Monete italiane inedite della Raccolta Papadopoli

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Niccolò Papadopoli

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Monete italiane inedite della Raccolta Papadopoli Intestazione 20 novembre 2016 75% Numismatica

Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1893
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MONETE ITALIANE INEDITE


DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI



Per raccogliere i materiali necessari a dare completo sviluppo allo studio delle monete coniate nelle tante zecche d’Italia, è indispensabile che tutti i raccoglitori grandi e piccini dieno volonterosi la loro opera per far conoscere i pezzi inediti o male interpretati e le varietà interessanti che esistono nelle loro raccolte.

E questo un vecchio desiderio di tutti coloro che amano la numismatica di amore serio e la considerano non come un vano trastullo, ma come una scienza che può dare informazioni preziose e sicure alla storia politica ed economica.

L’illustre Comm. Domenico Promis diede per il primo il buon esempio, pubblicando le monete inedite della splendida collezione ch’egli aveva iniziato per volere di Carlo Alberto, nel tempo in cui questo principe magnanimo, costretto a nascondere le sue aspirazioni, doveva limitarsi a dare un carattere nazionale alle manifestazioni scientifiche e letterarie.

Continuò le orme paterne il Comm. Vincenzo, che gli successe nell’incarico e del quale deploriamo la perdita immatura.

Così pure il coscienzioso e dotto mio amico Carlo Kunz, allorché fu chiamato ad ordinare e [p. 170 modifica]dirigere la bella raccolta che il Cav. Bottacin donava alla città di Padova, credette suo dovere di far conoscere le molte rarità che erano custodite in quel museo, e corredò tale lavoro con alcune tavole di quei bellissimi disegni, per i quali era già benemerito nelle opere di Promis, Brambilla, Lambros ed altri.

Più ancora delle raccolte pubbliche, sarebbe necessario che fossero conosciuti i tesori nascosti negli stipi dei raccoglitori privati, dove talora allo studioso è malagevole di arrivare. In ogni tempo qualche pubblicazione di questo genere fu fatta: ricordiamo p. es. a titolo di onore il Cav. Camillo Brambilla colle sue pregiate Annotazioni numismatiche. Ma non si è fatto quanto basta e molto campo rimane ancora inesplorato.

Anch’io, volendo predicare coir esempio e seguendo le traccie di quelli che ho più sopra lodato, ho pensato di riprendere il lavoro che avevo iniziato con le Monete inedite della zecca veneziana e delle Zecche minori dei Gonzaga1, per far conoscere, colla larga diffusione della Rivista italiana di numismatica, quei pezzi ignoti od imperfettamente riprodotti, che si trovano nella mia raccolta e possono contribuire a completare e perfezionare la suppellettile monetaria italiana dei tempi medi e moderni.

Non potendo dare a tale lavoro un ordine sistematico, lo dividerò in puntate, in ognuna delle quali saranno descritte monete o di una sola zecca o di più zecche, che abbiano fra loro qualche affinità e specialmente vicinanza topografica.

Darò prova in tal modo di coerenza alle mie convinzioni antiche e profonde, che mi fanno ritenere [p. 171 modifica]migliore di ogni altro il sistema geografico nell’ordinamento delle monete delle zecche italiane. Questo sistema ho preferito per la mia Raccolta fino da quando mi sono dedicato allo studio della numismatica, seguendo gli insegnamenti del Cav. Vincenzo Lazari, i quali furono anche adottati dai signori Carlo Kunz e Luigi Rizzoli nei musei di Padova e di Trieste, e furono valorosamente sostenuti dal Padre Tonini e da altri scienziati non meno autorevoli.


I.

VENEZIA.


Sebbene la serie dei prodotti della zecca veneziana sia assai numerosa e per il lungo periodo della sua durata e per la varietà dei tipi, oggi però è molto difficile trovare qualche moneta inedita, mentre abbondano i pezzi rari, più forse che in altre serie di città italiane. Ciò deriva dal fatto che collettori e studiosi dedicarono le loro cure alla nostra zecca da lungo tempo, sicché poco rimane che sia sfuggito alle loro indagini minuziose. Posso dunque ascrivere a mia grande fortuna l’aver trovato tre nummi affatto sconosciuti e non ricordati dai più diligenti e fortunati ricercatori della numismatica veneta. Ciò mi è tanto più gradito dopo avere pubblicato nel 1881 ben sedici monete inedite della zecca che prediligo; ma era quello il tempo fortunato in cui avveniva la dispersione della celebre collezione Montenuovo, dove erano nascosti tesori di tutti i paesi, fra cui molti di provenienza italiana, i quali patirono di nostalgia e per la massima parte tornarono a respirare l’aria nativa.

[p. 172 modifica]Il più antico di questi tre pezzi è un bagattino di mistura di Nicolò Tron (1471-73) colla testa di S. Marco, simile a quelli coniati per la prima volta da Tommaso Mocenigo e continuati poi dai successori, di cui sono rarissimi gli esemplari per tutto il secolo XV. Questa ultima frazione monetaria era destinata verosimilmente ad uno dei dominii della Repubblica Veneta, che non mi riesci di determinare con sicurezza, mancando ogni documento, ma che ho supposto possa essere con molta probabilità il Friuli.

È strano che in un’epoca, nella quale si conservano libri e registri, che contengono le deliberazioni di magistrati, non si trovi alcun decreto che regoli la coniazione della moneta di rame e di mistura, mentre esistono, nei medaglieri, esemplari di quattro tipi diversi di bagattini, uno dei quali assai comune di puro rame, contrariamente alle deliberazioni prese dal Senato ai tempi di Cristoforo Moro, che naturalmente non avrebbero dovuto essere mutate se non per legge.


1. Mistura (peso grani veneti 11 - grammi 0.569).

D/ — Croce accantonata da quattro bisanti in un cerchio di perline: + • NICOLAVS • TRONO • DVX •
R/ — Testa di S. Marco con aureola in un cerchio di perline: + • S • MARCVS •

La seconda moneta in ordine di data è una lira di Andrea Vendramin (1476-78) che acquistai alla vendita del marchese Remedi2. Il primo tipo di questa lira, creato ai tempi di Nicolò Tron, fu modificato dopo la sua morte senza alterarne l’intrinseco, avendo i correttori della Promissione ducale [p. 173 modifica]trovato poco conforme alle tradizioni repubblicane il ritratto del principe sulla moneta, e prescritto di disegnarlo in ginocchio dinnanzi a S. Marco3. Con questa rappresentazione fu coniata la mezza lira, che prese il nome di marcello da Nicolò Marcello, primo doge che la coniò, e la lira, che dal doge Pietro Mocenigo fu detta mocenigo.

Appena salito al trono Andrea Vendramin, successore del Mocenigo, troviamo un decreto del Consiglio dei Dieci4 in data 6 giugno 1476, che ordina di non cambiare in alcun modo la stampa (tipo) della moneta bianca d’argento in corso, ma soltanto il nome del serenissimo principe.

In tal modo rimane provato che la coniazione del mocenigo non fu sospesa durante il regno del Vendramin, ma che forse ne venne molto limitata la emissione in causa dell’abbondante fabbricazione anteriore.


2. Argento (peso grani veneti 120 = grammi 6.210).

D/— S. Marco a sinistra cinto di aureola, che nella sinistra tiene il Vangelo e colla destra affida il vessillo al doge inginocchiato a destra: AND • VENDRAMINVS SANCTVS • MARCVS • V: lungo l’asta, in lettere sottoposte verticalmente l’una all’altra, DVX.
R/ — Il Redentore ritto su di un piedestallo benedice colla destra e tiene il globo sormontato da croce nella mano sinistra, nel campo a sinistra IC, a destra XC, attorno: • GLORIA • • TIBISOLI: sul piedestallo: • A • • Z •5.

Il terzo pezzo ed il più recente è il mezzo scudo d’oro di Pietro Landò (1539-45). Lo scudo d’oro fu [p. 174 modifica]introdotto nella monetazione veneziana con un decreto del Consiglio dei Dieci6 del 15 maggio 1528, per i bisogni degli eserciti, ai quali erano spediti scudi d’oro del sole, che si comperavano a Venezia pagando un aggio, e nel 7 novembre 15307 fu ordinata la battitura dei mezzi scudi. Queste monete, inferiori nel titolo allo zecchino, godevano grande favore in quei tempi e furono coniate col nome di Andrea Gritti e dei successori fino alla caduta della Repubblica, ma in oggi non si conoscono quelle di tutti i dogi, sebbene la fabbricazione non sia stata mai interrotta, ma forse talora molto limitata. Cosi p. es. lo scudo d’oro di Pasquale Cicogna sarebbe ignoto, se non fosse ricordato in alcune tariffe tedesche, perchè non venne mai fatto di incontrarlo effettivo a nessun raccoglitore. Poco a poco però si riempiono i vani e, come furono ritrovati i mezzi ed i quarti di zecchino di quasi tutti i dogi che dovevano averli coniati, così probabilmente col tempo si troveranno le doppie, gli scudi ed i mezzi scudi d’oro, che mancano per avere completa la serie.


3. Oro (peso grani veneti 32 = grammi 1.656).

D/ – Croce gigliata o fiorita: + • PETRVS • LANDO • DVX • VENTR •
R/ — Scudo con entro il leone in soldo: + • SANCTVS • MARCVS VENETVS




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MONETE ITALIANE INEDITE


DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI




II


Dopo di aver pubblicato alcuni anni fa parecchie monete inedite delle piccole zecche del territorio Mantovano esistenti nella mia collezione, mi riuscì di raccoglierne altre non meno interessanti delle prime, in modo da poter presentare ai lettori della Rivista Italiana di Numismatica, una serie ben nutrita di nummi usciti da quelle famose officine, alcuni dei quali affatto nuovi, altri che hanno bisogno di essere conosciuti più completamente.

Sebbene la famiglia Gonzaga fosse tra le più illustri d’Italia ed i suoi principi godessero fama e prestigio, non solo nel loro paese, ma anche presso i sovrani più potenti d’Europa, taluno di essi non ebbe ribrezzo d’insudiciare il gran nome colle imitazioni e colle falsificazioni delle monete degli stati più importanti e più saggi, che avevano conservato alle loro specie metalliche una fama intemerata ed una ben meritata diffusione.

Senza fermarci alle varietà di poco conto, che pur sono indizio di inesauribile fecondità in queste microscopiche zecche, troviamo una tale abbondanza di tipi, di stemmi, di santi, di motti e d’iscrizioni, da [p. 304 modifica]formare la gioia dei numismatici, sempre desiderosi di rinvenire qualche novità e di esercitare lo spirito di indagine e le cognizioni svariate indispensabili a chi si dedica allo studio di questo genere di monetazione tanto interessante dal lato storico ed economico.


CASTIGLIONE DELLE STIVIERE.


In virtù della rinuncia fatta da S. Luigi al marchesato di Castiglione, successe al padre Ferrante il secondogenito Rodolfo (1586-93) principe noto per le sue iniquità e specialmente per aver falsificate le monete del papa e di altri principi.

Al lungo elenco de’ suoi prodotti dobbiamo aggiungere le seguenti monetine della mia raccolta che non furono ancora pubblicate.



1. Mistura (peso grammi 0.83).

D/ — G. C. che consegna le chiavi a S, Pietro in ginocchio: GO • MA • C • S • R • I • PR • esergo: • RO •
R/ — Ritratto del papa Sisto V: S • SIXTVS • P • MAR • sotto il busto: G+ I.

È questa una delle tante imitazioni fabbricate in Castiglione sul tipo delle bajochelle romane8, nella quale, per meglio giustificare l’inganno, attorno al [p. 305 modifica]ritratto del pontefice è posta l’iscrizione di S. Sisto e le lettere RO devono essere interpretate come la prima sillaba del nome del marchese invece di segnare la zecca di Roma. A mio avviso dovrebbe essere una delle più antiche falsificazioni di Rodolfo, perchè la lega apparisce migliore ed il lavoro più accurato del solito: ha le traccie di essere stata qualche tempo in circolazione, perchè consumata e levigata dal contatto con altre monete, sebbene conservi chiarissimo il disegno e le iscrizioni.



2. Mistura (peso grammi 1.20).

D/ — Scudo colla croce sabauda chiusa in tre archi di cerchio, sotto lo scudo una stella: + CA • S • R • IMP.... O • M •
R/ — Croce di S. Lazzaro grande, caricata da quella dì S. Maurizio più piccola: + CRVS • CRISTI • REDEN • NOSTRA.



3. Mistura (peso grammi 0.95).

D/ — Simile al diritto del numero 2; sotto lo scudo la lettera B, invece delia stella: + CA • S • R • IM • P • ROD.... I • MA.
R/ — Croce come al num. 2: CRVX • CRIS • REDE • NO.... [p. 306 modifica]


4. Mistura (peso grammi 1.075).

D/ — Simile al num. 2, senza stella: + CA - S • R • I... • D • GO • MAR.
R/ — Croce ornata entro un contorno quadrilobato: + CRV ...... DE • NOSTRA.

Anche questi tre pezzi non hanno bisogno di molte parole di commento, essendo manifeste contraffazioni delle parpagliuole di Carlo Emanuele I di Savoia. Il N. 2 è copiato da quelle coniate a Chambery, con una stella sotto lo stemma9 mentre il N. 3 ha il B per la zecca di Borgo in Bressa, ed invece la croce disegnata sul rovescio del N. 4 è precisamente la stessa delle parpagliuole coniate a Borgo10.



5. Mistura (peso grammi 0.99).

D/ — Stemma senza corona con tre corni di cervo posti in fascie: ↃC ROD • C.... R • S • I • P.
R/ — Stemma senza corona con due pesci addossati: MO • FA..TA • MA • C • 1586.

[p. 307 modifica]Ecco una monetina che rimase lungamente ignorata dai numismatici perchè destinata a circolare in paesi lontani, ove difficilmente si poteva indovinarne l’origine. È una imitazione servile dei Dreier di Ulrico duca di Würtemberg, nella quale lo stemma dei diritto riproduce i corni di cervo, impresa della casa regnante e quello del rovescio i pesci di Mömpelgard11. È da osservarsi come gli intagliatori della zecca di Castiglione e di altre congeneri, senza essere grandi artisti, sapessero indovinare e riprodurre i caratteri speciali delle monete dei diversi paesi, in modo da trarre in inganno tutti coloro che non vi facevano particolare attenzione.

Francesco (1593-1616), successo all’ucciso fratello, godeva la fiducia dell’imperatore Rodolfo II, che lo nominò suo consigliere, gli affidò importanti ambascerie ed eresse nel 1609 Castiglione in principato, Medole in marchesato. Fu principe savio, che pose ordine nell’amministrazione e fece coniare monete d’oro e d’argento, ricordando il fatto con una iscrizione trascritta dal padre Affò12. Di questi pezzi, coniati per ostentazione coi nuovi titoli e colle insegne del toson d’oro conferitogli da Filippo III di Spagna, possedo il rarissimo scudo d’oro, che essendo stato pubblicato soltanto in cataloghi forestieri13, credo utile riprodurre con più perfetto disegno.

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6. Oro (peso grammi 3.11).

D/ — Busto del principe a destra con collare alla spagnuola: FRAN: D: G: PRINC: CASTIONI.
R/ — Stemma Gonzaga coronato e fregiato del toson d’oro; nello scudetto centrale, nel primo e quarto leone rampante, nel secondo le fascie Gonzaga e nel terzo la testa di buffalo: MARCHIO: M EDVLAR: E: C •

Il conio è squisito lavoro, probabilmente dello stesso Gaspare Mola che incise altri pezzi di questo principe e lavorò egregiamente per la zecca di Guastalla e per quella di Mantova.

Non tutte le monete di Francesco Gonzaga sono egualmente belle e buone, perchè si conoscono col suo nome alcune contraffazioni di monete forestiere cui devo aggiungere le seguenti che si conservano nel mio medagliere.



7. Mistura (peso grammi 1.42).

D/ — Scudo colla croce di Savoia chiuso in tre archi di cerchio: + FRAN • GON • MA • CAS • S • R • I • P.
R/ — Croce grande di S. Lazzaro caricata da quella di S. Maurizio più piccola: + CRVX • CRIS • REDE • NOST.

[p. 309 modifica]Imitazione delle parpagliuole di Savoia simile a quelle di Rodolfo.



8. Mistura (peso grammi 0,76).

D/ — F coronato: + CAESARIS • CO....
R/ — Croce ornata: + CRVX . SANCTA • ET • BEN.

Questa moneta riproduce il tipo delle trilline di Francesco I re di Francia per Milano14, ed in essa è ricordato il titolo di Consigliere di Cesare, come in altra nota.monetina dello stesso principe è indicato quello di ambasciatore: Caesaris orator.




9. Mistura (peso grammi 0.87).

D/ — F coronato: + GO • MA • CAST • E • S • R • IM • PRINC.
R/ — Crocetta di Savoia: + SOLA • SALVS • E • GLO • DNS.

Qui sono riuniti due diversi tipi, poiché il diritto ricorda le trilline di Francesco I, ed il rovescio i forti di Carlo Emanuele I15.

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10. Mistura (peso grammi 1.08).

D/ — F coronato, attorno: + • GO • MA • CAST • E.... IM • PRIN.
R/ — Nel campo due linee in croce accantonate da 4 aquile, nel centro lo scudetto dei Gonzaga: + SOLA • SALVS • E • GLOB • DNS.

Di tali monetine con cui si volevano imitare le trilline di Filippo II di Spagna per Milano16 conosco più varietà, una delle quali è il n. 6 del padre Affò da lui giustamente assegnata a Francesco Gonzaga17: perchè recando tutte il titolo di marchese non possono essere attribuite al suo successore, e devono essere state coniate prima del 1609, quando Castiglione fu eretto in principato. Per debito di giustizia conviene osservare che tutte le imitazioni di monete forestiere e di bassa lega di questo principe appartengono ai primi anni del suo regno; onde si può credere con qualche fondamento che, da quando egli potè occuparsi degli affari del suo piccolo stato, non abbia voluto che si continuasse tale indecorosa speculazione.

Durante il lungo principato di Ferdinando I (1616-78) succeduto al padre in età infantile, la zecca di Castiglione riprese le antiche abitudini e lavorò quasi esclusivamente di contraffazioni, alcune delle quali non sono ancora interamente conosciute.

[p. 311 modifica]Riporterò per primo un pezzo, che fece la sua prima comparsa nel catalogo della vendita Rossi, al n. 890, senza disegno.



11. Mistura (peso grammi 2.39).

D/ — Ritratto a sinistra: * FERD * D * G * CAST * PRIN * sotto il busto: • 8 •
R/ — Nel campo a sinistra aquila coronata, a destra biscia coronata: BENE * CONVENIVNT, sotto: * 1666 *



12. Mistura (peso gramm 1.91).

— Stemma: • FER • D • G • S • R • I • P • CAS • PRIN •
- B. Vergine: • ITER • PARA • TVTVM • esergo: • V •

Questa contraffazione delle cinquine di Parma fu denunziata al pubblico dal dottor Umberto Rossi18, ma essendovi nel mio esemplare qualche differenza, e [p. 312 modifica]particolarmente il segno numerale V invece del IV, ho creduto bene richiamare l’attenzione degli studiosi su questo fatto che mostra la negligenza degli zecchieri, i quali non pensavano ad altro se non a confondere le persone meno colte e meno attente. Ho completato le iscrizioni del mio esemplare con quello del Museo Bottacin, che è perfettamente eguale al mio.



13. Mistura (peso grammi 0.50).

D/ — Stemma con ornamenti che simulano le chiavi e la tiara: FER • • GON •
R/ — Santo Vescovo di profilo volto a sinistra, seduto:

S • PATERNIANVS.

È una imitazione dei quattrini papali di Fano che ha quel santo vescovo per patrono.



14. Mistura (peso grammi 1.50).

D/ — Testa a destra con collare: FER • D • & • CAST • PR •
R/ — Nel campo diviso da due linee in croce due aquile e due biscie: MARCHIO....VL.

Questa monetina era destinata a circolare confusa coi quattrini di Filippo III per Milano ed era come essi mal tagliata e di un certo spessore. E coniata in modo che non si rileva se non una parte [p. 313 modifica]dell’iscrizione; però ciò che manca al mio esemplare si vede sopra uno del Museo Bottacin pure imperfettamente; ma si possono completare in tal modo le iscrizioni e riconoscere che il principe è Ferdinando I e il feudo indicato nel rovescio è quello di Medole.

Di Carlo Gonzaga signore di Solferino, cugino e successore di Ferdinando nel principato di Castiglione, (1678-80) non possedo alcuna cosa che non sia conosciuta: ho invece due monete inedite di Ferdinando II (1680-1723) figlio di Carlo, ed ultimo principe regnante di Castiglione.



15. Argento (peso grammi 7.96).

D/ – Busto a destra: * FERDINANDVS • II • SAC • RO • IMPER.
R/ — I tre stemmi di Castiglione, Medole e Solferino posti 1 e 2, quello di Castiglione decorato del beretto ducale, nel campo sotto agli scudi piccola torre: * ET • CAST • PRIN MEO - MAR • SOL • DOM • ETC.

Questo bel pezzo di buon argento somiglia in tutto tranne nelle dimensioni al mezzo scudo descritto dal padre Affò19 dall’esemplare esistente nel Museo [p. 314 modifica]imperiale20. Altro simile mezzo scudo della mia raccolta pesa grammi 16.25 quindi circa il doppio di questo pezzo che deve essere il quarto di scudo, o di tallero. Il Reichel al n. 2751 fa menzione di un quarto di scudo uguale al mio.


16. Mistura (peso grammi 0.78).

D/ — Testa a destra: FER • II • PRIN • CA....
R/ — SESIN VS CASTI su tre righe, fra quattro rose.


SOLFERINO.


Per il piacere di presentare ai lettore almeno un disegno di moneta coniata in questo castello, ricorderò un Giorgino di Carlo Gonzaga Signore di Solferino (1640-78) con S. Nicolò, il quale, a differenza degli altri conosciuti, ha l’iscrizione che comincia sopra la testa del principe.

17. Mistura (peso grammi 1.68).

D/ – Ritratto a destra: CAR • D • G • S • R • I • M • SVLF
R/ ~ Santo Vescovo in ginocchio: • S • NICOLA VS • PROT •


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SABBIONETA.


Vespasiano Gonzaga (1540-91) fu uno dei principi più insigni della sua casa, sì come capitano che come uomo di stato. Sabbioneta, che era una rocca circondata da poche capanne diventò, per le sue cure, una fiorente cittadina e venne eretta in marchesato nel 1565, in principato nel 1574 ed in ducato nel 1577. Cosi le monete coniate in quella zecca si dividono in quattro periodi a seconda del titolo usato dal principe. Della prima epoca in cui Vespasiano portava il solo titolo di marchese, a lui dovuto come Gonzaga, e quello di conte di Rodigo, che aveva ereditato dal padre, darò i disegni di quattro monete, due d’oro e due d’argento.



1. Oro (peso grammi 3.35).

D/ — Scudo partito coronato; nel primo, stemma Gonzaga, nel secondo, Colonna: VESPASIANVS • GONZ • COL • MAR • ROT • Q • C •
R/ — Croce fiorita con quattro fiamme nascenti dagli angoli: + FORTITVDO • ET - LAVS • DOMINVS.

Questo scudo che differisce da quello pubblicato da Promis21 per l’iscrizione col titolo di conte di [p. 316 modifica]Rodigo e per lo stemma partito, anziché inquartato, dovrebbe essere uguale a quello posseduto dall’abate Bellini e descritto sommariamente dallo Zanetti22. Per finitezza di conio e diligenza di battitura a me sembra posteriore di pochi anni a quello illustrato da Promis.


2. Oro (peso grammi 1.56).

D/ — Testa del principe a sinistra: VESPA • GON • COL • MAR • ET • C.
R/ - Busto della B. V. con Bambino: VIRGO DEI .... ENETRIX.

Questo mezzo scudo o quarto di doppia fu indicato nel Catalogo Morbio al. n. 2900, e dalla descrizione pare lo stesso esemplare con identico buco.



2. Argento (peso grammi 6.11).

D/ — Scudo inquartato con corona, nel primo e quarto, stemma Gonzaga, nel secondo e terzo. Colonna: VESP GON • COL.... R • ROT • Q • CO. [p. 317 modifica]
R/ — S. Giov. Battista in ginocchio a destra s’appresta ad amministrare il battesimo a G. C. in piedi a sinistra. Una colomba divide l’iscrizione: HIC • EST • FILIVS • MEVS • DILECTVS.

È questo un Mocenigo da 24 soldi, più antico degli altri fin’ora conosciuti, non solo per riscrizione, ma anche per la rozzezza del conio e per rincertezza della battitura, per cui credo doverlo annoverare fra le prime monete coniate a Sabbioneta, contemporaneamente allo scudo d’oro descritto da Promis con cui ha comune la figurazione dello stemma.



4. Argento (peso grammi 0.64).

D/ — Testa del principe a sinistra: VESPA • GON • COL • MAR • ET • C.
R/ — Luna piena raggiante senza iscrizione.

Questa monetina di argento abbastanza buono fu descritta da Appel J., Repertorium zur Münzkunde des Mittelalters, ecc., vol. III. n. 2698.

Col titolo di duca e quindi della quarta epoca posso far conoscere agli studiosi una nuova imitazione dei bianchi (da 4 soldi) di Emanuele Filiberto e di Carlo Emanuele I coniati a Torino23.

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5. Mistura (peso grammi 4.58).

D/ — Scudo coronato interzato in palo, nel primo, Gonzaga, nel secondo. Colonna, nel terzo, di Spagna: + VESPASIAN • G • C • PRIN • DVX • M • CO • nel campo a sin. M, a destra S.
R/ — Croce di S. Maurizio in un doppio cerchio quadrilobato: AVE • SACRA • CRVX • CHRISTI •

Queste monete come altre dello stesso genere, talora anche di lega più scadente, fabbricate a Pomponesco e Castiglione erano bandite dagli stati del duca di Savoia. Un esemplare esisteva nel Catalogo Morbio al n. 2901.

Col nome di Isabella unica figlia di Vespasiano e del marito Luigi Caraffa napoletano (1591-1638) descrive il Catalogo Rossi, al n. 4587, un pezzo ivi chiamato prova in rame dello scudo, che passò nella mia raccolta e merita un poco di attenzione.



6. Mistura (peso grammi 21.40).

D/ — Scudo spaccato, nel campo superiore aquila bicipite e nell’inferiore LIBERTAS posto in banda. Lo stemma è [p. 319 modifica]
coronato dal berrettone ducale e decorato del toson d’oro: • ALOY • C • CARRAF • E • ISABEL: GONZ • SABLONET • DVCS •
R/ — La B. V. col Bambino in braccio tiene sotto ai piedi la luna falcata: .... NA • SVB • PE DIBVS • EIVS 1605.


Come giustamente sospettava il Dottor Umberto Rossi24, questo pezzo non è una prova di zecca e non è nemmeno di puro rame, ma bensì di lega bassissima, che anticamente doveva avere una argentatura o patina argentea. La dimostrazione che tale ducato ne era destinato a circolare e ad ingannare la gente di buona fede, è data da un buco che conserva nel fianco, il quale mostra che esso rimase qualche tempo inchiodato sul banco di una bottega, come si usava fare in quei tempi con le monete false.

Il cavallotto degli stessi duchi che si trova nella mia raccolta, ha nel rovescio la iscrizione scorretta: FORTES CREANTVR FORTISVS divisa da una crocetta invece che dalla stella che è disegnata sull’esemplare del Museo Bottacin25 pubblicato da Carlo Kunz.


POMPONESCO.


Nella divisione dei feudi fra i figli di Carlo Gonzaga Marchese di Gazzuolo, Giulio Cesare (1583-93) ottenne Pomponesco. Valoroso ed irrequieto si piacque di abbellire la nuova residenza e di aprirvi la prima sua zecca, in cui per due lustri furono lavorate quasi [p. 320 modifica]esclusivamente monete di poco valore, che portavano effigie e nomi tali da poter essere facilmente confuse colle migliori di altri paesi.

È vanto della mia raccolta un bel pezzo d’argento, forse il più importante fra quelli battuti a Pomponesco.



1. Argento (peso grammi 12.78).

D/ — Busto del principe a destra in un cerchio di perline: • IVLIVS • CAESAR GON - MAR • S • R • IMP • PR - IIII.
R/ — Croce ornata fiorita, nel mezzo H: entro un cerchio di perline: SIT - NOMEN - DOMINI - BENEDICTVM.

Fu pubblicato dall’esimio signor Eugenio Demole26 conservatore del Gabinetto numismatico della città di Ginevra, traendolo dal disegno esistente in un manoscritto (Probierbuch), dove sono notati i saggi eseguiti nella zecca di Zurigo sopra monete svizzere e forestiere. Il disegno corrisponde esattamente alla mia moneta, la quale imita in modo tale il franco di Enrico III re di Francia da ingannare chiunque non legga le iscrizioni.

La differenza sta nell’intrinseco, perchè secondo [p. 321 modifica]il saggio del 1583 il franco di Giulio Cesare pesava grammi 13.801 al titolo 0.617 e quindi conteneva di buon argento grammi 8.515 invece di 11.917 che dovevano avere quelli di Francia.

Meritano poi qualche attenzione due imitazioni dei bianchi di Savoia, alcun poco diversi da quelli pubblicati da A. R. Caucich e Camillo Brambilla27.



2. Mistura (peso grammi 4.00).

D/ — Croce in doppio cerchio quadrilobato: + I C G M S R I P • IN TE ...MINE CONFI.
R/ — Scudo inquartato coronato, nel primo e quarto interzato a mantello 1° bianco, 2° fasciato, 3° tre bisanti, nel secondo e terzo leone rampante, sul tutto scudetto colia Croce; nel campo a sinistra dello scudo FE, a destra RA: + ECCLESIA SANCTORVM...EM.

Questo esemplare ha le iscrizioni come il n. 8 del Brambilla e lo scudo disegnato come il n. 7, ma la differenza più importante sta in un ponzone colla croce di Savoia, uguale a quello ordinato dal duca Carlo Emanuele per distinguere i bianchi genuini dai falsi, punzone che fu aggiunto anche dalla zecca di Pomponesco ai suoi prodotti.

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3. Mistura (peso grammi 4.44!.

D/ — Scudo inquartato, coronato, nel primo e quarto aquila nel secondo e terzo leone rampante a sinistra, in mezzo scudetto colla croce, nel campo a sinistra dello scudo FE a destra RA, attorno: + ECCLESIA - SANCTORVM SEPTEM.
R/ — Croce di S. Maurizio chiusa da doppio cerchio quadrilobato: + IN TE DOMINE CONFIDO... 1685.

Sebbene questo pezzo non abbia il nome del principe ne della zecca, appartiene evidentemente alla stessa fabbricazione, riunendo forse due conî di altra emissione. Osserverò poi in questi due bianchi, come in un terzo poco differente dal N. 8 del Brambilla che esiste nel mio medagliere, la lettera ultima del motto fert composta di un A e di un T in nesso senza poterne indovinare il significato.



4. Mistura (peso grammi 0.80).

D/ - Croce di S. Maurizio: + IVLIVS CESAR GON.
R/ — Nel campo fra due rose FERT, attorno: ECCL • SAN • SEPTEM •

[p. 323 modifica]È questa una falsificazione audace dei quarti di Emanuele Filiberto28 che dalla collezione Morbio (n. 2588) è passata nella mia raccolta.


5. Mistura (peso grammi 0.75).

D/ — Testa a sinistra: * IVL CAE SAR • G M.
R/ — Santo vescovo in piedi che benedice:... GERVA SVS • CON.

Ecco un nuovo santo da aggiungersi all’elenco di quelli rappresentati sulle monete di Pomponesco destinato questa volta a far credere che siffatto quattrinello uscisse da qualche zecca papale. Un altro esemplare della stessa moneta ha le seguenti varietà.

6. Mistura (peso grammi 1.06).

D/ – + IVL: CES AR G M S.
R/ – ..... VASIVS.

Non saprei come spiegare la lettera S chiaramente scritta in fine della leggenda del diritto, se non come un accenno alla pretesa su Sabbioneta, forse all’epoca delle contese contro Isabella figlia di Vespasiano, per il possesso di quel ducato.

BOZZOLO.


Quando Giulio Cesare Gonzaga, per gli accordi cogli eredi del cugino Vespasiano duca di Sabbioneta [p. 324 modifica]entrò in possesso di Bozzolo (1539), vi trasportò la sua residenza e la zecca. Fece allora coniare monete d’oro e d’argento coi titoli dei nuovi possessi, alcune delle quali furono illustrate dall’Affò, altre posteriormente. Io posso dare il disegno dell’ongaro esistente nel mio medagliere, conosciuto dai numismatici, ma non ancora fatto di pubblica ragione.



1. Oro (peso grammi 3.42).

D/ – Ritratto del principe in piedi, vestito di armatura e con un’asta in mano: I • C • PRIN • BOZZVLI SAC • Q • ROM • IMP.
R/ — Stemma Gonzaga, colla stella di casa Del Balzo nel centro, ornato di corona e di dieci bandiere colle imprese di famiglia: MARCHIO • D • GONZ • E • HOST • CO • P •

Le monete di Scipione Gonzaga, nipote e successore di Giulio Cesare, si possono dividere in due periodi: quelle del primo (1613-36) portano il titolo di principe di Bozzolo e solo raramente i nomi d’altri feudi di minor importanza: quelle del secondo periodo hanno il titolo di duca di Sabbioneta, di cui fu legittimo pretendente senza poterne ottenere il possesso, e vanno dal 1636 sino alla sua morte nel 167 1.

Del primo periodo presenterò quattro monete, non tutte nuove, ma che tutte hanno il loro lato interessante.

[p. 325 modifica]


2. Argento (peso grammi 31.23).

D/ — Busto del principe a sinistra con armatura e collare: SCIP • GONZ • S - R • I • ET • BOZ • PRIN • N • ET C. sotto il busto G • MOLO.
R/ — G. C. consegna le chiavi a S. Pietro in ginocchio:

TV ES PETRVS PRESIDIVM NOSTRVM, nel campo stella fra le due figure, esergo MDCXVII.

È questa una più antica edizione del ducatone pubblicato dal padre Affò29. La testa di Scipione è affatto giovanile, senza barba, e ornata di quel collare, che i Francesi chiamano fraise. Il lavoro squisito dell’incisione mostra il valore dell’artefice G. Mola firmato sotto il busto; peccato che il fuoco o la cenere calda abbia guastato un poco il diritto di questo esemplare.

[p. 326 modifica]




3. Argento (peso grammi 5.48).

D/ — Stemma Gonzaga coronato, fra lo scudo e la corona una stella: SCIP • GON • S • R • I • ET • BOZ • PRI • II • ET C.
R/ — S. Pietro in piedi colie chiavi in mano, presso la testa del santo, stella: PRESIDIVM •   • NOSTRVM • sotto i piedi del santo: G • C.

Lo Zanetti osserva che vi sono esemplari di vario peso e titolo di questo pezzo30 chiamato Lira dall’Affò e col solito acume lo riconosce sotto il nome Anselmino di Bozzolo31 in una lista di monete saggiate a Parma, perchè fatto ad imitazione degli Anselmini di Mantova. Il mio è dei migliori; ma ne conosco di piccoli e neri ed anche colla ciffra 8 sotto i piedi del santo, invece delle iniziali G C.



4. Mistura (peso grammi 6.48).

D/ — Busto del principe in armatura: SCIP • S • R • I • BOZVLIQ • PRINCEP • II.
R/ — Aquila bicipite coronata collo scudo di Gonzaga nel petto: MAR HOST COM • POM • EC (XXIIII).

[p. 327 modifica]Questo pezzo, che imita i quarti di tallero di Agostino Spinola, copiati anch’essi da monete oltramontane, ha l’indicazione di XXIIII (forse soldi) e non può quindi essere frazione dello scudo colla cifra 80 dello stesso Scipione descritto dallo Zanetti32, con cui ha pure una certa affinità; ma è vano cercare i rapporti ed i valori di tali monete destinate all’estero per bassa speculazione e non a circolare nel paese.



5. Mistura (peso grammi 1.13).

D/ — Stemma Gonzaga coronato: SCIP • GON • S • R • I • BO... I • ET • C
R/ – B. V. col bambino in braccio: ESTO NOBIS ADIVTRIX, esergo 1617.

Appartengono al secondo periodo e quindi hanno il titolo di duca di Sabbioneta le monete seguenti.



6. Argento (peso grammi 31-98).

D/ – Busto del principe a sinistra con armatura e collare:

SCIP : D : G : DVX : SABL S : R : I : E : BOZ : PRI : ET : C : [p. 328 modifica]

R/ — G. C. consegna le chiavi a S. Pietro in ginocchio: TV ES • PETRVS: PRÆSIDIVM NOSTRVM, fra le due figure una stella: esergo MDCXXXIX.


È un altro ducatone come il n. 2, ma inciso da ben altra mano; si distingue da quello dell’Affò per la forma del collare.



7. Argento (peso grammi 4.33).

D/ — Busto del principe a destra con armatura, la mano sinistra sulla spada e collo scettro nella destra: SCIP • D • G • DVX • SABL •   • S • R • I ET BOZ • PRINCE, nel campo, 1641, sotto il busto (VIII).
R/ — Scudo inquartato e coronato, nel primo e quarto il leone rampante, nel secondo e terzo le fascie Gonzaga, attorno allo scudo collare di fiori e frutta: MAR • HOST • MONE • NOVA • DA SOL • VIII.


GUASTALLA.


Ferrante Gonzaga, valente capitano al servizio di Spagna, poi governatore di Milano, comperò nel 1537 dai conti Torelli la signoria di Guastalla; ottenne dall’imperatore l’investitura e nel 1557 il diritto di battere moneta.

Dai capitoli convenuti collo zecchiere G. [p. 329 modifica]Migliavacca e da altri documenti argomentava il padre Affò33 che anche lo scudo d’oro fosse stato coniato col nome di Cesare (1550-75) figlio di Ferrante: ho il piacere di far conoscere questo pezzo prezioso desiderato da sì lungo tempo.



1. Oro (peso grammi 3.17).

D/ — Stemma Gonzaga coronato, il sole divide l’iscrizione: CAESAR • GON • FERO • F • DNS • GVAST.
R/ – Croce ornata + GLORIA • HAEC • EST • SOLA • NOBIS.

Lo Zanetti34 ci avverte che questo scudo fu valutato a Ferrara due soldi meno degli altri, e che a Milano fu bandito nel 16 novembre 1583.



2. Argento (peso grammi 28.00).

D/ — Ritratto del principe armato, colla sinistra sull’elsa della spada: CAESAR • GON + FERDIRANDI • FIL • D • GVA. [p. 330 modifica]
R/ — Aquila collo stemma Gonzaga nel petto: + NIL • AVIBVS • TENTES • MELIORIBVS.

L’aspetto di questa bella moneta non è veramente italiano; ma in allora i principotti del nostro paese si erano dati ad imitare i talleri tedeschi, naturalmente con metallo meno fino. In Italia questi talleri non si trovano e solo raramente taluno, sfuggito alle persecuzioni a cui erano soggetti come moneta scadente, arriva a caro prezzo dalla Germania per prendere posto nelle collezioni italiane. È descritto nella Reichelsche Münzsammlung, Vol. IX, num. 1769.



3. Argento (peso grammi 4.48).

D/ — Ritratto del principe armato, colla mano sull’elsa della spada: CAESA • GON + FERDINANDI • FIL • D • G :
R/ — Aquila collo stemma Gonzaga, sotto 12 entro un circolo: NIL • AVIBVS • TENTES • MELIORIBVS.

A prima giunta sembrerebbe uno spezzato del tallero descritto al n. 2 dal quale non differisce, salve le dimensioni, che per il circoletto e per la cifra 12. È una imitazione del pezzo da 12 kreutzer di Ferdinando arciduca d’Austria, figlio dell’imperatore e signore del Tirolo. Certo è che in entrambe queste monete l’aquila è disegnata sul tipo dell’aquila tirolese e l’iscrizione è divisa da una croce in modo che sembra riferirsi ad un principe di nome Ferdinando.

[p. 331 modifica]Anche di Ferdinando II figlio di Cesare (1575–1630) e signore, poi duca di Guastalla ho la fortuna di possedere nella mia raccolta un bellissimo ongaro desiderato ed aspettato da molto tempo.



4. Oro (peso grammi 3.41).

D/ — Il principe in piedi con armatura, volto a destra: FERDINANDVS GONZAGA • II.
R/ — Stemma Gonzaga coronato ed ornato di un festone di fiori e frutti: DOMINVS • GVASTALLÆ.

Questo zecchino di buon metallo, di intaglio squisito manca dell’ordine del toson d’oro, sostituito da un festone di fiori e frutti, e quindi deve appartenere alla prima emissione di Ferdinando di cui parla il padre Affò35 nella quale lavorava i coni della zecca di Guastalla il celebre Andrea Cavalli.

NOVELLARA.


Esaminando un certo numero di quattrini, stampati dai Gonzaga conti dì Novellara ad imitazione di quelli di Lucca col Santo Volto, ho rilevato tre varietà che mi sembrano meritevoli di ricordo.

[p. 332 modifica]


1. Mistura (peso grammi 0.71).

D/ – 6L1 ... • ..O COMITI....
R/ – Santo Volto ...... ANCTVS

2. Mistura (peso grammi 0.53).

D/ — {{sans-serif|6L.... E • C NOVE....
R/ — Come sopra: SPES ....


3. Mistura (peso grammi 0.66).

D/ — 6L5 ET • NOVEL • PROT
R/ — Come sopra: SPES E SALVS • VNICA.

Fra mezzo a tali quattrinelli ho trovato una monetina che da un lato ha il Santo Volto e dall’altro un’aquila simile a quella dei quattrini di Pesaro, Non ho potuto rilevare l’iscrizione attorno alla testa del Redentore: forse sono lettere che non hanno fra loro alcun legame; ma chiarissimo sotto la testa si vede un N e credo non andar lontano dal vero attribuendo questo ibrido prodotto alla zecca di Novellara.


4. Mistura (peso grammi 0.74).

D/ – Santo Volto • I OGI • VOGO.... N.
R/ — Aquila non coronata fra stelle, senza iscrizione.

[p. 333 modifica]Forse appartengono alla stessa officina certe baiocchelle con S. Francesco e collo Spirito Santo fatte ad imitazione di quelle di Montalto, dove è scritto MONETA NO • le quali furono attribuite tanto dallo Zanetti36 che dal Pigorini37 a Castiglione non per qualche speciale indizio, ma per sola analogia.


GAZZOLDO.


Sebbene Gazzoldo non sia mai stato posseduto dai Gonzaga, per ragione di topografia va compreso nel novero delle zecche minori del territorio mantovano, ed ha comune coi feudi dei marchesi Gonzaga il genere di monetazione a cui si dedicava quasi esclusivamente. Anche di questa officina darò una monetina inedita che serve a completare la serie di quelle già conosciute.



1. Mistura (peso grammi 0.97).

D/ — Padiglione colle chiavi decussate: SED.... CO • GAZ
R/ — B. V. della Concezione .... R PA RA • TVTVM.



[p. 415 modifica]



III


RIMINI.


Della zecca di Rimini non possedo alcuna moneta che possa dirsi veramente inedita, ma desidero richiamare l’attenzione dei numismatici su qualche varietà del grosso agontano e su due monete dei Malatesta, che non sono conosciute in modo completo e degno della loro importanza, anche in causa degli imperfetti disegni con cui sono rappresentate.

Ecco le varietà del grosso agontano che esistono nella mia raccolta.

1. Argento (peso grammi 2,00).

D/ — Croce nel campo in un cerchio di perline:
+ * DE ARIMINO.
R/ — Santo vescovo in piedi che benedice:
• PP. S • GA VDECIVS.

[p. 416 modifica]2. Argento (peso grammi 2,28).

D/ – Croce ed iscrizione simile al n. 9 della tav. XVIII di G. A. Zanetti38.
R/ — Un anellino presso la spalla sinistra del vescovo e in fine dell’iscrizione un punto invece di tre punti.

Taluno forse osserverà che simili minuzie non meritano di essere rilevate, ma siccome lo stesso Zanetti ne tiene conto esatto e suppone che tali piccoli segni possano indicare gli zecchieri e le diverse emissioni, così credo cosa utile e buona dare notizia di quelle varietà che possono completare il suo lavoro, serio e pratico nello stesso tempo.

Delle due monete dei Malatesta già pubblicate, ma delle quali desidero dire poche parole e mostrare un esatto disegno, la più antica appartiene a Carlo Malatesta, erede del padre nella signorìa di Rimini (1384-1429) e comparve al pubblico per la prima volta in una. comunicazione del Dott. Luigi Tonini nel Bullettino di numismatica italiana diretto da A. R. Caucich39. La rinvenne in un suo orto il celebre Bartolomeo Borghesi, il quale così ne scrive: " O che sia di miglior lega, o che abbia conservato la primitiva imbiancatura, si direbbe di puro argento „ e la ritiene simile al denaro d’argento o bolognino di Pandolfo Malatesta dato dal Battaglini al num. 17.

Alla vendita della preziosa raccolta Borghesi, io divenni possessore di una moneta qualificata nel catalogo40 mezzo bolognino che corrisponde alla [p. 417 modifica]descrizione ed al peso di quella pubblicata da L. Tonini e deve essere la stessa trovata nell’orto di S. Marino.


3. Mistura (peso grammi 0,33).

D/ — Nel campo le lettere M L T S poste in croce e divise da punti, il tutto in un cerchio di perline, attorno: + • KAROLVS • DE •
R/ — Nel campo A grande accompagnato da quattro punti in un cerchio di perline, attorno: + • RIMINESIS •

Il diametro è alquanto inferiore a quello indicato nel rozzo disegno del Bullettino, e l’aspetto non corrisponde esattamente all’apprezzamento del Borghesi, ma piuttosto al dubbio da lui espresso che la miglior lega apparente provenisse della primitiva imbiancatura. Forse appena uscita dalle viscere della terra questa monetina fresca di conio sembrava anche di buon argento; ma dopo aver dimorato 40 anni nelle cassette dei medaglieri mostra di essere della solita mistura delle monete inferiori, e quindi nè un bolognino nè un mezzo bolognino, ma bensì un picciolo o mezzo quattrino, simile a quelli di ugual valore usciti dalle zecche della stessa regione.

L’altra moneta è un quattrino di Pandolfo Sigismondo Malatesta (1432-63) e proviene essa pure dalla vendita Borghesi41 dove è indicata colla qualifica d’inedita che non le spetta, perchè pubblicata sino dallo scorso secolo nella seconda dissertazione del Bellini42.

[p. 418 modifica]


4. Mistura (peso grammi 0,66).

D/ — Rosa in un cerchio di perline, attorno + • S • P * D • A • RIMInI •
R/ — Santo vescovo di faccia che benedice • S GAVD ECIVS, in fine della iscrizione il monogramma

Tanto il Bellini che l’anonimo compilatore del catalogo Borghesi, credono vedere le iniziali di Isotta, terza moglie di Sigismondo, nel monogramma che si trova presso alla testa del santo. E bensì vero che questo principe amò teneramente Isotta degli Atti con cui visse lungo tempo in concubinato prima di farla sua moglie, che fece intagliare il suo ritratto e le sue cifre su medaglie e monumenti con iscrizioni ampollose; ma a me sembra di trovare nel monogramma le lettere V e S (probabilmente iniziali dello zecchiere), sormontate da una croce che si vede in quasi tutti i monogrammi del medio evo, ma non in quello di Isotta composto dalle sole lettere IS.


FANO.


La zecca di Fano è assai bene rappresentata nel mio medagliere da alcune monete di piccola mole, ma di molto interesse per l’epoca, per la rarità e per il garbo con cui sono lavorate. Comincierò da tre piccioli di Pandolfo Malatesta (1384-1427), celebre condottiere, che s’impadronì, per breve tempo, di Brescia e di Bergamo e finì la sua vita avventurosa [p. 419 modifica]in Fano che aveva ereditato dal padre Galeotto. Due di essi sono varietà di quelli già pubblicati da Bellini43 e da Promis44, il terzo è del tutto nuovo.


1. Mistura (peso grammi 0,38).

D/ — Rosa entro un cerchio di perline, attorno: + : D : PAnDVLFVS :
R/ — Nel campo, entro un cerchio di. perline: FAnI, un anellino nel centro e quattro fra le lettere, attorno: + o DOMinVS ︙ :


2. Mistura (peso grammi 0,42).

D/ — Rosa entro un cerchio di perline, attorno: • PAnDVLFVS.
R/ — Nel centro una stella a sei punti, in croce FANI fra quattro anellini, attorno: + DOMInVS • • 


3. – Mistura (peso grammi 0,40).

D/ – Rosa in un cerchio di perline + PANDVLFVS : :
R/ — Croce ornata entro un cerchio di perline, attorno: + DnS : : FAnI EC •

[p. 420 modifica]Questa bella monetina apparteneva al cavaliere G. Rossi45 ed ebbi la fortuna di acquistarla alla vendita di quella celebre raccolta.

Una breve serie di piccioli ricorda il tempo in cui Fano fu tolta a Sigismondo Pandolfo Malatesta dalle armi di Pio II, condotte da Federico da Montefeltro.


4. Mistura (peso grammi 0,52).

D/ — Nel campo un rastrello, arme della città, attorno + CIVITAS • FANI
D/ — Busto di santo vescovo con aureola, attorno: + S • PATERNIANVS


5. Mistura (peso grammi 0,38).

D/ — Stemma senza corona + CIVITAS • FANI
R/ — Santo vescovo di faccia benedicente: + S • PATE RNIANVS46.


6. Mistura (peso grammi 0,28).

D/ — Stemma sormontato da chiavi decussate e da tiara attorno: CIVITA S • FANI
R/ – Santo come al n. 5: S • PATR IGNIAN •47.
[p. 421 modifica]


7. Mistura (peso grammi 0,42).

D/ — Chiavi decussate e tiara, attorno: • CIVITAS • FANI •
R/ — Santo vescovo seduto di fronte: S • PATER NIANVS48.

Hanno importanza i primi due (n. 4 e 5), i quali non sono che varietà del piccolo pubblicato da C. Brambilla, perchè provano che la coniazione di tale moneta non fu abusiva, ma continuata e regolare. Maggiore assai è l’importanza degli altri (n. 6 e 7) non ancora osservati e studiati, perchè recano le chiavi e la tiara, mentre i primi non hanno alcun segno della dominazione papale succeduta a quella dei Malatesta. Non avendo alcuna memoria di una completa indipendenza, si può ragionevolmente supporre che nei primi tempi dopo la capitolazione dei Fanesi col cardinale Fortiguerra, il governo della città sia stato lasciato agli uomini del paese, dai quali il nuovo potere nulla aveva da temere. Ma la completa assenza delle insegne sovrane, che dava alle monete un aspetto di assoluta autonomia, non poteva essere gradita al rappresentante del pontefice, il quale avrà provveduto a rimediare a tale mancanza. Infatti le chiavi e la tiara sono collocate sullo stemma cittadino in un picciolo che somiglia interamente a quelli coniati nei primi giorni, e nell’altro evidentemente posteriore è tolto anche lo stemma e conservata soltanto l’iscrizione CIVITAS FANI.

A me sembra però che queste monetine, abbiano o no le chiavi papali, sieno tutte fabbricate in un’epoca [p. 422 modifica]di transizione, in cui il potere sovrano non era esattamente regolato, e quindi prima della conferma degli statuti, privilegi e consuetudini chiesti ed approvati nella capitolazione del 25 settembre 1363, ma confermati soltanto con lettera di Sisto IV al cardinale Orsini nel 18 novembre 1472.

Dopo questo tempo troviamo i nomi e le armi dei pontefici sulle monete di Fano, che però conservano una fisionomia speciale sino a Giulio II, dopo il quale sembra che la zecca sia stata chiusa per qualche tempo. Egli è perciò che credo completare questo cenno della zecca di Fano col quattrino di Alessandro VI (1492-1503), riportato dal Cinagli49 ma senza disegno.


8. Mistura (peso grammi 0,35).

D/ — Stemma con piccole chiavi: • ALEX • • PAPA • VI
R/ — Santo vescovo in piedi benedicente: CIVITA S • FANI •


PESARO.


Con erudizione e dottrina scrisse Annibale degli Abati Olivieri la storia della zecca di Pesaro prima che di questa città diventassero padroni i Della Rovere; le monete dei duchi di Urbino coniate a Pesaro furono descritte d Rinaldo Reposati, e non pochi nummi sfuggiti a questi lavori illustrarono G. A. [p. 423 modifica]Zanetti nelle sue appendici, ed altri valenti numismatici nei giorni nostri. Eppure i prodotti di quella zecca non sono ancora tutti conosciuti e posso anch’io presentare ai lettori della Rivista Italiana qualche cosa di nuovo e di importante: prima di tutto una moneta di Costanzo Sforza (1473-1483) di squisito lavoro:



1. Argento (peso grammi 7,55).

D/ — Busto del principe con corazza volto a sinistra, attorno: : CONSTANTIVS • SF • DE • ARAGO • PISAV • D
R/ — Veduta del Castello di Pesaro, con torri merlate e fossato, attorno: • SALVTI • ET • MEMORIAE • CONDIDIT ︙

A nessuno che sia pratico della materia, può sfuggire la somiglianza di questo pezzo colla medaglia battuta dallo stesso Costanzo a ricordo della costruzione della rocca di Pesaro. Le imagini, le iscrizioni sono uguali, la fattura della stessa mano: allorchè ne feci l’acquisto corsi da Carlo Kunz e gli chiesi: è moneta, o medaglia? Il compianto amico rimase perplesso e, vagliando le ragioni dell’una e dell’altra opinione concluse che probabilmente era una moneta. Infatti l’aspetto non è di medaglia, e che sia stata destinata a rappresentare il valore ed a correre come moneta mi persuade un calcolo sul peso e sull’intrinseco che feci più tardi.

L’Olivieri, per dare un’idea del valore nelle varie epoche, ricorre al ducato veneziano ed al fiorino [p. 424 modifica]di Firenze citando fra gli altri un documento50, dal quale risulta che tali monete si ragguagliavano nel 1487 a 52 soldi della lira ravennate che fu sempre adoperata a Pesaro. E questa l’epoca a cui dobbiamo tenerci, perchè la moneta sopra descritta è di poco posteriore al 1472, anno in cui fu coniata la lira Tron e fissato il rapporto fra l’oro e l’argento, che rimase inalterato per lungo tempo. Il ducato valeva allora 6 lire e 4 soldi e cioè corrispondeva a grammi 40,42 di buon argento. Ora, dividendo tale cifra per 52, abbiamo il peso di grammi 0,77 e per dieci soldi grammi 7,70, peso di poco superiore a quello della moneta di Costanzo. L’argento apparisce della stessa lega di quello di Venezia, la piccola frazione di peso che manca, si spiega naturalmente colla tolleranza e col consumo, per cui sono convinto che il Signore di Pesaro abbia voluto rappresentare con questo pezzo la mezza lira, seguendo un esempio che in quel momento era dato nelle migliori officine d’Italia.

Vengono poscia, in ordine di data, alcuni piccioli anonimi del tempo in cui dominarono a Pesaro gli Sforza, i quali meritano pure un poco di attenzione.


2. Mistura (peso grammi 0,40).

D/ — DOMINVS PIS. Nel campo, in un cerchio di perline, le lettere AVRI poste in croce.
R/ – Croce: DOMINVS • PISA •

[p. 425 modifica]3. Mistura (peso grammi 0,35).

D/ – Croce fiorita: + • DOMINVS • PISAV •
R/ – Testa di Santo mitrato: + • S • DIVNCENTIVS •


4. Mistura (peso grammi 0,32).

D/ – Come il n. 3: DOMINVS • PISAVR •
R/ – Come il n. 3: S • DIVNCENCIVS •51.


5. Mistura (peso grammi 0,47).

D/ – Come il n. 3: DOMINVS • PISAV •
R/ – Come il n. 3: S • DIVNICENTIVS •52.



6. Mistura (peso grammi 0,26).

D/ – Come il n. 3: + • DOMINVS • P....
R/ – Come il n. 3: + PISAVRI • DO53.

La prima di queste monetine è del tutto inedita e, per la forma delle lettere, per la somiglianza con altre dello stesso valore e dello stesso tipo, deve ritenersi del regno di Costanzo I. Le altre quattro sono varietà più o meno importanti di quella pubblicata per la prima volta dall’Olivieri54, poscia con miglior disegno dallo Zanetti55, e che l’Olivieri sospettò appartenere all’epoca in cui dominava a Pesaro Cesare Borgia. In seguito ad obbiezioni critiche comparse nelle Novelle letterarie, l’Olivieri56 cambiò pensiero ed espresse il dubbio che potesse essere [p. 426 modifica]stata coniata nella rocca di Pesaro da Galeazzo Sforza, figlio naturale di Costanzo I e tutore di Costanzo II, il quale dopo la morte del pupillo fu acclamato Signore di Pesaro e si mantenne qualche mese in quel fortilizio, non ottenendo però l’investitura dal pontefice. Lo Zanetti57 invece attribuisce questi piccioli ai tempi in cui regnarono assieme Camilla d’Aragona ed il giovane Giovanni Sforza (1483-89), prima del decreto che ordinava la battitura dei denari piccioli in rame puro. A me sembra che l’opinione dello Zanetti sia confermata dal nuovo denaro inedito che ho riportato al n. 2, il quale è evidentemente più antico di quelli colla testa del Santo e mostra essersi usate, in varie epoche, le monete anonime col titolo Dominus Pisauri, senza che vi sia bisogno di vedere in ciò l’indizio di avvenimenti straordinari.

Possedo di Guidobaldo II Della Rovere (1538-74) due pezzi da quattro bolognini; il primo finamente inciso con S. Girolamo, differisce da quello pubblicato dallo Zanetti 58, per avere lo stemma di Montefeltro tra le zampe dell’aquila.



7. Argento (peso grammi 1,65).

D/ — Aquila coronata collo stemma di Montefeltro tra le zampe: GVI • VBALDVS II VRBINI - DVX • IIII
R/ — S. Gerolamo nel deserto con leone e cappello cardinallzio ai piedi: S • HIERONIMV.... INTERCES ....59.

[p. 427 modifica]Il secondo è una varietà di quello dato dal Reposato al n. 2660. L’aquila del diritto non è coronata e le foglie dì quercia della corona sono disposte diversamente nel rovescio.



8. Argento (peso grammi 2,18).

D/ — Aquila senza corona, volta a sin.: ⸭ GVI • VBALDVS • II • VRBINI • DVX • IIII
R/ — Nel campo, circondato da una corona di quercia in doppio cerchio di perline: • MONE • • DA • IIII • BOLOGN • • VEC • su quattro righe61.

Fra le numerose varietà di poca importanza che presentano le monete di Francesco Maria II (1574-1622) ho scelto due scudi d’oro dello stesso tipo e colle stesse iscrizioni di quello dato dal Reposati al numero 2962, ma diversi per il disegno e per il lavoro d’intaglio.



9. Oro (peso grammi 3,26).

D/ — Scudo inquartato: nel 1° l’aquila di Urbino, 2° la [p. 428 modifica]rovere, 3° le fascie di Montefeltro, 4° l’arma d’Aragona concessa da! re di Napoli ai Della Rovere: la inquartatura partita di un palo caricato del gonfalone di Santa Chiesa: corona ducale e toson d’oro: FRANC • M • II • VRB • DVX • VI • E
R/ — Grande rovere coi rami passati in doppia croce di S. Andrea, dietro la veduta di Montefeltro: • FERETRIA •



10. Oro (peso grammi 3,36).

D/ — Arma simile al n. 9, ma con lo scudo ovale a cartocci: • FRANC • MARIA • II VRB • DVX VI ET
R/ — Come il n. 9, solo più numerosi i rami: FERETRIA fra due ramoscelli di quercia con ghiande.


URBINO.


Anche di Urbino, città che diede nome al ducato ed ha pagine gloriose nella storia dell’arte italiana, ho la fortuna di possedere una preziosissima moneta col nome di Federico di Montefeltro (1444-82), che dopo la morte di Oddo Antonio divenne Signore di Gubbio e di Urbino.



1. Argento (peso grammi 6,52).

D/ — Busto del principe armato a sinistra: FEDERICVS : DVX : VRBINI • MONTIS • FE • Q • CO •

[p. 429 modifica]

R/ — Scudo inquartato di Urbino e Montefeltro; nel mezzo palo caricato del gonfalone di Santa Chiesa, sopra lo scudo, piccolo cerchio di gemme:
RE • GE • CAPI • AC • S • RO • EC • CONFALON


Non è difficile fissare l’epoca in cui venne coniata questa moneta, perchè solo nel 1474 Federico fu nominato Duca di Urbino, Capitano e Gonfaloniere della Chiesa, ed è anzi probabile che egli abbia voluto far pompa dei nuovi onori in un bel pezzo d’argento col suo ritratto lavorato da egregio artista, ad imitazione di quanto facevano i duchi di Milano e di Ferrara ed altri del suo tempo. Riesce invece ardua impresa determinarne il valore, non avendo io alcun dato per conoscere il sistema monetario usato ad Urbino. Il peso non corrisponde alle lire di Ravenna e di Ancona, che avevano grande diffusione in quei paesi, e non mi resta che fare l’ipotesi che questa sia la metà di una lira urbinate di uguale origine, ma di minor intrinseco della ravennate. Mi conferma in questo pensiero la seguente monetina di Guidobaldo I (1482-1508).


2. Argento (peso grammi 0,51).

D/ — Aquila coronata colla testa volta a sinistra: • GVIDO • VB • VRBIN • DVX
R/ — GD coronate nel campo, attorno: + • VRBINI • CIVITAS •

Nel diritto è perfettamente uguale al n. 1 del Reposati63 da lui chiamato soldo e se veramente [p. 430 modifica]si tratta del soldo della lira di Urbino, la moneta che ho descritta al n. i, non può essere che la mezza lira, perchè pesa poco più di dieci di tali soldini tenendo conto dello stato di conservazione del mio esemplare.


GUBBIO.


Per chiudere bene la serie dei nummi di questa regione darò uno scudo d’oro di Francesco Maria I (1508-1527) unica moneta battuta in quel prezioso metallo nella zecca di Gubbio. Fu pubblicata nel catalogo della Raccolta del Cav. G. C. Rossi64, dove si trovava prima di passare nel mio medagliere.



1. Oro (peso grammi 3,44).

D/ — Stemma Della Rovere con piccolo cerchio di gemme:
+ FRAN + MARIA + DVX + III
R/ — Santo Vescovo iti cattedra con mitra e pastorale:
S VBALDVS ’ D ' EVGVBiO






[p. 299 modifica]

MONETE ITALIANE INEDITE

DELLA RACCOLTA PAPADOPOLI




IV.


Le monete coniate dopo la caduta dell’impero romano nella Sicilia e nelle provincie meridionali della nostra penisola, meno fortunate di quelle altre regioni, sono state troppo lungamente trascurate dagli studiosi e dai raccoglitori italiani. Eppure non meritano certo un tale abbandono, perchè meglio di ogni altro monumento rispecchiano i tempi ed i luoghi ove sortirono i natali. Esse recano qualche raggio di luce su periodi storici oscuri e poco studiati, ove si riconoscono le traccio dell’antica civiltà che tramonta, mentre sorge la nuova nella lotta fra i seguaci di Cristo e quelli di Maometto, negli stessi luoghi ove i greci avevano lasciato esempi di arte divina e dove la nuova Italia ebbe la sua vera culla. Infatti, in mezzo a pezzi informi che mostrano l’arte barbara e bambina, troviamo una grande quantità di tipi e di monete lavorati con gusto e con sapere, come quelli che riproducono l’aspetto delle mura di Salerno col mare e coi navigli, i lineamenti di Federico II e di Carlo d’Angiù, a cui si potrà aggiungere ora quelli di Manfredi di Svevia.

Da poco tempo presi ad occuparmi della numismatica di queste regioni e ne rimasi sorpreso e [p. 300 modifica]sedotto in modo che desidero portare il contributo modesto delle monete inedite della mia raccolta, affinchè il lavoro che ci è promesso sulle monete del mezzogiorno d’Italia riesca completo, mentre il nome del giovane Autore, già noto favorevolmente per altri dotti lavori sulle monete napoletane, ci è arra sicura ch’esso contenterà i desideri degli studiosi e servirà a togliere dall’oblio una parte della storia monetaria d’Italia, che deve essere conosciuta e coltivata. Facciamo voti che il Dott. Arturo G. Sambon si occupi seriamente anche dell’ordinamento di quelle zecche, sperando che possa riuscire a darci un saggio di quanto si può fare in tutte le regioni d’Italia, mentre io devo per ora seguire le orme tracciate dallo Spinelli, dal Promis, e dall’Engel, nel mio elenco di monete inedite e di varietà inosservate.


NAPOLI.


Comincierò da una varietà del denaro di Basilio imperatore d’Oriente, col nome di Napoli e quello di S. Gennaro protettore della città.


1. — Argento, peso grammi 0,74.

D/ – Nel campo NEA in nesso, attorno: + BASIL • IMPE •
R/ — Croce potenziata su di un gradino, fra due stelle, attorno: SCI • IANVARII.

[p. 301 modifica] La differenza fra questo denaro e quello pubblicato da Sambon65 sta soltanto nel nome del santo che ivi è troncato e qui è completo, e non sarebbe cosa da rilevare, se non si trattasse di epoche remote ed oscure e di moneta che può dar luogo a discussioni appassionate, dove è bene tener conto di tutti gli elementi di fatto e particolarmente di quelli che possono dare indizio di copiosa emissione.

Riprodurrò poscia il tornese di Ladislao di Durazzo (1386-1414), di cui possedo due esemplari perfettamente uguali fra di loro ma diversi da quelli esistenti nel medagliere della regia zecca di Napoli66, e da altro della Collezione Rossi67, tanto più che di nessuno di tali tornesi esiste un disegno.



2. — Mistura, peso grammi 0,65 e 0,52.

D/ — Quattro gigli posti 1, 2 e 1 in un cerchio: + LADISLAVS D𐐺I GR.
R/ — Croce patente in un cerchio: + hVG... 𐐺I𐐺RL𐐺SI𐐺. [p. 302 modifica]


3. — Mistura, peso grammi 0,64.

D/ — Croce accantonata da quattro gigli in un cerchio: + R𐐺NATVS R𐐺....
R/ — R sormontata da corona gigliata in un cerchio: SAL𐐺M.... I𐐺IL.

Questo denaro di Renato d’Angiò (1438-1442) è probabilmente lo stesso descritto da G. M. Fusco negli Annali di Numismatica68, perchè proviene dalla vendita Fusco fatta in Roma nel 1882. Non fu mai disegnato, ma sembrami conveniente di farlo, trattandosi di moneta assai rara, sebbene il mio esemplare sia imperfettamente battuto.

Del denaro di Alfonso I d’Aragona (1435-1458) disegnato da Vergara69 e riprodotto da Heiss70 si osservano molte varianti di poca importanza che consistono nella varia disposizione dei quarti dello stemma e nella iscrizione più o meno completa e corretta. Alcune di tali varietà si trovano nel repertorio del Reichel71 ed in una nota di G. V. Fusco72, [p. 303 modifica]ma nella mia raccolta ne esiste una affatto nuova dove è scolpito il motto Dominus meus adjutor et ego despiciam inimicos meos che si legge sui carlini dello stesso tempo.



4. — Mistura, peso grammi 0,73.

D/ — Nel campo armi d’Aragona inquartate con quelle di Gerusalemme, Napoli ed Ungheria: .... ◦ ALFOnSVS ◦ D ◦ G ◦....
R/ — Testa coronata di faccia, in un cerchio di perline, nel campo piccola S, attorno: + DnS ◦ M ◦ ADIV ◦ 𐐺 ° 𐐺GO ◦ D.



5. — Mistura, peso grammi 0,57.

D/ — Croce potenziata in doppio cerchio, il secondo di perline: + F𐐺RDInAnDVS ° D GR.
R/ — Il re coronato in trono collo scettro in un cerchio di perline: + DnS ° M ° AIVT. 𐐺 D I °

Anche questo denaro di Ferdinando I d’Aragona (1458-94) è diverso nella iscrizione, non nei tipi, da quello riportato da Vergara e da Heiss, ma fu notato da G. V. Fusco73.

Il Carlino o Coronato di Ferdinando II d’Aragona (1495-96) è descritto da G. V. Fusco74, ma non si [p. 304 modifica]trova nella grandiosa opera dell’Heiss; ecco l’esatta riproduzione del mio esemplare.



6. — Argento, peso grammi 3,28.

D/ — Testa coronata del re, a destra: FERDINANDVS % II o D ° G ° R o S ⸰ I, nel campo T.
R/ — S. Michele armato, trafigge il drago con lancia che finisce in croce: IVSTA T VENDA.

Di Ferdinando III il Cattolico (1504-16) possedo una monetina coniata dopo la morte di Isabella di Castiglia sua moglie, simile a quella disegnata alla tavola XXXV n. 2 del Vergara, ma di dimensioni minori e che deve quindi essere il cavallo.



7. — Rame, peso grammi 2.

D/ — Fascio di freccie in un cerchio di perline: + FERDI ◦ D ◦ G ◦ R ◦ ARAG ◦ . . . . S.
R/ — Giogo in un cerchio di perline: + TANTO ◦ MONTA.

Senza occuparmi delle monete coniate dai sovrani di stirpe castigliana e borbonica, che ebbero durante tre secoli, quasi senza interruzione, la dominazione di Napoli, monete fra le quali non possedo nulla di nuovo o di importante, darò i disegni di tre monete [p. 305 modifica]col ritratto di Gioacchino Murat (1808-15), le quali non furono mai riprodotte, ma solo accennate in qualche catalogo di vendita.



8. — Rame, peso grammi 16,14.

D/ – Testa a sinistra: GIOACCHINO NAPOLEONE.
R/ – Su tre righe: 10 CENTESIMI 1813, attorno: REGNO DELLE DUE SICILIE


9. — Rame, peso grammi 8,39.

D/ – Testa a sinistra: GIOACCHINO NAPOLEONE.
R/ – Su tre righe: 5 CENTESIMI 1813, attorno: REGNO DELLE DUE SICILIE.



10. — Rame, peso grammi 3,70.

D/ - Testa a sinistra: GIOACCHINO NAPOLEONE.
R/ – Su tre righe: 3 CENTESIMI 1813, attorno: REGNO DELLE DUE SICILIE.

[p. 306 modifica] Queste ultime frazioni decimali dovevano essere ricuse sulle antiche monete di rame borboniche, e diffatti sul pezzo da 10 centesimi si vedono le traccie delle parole tornesi 6 che prima vi erano stampate. Però l’operazione non riusciva in modo soddisfacente e le monete si spaccavano facilmente sotto il conio. Questo inconveniente fece sospendere il lavoro, che non venne più ripreso in causa degli avvenimenti politici che rovesciarono l’effimero trono di G. Murat.


BENEVENTO.


Le monete dei principi longobardi di Benevento ebbero la virtù di destare l’interesse degli studiosi in tutti i tempi, ed anche Guid'Antonio Zanetti, in una delle noti sapienti, con cui accompagnava i lavori della sua raccolta, parla di un denaro di Adelchi75 che attribuisce all’infelice figlio di Desiderio e suppone coniato a Verona. Più tardi si accorge dell’errore, e nell’appendice dello stesso volume76 riconosce che questa moneta non può appartenere se non alla zecca di Benevento.



1. — Argento, peso grammi 1,14.

D/ – Su due righe: ADEL PRIN, sopra una crocetta.
R/ — Croce accantonata da 4 raggi: ARHANGE MIHΛE [p. 307 modifica]Il mio denaro corrisponde esattamente alla descrizione dello Zanetti, tranne la crocetta sopra l’iscrizione del diritto, che può essere sfuggita all’illustre Numismatico bolognese, e conviene aggiungerlo agli altri denari di Adelchi principe di Benevento (853-878), pubblicati da Promis e da Kunz.

SALERNO.



1. — Rame, peso grammi 4,28.

D/ — Su tre righe: MA . SOV . . . DV.
R/ – Protome di santo, nimbato, ai lati della testa: S M.

Da Matteo Camera questo follaro77 fu pubblicato ed attribuito a Mansone III doge di Amalfi, ma il padre Foresio78 lo ritiene coniato da Mansone IV (1043-T052) e con tutto il diritto lo rivendica alla sua Salerno, di cui è protettore S. Matteo che in egual modo si vede rappresentato in altre monete della stessa città. Credo opportuno dare il disegno del mio esemplare, che dimostra l’esattezza della lettura MANSO VICE DVX.

[p. 308 modifica]

INCERTE.


Mi sembra del pari cosa utile riprodurre alcune monete che non presentano indizii sufficenti per determinare con sicurezza il tempo ed il luogo ove furono fabbricate. Si tratta di pezzi nei quali, anche se bene conservati, è difficile rilevare tutta la impronta, sia per imperfetta battitura, sia per essere quasi sempre coniati su monete più antiche, che conservano le traccie della prima stampa confusa colla nuova.

In questi casi è molto bene conoscere il maggior numero di esemplari che sia possibile per completare le imagini e le iscrizioni.



1 — Rame, peso grammi, 2,63.

D/ — Croce accantonata da quattro stelle in un cerchio perlato: + SIGNVMVICTORIE.
R/ — Leone andante, a destra, senza iscrizione.

Questa moneta fu riprodotta da un esemplare ricuso ed incomprensibile dall’opera dello Spinelli79 e da lui attribuita a Guglielmo I.

Anche recentemente il padre Foresio80 ne mostra un disegno male riuscito e tolto da un esemplare [p. 309 modifica]incompleto. Esso non ha nome di principe nè di zecca e deve appartenere ai tempi in cui si combatteva con successo contro le armi saracene.



2. — Rame, peso grammi 2,59.

D/ — Due figure di fronte sotto un palmizio.
R/ — Animale fantastico.

Il lavoro di questa moneta, che manca di ogni iscrizione, è abbastanza accurato e potrebbe appartenere alla zecca di Salerno, o di Messina o ad altra officina dei principi normanni. Infatti vediamo adoperata la palma sulle monete di Guglielmo II e rappresentati due principi, in posa simile a questa, nei ducati di Ruggero II e di Guglielmo I.



3. — Rame, peso grammi 3,96.

D/ — Oggetto che può essere interpretato variamente, come una veste, od una sella da cavallo, od altro ancora sopra RV, a sinistra CA, a destra TA.
R/ — Principe in piedi, di faccia, cinto il capo di gemme, col manto e la spada snudata, a destra Croce.

[p. 310 modifica]D. Spinelli81 diede un informe disegno di questo follare tratto da un esemplare battuto su altra moneta, dove erano confuse le impronte e non si potevano rilevare tutte le iscrizioni, ma solo spiccavano le lettere TA che fecero a lui balenare il sospetto si trattasse di un pezzo di Tancredi re di Sicilia. Arturo Engel82 nella Revue Numismatique dell’anno 1885, illustra la stessa moneta con un buon disegno e crede vedere nel D/ la santa veste di G. C., interpretando le lettere R V come le iniziali del nome di Ruggero secondo e le altre CA TA come le due prime sillabe di quello della città di Catania.

Vincenzo Lazari, a cui apparteneva l’esemplare che ora si trova nella mia raccolta, attribuiva esso pure la moneta a Ruggero II, ma la credeva coniata a Gaeta, ed io non posso che associarmi a tale giudizio, perchè il segno di abbreviatura che si trova sulla prima sillaba CA può facilmente spiegarsi se si elide la seconda sillaba di CAIETA, ma non ha ragione di essere se si tratta di Catania.



4. — Argento, peso grammi 0,82.

D/ — Busto di faccia, ai lati della testa R O.
R/ — Busto di faccia, ai lati della testa C O.

Questo denaro insolitamente barbaro e rozzo manca del nome della zecca, ma non di quello del principe che ne ordinò la coniazione, giacché le poche [p. 311 modifica]lettere che si vedono sui due lati della moneta non possono interpretarsi se non come Rogerius comes e devono quindi riferirsi ad uno dei due principi che ebbero questo titolo, e cioè Ruggero I (1092-1101) Gran Conte di Calabria e Sicilia, o suo figlio Ruggero II, prima che assumesse il titolo di re (1105-1130).

Io propenderei per il primo di questi valorosi principi, perchè il conio sente l’imitazione delle monete longobarde che pure non hanno finitezza di lavoro, ma sono incise con sicurezza e rilievo, mentre qui apparisce l’incertezza e la timidità; anzi sarei tentato di credere questo pezzo uno dei più antichi prodotti della zecca di Mileto. L’ultima parola sovra d’un nummo di tanta importanza appartiene a chi più di me è versato nello studio delle zecche meridionali.


BRINDISI.


Nell’attuale ordinamento delle zecche italiane si sogliono assegnare a Brindisi le monete di mistura di Federico II imperatore (1198-1250), sebbene tutti sappiano e comprendano che almeno una parte di esse debba essere stata coniata in Sicilia. Ciò non ostante dovrò io pure seguire lo stesso sistema, per non aver modo di distinguere quelle che appartengono alle varie officine, ed anche per non aumentare l’odierna confusione. Aspetterò dal tempo e dagli studiosi napoletani un migliore ordinamento della numismatica di questi paesi, ed intanto farò conoscere tre varietà di denari di questo imperatore, se non del tutto sconosciute, certo sin ora non disegnate.

[p. 312 modifica]

1. — Mistura, peso grammi 0,85.

D/ — Nel campo F•R in un cerchio di perline, attorno + IMPERATOR.
R/ — Croce in un cerchio di perline: REX SICILIE83.



2. — Mistura, peso grammi 0,66.

D/ — AVG in un cerchio di perline, attorno: + F ROM • MP / • SЄMR.
R/ — Croce in un cerchio di perline: + • R’ IЄRL’ ЄT • SICIL’



3. — Mistura, peso grammi 0,76

D/ — I P in un cerchio di perline, attorno: + F • ROMAIIP SЄMPΛVG •
R/ — Croce con giglio in uno dei quarti, in un cerchio di di perline: + • R • IERSLET • SICIL’ • [p. 313 modifica]

MANFREDONIA.


Possedo nella mia raccolta due varietà del denaro di Manfredi di Svevia re di Sicilia (1256–66), uno dei quali differisce da quelli già noti solo per la forma della M che occupa il posto d’onore in molte di queste monetine, ma l’altro è affatto sconosciuto.



1. — Mistura, peso grammi 0,50

D/ — Nel centro , accompagnato da tre punti, in un cerchio, attorno: + MAYNF PƧ •
R/ — Croce in un cerchio, attorno: + SICILIE.


2. — Mistura, peso grammi 0,84.

D/ — Croce in un cerchio: + MAYNFRID.
R/ — Nel centro S, fra due punti, in un cerchio, attorno: + RЄ...CILIЄ.

Da Promis e da tutti i raccoglitori che hanno per guida nell’ordinamento delle loro raccolte, le tavole sinottiche, le monete di bassa lega col nome di Manfredi, sono assegnate alla zecca di Manfredonia, ma sembra naturale che alcune di esse, e, per esempio quella che ho riportato al N. 2, siano coniate a Messina od in altra officina della Sicilia.

[p. 314 modifica] Probabilmente l’uso di rinnovare i conii ogni anno e di lucrare colle ripetute emissioni di cui parla A. G. Sambon, nel suo bellissimo studio sulla monetazione di Carlo I d’Angiò84, non fu introdotto dall’odiato principe francese, ma solo da lui inasprito e reso più vessatorio. Non si potrebbe in altro modo spiegare la grande varietà di tipi che si ripetono coi nomi dei sovrani della stirpe sveva e che sono tanto più numerosi quanto è maggiore il numero di anni del loro regno. La difficoltà sarà sempre di sapere quali di essi furono battuti al di qua e quali al di là del Faro.


MANOPPELLO.


Della effimera zecca di Manopello, possedo un cavallo diverso da quello descritto da V. Lazari85 per avere un piccolo stemma della famiglia Orsini che divide l’iscrizione nel rovescio della monetina dove è scritto il nome del feudatario, mentre il diritto è ornato dalle armi e dal nome di Carlo VIII di Francia (1495).



1. — Mistura, peso grammi 0,94.

D/ – Arme coronata di Francia: KRVS : D : G :REXER ◦
R/ — Croce ancorata, lo stemma Orsini divide l’iscrizione : PARDVS : VR : CO : MA ◦
[p. 315 modifica]

BARI.



1. — Mistura, peso grammi, 0,57.

D/ — Croce in cerchio di perline, attorno: + • DE BARIVM •
R/ — Busto di Vescovo, di fronte, in cerchio di perline, attorno: + • S • NICOLAVS •

Proveniente dalla raccolta Franchini86 questa importante monetina, si distingue da tutte le altre uscite dalle zecche meridionali, perchè non porta scritto il nome del principe e sembra coniata in un momento di completa indipendenza della città che vi impronta il nome e l’effigie del santo protettore. Non conosco a dir vero un tempo in cui la città di Bari abbia goduto di siffatta indipendenza o di vera autonomia locale; ma siccome negli ultimi anni del secolo XIV e nei primi del XV, epoca alla quale appartiene il nostro denaro, ci furono guerre intestine e lotte fra i diversi pretendenti al trono, lotte dove anche Bari passò da un dominatore all’altro, si può credere ad un interregno od a qualche speciale concessione di un principe non confermata dal fortunato avversario.

[p. 316 modifica]

MESSINA.



1. — Oro, peso grammi 9,23.

D/ — Aquila in un cerchio, sul petto e nella parte inferiore dell’aquila, testa coronata d’alloro, a sinistra, attorno: + MΛ . . . FRIDVSR.
R/ — Croce tenuta da una mano, ai lati della croce IC XC NI IΛ, attorno, ornato diviso da un cerchio.

Non si può dire veramente che questa moneta sia del tutto inedita, ma sarebbe ancora meno esatto asserire che essa sia sufficentemente conosciuta. Basti accennare che lo Spinelli87, il quale ne riprodusse due esemplari, non potè vedere il nome del principe e fu indotto ad attribuirli a Federico II. Egli è d’altronde pienamente giustificato, perchè la zecca siciliana di questo tempo usava lo stesso conio per battere tutte le monete d’oro, qualunque fosse il loro peso e la loro dimensione, ragione per cui i pezzi più piccoli del valore di uno, di due ed anche di tre tari non ricevevano l’impronta se non dalla parte centrale e mancavano di quel circolo esterno dove è scolpito il nome del sovrano. Nel mio esemplare, che ha forma assai irregolare, ma pesa ben dieci tarì, è visibile anche il circolo esterno e ci si legge chiaramente il nome del valoroso e simpatico Manfredi di Svevia [p. 317 modifica]re di Sicilia (1258- 1266): questa bella moneta si può quindi aggiungere alla ricca serie siciliana.

Poco conosciuti sono alcuni denari dei principi Aragonesi che tennero il trono di Sicilia dalla cacciata di Carlo d’Angiò sino alla riunione delle due corone. Nella mia raccolta non mancano tali rare monetine, ed è bene ricordare il denaro di Giacomo (1285-96) re di Sicilia, pubblicato da Vincenzo Bellini nella prima dissertazione a pagine 78 e 80, n. VII, che fu dimenticato da Heiss.

Inediti invece sono i due denari di Pietro II e di Lodovico, di cui credo opportuno dare i disegni.


2. — Mistura, peso grammi 0,50.

D/ — Testa coronata a sinistra in un cerchio, attorno: P : S𐐺CUNDUS : D : G
R/ — Croce accantonata elfi due anellini e da due stelle in un cerchio, attorno: + SIC . . . . RA : R𐐺X.

La lettera iniziale del nome del re non è perfettamente chiara nel mio denaro, ma fra i principi aragonesi soltanto Pietro si notò secondo (1337-42) per non essere confuso col primo Pietro marito di Costanza, mentre Federico d’Aragona non aveva bisogno di ciò per distinguersi dagli altri regnanti dello stesso nome.

[p. 318 modifica]

3. — Mistura, peso grammi 0,92.

D/ — Testa coronata in un cerchio, a sinistra, attorno: ...ODO...
R/ — Croce in un cerchio, attorno: .......

Non posso presentare che un disegno incompleto, tolto da un esemplare poco conservato; vi è però quanto basta per assegnare con certezza tale denaro a Lodovico d’Aragona (1342-55).



4. — Mistura, peso grammi 0,59.

D/ — Testa coronata, a sinistra, in un cerchio, attorno + FRI • T • D...
R/ — Croce in un cerchio, attorno: + . . ЄX • SICILIS𐐺

Il mio denaro di Federico III (1355-77) il semplice differisce da quello dato dall’Heiss88 per non avere gli anelli fra le braccia della Croce, ma ho creduto bene darne il disegno, perchè Heiss trasse il suo dall’opera del Paruta, ed in tali successive riproduzioni la monetina ha totalmente perduto il suo carattere e la sua fisonomia.

[p. 319 modifica]


5 — Mistura, peso grammi 0,75.

D/ — Stemma d’Aragona e di Sicilia, in un cerchio, attorno: + MARIA: DЄI: ... AC.
R/ — Croce colle estremità trilobate in un cerchio di perline, fra le braccia della croce, 1° e 4° A e B, 2° e 3° due rosette, attorno: + R𐐺GINA • SЄCILI • 𐐺.



6. Mistura, peso grammi 0,50.

D/ — Stemma come sopra: + MARIA D𐐺I * GRA . . .
R/ — Croce come sopra, accantonata da quattro anellini, attorno: + R𐐺GInA • SЄCILI ....

Son questi due denari di Maria d’Aragona regina di Sicilia (1377-1402) alquanto diversi nei dettagli, non nell’aspetto da quello recato da Heiss89.

Di Carlo V (1516-54) ho nella mia raccolta due monete da quattro tarì, l’una già conosciuta90, l’altra che invece del 4 sotto il busto dell’imperatore ha quattro bisanti ed altrettanti sotto all’aquila nel rovescio.

Così pure possedo due pezzi da tre tarì dello stesso potente sovrano, che non sono nominati [p. 320 modifica]nell’Heiss, nè, ch’io sappia, in altro luogo. Uno di essi sotto il busto ha scritto il 3 in caratteri arabici, l’altro invece, che riproduco, vi sostituisce tre bisanti, come nel diritto della moneta da quattro tarì.



7. — Argento, peso grammi 8,74.

D/ — Busto coronato dell’imperatore: + • CAROLVS V • IMPERATOR
R/ — Croce con quattro corone alle estremità delle braccia: ET ◦ D ◦ G ◦ REX ◦ SICILIAE ◦ 1552, nel campo, ai lati della croce: M A.

Le monete di Filippo II ([554-98), coniate quale re di Sicilia, avrebbero bisogno di essere nuovamente disegnate dagli originali, perchè il Paruta le ridusse tutte ad una misura uniforme ed Heiss non avendone conosciute che poche, fu costretto a copiare le altre dai disegni del Paruta cercando di indovinare la vera dimensione, ma a caso e senza l’esattezza necessaria ai lavori numismatici. Per esempio lo scudo da 12 Carlini coll’iscrizione PUBBLICAE COMMODITATE e la sua metà disegnati ai n. 27 e 28 della tavola 131 dovrebbero avere il diametro di 37 millimetri il primo e di 30 il secondo. Il quarto di scudo è inedito.

[p. 321 modifica]



8. — Argento, peso grammi 7.90.

D/ — Testa nuda, a destra. attorno: + • PHILIPPVS - D • G • R • S • 1571 •
R/ — Stemma coronato di forma romboidale colle armi di Aragona e di Sicilia in una corona di spiche, ai lati dello stemma P P.

Molte altre cose si potrebbero dire sulle monete di Sicilia che sono assai poco conosciute, particolarmente nei tempi più recenti: mi limiterò a riprodurre ancora un mezzo tarì di Carlo II [1565-1700) re di Spagna e di Sicilia.



9. – Argento, peso grammi 1,24.

D/ — Testa coronata, a sinistra .... II - G - D •
R/ – Aquila, attorno: REX - SIC. . ai lati dell’aquila RC.



Note

  1. È mia intenzione ristampare quelle due Memorie, che rifondendo quanto in esse riguarda le zecche minori dei Gonzaga e quella di Venezia.
  2. Catalogo della Collezione A. Remedi di Sarzana. Milano 1884, n. 2786.
  3. Archivio di Stato. Maggior Consiglio, Registro Regina, carte 121.
  4. Ivi, Capitolare delle Brocche, carte 47, tergo.
  5. Iniziali di Alvise Zorzi, massaro all’argento, nominato il 4 aprile 1476.
  6. R. Archivio di Stato. Consiglio dei X, Comuni, F. 7.
  7. Ivi, F. 12.
  8. Cinagli A., Le monete de’ papi, ecc., pag. 170, n. 130.
  9. Promis D., Monete dei reali di Savoia. Tomo II, tavola XXIX, n. 17.
  10. Ivi, tavola XXX, n. 18.
  11. Montbelliard in Alzasia.
  12. P. Ireneo Affò, Le monete dei Gonzaghi principi di Castiglione delle Stiviere e Signori di Solferino, ecc. — Zanetti G. A., Nuova raccolta, ecc. Tomo III, pag. 197.
  13. Vente Charvet, Médailles, antiquités, sceaux-matrices, ecc. Paris, 1885, tav. I, n. 531. — Reichel, Münzsammlung, vol. IX, n. 2743.
  14. Gnecchi F. ed E., Le Monete di Milano, ecc., pag. 107, n. 9, tav. XXI n. 7.
  15. Promis D., Opera citata, tav. XXIX, n. 12.
  16. Gnecchi, Opera citata, pag. 134, n. 105 e 106, tav. XXVIII, n. 14.
  17. G. A. Zanetti nell’appendice del III volume, pag. 482, esprime il dubbio che la moneta illustrata dall’Affò a pag. 197, tav. XII, n. 6, sia stata coniata da Ferdinando.
  18. Rossi D.r Umberto, Contraffazioni inedite di monete parmigiane. “Gazzetta Numismatica„ anno III, 1883, n. 9 e 10, pag. 65 e 71.
  19. P. Ireneo Affò, Opera citata. — Zanetti G. A., pag. 312, tav. XIV, n. 34.
  20. Monnaies en argent du cabinet de S. M. l’empereur. Vienne 1756, pagina 301.
  21. Promis D., Monete di Zecche Italiane, ecc. Memoria III, n. 73.
  22. Zanetti G. A., Nuova Raccolta delle monete e Zecche d’Italia, ecc. Tomo III, Appendice, pag. 473,
  23. Promis, Opera citata, tav. XXV, n. 39 e tav. XXVIII, n. 6.
  24. Rossi U., Sabbioneta, Appunti numismatici. “Gazzetta Numismatica„, p Anno I, 1881, n. 2, pag. 7.
  25. Kunz C., Il Museo Bottacin, “Periodico di Numismatica e Sfragistica, ecc.„ Anno I, 1868, tav. XII, n. 8.
  26. Demole E., Monnaies inèdites d’Italie figurées dans le livre d’esssai de la monnaie de Zurich. Bruxelles, 1888, pag. 19, tav. II, n. 8.
  27. Caucich A. R., Monete inedite o rare. “Bollettino di Numismatica italiana„. Anno I, 1867, pag. 33, tav. III, n. 2. – Brambilla C. Altre annotazioni numismatiche. Pavia, 1870, pag. 78, tav. n. 7 e 8.
  28. Promis, Opera citata, tav. XXVII, n. 52.
  29. P. Ireneo Affò, Opera citata. — Zanetti, Tomo III, pag. 170, tav. X, n. 20.
  30. Zanetti, G. A., Opera citata. Tomo III, pag. 171, nota 176.
  31. Ivi. Tomo V, pag. 343, nota 220.
  32. Zanetti G. A., Opera citata. Tomo III, Appendice tav. XXV, n. 42.
  33. P. Ireneo Affò, Della Zecca di Guastalla. — Zanetti G. A., tomo III, pag. 27.
  34. Zanetti G. A., Opera citata. Tomo III, pag. 33, nota 36.
  35. Zanetti G. A., Opera citata. Tomo III, pag. 44 e 47.
  36. Zanetti G. A., Opera citata. Tomo III, pag. 480-481, tav. XXVI, n. 54. 55. 57. 58. 59, 61, 62.
  37. Pigorini L., Baiocchelle papali e loro contraffazioni. “Periodico di Numismatica e Sfragistica,„ anno V, 1873, pag. 162, 163, 165, n. 17, 18, 19, 20, 21, 22, 33, 34, 35 e 53, tav. V, n. 7 e 11.
  38. G. A. Zanetti, Delle monete riminesi. — Nuova Raccolta delle Monete e zecche d’Italia, tomo V, pag. 401, tav. 18, n. 9.
  39. Anno I, 1867, Num. 5, pag. 42, tav. IV, n. i.
  40. Primo Catalogo del Museo Bartolomeo Borghesi. — Monete italiane. Roma, 1879, n. 1311.
  41. Catalogo Borghesi, n. 1319.
  42. Bellini V., De monetiis italiæ medi ævi hactenus non evulgatis, etc. Altera dissertatio, pag. 12, n. H.
  43. Bellini V., Op. cit., pag. 46, n. I.
  44. Promis D., Monete di zecche italiane inedite o corrette, Torino, 1867, pag. 39, tav. n, n. 24.
  45. Catalogo della collez. del cav. Giancarlo Rossi. Roma, 1880, n. 1074.
  46. Era nella vendita Rossi, n. 1076.
  47. Era nella vendita Borghesi, n. 467.
  48. Era nella vendita Borghesi, n. 466.
  49. Cinagli, Monete dei Papi, pag. 69. n, 35.
  50. Olivieri degli Abati A., Della zecca di Pesaro e delle monete pesaresi dei secoli bassi. — G. A. Zanetti, Nuova raccolta delle monete e zecche d’Italia. Tomo I, pag. 200.
  51. Vendita Rossi, n. 3442.
  52. Ivi, n. 3442.
  53. Ivi, n. 3443.
  54. Olivieri, Op. cit., pag. 236, tav. XXIII, n. 40.
  55. Zanetti G. A., Op. cit., tomo III, tav. III, n. 15 e 16.
  56. Olivieri, Op. cit., pag. 245–246.
  57. Zanetti G. A., Op. cit., tomo III, pag. 448-449.
  58. Zanetti, Op. cit., tomo III, pag. 457, tav. XXII, n. 27.
  59. Vendita Rossi, n. 4933.
  60. Reposati R., Delle monete di Gubbio e delle altre coniate nelle zecche de’ duchi di Urbino. — G. A. Zanetti, Nuova raccolta, ecc. Tomo I, pag. 81 e 83.
  61. Ivi, n. 4931.
  62. Reposati, Op. cit., pag. 115 e 120.
  63. Reposati, Op. cit., pag. 39.
  64. Vendita Rossi, n, 1677, tav. IV.
  65. Arturo G. Sambon, Monete del ducato Napoletano, estratto dall’Archivio Storico per le Provincie napoletane. Anno XIV, fasc. III, Napoli, 1889, pag. 19, n. 3, tav. II, n. 4.
  66. G. Fiorelli, Bullettino del Museo Nazionale di Napoli. Napoli, 1864, pag. 12, n. 289-290.
  67. Catalogo della Collezione del Cav. Giancarlo Rossi. Roma, 1880, n. 2894.
  68. G. M. Fusco, Di alcune monete spettanti ai re di Napoli e Sicilia, Annali di Numismatica. Anno I, pag. 96.
  69. C. A. Vergara, Monete del Regno di Napoli, ecc. Roma, 1715, pag. 67, tav. XXI, n. 5.
  70. Aloiss Heiss, Descripcion general de las monedas hispano-cristianas, etc. Madrid, 1865-67, tomo II, pag. 358, tav. 118, n. 10.
  71. Die Reichelsche Münzsammlung, IX Theil, pag. 36-37, n. 257-258.
  72. G. V. Fusco, Sulle monete dette cinquine, ecc. Napoli, 1845, n. 12, nota 2, n. 1.
  73. G. V. Fusco, Op. cit., pag. 12, nota 2, n. 3.
  74. G. V. Fusco, Op. cit., pag. 15, nota 3.
  75. G. A. Zanetti, Nuova raccolta dì monete e secche d’Italia. Bologna, 1775-89, tomo IV, pag. 16, nota 6.
  76. Ivi, pag. 519.
  77. Camera M., Importante scoperta del famoso tareno di Amalfi e. di un’altra moneta inedita del doge Mansone III. Napoli, 1872. — Camera, Memorie storico-diplomatiche dell’antico ducato Amalfitano.
  78. Foresio G., Le monete delle zecche di Salerno. Prima parte. Salerno, 1891, pag. 13 e 31.
  79. Spinelli D., principe di S. Giorgio, Monete cufiche, ecc. Napoli, 1844, pag. 53, finaletto, n. 2, descrizione, pag. 154, n. LXXIV.
  80. Foresio G., Op. cit., pag. 39, n. 157, tav. IV, n. 106.
  81. Spinelli D., Op. cit., pag. 99, fin. 4, descriz., pag. 159, n. XCV.
  82. Engel A., Monnaies inédites des Normands d’Italie. — Revue Numismatique, Serie III, tome III. Paris, 1885, pag. 430-431.
  83. Fu descritta da Reichel, vol. IX, pag. 25, n. 171.
  84. A. J. Sambon, Monnayage de Charles I d’Anjou dans l’Italie méridionale. Extrait de l’Annuaire de la Société de Numismatique. Année 1891, pag. 13-16.
  85. Lazari V., Zecche e monete degli Abruzzi. Venezia, 1858, pag. 86, tav. IV, 11. 41.
  86. Catalogo della Collezione Franchini. Roma, 1879, n. 83.
  87. Spinelli D., Op. cit., tav. XXII, n. 17 e 18, descrizione, pagina 132, n. 637, 638.
  88. Heiss A., Op. cit. Tomo II, pag. 349, tav. 117, n. 4.
  89. Heiss A., Op. cit., tomo II, pag. 350, tav. 117, n. 3.
  90. Idem, Op. cit., pag. 388, tav. 128, n. 41.