa del Dodoneo.

Il Mezereo de' Tedeschi.

La Fragaria.

La Mirrhide del Fuchsio.

La Pirola del Matthioli in gran copia, la quale fu chiamata dal Trago Limonio.

L'Hissopo boscareccio con fior giallo de' Leonesi.

La Nepeta del Trago, ò Calamintha mentastrifolio del Lobelio .

ll primo, secondo et terzo Ranoncolo del Matthioli.

Così il V. del medesimo Autore, ch'è il IX. appresso il Cor, ò Bulboso d'Apuleio.

Ancora il Glomeroso alpino del Lobelio, detto dal Gesnero Flos Trolius, et dal Matthioli posto nel IV.luogo; overo come io direi, Aconito III. di Dioscoride.

La Mollugo II. montana del Dodoneo .

La Paralitica angustifoglia maggiore del Lobelio, et dal Fuchsio fù chiamata Verbasco odorato.

La Viola gialla montana del Clusio.

Delle Primule arborescenti varie specie, chiamate dal Colonna Alisma delle Selve, et de' Prati.

L' Amelanchier de' Francesi appresso il Lobelio, Il Gesnero Pero Cervino lo nominò, et il Clusio nelle sue Ongariche osservationi con nome di Vite Idèa la descrisse.

L' Abiete copioso.

Il Pino ò Mugho del Volgo, overo Pino Tubulo di Plinio, ò genere di Pinastro sterile.


Il Car-
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238 DESCRITTIONE

ll Carpino del Matthioli, overo Ostrya Pliniana de Camerario.

Il Fago.

La Betula.

L'Acoro montano, ò maggiore del Cordo, il Lobelio lo nominò Clinotrocho .

Il Sorbo silvestre alpino del Lobelio, et del Matthioli, et secondo alcuni Sorbo Torminale, dal Dodoneo Orno, et Frassino chiamato.

Il Sorbo Torminale del Matthioli, et del Lobelio, ò Cratego di Theofrasto secondo l'Anguillara.

L'Acquifoglio, ò Agrifoglio, et Rusco silvestre de molti, ò Crateogono di Theofrasto da Plinio descritto, et dal Lacuna fù nominato Paliuro di II. specie.

Il Larice, et l'Agarico.

Et le più stimate saranno queste;

Il Lamio primo Ongarico del Clusio.

La Cacalia non hirsuta Ongarica dell' istesso.

L'Anemone V. et

L'Anemone tenuifoglia }

del Dodoneo.

La Rubia liscia di quelli di Turino presso il Lobelio.

I/Fillo Theligono del Dalecampio .

Vo Satirio Esorbavali de gli Herbarij, €@/ Dente Camino del Lobelio; dal Dalecampio fù flimato Satirio ersfoglio, cuero bianco ; € dal (lefi to nelle fue OngaricheofSer waltioni

fw chiamato Dentali . Il Satirio abortiuo del Lobelio . La Circea del Dalecampio .

ll Sedo alpino 111.6 1V. del Clafio »

L'Orco[p. 239 modifica]

DI MONTE BALDO. 239

L'Oreoselino del medesimo Autore, overo Seseli negro d'alcuni.

La Sanicola maschio del Fuchsio, dal Matthioli chiamato Diapensia, et da Fabio Colonna per Siderite III. di Dioscoride fù proposta.

L'Assenzo alpino umbellifero del Lobelio.

L'Amblato del Cordo, overo Dentaria maggiore del Matthioli .

La Dentaria rossa del Dalecampio.

La Petasite grande de gli Herbarij.

La Tossilagine montana.

La Erisitale de Leonesi, da altri Mithridatia di Plinio creduta.

La Baccara di Dioscoride, secondo il Matthioli.

Il Ribes con frutto rosso.

L'Apio montano del Dalecampio.

Il Bellis giallo del medesimo.

Una specie di Thimelea del Micone.

Il Ranoncolo montano bianco del Dalecampio.

Il Cisto, et l' Hippocistide.

L'Aster montano molto grande con fior d'Helenio del Lobelio.

L'Aizoo dentato I. et II. del Cordo.

Il Damasonio bastardo de' Moderni, il Lusitano con nome di Lonchite prima lo dipinse, et da altri fù detto Cosmosandalo di Pausania.

Più avanti entrammo in una latitudine chiamata dai vicini habitanti Noveza, nella quale è copiosissimo;

Il Croco Verno primo del Clusio.


La


Piano di

Noveza. [p. 240 modifica]
240 DESCRITTIONE

La Dentellaria del Gesnero.

ll Solano maggiore, ò Bella Donna de gl'Italiani, et secondo alcuni Mandragora Morion di Theofrasto.

La Tossilagine.

La Petasite alpina.

La II. Giacobea del Clusio.

L'Afillanthe.

Gli Ranoncoli di molte specie.

L'Asfodello giallo, et II. di Plinio presso il Lobelio.

Nella sinistra parte di questa, evvi una raunanza di di dirupati sassi, detta dagli habitanti le Buse di Noveza, nelle quali sorgono;

La Cicutaria fetidissima del Lobelio, da altri chiamata Seseli Peloponense.

La Lunaria minore, ò racemosa del Matthioli.

Il Trifoglio aureo del Dodoneo con fior porporeo:

L'Aglio Anguino del Matthioli.

La Cacalia del Pena copiosissima.

Varie forme d'Aconiti, et

La Clematite nostra crociata.

Oltre di Noveza nella parte destra del Monte sono tre picciol Valli, le quali con Monte Maggiore la sovrana lor parte congiungono; la prima di queste è detta Losanna; la quale ancor che picciola, nondimeno è molto ricca di rarissime piante, nella parte cupa di Lei dominata da Levante mentre s'ascende si ritrovano.

L'Holostio del Camerario, overo Holostio d'alcuni presso il Dalecampio.

L'Aconito II. del Daleampio.


L'Asfo-

Cavità di Noveza.

Valle detta Losanna. [p. 241 modifica]

DI MONTE BALDO. 241

L'Asfodello falso del Clusio.

Il Clinopodio Austriaco del medesimo.

Il Cisto picciolo con foglia mirtina del medesimo Autore.

Il Nardo Celtico, frequentissimo.

L'Aconito Pardaleanche di Plinio.

La Thora di due specie, copiosissima.

Il Doronico Ongarico primo del Clusio.

Il III. Ongarico dell'istesso.

Il falso Doronico volgatissimo, overo

Aconito Pardaleanche presso il Dodoneo.

Con qual occasione non voglio tralasciar di dire ciò ch'io stimi circa il Doronico degli Arabi, et rappresentare quì la sua Figura.









Hb DORO-
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242 DESCRITTIONE

DORONICO DE GLI ANTICHI ARABI








Serap. ne' temp. de Semplici al Capo 325.




Fù il Doronico sì da Serapione, come dal resto della schiera de gli Arabi Auttori descritto, et mostrato radice di forma del dito pollice, di materia alquanto dura, et pesante, nel di fuori di colore tendente al citrino, entro di color fosco con alcune vene bianche, et di natura caldo, et secco nell'ordine terzo.


Io
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DI MONTE BALDO. 243

Io à questo non saprei qual altro più propriamente se potesse ridurre, che la Radice da noi proposta, che ci viene mista co'l Gengiovo Moro, overo Mequino (del quale è certamente congenere,) corrispondendo ella così nell'esterna forma, come nell'interne note, ch'è à dire nelle facoltadi, et colori, al legitimo Doronico. Si come è stato (et tutt'hora è presso de molti) gravissimo errore, che in vece di Doronico s'hanno servito dell'Aconito Pardaleanche minore de' Moderni, tutto che di facoltà al Doronico direttamente contrario. Non hò voluto tralasciare di dare la figura di questo Doronico da me così stimato, ancor ch'io sappi, che sia stata proposta dal Pena, et dal Lobelio con nome di Mequino di rara specie.

Questo è di corteccia, che tende al citrino; di grossezza del dito pollice, sodo, pesante, senza alcuna fibra, et rompendosi è pieno di vene bianche, di sapore acre, aromatico, et mordace; Egli è nella superficie della corteccia di spessi nodi vestito, per il che io credo, che anco per qusta esterna forma l'Aconito sudetto, mancando la cognitione, del vero Doronico fosse con facilità introdotto, et da molti che bene spesso dell'esterno solo s'appagano abbracciato; onde nacque poi l'errore che tant'anni è seguito. Concluderei adunque, che havendo il proposto Gengiovo le note tutte da Serapione, et da gli altri Arabi al Doronico attribuite, ch'egli fosse il legitimo Doronico.

Nella destra parte di Losanna ad Austro soggetta copiosa si vede;

La Pinguicula del Gesnero (con fior ceruleo,) ò Coculata dal Dalecampio detta, et da altri Cria d'Apuleio creduta.


Hh 2 Nella
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244 DESCRITTIONE

Nella sinistra dominata da Greco levante nasce particolarmente,

La Pinguicula tutta di fior bianco.

L'Orecchia d'Orso di fior rosso, molto copiosa, et

Il nostro Clinopodio alpino.

Nelle contigue parti abbondantemente si ritrovano,

La Genista Iluense de Leonesi.

La II. Tossilagine montana del Lobelio.

La Soldanella montana del medesimo Auttore, overo altra Lunaria minore del Dalecampio, et da altri chiamata Lunaria de' denari.

La minor Bistorta del Cusio.

Il Verbasculo alpino ceruleo del Dalecampio.

Il Caro, overo Carvi. et

La Lonchite aspra maggiore.

Dell'altre due Vallicelle che rimangono, l'una Lonza nominata, nella quale altra cosa degna da esser notata non si scopre, fuori che

La Thora maggiore, et minore frequentissima.

Gli Doronici de' Moderni di varie specie.

Et il Salice sassatile di due forme.

L'altra è detta Brutta; Questa dalle Nevi, et dal Ghiaccio perpetuamente si vede occupata, et in essa diverse fiere, in particolare Lupi, et Orsi si ricovrano; nella sommità di questa ch'è poco meno, che inaccessibile, evvi una prominenza di puro sasso, nella quale una concavità grande si vede, Covalo santo detta, dalle cui scissure

Il Trachelio minor petreo, et

La Veronica petrea sempervirens }

spuntano.


L'effigie

Valle detta Brutta.

Covalo santo. [p. 245 modifica]

DI MONTE BALDO. 245

L'effigie delle quali nella descrittione di Valle fredda si veggono.

Nel medesimo luogo nasce il nostro Sedo petreo, il quale per non provenir altrove più copioso, quì si vedrà la sua effigie, et descrittione.
















SEDO
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246 DESCRITTIONE

SEDO PETREIO CON FOGLIA

di Bupleoro.






Descrittione.

Questo nasce da una sol radice grossa, rotonda, et senza fibre, ma in vece di queste per ogni parte escono alcune tubercule; ella è di corteccia molto t grossa ricoperta, dentro di color pallido, et di fuori di colore, che nel rosso nereggia, al più lunga un cubito, et nella parte superiore divisa, come avviene nel nostro Geranio alpino, la foglia è in tutto silmile


à quella
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DI MONTE BALDO. 247

a quella del Bupleoro di stretta foglia, le quali uscendo molto copiose dalle sudette partitioni, in guisa radiante si spargono; il caule è nudo rotondo, et longo circa un palmo, et nella sommità produce il fiore composto di sette foglie alquanto appuntate di color pallido, nel mezo del quale cresce il seme in modo d'umbella, di grave odore , et questo appunto avviene come nello stesso Bupleoro. Fiorisce nel mezo di Luglio, et nel mezo d'Agosto si raccoglie il seme. Tutta la pianta ha sapore di Carciofo. Mentre che di quì si fa dipartenza discendendo à mano sinistra si può vedere;

La Centaurea grande del Gesnero, la quale sarà forse il Centaurio bastardo del Dalecampio.

La Gentiana con foglia d'Asclepiade.

Il Cirsio spinoso.

Il Cirsio Ongarico del Clusio. et

Il Bupleoro di stretta foglia.

Et facendo noi passaggio per la strada ch'è trà il Maone, et Campedello entrammo nella Villa chiamata Ferrara la quale rispetto al luogo, è di Case, et d'huomini assai colta; in essa Via si ritrovano;

L' Asclepia con fior bianco.

Il Falangio del Matthioli.

Il Ciclamino di due specie. Il Chrisolacano del Dodoneo, ch'è la Tota bona, et Buon' Henrico del Matthioli; overo Spinaccia montana.

L'Osalide con foglia rotonda, frequentissima; effigiata dal Rovilio, ma non descritta. Questa pensai che fosse la Lunaria del Magi Arabi descritta dal Lobelio.


Quì


Tempo. Sapore.

Luoghi detti Maone, et Campedello. Villa detta la Ferrara. [p. 248 modifica]

Quì finì l’indagatione, et osservatione nostra delle Piante di Monte Baldo: Così come in questa Villa termina esso Monte; terminò ancora il nostro viaggio; perchè di là partiti rientrammo nella Valle di Caprino, et per le orme già da noi stampate, alla Città felicemente si riconducemmo.

IL FINE.

  1. Descrittione