Applicazione delle dottrine del sig. Champollion minore ad alcuni monumenti geroglifici del Regio Museo Egizio
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APPLICAZIONE DELLE DOTTRINE
del signor
CHAMPOLLION MINORE
AD ALCUNI MONUMENTI GEROGLIFICI DEL REGIO MUSEO EGIZIO
del Professore Costanzo Gazzera
Letta nell’adunanza del 6 di maggio 1824
La classica e memoranda Scoperta fatta dal signor Champollion minore de’ Segni Geroglifici Fonetici adoperati dagli Egiziani, onde segnare sui loro monumenti colossali e indestruttibili i nomi dei
Principi Greci, o Romani, che dalla morte d’Alessandro in poi
governarono successivamente l’Egitto, aveva anzi eccittata e scossa,
che non appagata la dotta curiosità delle persone studiose. Nell’
applaudire allo insperato e luminoso ritrovamento, parvero temere,
non fosse per restare perpetuamente rinchiuso dentro gli angusti
limiti che loro aveva assegnati l’ autore. Ne bastava ad assicurarli
la speranza lor data nella lettera al Daciernota, che il timore
d’avere per sempre perduto un bene del quale si comincia a
chiarire il merito, difficilmente può venire allegerito per lontane, ed
incerte speranze. Frattanto erasi pure incominciato a ridonare la
loquela a quelle smisurate moli, a que’ colossi, a que’ monumenti
1 tutti dell’antico Egitto, che un ostinato silcnzio di piik ell diriotlA sccoli avevanc pcrsuasl ilovcr riraancrc perpctii.’iniL’nle iniili; iie ibi’a mcraviglia, sc sUijiili essi slcssL dell’arclii’c e della fclicili del «uovo Edipo, spogliando a riguardo di lui la pristina reiiilenza e ritenutezza rispoiidessero facil’i e corlcsi alle dotte e discrete domande. Coiiscgueuza di (jucslc fu I’ imparare per la prima volta r etu di cotesti massi archileltonici, cd il poterli con certezza disporre in una quasi serie cronologica, per cui venne ribassata a tempi posteriori d’ assai l’ epoca d’ alciuii fra essi, che la forma y la qualita delle sculture, l’ apparenza di vetusta, e piii di quesle r universale consenso dei dotti avevano rialzati alia più riniota e favolosa antichita. Non e quindi senza una viva e singolar compiacenza che, grazie al Gharapollion, ne vien dato di Icggerc in distinti cartelii di quegl’ immensi sontuosi edifizii, i quali alzano tuUora la maestosa fronte ^ e rompono soli il perpetuo silenzio delle arenose solitudini della Tebaide, i nomi di presso che lutti i re Lagidi, e degli Imperalori, che a cominciar da Augusto siuo a tutta r eta degli Antonitii ressero l’ irapero Romano. Ne gli stessi obelisciii i quali ornamcnlo uu tempo di MemC, o di Tebe, seguendo la fortuna di Roma, vennero ad abellire la capitale del moudo reslarono muti; die il Barberino ci manifesia i nomi di Adriane e del suo diletto Anlinoo, quello di Domiziano I’ obelisco di Villa Pandli ed il Beneventano, e i frammenli Borgiauo e Prenesliuo, i nomi di vari distinli personaggi Romani. La deusa caligine che obumbrava le origini di que’ decantali, e misteriosi Zodiaci, la cui trisla sorle fu di servire, loro malgrado, come di autcmurale alia miscredeiiza, venue dissipala del tutto, e cotesti vantati testimoui della ullio-antichissima anli ■ chilli, che soli e con baldanza venivano opposli all’ autorila del sacro Codicc di Mose, e bastavano per essa a dover svellere dai cardini la inamovibile base della nostra rdigione, vennero rilrovati bamliini, merce la leltura de’ cartelii, ne’ quali comparvero i nomi di aleuni Imperalori Romaui. J^e questa sola disavvenlura doveva toccar loro, che un recente scritto del sig. Letronne, dotto Ellenista francese, li caccia pure dal santuario della scienza Astronomica, per relegarli tra i covili delle folle astrologiche.
Non contento per altro il Champollion di coteste essenzialissime conseguenze della sua scoperta, non si ristette finchè coll’opera pur or pubblicata, non ebbe intieramente svelati tutti i misteri dell’Egitto, e resi a comune utilità que’ preziosi tesori, che per tanti secoli erano rimasti accumulati nei sacri penetrali della Tebaide, o sparsi per le vaste solitudini della Nubia, o dell’Etiopia. Con essa non soddisfece soltanto, ma oltrepassò eziandio la speranza dei dotti.
Resta quindi ormai dimostrato, che l’alfabetto geroglifico scoperto dal Champollion si applica a tutte le epoche della Storia Egizia, a quella de’ Greci e de’ Romani, ugualmente che all’altra dei re Faraoni; e che in ognuna di esse venne adoperato onde esprimere i suoni delle parole della lingua parlata da essi. Che tutte le iscrizioni geroglifiche delle quali sono coperte le pareti de’ templi, de’ palazzi, e delle altre moli di quella magnifica terra, sono composte per più di due terze parti di cotesti segni fonetici, i quali vi conservano pur sempre, ed in ciascuna lo stesso significato; a tal che l’alfabeto-geroglifico-fonetico si debbe considerare siccome la chiave di tutto il sistema geroglifico. Per esso ci è quind’innanzi permesso di poter percorrere per tutti i tempi della Storia Egizia, e di leggere sui monumenti residui i nomi dei re Faraoni, che a cominciare dall’epoca funesta di Cambise, risalgono al diecinovesimo secolo anteriore all’era volgare.
Non ci dobbiamo dar a credere tuttavia, che coteste luminose e quasi non credibili scoperte del dotto francese, abbiano appianata così, e resa facile la strada di questi studi, che col suo libro alla mano venga concesso a chiunque di poter diciferare, leggere, e cogliere il senso di qualsiasi breve o lunga inscrizione geroglifica. A togliere sì fatto pensiero basterà il recarsi innanzi un qualunque testo di scrittura geroglifica per subito imparare quanto rimanga a farsi tuttora, onde sgombrare del tutto il nuovo e vasto campo pur ora aperto alla moderna erudizione.
Ostano in primo hiosp due allre sorta di segni, i quali unitamente ai foiietici, entrant) per quasi una terza parte in ogiii .scrittura geroglifioa, e sono ’\ JigHr<iti\,i ed i simboUci. Per rispetto a’ primi, nippresciilando cssi ogiiora l’ oi;£;etlo slesso did quale vuoisi dare I’idca, iinii lasciano luoi^o a graiuli diflicolla, solo che si vcnglii a riconoscere la cosa figurata. I simboUci poi sono di un ttitt’allro peso. Lo scopo a ciii mii-ano essendo rivollo ad csprimerc l’ idea d’ oggetti iiitellettiinli e privi di forma corporea, per via d’ ima’ gini scnsibili aveiili delle relazioiii più o raeno reali, piii o meno lontane coU’ oggetio dell’ idea medesima, ne nascera pnr sempre, che quanto sara in noi maggiore l’ ignpranza delle leggi, degli iiislituli, degli usi e costumi, delle pratic-lie religiose, o dei civili ordinamenli tutfi di qucUa nazione, più grande I’ora l’ oslacolo a potcr determiiiare il senso vero, e la precisa significazione di essi, ed a connellerli poiscia coi fonetici e figurativi per indi dedurne un senso esatfo e rigoroso. Ne I’occorrcnza dei segni simbolici, e figuraiivi e i’l solo e piii essenziale ostacolo che si frapponga all’inliera inteHigenza de’ testi gcroglifici. II maggiore sta riposto nella lingua nella quale si debbono essi primieramcnte tradnn-e l’ aritica lim^iia Ei^izia. fe noto che codesta lingua la quale per la conquisla del fiu-ibondo Cambise, ed a cagione del dominio, e della stanza di oltre un intiero secolo dc" Persi, aveva vicevuta nou leggier scossa, maggior danno renisse riccTCndb per la non curanza in cui doveva natiiralmentc caderc sotto un hmgo, e non sempre Felice impero di principi Greci, e pel disprezzo ciic ne mostrarono ognora i Proconsoli e Prefetti Romani. Ridotta qiiindi al maggior slalo di squallore ed abbiczione all’ epoca della introduzione della Religione Cristiana in Egitto; ne piii osando di romparire celle proprie nazionali divise, ch’ erano quelle delTiilolatria, e del Pauleismo, mendico un ricovero sotlo le prolegitlrici ali del Gristianesimo, e col vestire la clamide Greca, e sotto il nomc Ai Cofta cercò di pure fuggire all’intiera distruzione che l’era minacciata. Nè in tutto le andò fallito il disegno, che l’ influenza della nuova religione, e l’ adozione dell’ alfabetto greco ebbero tanto di efficacia da procurarle alcuni altri secoli di lustro, , e andarle mantenendo una sebben languida vita sino quasi a’ giorni nostri, ne’ quali iiuierainealc fu spcula. Ora noa e die so^u-a i podu e lacer’i avaiizi di colcsta lingua Cofla, i quali pure non versano fuorchii inlorno a cose ecclesiastiche, ascetiche o liturgiche, che ne fa d’uopo andar ricercando, e sludiaie quel veUisto e veneraudo idioiua Egizio. JNou ci dubbiauio dar a credere tutlavia, chc tanlo I’osse esso povero di modi, e §i mescLino di vocaboli quale ci compare nelle noil- sue spoglie; giaccin;, se e pur vero, come l’ esempio della Grccia, e di Koma, o qudlo de’ moderni francesi lo altesta, cbe i progress! ildle favdle Yadino di jiari passo col perfezionamento deile itistitn^ioui’, e si debiiaiio considerare siccome il termometro del grade e dello Sjdendore di civilta, a cui pervennero i popoli c lo nazioni, a qual grado di purgalezza, e di perfezionamento noil Sara ella giunla ue" più bei giorui di gloria deU’Egitto solto i Faraoiii della diciolesima dinaslia, i Tlioutmosis, i Meris, gli Amenoli, gli Oro, e sotto il primo della diecinovesima il gran Conquistalorc Sesoslri, col qual ultimo aveva pure Irionfalmeule percorso r intiero globo, e celebratine in ultimo il valore e la gloria? In tanta poverla di mezzi onde poter studiare, e nella sua pienezza imparare una lingua si necessaria non solo, ma indispcusabile alio diciferamento dei testi gerogliCci, non fia mcraviglia so passera del tempo ancora, avanli die si arrivi a poter Icggere e tradurre lunghe inscrizioni geroglifiche, quab sarebbcro, per esempio, il gran papiro nostro, e qucllo pubblicato nella descrizione deU’Egitto. II solo poter dividere in gruppi di più segni prlmilivi il tcsto contiuuato senza intcrruzione, a tale die dalla loio unioiie se ne possa cavai-e un’ idea, il notare con certezza (juelli die fanno le veci tli segni puramenle logici o grammaticali, cbe servono «ioe a seguare i generi, i numeri de’ nomi, e dcgli aggcUlvi, Ir persone del p’’evionil, e del verb!. II dover inollre «pporre a clascun gruppo cosi distiiilo Ic proprie vocali, delle qiiali, sicoomc dellc liiigue Araba ed El)rauM, inancaiio pur semprc le scrillurc gerogliliche. La dlQicolta infinc di ritrovare il Icrininc corrispondcnte del gruppo in una lingua spenta e povera di sussidii, ondcsscre studiata. Ostacoli grandi sono questi, e forti difficoltà, ma non tali però, che un lungo ed assiduo studio, i confronli de’ lesli, una pertinace costanza, ed il sussidio delle lingue alTini Araba, Siriaca, Caldea ec. non possano rendere plane e superabili, ora che il maggiorc imjiedimento, e sino al Champnllion creduto di tale disperato riuscimeiito, che il lentare di leggere i gerogiifici, era diventato il sinonimo dell’ impossibilc, e pure, sua merce, tolto per sempre. Per quanto s’ appartiene a piccole Icggende, ai nomi propri delle Divinita, de’Principi, a ccrte formole o tiloli d’onore, per la sola attenta lettura del libro del Champollion, e col mezzo di una anclie leggier tinta di lingiia Cofta, possono con non grande difficolta venire diciferate e lette.
Invitato io slesso, ncU’ ultima tornata, dalla benignlta degrillustrl Collega, non voUi ricusare l’ onorevole incarico di fare qualche studio intorno a queste scritture geroglifiche, ne qiiantunque meglio d’ ognuno mi conosca sfornito dei necessari lumi indispeusablli per chi voglia accingersi alia interprefazione di cotesti monumenli: tuttavia, non volendo per soverchia modestia parere di ricusare cio che ad essi poteva piacere, volontieri accettai, ed ho r onore di presentare il sunto deirapplicazione delle dottrine del sig. Champollion Minore, per me falla ad alcune iscrizioni geroglifiche annesse a parecchi monumenti del Regio Museo Egizio; il quale, comecche poca cosa per ora, potri col progress© del tempo acquistare cjualche maggior grado di merito e di novita.
Fu pratica costante degli Egizi di racchiudere tra i limiti di una curva ellitica, o cartello, il nome ed i titoli, non solamente degli Dei che regnarono sull’ Egitto, ma altresì di ogni re, o principe loro, ogni qual volta occorresse di farne menzione sia sulle pareti del loro monumenti archittetonici, sui lavori di scultura, che ne’ papiri ieratici, o demotici: e di tal foggia eseguivasi, che i titoli propri ed individuali del re venissero rinchiusi in uno di cotesti cartelli, ed in un altro il nome proprio: e i due cartelli o erano appaiati, o si seguitavano immediatamente, e con piccolo intervallo.
L’ accurato esame di molti di cotesti cartelli instituito dal Champollion, li venne scoprendo la sicura norma colla quiale procedevano gli Egizi nella coilocazione, e costante distribuzione di essi sui moiuimeiiti. La norma e qucsta. II cartello a cui precede il gruppo (lav. I. fig. 2. rt) che nella iscrizione di Rosetta corrisponde ognora alia parola BA2ijiEr2 del testo greco, non coraprende mai fuorche litoli d’ onore, o il prenome regio; nel mentre che il nome proprio e rinchiuso in quello il cjiiale vi e riunito, e cui precede sempre il gruppo fig. 2. b)
Qucsle regole o norme applicate ad alcune leggende geroglifiche monumenlali; mi procurarono con facilila la piena lellura di esse. L neir atrio della Regla Universila, a diritta entrando, la statua di f;rande personaggio in piedi, aventc in capo la solita culTia, dalla quale esce un serpentello, barba almento, e inlorno alle reni quella specie di grembiale che e pure ornamenlo usilalo di tali statue. 11 serpente sui capo, e il cartello che vi si scorge sui davanli della cinlura, non mi lasciano dubbio esscre dessa la statua di un re deU’Egitto. Tre sono i cartelli, uno che forma come la fibbia coUa cpialc si allaccia la cintura (fig. i.) gli altri due (fig. i.) lungo il grembiale suddelto. II cartello della cintura e una replica del secondo posto sulla falda. Procedendo ora, giusta le dotlriue del Champollion, ci saru facile il poterne leggere il contenuto. La p’anta o ramoscello C, il segmento di circolo T; Cth (Corxen) Re. La pccchia e carattere simbolico, che Orappoline dice significare un popolo obbedittite at sno Re, il segmento posto sotto della pecchia, e posto ivi per indicare che (2Xcjne3iuj) ape e di genere feminine. I tre segni seguenti si leggouo NeSro e si traducono Signor del mondo, e riuniti, il re del popolo obhediente sigftor del moudo. II carlello die segue, 11 fjualc non conlerra che soli tiloli, lia un disco, chc ne’ carlelli coloratl e sempre dipinto in rosso, ed espriine il sole o Re, io scettro, che teruaina a foggia di testa di scaciil, la imagine d’ una Dea avente una lunga penna sul capo, cd il segno della vita divina suite ginoecliia, la cpiale e Sote, o la Giunone Egiz.ia. Tutti cotesli scgni sono figurativi, i quali unitaincnte a qiielli clie seguouo si leggeranno Re, Sate appro^’ato dal Sole, oppure, // protetto da Re Sate approvato dal Sole. I due segni die precedono I’altro cartcllo, uno fonetico, e raltro figurative r oca vidpansere, e il disco solare, si leggono Jigliuolo del Sole: poidie l’ oca, aj, in lingua cofta, unitamente alia lineetta perpeiidicolare, la quale spesso si tralascia per brevita, e die si traduce per 31 o G, dice oja, tye, e vale cpianto Jiglluolo NATUs. Nel cartello si scorgono in primo luogo due divinita, il Dio Anione riconoscihile per le due grandi piurae delle quali ha ornato il capo; e Ra o Re ben nolo pel disco solare che gli pende sul capo. I quattro segni seguenti sono fonetici: il piedestallo o la predella M, il secondo ch’io chiamero matassa altra M, la linea ricurva, e l'"arboscello" due SS. La M espressa per la predella e l'abbreviazlone di u&r, amato: talche accozzando codesti segni fonetici e figurativi si leggera, Amato da Amone Ramses. II cartcllo ddla cintura si legge nella stessa maniera, e non ci prcsenta che uua sola varicta nel caratterc abbreviato di Mdt, che invece della predella e ivi indicato dall’ Omofono, la carctla o zappa. II significato dell’ intiera leggenda saru dunque. Be del popolo obbediente signor del mondo (Re Sate approvato dal Sole) figliiiolo del Sole signor delle tre regioni (amato da Amone Ramses). I carlelli reali di cotesto re Ramses, o Ramesses, che e uno stesso personaggio col celebre Sethos, Sethosi, Sesoosi, o Sesostri di Manelone, primo re, e capo della diecinovesima dinastia, \ivente nou più tardi di i5oo amii prima dell’ Era volgare, coprono i più sontuosi edifizi di Ipsamboul, Calabsche, Ghirche, della Nubia, molte parli del palazzo cli Kainak, quelle di Louqsor, la tomba di Osiinandias dell’ Egilto, uon che gli obelisclii di porla flaminia, il Mediceo, ed il Matteiana di Roma. Esso e quel Ramses, del quale, al dir di Tacito, dal più vecchio dei preti di Tebe vennero raccontate si graiidi cose a Germanico, allorquaudo nel visilare wterum Thcbaruin magna vestigia, voglia gli prese di conoscere il significalo dcUe scrilture geroglifiche delle <(uali erano copcrte le pareti di que’ magiiiiici monumenti. Molti oggetti del Regio Museo, richiamano alia menle la memoria di cotesto re conquistalore, il quale percorsa trioufabncnle la piCi gran parte del globe, di ritorno fra suoi, impiego il rimanenle del virer suo nel rendere felice il suo popolo, e nel coprire l’ Egitto e la Nubia di que’ magnifici e sonluosi edilizi, le superstiti vesligia de’ quali famio tullora r ammirazione del mondo. I residui frammenli di una slalua semi-colossale di esso, e di tal natura da indurre in somma ammirazione chiunque con attento esame li vadi considerando: ed io oserei asserire che daU’Egitto non ne giungesse sino a quest’ora uu’altra in Europa, che al pari di questa sia in grado di insegtiarci a qual punto di perfezione, o se si voglia di squisitezza di lavoro fosse condotla r arte dello scolpire in quelle contrade nel fortunate secolo del gran Sesostri, del quale e pure l’ imagine o meglio il ritrallo. Io non so bene se le statue, ed i colossi, i quali ornano il tcmpio, e circendauo il mausoleo di tanto re in Ipsamboid siano superior! in bellezza a quella che discorriamo, la quale quando venghi debitamente risarcila, e facciame voli onde la sia quanto prima, non potra non giustificare in tutto le iiostre lodi. E sedula, e Io scuUorc allontanatosi alquante dalla norma prescrilla di rappresentare le Delta, le comparti la vita, e il moto. Una specie di manto con sotlilissime pieghe e regelari l’ e geltato non senza somma maestria sulle spalle, e interne al petto, le mani non sono gia penzoloni lunge il coipo o sulle coscie, ma la sinistra stringe un papiro, e colla destra tiene le scettro. II capo non e altrimenti cbpcrto dallo pschent, ombreggiato dalle penne di Amone, o di Socai-1, ma v coperto da un elmetto di forma particolare ornalrfdel solito serpentello. (fig. 3.) Di un elmetto di qucsla medesima’ forma e pure coperto il capo di una testina in marmo di un re Egizio, chc io indino a credere essere pure il ritratto dcUo stesso gran re. Ai due lati e sul davanti del Irono sono scolpite due statuine, quclla della diritta e il ritratto di suo figUo chc lo ama Amonhc, ((jg. 4- «) la sinistra quella della grande regina sposa chc lo ama, (fig. 4- b) il cui nome cjuaalunque non sia ivi espresso, tuttavia si sa p.er altri monumenli cliiamarsi Jri. Sulla spalla destra e il rartello prenome, l’ altro suUa spalla sinistra, i quali ripcluti pure nella leggenda posta sul davanti, (fig. 5. a) e prolungata lungo il grembiale, portano il solito nome di (Re Sate approvato dal Sole) {amato da .Vwone Ramse.s) (fig. 5. A c.) Li stipiti e l’ architrave di legno di un Ipogeo, coperti d’iscrizioni geroglifiche incavate nello stesso, e poscia dipinte a più colori, portano il nome ed i titoli del re Ramses in due distinti cartelli ripetuti, unitamente agli altri suoi liloli, ed al nome del defiuilo die vi era sepolto. Questo prezioso monuraento quando sia restituito alia prislina forma, e ritornati i color alia naturale vivacita, verra certaniente annoveralo tra i migliori e pill curiosi pezzi de’ quali e dovizioso il nostro Regio Museo. Clie poi con questi cartelli posti sopra le accennate sculture, la statua deir Universita, e gli altri moniunenli del Reale Museo si abbia avuto di mira d’ indicare il medesimo re Ramses o Scsostri, e che si debbano credere condotte a fine ai tempi di questo re concjuistatore anziche a quello di alcun altro tra i Faraoni, i quali portarono lo stesso nome, fia manifesto dall’ esame del cartcUo prenome die accompagna ognora quello col nome proprio del re. Imperciocche nelja guisa stessa che i re Lagidi vennero contradistinti coi titoli o prenomi di Soler, FdaddJ’o, Evergete, Epifune, Filopatore, Filometore; cosi, ed in maniera analoga vennero distinti e chiamati i re Fanioni, dai quali e anzi probabile assai che ne derivassero la costumanza i Lagidi, che altri si chiamo approvato dal Sole, altri da Ainone, quegli amato di Fta, questi di ’Cnonphis, o di Iside; ne mai occorse di scorgere che quel principe, il quale venne qualificato per amato di Thoth in un monumento, sullo stesso o in allro lo fosse coll’ altro di amato di Oro, o di Sati. E codesta fia regola onde diflerenziare sui monumenti Egizi i Frincipi omoaiini, regola che occorrera di ricLiamare a memoria ll’a breve.
Magnifico e prezioso gi’uppo di tre statue in rilievo formate di un sol pezzo di pietra tebana o granito variegato, e quello in cui venne scolpito lo sltsso Ramses il grande, che assise framezzo alle due principali JJeila deU’Egitlo Amonre e NeitJi, e in figura di Fta Socari, le liene quasi da paro a pare abbracciate (tav. 2. fig. i.) Nè evvi luogo a potcr errare nella designazione de’ tre personaggi, che i loro nomi geroglifici posti o a lato o sul capo di ciascuno, abbastanza, anche per questa parte, le fanno palesi. Cotali nomi, unitamente ad allre leggende geroglifiche, occupano la piu parte dello schinale lasciato vacuo delle statue. Al di sopra del capo della figura di mezzo che dicemmo rappresentare Sesoslri, si scorge il nolo cartello prenome di si gran re {A) (Re Sate approvato dul Sole): indi, progredendo a destra, i primi segni simbolici si leggono: (B) Dio bencfico e vivificatore Signor del mondo (Re Sate approvato dul Sole) Jigliuolo del Sole Signore delle tre regioni (amato d’Amone Ramses) vivificatore. Nella linea seguente pure a diritla e paralella all’ allra sta scritto: amato da Amonra Signore delle tre regioni del mondo, delt amenti, e della prima regione opt, Dio grande Signer del Cielo. La prima linea a sinistra (C) si Icgge con uguale facilita, noto essendo il significato dei segni: Ecco cid cite dice Amonra Re degli Dei. Noi abbiamo data a te una vita stabile e fortunata, la Signoria del Signor del mondo (Re Sate approK’ato dal Sole").
Abbiamo tradotto per stabile, considerandolo siccome un addiettivo di vita, quel segno simbolico, nolo sotto il nome di Nilometro, poichè nella iscrizione di Rosetta si Irova rorrispondere al verbo grcco Atafxlvw, permineo ec. j oltre di cio essendo esso il simbolo ordinario del Dio Fta l’ordinatore de! mondo, l’ idea di stabilità, conservazione ec. gli compete d’ essenza. Curiosa è la figura di questo Fta rappresentalo ncl viaggio di Belzoni, e da csso copiata nella lomba reale sroperta da lui nella valle di Bebanel-Molouk a Tebe, ove in hiogo della lesta del Dio, e questo medrsiiiio niloraetro. La liueetla seguente (D) posta al dissopra del capo della Dea Neilh dice: Neith potcnte signora, ovvero Madve potente signora; secondo che si Tiiole considerare lavvoltoio, o come segno Cgurativo della Dea Neith, o come simbolico che legge Madre; io meglio che alia seconda m’ alterro alia prima di ISeith potente signora della seconda regione Amerlou, signora del cielo, sostegno del mondo.
Ne le sole moli colossali di Tebe, i grandiosi templi di Tpsamboul e d’Ouady-Esseboua, 11 palazzo di Kariiak, e gli obclischi di Louqsor, e di Roma, ma steli fiinerei, statuine di legno, o di terra cotta, gli scarabei e gli amuleti portano scolpilo il noma od i titoli di si gran re. Un piccolo stele calcare tulTaceo di squisilo lavoro, ed iino dei migliori fra i bassi rilievi di tutta la numerosa raccolta degli steli fiinerei del Museo, ce Io rappresenta ritto in piedi in abito regale, con elmetto in capo dal quale esce il note serpente, ed in atlo di ofTrire l’ incenso ad una divinita assisa, che le lunghe corna bovine, il globo, ed altri atlributi ne iuanifestano per la Dea Atliyr, la Venere Egiziana. Al dissopra della testa del Re sono i due cartelli suoi col nome e prenome, senza del quale sarebbesi pure riconosciuto; cotanto furono scrupolosi gli antichi Egizi nel tramandare a’ poster! la vera sua fisononiia! Tutti i ritratti di esso che ci sono noti, a cominciare dai colossi del gran tempio di Ipsamboul si no al nostro basso rilievo, ed alia teslina del Regio Museo, conservano tutti i medesimi lineamenti di volto tra dolce e severo, grandi occhi, labbra tumidctte, e naso aquilino; a lal che al solo scorgerne alcuno, e senza l’ aiuto del carlello o leggenda geroglifira, quasi che si trattasse di taluao fra i più rinomati e noti personaggi Greci o Romani, possiamo, senza timore d’ingannarci, riconoscerlo per quello del gran conquistatore Sesostri. Su altro piccolissimo stele coloralo, con sporti air iiitorno a guisa di tempielto, sono figiirati pure tanto il gran Sesostri, che la Dea Athyr. Lo slesso modo di vestire, l’ elmeito in capo, lungo manto che li sccnde ai piedi, e la medeslma ^ella fisononiia di volto lo manifestano, cpiand’ anche non se ne scorgesse il nomc nei due distinti carlelli posti al dissopra ed acOanlo di lui. La Dea Athyr, il ciii nome l’ e pur scritto accanto (lav. t. fjg. 6.) Athjr presidente della regione superiore, Signora del cielo rcggitricc degli Dec Signorl, rilta in piedi, con il consueto globo, e solite corna bovine sul capo, con una mano tiene
10 sceltro indicatore degli amii, e coU’altra presenta al re il segno della vita divina, come in atto di assicurarli una lunga serie d’annl felici. Uno de’ più grossi scarabci di terra colta verniciata, dei quali e dovizioso, e d’ogni qualila o materia, il Museo Egizio, ha la parte sua piana occupata da tre cartelli reali in tal modo dispoSli, che il cartello prenome si trovi posto framezzo ai due altri, riasciuio de’rpiali contiene il nome proprio di Sesostri (tav. 2. fig. 2).
11 cartello della parte destra, e quello di mezzo sono preceduli, il primo dalla solita peccliia e dalla pianta Re del popolo obbediente, I’altro ddWoCa e dal disco, figi.iuolo dpi. Sole. I tre segni posti sovra al terzo, mcno comuni, sono simbolici, e dicono: casa, o diinora di Fta Saccari, in lingua sacerdotale, cioe Meni/i. I tre carlelli poi si leggono al solilo (Re Sate approvato dal Sole) (amato da Amone Ramses) titoli e nome del gran Sesostri.
Questa indicazione di casa di Fta, o Memfi, e lo scorgere pure sotto ai tre cartelli dello scarabeo altri segni Cgurativi di pubblici cdifizi, palazzi o templi, ed il ritrovare su quasi tutti i mila cinquecento scai’abei del Museo Egizio il nome o il cartello prenome di alcuno de’ principi che regnarono sull’ Egitto, mi fece nascere il sospello che fra gli usi a cui poterono venire adoperati cotesti scarabei, che si numerosi si rinvcngano in quella regione, uno fosse quello di servire ad indicare l’ epoca delle opere architettoniche, e per tal ragione in quaQtit:\ sepolti nelle fondamenta, nella guisa stessa clie fra uoi si metloiio e rololi e inonele.
Un’ altra statua Leontocefala e colossale del Regio Museo, la cui altezza; benchè seduta, è di due metri e mezzo, porta pure scolpite lungo le coscie, ed ai lati del trono, alcune leggeude, ed i cartelli di un re Faraone, chiamato Ramses. È di granito ncro, e rappresenla la Dea Tafnet, la coiripagna del Dio Soin o Goni, VErcole Egizio. La diversita per altro del carlello prenome m’induce a credere che cotesto Ramses sia un personaggio diirereiite da Ramses il graude, del quale abbiamo pur era parlalo. La leggenda posta sul davanti della slatua puossi tradurre cosl. (tav. 3. fig. i. a) Dio buono e vis/ificatore figliiuilo di Amine, nato dalla Dea Neilh, Signore della regione celeste, re del popolo obbediente, padrone o signore delle tre parti del niondo {Re Sate approvato da Amone) ftgliuolo did Sole Signore delle tre regioni (aniato da Ainone Ramses). Uu’ altra leggeuda posla a lalo del trono sul quale slede la Dea, dice: amalo da Amonra S’gnor delle tre regioni del mondo, dell’ Amenti e della prima regione opt. Gi;\ si e più sopra notato, clie i segni didl’ oca, o vulparisere, e della lineelta perpeud;colare, si dovevano leggere ce o cr, e tradurre figliuolo; diro ora clie per essi viene oguora indicata la figliazione paterna (i), (|uindi cr 3XM.n, figliuolo d’Anione: all’ incontro per i due segiii la niatassa, e la linea ciirva che si leggoiio Uc, derivante dalla radice Cofta nec generare, si vuol sempre indicare la discendenza materna. I’er la qual cosa, nell’ inscrizione greca e geroglifica della mummia del sig. Cailliaud, con tanta dottrina e pari concordia illuslrala dai chiarissimi sigaori Letronne, e Champollion Minore, il Uec corrisponde al greco MjiTpsj, e Uec <in KJ.onrp, viene tradotto naio da Cleopatra. Ne v’ ha dubbio alcuno, che nella mummia greca del Regio Museo Egizio, l’ iscrizione geroglifica corrispondcnte alia greca non sia per confermare questa incontrastabile verita del dotto
(i) Chanifol. LeUre a M. Letronne. Francese. Doveva io dunque, in conformità di queste dottrine, tradurre il ci OJtxn e Uc Neie per figliuolo cU Amone natn da Neith. Come pol 1" avoltoio fosse scelto dagli Egizi per simbolo di Neitli principio generatore femineo della natura, della quale il principio luaschio e Amone; come per esse s’indicasse il tipo della forza morale e fisica dell’ universo, cd avesse appo loro, siccome lAtene dei Greci, e la Minerva dci Lalini la prcsidcnza aglisludi, cd alle cose della guerra, cio lulto s’ impara in più arlicoli del luiovo Panteon Egizio, nei quali l’ autor suo, suUa scorta di Orappoline, di Prodo, e più su quella dci monumcnli, con somraa cliiarczza e pari dotlrina ha svolto questo inlricalo argomenlo. Lasclalo pure dair indagare il molivo pel quale il Ramses della nostra iuscrizione venga chiamato figliuolo di Amone, e di Neith, per la quale origine veniva come a riunire in se stcsso 1" eredila delle regioni superiore ed inferiore, a soraiglianza del quale, cred’ io, il Toloraeo dell’ iscrizione di Rosetta \iene qualificato per Dio, figliuolo ill tin Dio, e di una Dea; osserveremo piuttosto, die i segni geroglifici dell’ avoltoio, e del segmento di circolo, hanno pure il loro significalo fonctico: il segmento T, articolo del genere feminino dcgli Egizi, l’ avoltoio M, lettera iniziale di\ Mou, Mout, Madre, quindi TjwdJt, la Madre; ma il nalurale senso dell’ inscrizione ne av\’ertiva dovcrsi considerare e tradurre quale simbolo. La diversila tra i carlelli prcnomi del Ramses Sesostri, e del prcsente Ramses consistc in questo, die il primo essendo costantemente per essi qualificato per approvato dal Sole, il secondo Io e per approvato da Amone, la cui imagine contradistiuta dalle due grandi piume sul capo, dalla lunga benda, e dallo scetlro con testa di cucufa, si riconosce per quella posta di rlcontro alia Dea Sate. Se cotesta diffeI renza di litolo ncl prenome non ci facesse abbastanza awertiti, che i due Ramses non devono venir tra loro confusi, ce la manifesterebbe a sufiicienza I’aggiunta dello scetlro ricurvo nel cartello nome proprio di questi. I titoli regi del Ramses che discorriamo non conTenendo ne al Sesostri, ne all’ allro chiamato sempre Maiamon, come neppure a un terzo che s’elesse a protettore, in luogo della Dea Sate, il Dio Gom, dcbbono di ucccssiti apparlencre al quarto llamscs il ligliiiolo e successore tli Scsostri. L’ ingegnosa coiij^ cltuia die i carleUi del presente re Ramses, anziclie ad alciin altro del principi clie porlarono lo slesso noine, si debhano riconoscere siccoiue appai’leneiiti al figliuolo di Scsoslri, e suo successore, cougellura questa dal signor Champollion dedoila dal solo ragionauiento, vlene era messa fuor di ogiii ragiouevole dnbbio dalle sculture incise suUi stipili, e sull’ architi-ave della porfa di Icgno dell’ ipngeo Egizio, delia quale già abbiamo fatla menzionc. La pailc esterna di essa e coperta dalla solita Icggenda, e coi carlelli, il tutto colorato, del gran Ramses, il quale aU’epoca ch’ essa vennc incoininciata viveva tuttora. Morto esso in qiicslo fratlempo, e quando o non era totalmente finita, o non ancora messa in opera, nelle due parli laterali interne delli stipili, da xnia parte e dallallra furono scolpiti i cartelli del successore, la cui leqgciida dice: (tav. i. fig. 7.) lie del popolo obbedieitte Signor del iitondo (Re Sate approvato da Anione) figliuolo del Sule, sig?tor delle tre regioni (amuto da Anione Ramses) come Fi’c per scinpre.
Una somigliante statua leontocejala colossale, seduta, dell’altezza di due melri e dieci centesime, della stessa qualita di pietra Tehana nerlccia, e rappi-esenlante pure la Dea Tafnet, ci conduce a tempi aK{uanlo anteriori a quelli del re Ramses. I carlcUi rcali posli a canto di cotesta divinitu, ci fanno riconoscere un allio Earaone, il quale non meno del gran Sesoslri si distinse jjcr viriii politiche e guerriere, Amennfi, ottavo re della diciottesima dinastia, e secondo di tal nomc. L’Egiziano Sacerdote di Scbenito parlando di queslo re dice: he est cpd JShiiiiion piitabaliir pelru loquens; quesli e quel Memnone la di cui statua colossale fu cotanto rinomata a’ tempi de’Greci e de’Romani pel suoiio die si diceva tramandare al levare del sole. La leggenda (tav. 3. fig. 2.) dice cosi: Dio bencfico signor del mondo (signor per Fre e per Sute) amalo da Tafiiet tre -volte dominatrica dal mondo, wijicatov’ come il Sole per sempre, figliuolo del Sole che lo ama (Amenofi rettore della region superiore).
L'identità di questo re Egizio col Faraone Amenofi, denominato Memnone, si deduce dallii perfclta uguajjlianza dei due cartcUi del nostro Aoieuofi, con qncUi co,’ rpiali venne disegnato quel grau re sill colosso stesso di Tubenota . La rmignior parte dcllc fahbriche del Memnonio di Tube ),orlano pure scrillo in disliuti cartelli il iiomc di Amenofi, il cpiale abbelli di sontuosi templi, e magnifici palazzi lallo Egitla e I’isola Elefantina. Due a’llre statue del INIuseo ci mostrano pure senza alcuna diversita i cartelli reall di Memnone.
Sulla statua leonlocofala posta a sinistra entrando nell’atrio terrene della Regia Uuiversita, si scorge dal lato dcslro del’ trono il iioto carlello {Signor per Fre e- per Scet&) tl quale vedemmo essere il distintivo prenome del re Amenofi. Quindi, bcnche il cartcllo del laio sinistro sia scancellato di tal raaniera da non potersi leggei’e, tuttavia per le norma stabilite, non avvi dubbio che non portasse scritlo il nome di Jmenqft, del quale qualche vestigio rimane tuttora neir ultimo F. L’ intiera leggenda ripctiita da ciascun lato, coUa sola diversit;\ del cartello dice cosi: (fig. 3.) Dio benefico Si.gnor del rnondo (Signor per Fre e per Sate) amato da Tafnet posseditrice della regione superiore, ■vh’i/icatore per sempre. I troni su quali siedono sia le divinita Egizie, die i Re, portano ai due lali iin certo fiegio, che creduta da me un semplice oruato, (,tav. 4- fig. 4) nai venne indicate qual segno simbolice dal chiarissime ChampoUion, e a norma della iscrizione di Rosetta spiegato pei" sos’egno della regione superiore ed infcriore. Cio che per noi sidisse dei cartelli della statua della Regia Uuiversita, viielsi pure intendere di (pielli di una statuelta calcare seduta del Dio Fla, alia quale, per somma’ disgrazia, manca il capo. Ivi il cartello del nome proprio vi e pure cancellato inleramente; ma rimancndo intatto quelle del prenome, unilamente agli altri titoli, i quali dicono, 2 Dio benefico Signor del mondo (Signore per Fre e per Sate) amato da Fta, appare di leggieri che il cartello mancante, si debba riempire non con altro nome fuorchè con quello del le Amenofi.
I nomi dei re Faraoni, che scolpiti sulle indicate statue a testa di leone, ci manifestano a chiare note l'epoca anlichissima neila quale veuuero lavoiate, tendono pure a niirabilineute coiroborare la sentenza di alcuni dotti, e del Warburton in particolare. Cotesto dotto e piofondo inglese, pel solo esame dei testi degli autori antichi, per quella parte che riguardano la religione degli Egizi, era giunto a poter asserire, clie le statue delle diviuili di quel popolo con capo ferino, dovevano considerarsi come di lui’ cpoca quasi sempre anteiioi-e a quelle delle stesse divinita con capo umano: opinione ora piii che mai resa evidente da quanto si e per noi accennato.
Osservabile per bellezza, e per la particolar maniera con cui venue condotta e pure una statuetta del più sopra celebrato re AmcnoQ: e dessa di granito nero, in piedi, e nell’attitudine di camminai’e, minore del naturale. (tav. 4- fig-. .) Ha il petto e la spalla sinistra coperta da una pelle di tigre tcmpestala di stelle, la cui testa, tli grandezza naturale, viene a riuscire sul davanti come ad ornamento della cintura; e le zanipe col riunirsi al di dictro, lasciando liberi il braccio e la spalla destra, tutto ne cingono il busto. I fianchi sono cinti da una larga fiiscia, dalla quale svdla dritta pende una specie di borsa di una forma inusitata, che altrimenli formata si scorge pur sempre sul davanti de’ gran personaggi. La leggenda posta sotto la testa della tigre e lungo la veste dice in so-^lanza, che un tale, che si cKiama /^ineiiiifr’es dedico questa statua del re AmenoG, forse in qualche tempio che non e nominato. Quattro sono i cartelli reali distribuiti su varie parti della statua: sul piano della borsa pendula avvi il cartello prenome, e desso si lilrova pure sul davanti della spalla sinistra; (y/) il carlello col iiome si scorge di travcrso sul principio della borsa sovraindicala, e dieiro la spalla sinistra. (B) Tutti quattro, due a due dicono: ( Signore per Fre e per Sate) (Amenof presidente delta region si/periore).
Sii due scarabei del Museo ho potuto scoprire il nome di Ameiioll: il primo in pietra, ed i due cartelli non danno luogo ad alcuna osservazionc, se non fosse die al dissopra di quello che ne serra il nome, avvi uu nuovo titolo, che si legge Sigiiore delta Panegiria; Taltro di lerra coUa a smalto porta unito al cartello prcnome del re Amenofi, quello pure del nome di sua moglie, e si Icggono (lav. 3. fig. 4-) it Dio benefico (Signore per Fre e per Sate) la regiiia sposa (Taia). Ai tempi dello stesso re Meninone appartiene, senza alcun dubbio la statua in piedi,, facilmente riconoscibile per qiiclla del Die Fta, lavorata in granito nero, e colossale, di oltre due metri di grandezza. E dessa, a chi ben la consideri, im’altra indubilata prova dcUa somma abilita e bravura de’ scultori Egizi di quell’ epoca fortunata. II capo di questo colosso e condotlo con tal garbo, e diligente accuratezza, e l’ artefice pote imprimere tanla espressione, e cotal bellezza su quel volto, che maggiore, cred’io, non r avrcbbe potuto il più esercitato scarpello de’ giorni nostri. La piccola leggenda posla suUa base delta statua, ci inslruiscc ch’ essa venne dedicala dal re Amenofi Memnone, il cui cartello prcnome, (tav. 4- fig- 6.) unitamente ai titoli di amafo di Fta, presidente delta panigeria ec., si scorge ivi distintamente. Una tale Statua, quando venghi accuratamcnte risarcita, sari di certo uno de’migUori e più rari pezzi del Regio Museo Egizio, non tanlo per la bellezza nell’ esecuzione, che per la forma sua quasi colossale.
Benche siasi messo fuor di dubbio dal sig. ChampoUion, die il nome Amenof non sia ch’una abbreviazione ^\ Amennflep, come per gli esempi addotti e manifesto, tuttavia non ci dobbiamo indurre a pensare che promiscuamente venissero adoperati nelle iscrizioni monumentali, e ne’ cartelli reali, in mira d’ Indicare lo slcsso personaggio: poiclie, sebbcne massima fosse la liberta agli Egizi lasciata dalla natura stessa dell’ alfabelto geroglifico fonetico, tiello scambiure fra loro i segni omofoni, anche nello stesso nome, tuttavia non mai giunse, cred’io, a tal grado di licenza sino a poter dare ai nomi propri diversa terminazione, ciò che avrebbe infallantemente arrecata confusione massima nel computo de’ tempi, e nelle cose. Ne quantunqjie in originc Anienofi <,d Anienoftep fosscro un sol nome, nel processo del tempo lalmentc polei’ono vcuir differenziali, da non doversi piii tra loro coii^ foadere. Una traccia della dislinzione di cotcsli nomi si scorgc tuttora nclla scrie del re Faraonl coiiservataci da Mauelone. Vor diamo di falto che VAnienqf Memnone si cliiama unicamenle Afxlvu’jt^ quando che 11 terzo re della diecluovcsiiua diaiaslia e nominato A,ay.£v:f3/:j, e Av.ii’Wj-St; il quai’to della vigesima prima. Se si aggiunga ciie la sola diversitai del cartello prcnome, in due omonimi e sufficiente a far si die vengliiuo considerati come personaggi di,versi; a più forle- ragione dovranno veuir dislinli allorclie alia diversila del cartello prenome si aggiungcra qiiella pure della Icrininazione del noinc proprio. In conformilu di quanto ahhiaino ragionato, non credo p’ssa reslar alcun dubbio, che si debba di. stinguere dal re Faraone, sui nionumentl cliianialo Aincnof, tpicU’ altro al quale Ic iscrizioni geroglifiche danno il nome di Amenoflep. Cii, meglio ancora verra rischiarato dall’ esamc dei cartelli reaU posti sul gruppo di due statuette del Museo Eglziano. Sono di tufo calcare, altc poco più di uii metro, e sedate. Si voile con esse rappresentarc un re Faraone per nome Amenoftep colla regina sua moglie. Lunghe leggende geroglifiche loro scendono sul davanti a part’ure dalla ciutura, ai due lati del trono, e dietro lo schinale. Si raccoglie da esse, che due persone e Gatelli pachitsi, e tacherannfi unitamente alia loro madrc chaid (fig. Z. a b c) innalzarono e dedicarono le due statue agli Dei, il re Amenoflep e sua moglie. Cinque sono i cartelli reali compresi tra le inscrizioni del gruppo, il numero priino (fig. 2. a) e ripetulo su ciascuno de’ lati del trono, ed i segni che vi sono contenuli, avendo tutli il loro siguificalo fonelico, si legge senza diflicolta. Esso e preceduto dalla formola nota, approvi, sia appi’ovante il Re (^Amenofiop). Una particolarità da non cssere trasandata e, che invece della pianta e della pecchia, che ordinariamente precedono il cartello prenome, e si leggono Re, ivi il re e figurato esso stesso con sferza in mano, barba al mento, e serpentello sul capo. Segue immedialamente un altro cartello, (fig. 2. b) il quale per essere preceduto dai segni che indicano sposa, moglie, mi fecero certo contenere il nome della regina moglie di Amenostep. Eccone la traduzione: la Regina sposa (Jigliuolu delta Luna, Naneatarl, la graziosa Atari). Questa scoperla e lanto più preziosa in quanto clie poco numeroso e sino a (jucst’ora il nuinero delle mogli dei re Faraoui die ci siano note. II carldlo dclla stessa regiiia si ripete dielro lo scliinale appunto al dissopra del capo della slatuctta di donna, e sopra il capo della niascliile il cartello prenome (fig. 2. c) del re Amenoftep, i cui segni siuibolici si possono tradurre per Dio bcnrfico {offerto al Sole Direltore).
Un pczzelto di legno duro di Meroe, taglialo in forma di stele, porta pure accoppiali i due cartelli dello stesso re; ciascuno de’ quali e ornato al dissopra delle insegne del Dio Fta Soccari, le due pcnne, il disco, e le corna. (tav. 1. fig. 8) Sono inollre contornali dallo scettro indicatore degli anni, ciascuno de’ quali porta venlisei incavi, ed e appoggialo sul iloi’so di uno sparviere il quale tienc un piccolo anello. Questo curiosissim’o e prezioso inonumento, di cui e incerto I’uso a cui fosse deslinato, puo Icggcrsi: Signore del Periodo dei trenta anni, upprovoto da Fla {fJ)erto al Sole Diretforc) (^Amenojivp’) ni’lfanno ventisei.
Se qucgli autori stcssi i cpudi sedolli dalle doltrine del Winclieln,an, e senza aver quasi vedulo dell’ arte Egixia fuorche poclii di que’ medlocri pezzi di scultura, per lo piil rappresentanti Divinila a capo ferino, i quali erano soli i rappresentanti dell’arte Egizia in Europa poco più di venli anni addletro, non polerono a meno di nou tribulare encomi all’abilila e talenlo di dii scppc innalzare le giganles’lie nioli, i templi, le piramiili, gli obelisclii, e scolpire le statue colossal! d’ Osimaudias^ di Memnonc, Ic ciionni sfingi delle piramidi e dei p’alazzi dl Karnak e Loiiqsor, nelle quali pure seppero riconoscere iin noil mediocre merito di esecuzioae, e una nou ordinaria niaestria di lavoro, non si sarebbero mai indotti per6 a riconoscere in que’ medesimi arlisti il talento di saper modellare una statua, o di scolpire un busto, o un basso rilievo eon garbo Talche, ncl tempo slttsso die lodando la bellezza del vollo, e l’ ammirabile proporzione della colossale statua di Meranoiie, si veniva ad ammellcre una non ordinaria abilita artistica, in clii fu capace di finire un’ opera si maravigliosa, ricusavano a quello slesso il talento di saper imprimere pari bellezza ad opere di minori proporzioiii, ed uguali a natura. Un si strano ragionare ti-overii la piena ed intiera confiitazione nel solo esame di molte beUissiine statuine di varia materia dal granito, sino al legno o alia terra cotta, die vengono fornitc dal Regio Museo Egizio. Non ultima certo fra esse e la statiietta seduta, e di un tuflb calcare bianchissimo del re Amenoflep, non piii alta di un piede e mezzo parigino, della quale diamo il profilo. (tav. 5. fig. I.) Alcune parti di essa, come la specie di cuffia sul capo, furono dipinte. II volto e di una bellezza die sorprende, e tale e la proporzione e finitezza del profilo di esso, da non temere il confronto di qualsiasi opera greca o romana. Ai due lati del seggio e suUo spessore della base sono pin fiate ripetute le leggende coi due cartelli di questo re, i cui segni fiirono coloriti in rosso, ed in giallo il fondo di essi; dlcono cosi: (yi) Dio Grazioso Signor del niondo {pjjerto al Sole Direttore) Jigliuolo del Sole Signor dclle tre regioni (Amenoftep) vivificatore.
Tredici steli, per lo piii calcari, di varie dimensioni e di un lavoro pill o meno diligcnte, quasi tulti coloriti o dij)inti, portano pure scolpite le imagini, ed i cartelli reali, o appaiati, o soli di cotesto re Amenoftep e della regina sua sposa.— Ora in compagnia de’principali Dei dcU’Egitto sono in atto di ricevere, quali beneficlie divinil;t, le prcghiere, le ofFerte e gli atfi d’ adorazlone de’ Sacerdoti e de’ divoti, ora supplici essi medesimi offrendo profumi ed incenso cercano di renderseli propizi.
L’uso generalmente introdotto nei monumenti Egizi di segnare il nome dei re loro per via di due cartelli appaiati o separati con piccolo intervallo, in uno de’ quali fossero i titoli, il prenome, e il nome proprio nell’altro, non fu rigoroso di tanto, che non se ne diparlissoro all’ occorrenza. Ma in quest’ ultimo caso, allorqiiaiido, cioe non se ne polcva, o voleva porrc chc un solo, la scolta cadeva ognora sul cartcllo prenonie, il quale, ad esclusiono di qucllo del nome proprio, ne lo rapprescntava esso solo. Cosi la serie genealoj^ica dei re Egizi, conservata nella lavola d’ Abidos, Qon vicnc iorniala die dai soli carlelli prenoini, se si cscluda C|uelle ill un Uauiscs e del gran Sesostri pe’ cpali re sono appaiali. No <|ucslo era fatto a raso, ma con sommo, e parlicolar scnno e giudizio. Giacche mirando precipuamento gli Egizi a clie non s’ ingcncrasse oscurila o conliisione, sia nclle loro sculte rappreseulaiioiii, chc nei lesli scritti, dovettero appigliarsi a tale partilo, il quale solo in tanta molliplicita di nomi simili Amenofi, ThoiUhmosh, Ramses, Psanietici ec. conservava la perspicnita e la chiarezza. Pcrciocche i prenomi tenevano appo loro il luogo slesso clie fra noi i Humeri ordinali pritno, secondo, terzo ec. i quali scrvono onde dislinguere i Principi omonimi. Talche ciascun re avendo il proprio iudividuale prenome, che mai vcniva o cangiato, o ripclulo ner altri, non v’ era caso che mai occorrcsse di confondere Ira loro due Ramses, come non si confondcrclibcro a’ tempi nostri un Amedeo I con Amedeo III. Non mai, sino a tpest’ era, mi vennc falto di riscontrare sul monumcnti Egizi una sola eccczionc a (piesta regola generale. Alcune poclie volte per altro in ciii qualche igiiota cagione li consigliava di scostarsi da un tale ordinario e prndente canone, allora il nome del re non più veniva rlncliiuso tra i limiti di una elisse, ma fuori di essa, ed alia fnggia de’ parlicolari, scrivevasi distesamentc. Di tpiest’ ultima poco frcqucnle regola di scrittura, ollre (pielli portati nell’ opera dal chiarissimo ChampoUion (i), ne abbiamo un csem|,io nei più piccolo stele di
(’) Pas- ’OG e
«gToMO XXIX. I 4 tutta la raccolta. Non oltrepassa l’altezza di tre pollici, è colorito, ed accanto del stesso Amenoftep, rappresentato ritto in piedi, colle insegne regali, serpente in capo, staffile, e scettro ricurvo in mano, tra due lineette perpendicolari è scritto il nome Amenoftep; (tav. 4. fig. 5. b) quì per altro non si poteva ingenerare dubbio alcuno, nè confondere il nome del re, con quello di un particolare, stante la presenza dell’imagine del re stesso ivi dipinta, ed il sito nel quale venne, credo, situato lo stele nell’ Amenofio. Un’altra lineetta geroglifica posta perpendicolarmente dietro l’immagine del re, ci ha conservato il nome dello scrittore, e forse del pittore stesso dello stele: essa dice (fig. 4. a) Scrittore, o scrisse Amenemes. In molti di cotesti steli, i cartelli della regina vanno uniti a quelli del re, alcuni non portano che il proprio della regina. In un solo, il nome della regina, è rappresentato da due cartelli. Il nome e i titoli di essa presentano molte varianti. In alcuni cartelli, siccome in quello delle due statuette, manca il segno ricurvo di Uec; in altri manca la foglia della vocale 3X ec. Una più essenziale variante del nome di questa regina ci viene fornito da un altro stele essenzialissimo, ma fratturato quasi intieramente nella parte sua inferiore. In esso, accanto al re Amenoftep intento ad offrire l’incenso ad alcune divinità, con al dissopra del capo i cartelli del suo nome, è pure figurata la regina sua sposa, nel cui cartello, dopo i titoli, di figliuola della Luna, e l’ altro di benefica o graziosa, il nome è indicato simbolicamente pel segno indicatore degli anni infisso in una base quadrata; ma in ognuno, sia la mancanza, che gli accrescimenti, non tolgono mai alla integrità della vera lezione, che debb’essere (figliuola della Luna, Naneatari, la graziosa Atari). Nei due cartelli sovraindicati, (tav. 5. fig. 2.) il primo ha log-Mec (nata o figliuola della Luna) (A), nell’altro (B) è il carattere simbolico Nane, grazioso, benefico, ed i rimanenti, tutti fonetici del nome, che dice Naneatari (la graziosa Atari).
Tutti cotesti steli sono preziosissimi, non tanto per la maniera di particolar lavoro con cui furono condotti, pei colori, di cui sono la più parte coperti, per la qualità della materia, e per altri pregi estrinseci, quanto e molto più per le cose che vi sono rappresentate e per le leggende da cui sono accompagnate. Nè certo farebbe opera perduta chi s’occupasse dadovvero di darne una intiera illustrazione. Noi saremo contenti di parlare alla sfuggita d’alcuni che più fanno al soggetto del presente discorso.
In uno di questi il re Amenoftep in abito regale, ureo in capo, staffile e scettro ricurvo in mano, e in compagnia del Dio Supremo Amonra rappresentato coi simboli consueti delle due lunghe penne sul capo, e della benda scendente ai piedi; e di un’altra divinità il cui capo ornato dal globo ed ombreggiato da due grandi piume, porta in mano lo scettro a testa di cucufa, ed è effigiato da sparviero, il cui nome posto accanto c’istruì chiamarsi Mandoui. (fig. 3.) La prima notizia di cotesto Dio Egizio ci venne per una greca iscrizione di Khalabschè in Nubia, e per un’altra pubblicata da Burckardt, e restituita dal chiarissimo Letronne.
Il sig. Champollion riconobbe questa medesima Divinità per quella che nello stele bilingue del Regio Museo, intorno al quale va preparando un dotto lavoro il chiarissimo Collega abate Peyron, sta in atto di ricevere un’offerta che li viene presentata dalla regina Cleopatra figliuola di Aulete, nel qual sito pure non è scompagnata dal nome suo scritto in caratteri geroglifici fonetici. Più sotto la regina Atari è figurata qual Dea, con staffile in mano e con sopra del capo un berrettone dal quale quattro serpenti urei alzano il capo, su ciascuno de’ quali è il disco solare. Il suo cartello postole accanto presenta due variazioni per la mancanza del segno ricurvo di Uec e della foglia ❧. A lato di essa è situata la Dea Athyr coi soliti attributi delle corna bovine e del globo. Il suo nome è ivi indicato simbolicamente per la vacca, ed amendue ricevono le adorazioni, e le offerte di vari divoti. Tutte le figure del quadro sono condotte con somma maestria, in incavo, e disegnate con grande perizia e disinvoltura. In altro stele lavorato con non minor diligenza ed in rilievo, il re è accompagnato dal Dio Fta, ed esso la testa copcrta dall’ elmetlo, la desUa aiinata del flagcllo C delld scettjo ricurvo, slriiige colla sinistra non giii il segno della vita divina, ma la clava, come nci bassi rilievi di Tebe. 11 disegno di uno stele seguente, e cosi superiore a tutto cio che ho poluto sin’ ora esaminai’e di cose Egizie, che mi ricolma di piacere, c di niei’aviglia ogni qiial volta mi pongo ad esaminarlo. La < lignilosa maesta del Dio Fre, si scorge pure attraverso della Sua figura di sparvlere, ne il voluminoso disco dal quale esce il sei’pente che li pende sul capo, nuoce punto all’inliera armonia delle sue parti. Con uguale fi-auchezza sono deliiieati i coutonvj di Osiride e della Dea Athyr, nella quale di più spicca somma diligenza nell'ornamento delle copiose treccie. Bla nulla supera la bellezza e somma squisitezza di lavoro con cui e condolta l’ intiera figura del re Amenoflep. Non evvi parte alcuna di essa in cui non spicclii diligenza e Iiiiitezza. L’ acconciatura del capo, l’ ornamento del collo, il diadema, la cintura sono ammirabili, e niente supera la finezza e regolarita delle pieghe del gran manto, die gettalogli suUe spalle scende ampio sino a terra. lo non credo che l’ arte possa fare cosa più finita, e piii che un basso rilievo la crederesti volontieri un cameo. II disegno che ne ho fatto eseguire, quanlunquc di gran lunga inferiore in bellezza all’originale, sara, spero, sulTicienle a dare una qualche idea di essa, e dimostrare a qual pmito di perfezione fosse giunta I’arte in quella conlrada, che una inveterata e falsa opinione aveva dato a credeie all’ Europa non aver mai prodotto che de’mosln (tav. G. fig. i). II suo nome, siccome fpicUi dei re della lavola d’Al)idos, non venue indicato che dal solo carlello prenome: esso e preceduto e scgiiito dai titoli ordinari Dio gruzioso offerto al Sole Diretiore) vmficatore come Fre per sempre. Le divinitft che li fanno co:teggio, in altro stele a pill colori, sono il Dio Mendes il quale figurato con tutti i suoi attributi, e in atto di fecondare i doni oIlL’rtili, e che si scorgono disposti sopra una tavola: e un’ allra stravaganlc forma di non ovvia divinita, il cui capo e formalo dal scrpcnle ureo, e che liene in niano lo scetlro a fior cU loto, segno di divinita femina; il suo nome si Icqge in caratteri fonctici al dissopra di essa (tav. 5. fig. 40
In un tcrzo Stele il re e la regina sua sposa, soli e seduti, colle divise, quegli, del Dio Fta Soccari, e questa di Athjr riccvono le olTerle dei fedeli, I quali, seduti sulle calcagna, tongono le inani alzate colla patina ad essi rivolta, in atto di rivereiilc ailorazione. I due cartclli sovra posfi sono fjuello prcnome del re, c r altt’o dcUa sposa sua, il cpial nltiino e preceduto dai titoli: la regina sposa Signova del m, ndo (Jigliuola del’a Luna la benefica Atari). In allri due, la sola regina sedula, col globo e le grandi pcnne sul capo, lo staflilc in una mano, ed il segno delta vita divina neir altra, sla ricevendo le adorazioni quale bencGca divinita. In ameudue il suo cartello e composto di tulti i segni, per cui lion put) restare omai più dubbio alcuno intorno alia vera lezione di osso.
Pregialissimo e un altro, nel quale il re medesimo e rapprcscntalo assiso su di un trono di un lavoro squisito, dipinto a più colon, e in cui sono scolpiti a rilievo un leone ed una sfinge. E portalilc, e situato sopra una predella alquanto elevata da terra. Dietro di esso si scorge la penna, insegna della vittoria, tenuta da due braccia che. partono dalle sccttro a testa di cucufa, ed il capo del re e ombreggiato da una specie di flabello, clie non e mai disgiunlo da’ grandi personaggi ne’ bassi rilievi Egizi. Oltre dei due cartelli posti accanlo del trono regale, evvi di più una Icggcnda posta al di sotto, da cui s’ impara che il re Thoiithmosi fecc il suo atto di adorazione al re Aracnoftep (fig. 5.) 11 Faraone re Tlioulliinosi ivi menzionalo, e il sesto re della diciollesima dinastia, come si scorge manifcstamente dalla tavola d’Abidos. L’cpor;i quindi del regno di Amenoftep, debb’ essere anteriorc di ccrlo a quella di cotesto Tliouthmosi. ^"i e di piu. Dietro alio stele sovradescrillo sono scolpite, e di un elegante e dclicato lavoro, cinque teste, tre maschili, e due fcminee, e pel serpente che tuttc portano sul capo dcbbono credcrsi rappresentare un’ iuticra faniiglia regale. Sotto alle due teste di sopra, che soao quelle cli un re e (li una regiiia, si legge Mnitamente ai tiloli cousueli si’i^’iior del mondo e ddle tre regioni, il prenome del re M-pJires, il Meri di Erodoto. Se dunque ineiitre il re Anienojlep, e la regina sua sposa da un lato dello stele sono figurali in atlo di ricevere doiii fiinerei, siccojue coloro che ritornali ael seno d’Ainonra, avevano dirilto a tulti gli onori ed alle prerogative degli Dei maggiori di Egitto; ne conseguc che il re Mcphrcs e la sua fainiglia siano ivi unicamcnte per rcndere omaggio, e compire il loro tributo d’ adorazioiie ad un potente re loro anteccssore. Tanto si ricava pure dall’esame di uno stele di lord Belmore, e da esso scavalo a Tebe: ivi pure le leggcnde funeree che accompagnano il re Amenoftep lo manifeslano defiuUo, vivo all’ inconfro il Faraone Mephres, e intcnto a rcndere religioso omnggio, sia ad Amonra, Neith, Fla, alia Dea Cielo, che al re Thou/hinosi, Me/j/ire, Meri.
In un allro bellissimo stele, e se si deve giudicare da quanlo riinane tuttora, il maggiore di quanti si trovano nel Museo innalzati ad onore di si gran Principe; il re e la regina sua sposa, in abito questa della Dea Neilh, quegU di Amonra, die e quanto dire defunti, e passali ad abitare la sessantesiina seconda regione celeste, quella d’ Amonra, rilli in piedi, ricevono i profumi e r incenso che vien loro presentato da un personaggio, che il solito serpente ureo sul capo, e la forma dell’ abito fanno riconoscere per un re: dielro di esso un paggio Etiope tiene la gran penna infitta su di un’ asta, insegna della vittoria, che accompagna ognora i re Faraoni, non che i gran pcrsonaggi insigniti de’ primi gradi militari. I cartelli posti sopra il capo delle due divinila ci manifeslano in essi rappresentati il re Jinenoftep e la regina Atari sua sposa. Nel cartello prenome, unito a cpiello del nome proprio del re che fa l’ adorazione, sara facile cosa il riconoscere quelle della tavola d’Abidos, che occnpa il primo luogo avanti dei cartelli del primo Ramses, il decimo re della diciottesima dinastia. II suo nome proprio e foimato dal carattere figurativo del Dio Manduri, avente il volto dcUo sparTicre Egizio con due piccole piniine sul capo, c dalle due foglie: talclie si le^^erk (phtah-men-Mandurei) servitorc i/i F/ii-MwvVREi. I pii\ antichi ed’iGzi di Tel)c portano i carlelli di un vc W cui nome, formato patcntemcnle dall’ imagine del Dio OiVriile, e dalle due foglie, con escmpio unico sin’ era siii monuinenli, e appalato con un carlcllo prenomf, in tutto nguale a quello cliu accompagna il noine del re predello Mandurei. E desso il re Osirci il famoso Busiride, e fratetlo, per qnanto pare, del preccdenle. II canone di Manetone, dopo il re Rathotis, segna due re clic chiama amcndue Achcncheres, e la tavola d’Abidos, ivi appunlo ha il cartcllo prenome, che fu comune all’uno e all’allro. HisuUa quindi, che i due re Mandurei ed Osirei, servitori di Fta, non sono diversi dai chiamali Achencheres da Manetone, e che intanto la tavola d’AJjidos non ne registra che un solo, in quanlo che per l;i naliira sua geneologica, non poteva segnarc che il nome di cohii pel quale veniva propagata la prosapia, e continuata la dinaslia dei re Diospolitani, la quale non lo poteva essere per due fralelli contemporaucamente. Tutti quesli monumenli elevali a onore, o a nOme del re Amt^aoflep, i quali ncl solo nostro Museo ascendono al numero di oltre venli, unitamente ai niolli altri che si ritrovaiio dispni-si nci principali Musei d’ Europa, e in singolar modo lo stele di lord Behnore vennero forse ritrovati ncllo slesso luogo, e fccero parte di nno stcsso edifizio consecrate alia memoria, ed al culto di coteslo gran re, siccome lo era il Memnoniiim dedicate al re Amenofi Memnone. Che ollre al note Memnonium \\ fossero in Egilto dcgli altri luoghi consacrati alio special culto de’ re piu grandi, e cosa per se slcssa naturale ed ovvia, non \i essendo ragione per cui vi fosse un Memnonium pel culto del re Memnone, e non vi potesse essere nel tempo stesso un Ramseiiim, un Mephreium, \m Amcnnphium. Mcnzione di un Ramseium credo apjmnlo si faccia in uiio stele del Museo Egizio, in cui uno scriba del Rmiiseiiim di Tebe, offre un omaggio religioso ad Arsiesi o Oro e ad Iside sua sposa; il nome proprio ed il prcnome di Rajoscs sono ivi non giik riiichlust in carlelli, naa beiisl in un quadrilongo indicante dimora, i\bitazione, teuipio.
Ill qiianlo all" Aineaofio esso esisteva di certo in una parte del Memnonio stesso, ove appunto io credo siensi rilrovali lutti (juesti momimcnti del re Aineuoftcp. Di esso si fa menzione in due distinli papiri greci del Regio Museo, inlorno a’ qiiali sta lavorando iiitcnsainciile il diiarissirao abate Pcyron; nel papiro ii.° IV. si nominano at nainofipoi Afisvwy so; mpi t« Mc/xvov£«, in quelli del n.° II. e III. i medesimi vengono chiamati A/uisvwytos Tovg iv Toi; M£;jLV5V£t’;;. Ne dcbbe recar meraviglia che lanti monumenti si riIroviuo coiiscgrati a queslo re, ne che in molli di essi si scorgano altri re potenti essi pure e celebri, rendere ad esso aiti di adorazione, se e pur vero, come non pare vi debba esser dubbio, clie desso sia il capo della diciotlesima dinastia, la piii cclebre olio abbia dominate 1 Egilto, la quale non conta un solo re che non sia.^i distiuto o per virtu milltari, o per civili ordinamenti, e che con opere pubbliche non abbia reso celebre il suo nome. Cio spiega j)ure naturalmente la ragione del vedere quasi continuamente associata agli onori dello sposo la moglie sua la regina yltavi, o partecipare a tuttl gli atti di culto del popolo, o dei Principi, sola o in ooinpngnia del re. Non essendo cosa conveniente che fosse esclusa da tali onorificenze quella donna per cui si propago in molli socoli di splendore e di gloria la stirpe del Faraone Amenoftcp. Nel niodo slesso che in quasi tutli i pubblici monumenti innalzati alia gloi’ia del gran Ramses (Sesostri), e in quelli moltissimi dovuti alia sua rauiiiflccnza in tutto I’Egitto e nella Nubia si scorge ognora partecipo di essa la regina Ari sua sposa. S’ aggiunge che ad esso e dovuto lo sterminio, e la totale liberazione dell’ Egitto dalla tirannia dei re pastori, i quali per più di cinquecent’anoi lo tennero nell’ avvilimento e nclla schiavitu. E desso il nuovo le"islatore, o 11 nuovo Tliotit dell’ Egilto, al quale si deve lo ristabilimonto e la perfezione di tutle quelle benefiche instituzioni, di que" civili ordinamenti, i quali adalli alia natura del suolo, ed all’ indole della nazione, procurarono tanti secoli di lustro e di felicità a quella contrada.
Dopo ciò se noi ci faremo ora a scorrere il canone di Manetone, per quella parte che concerne i re della diciottesima dinastia, conservatoci da Giuseppe Flavio, non potremo non restare sommamente maravigliati nello scorgere pressochè nessuna rassomiglianza tra i nomi datici da esso, e quelli concernenti cotesti re stessi, i quali ci vengono indicati dai monumenti i più celebri della Tebaide e della Nubia. Varie sono le ragioni che si possono assegnare di tale diversità. Pare, in primo luogo, che altro fosse il nome pel quale i re Faraoni erano comunemente conosciuti nel paese, altro quello che si adoperava a far fede negli atti amministrativi, o sui pubblici monumenti. Giacche e nolo, pw esempio, che il Ramses dd gran tempio. d’ Ipsainboul, di quello di Calabschc, dei palazzi di Karnak, o di Louqsor ec. non e menzionato nel canone di Manetone, e nei greci scritlori fuorche col nome d’iSetfios, Sethosis-, Sesostri. W Mephres del prete di Sebenito, il Meri di Erodolo e di Diodoro, sui inoniimenti porta<il nome di Thout/uncs, o Thoull/niosis. E cosa probabile, in Secoiido luogo, che oio derivasse pure dal prenome reale di cui ciascun re al suo avvenimcnto al trono veniva, pare, insignito. Quanto ineno queslo e cio che accaddc appunlo al Thouthinosi pur or menzionato, che inttmto il canone cliiama col uome di INIephres, inquaulo che il suo cognome reale, quello che ne accorapagna il nome vero nei cartelli, e formato dal carattere inai, me, mi, e dal disco, simbolo delD’ioFre, i quali due caratteri riunili dicono Muiphies, Mepfu-es, MipJue, che non e di verso da Me-ri, o Meri, giacche Re, Ra, o Ri, ugualmente che Fre, non sono altri phe il Sole. Finalmente qualunque falto illustre del regno d’ un Prin^ cipe, mi difetto coi-porale, un vizio capitale, una singolare e caratteristica virtu potevano, o dovevano poter dare una parlicolare apijellazione, la quale col tempo avra preso il luogo del propria uome. Cio tutlo si vede accadulo sotto i re Lagidi, nel regno de’ ijuali si e dovulo rinnovare in gran parte quanto erasi praticato nella lunga serie dei re Faraoni, che ollre dei prcnoml ordinari noti e legalmeiite presi in tempo delta loro regale iiiaugurazione, di allri erano regidali dal popolo, solto i quali nomi erano forse piA noti in tiitlo I’Egilto, clie rion col proprio; ne v’ era alcuno di certo cui non fossero cbiari i litoli di Trifone, di Fiscone, o (11 allri pill laidi ancora, pe’ qiiali disegnavansi i re Tolomeo Filopatore, Tolomeo Ewrgctell.ee. Quel re che uel canone Manetoniano, ed in Euscbio viene chiamato. Mmosis, o Thouthmosis y e che si asscgna per capo delta diciottesima dinaslia, il cui cartcHo prenome si e couservato netta lavola d’Aljidos, poleva, dopo cio, sui monumenli non esse re indicato per atcnno di cotesti due nomi; che qnanlo al Thouthmosi e probabile cosa die fosse commie a tutta la generazione dei re della dinastia, giusta it seulimcnto pure del signor Champollion. Che il nome suo, per dir cosl, nionn mentale fosse ^we«o/ie/j, viene, pare, posto liior di dubbio, dacche il cartello pronome, che abbiarao veduto essere proprio di quest’ ultimo, e quello appunto pel quale nell’anzidetia tavola d’ A bides ▼iene esclusivamente designate 11 1’e capo della dlciotlcsima dinastia. Ti-alasciando d’ Inollrarmi ncll’esaine dl celesta, per lanli rispetli, preziosissima lavola geneatoglca dei re Faraoni, intovno alia quale sta preparando un dotto lavoro il signor Champollion, mi si pernieHeru unicamenle dl osservare net presenle caso, che tale coiiicldenza’ non e punto foiluita, ma e fondala sulla plu csatta vcriti storica, dipendenle dal nolo cartello di Amenofi Memnone, intoriio alia sin-cerila ed idenlila del qnale non piio cadere la menoma didibvezza, per essersl ritrovato sci-itto sul colosso stesso di Memnone. Ora, serondo il teslo di Manetone, il re Amenofi Memncno fu set- timo della dinastia, non tenendo conto del regno della regina .^menses sorella di Amenofi primo, che non deve entrare nella sucecssione geneatoglca dei re, espressa nella tavola d’Abidos; so ci diparlircino qiilndl, sidla predetla tavola, dal nolo cartello di ootesto re, e passando per gl’ intermezzi di Tlioufhmosi suo padre, di Misniira-Tliouthinosi, di Meri, di Amenofi primo, di TJiouthmosi piimo si giunp,eji acl uii ultimo cartello, il cpialc non e clie quello del preuoine »lel re Aineiiojiep. \^ Anio^is fjuiodi, o it ThoiUhinou del cauone di Matietouc e di Giuseppe Flavio non sarà allri fuorchè il re noslro Ameuoftep, il quale per conseguenza si dchhc orinai riconoscere quale capo dclla giuslamente rinoiuala diciollcsima diuaslia, alia cui lorlez/.a, ed al cui valnre si debbe l’ iaticra dislruzione della polenz-a e tirauuia dei re Pastori, alia giusti/ia e prudenza le biione ieggi, e luHi quelli ci’ vili onlinaiiieiUi, die fecero dcU’ Egillo il piil grande e forlunalo paese dell’ aulic-liltu. Tutli quesli caclelli adunque della predetla lavola U’ovandosi esattamente corabiiiare sia Ira loro, clie con i nioiiumeuli tutti della Tebaide, e della )\’ubia, nel tempo stesso clie assicurano un’ intiera fede alia medesinia, aggiungono pure niirabilineule il più gran peso a quanlo ci siamo ingcgnali di veiiir diinoslrando.
Nel luogo medesioio in cui si rinvennero la più parle delli steli, stalue, ed altri monumenli clie risgiiardauo al re Amenoftep, e cli’ io credo fosse un Amenofium, venne scoperla una slatua pure dclla regina sua sposa, di legno, e di buou lavoro.. £ rappresentaUi soUo la ligura di Neith, e in alto di cammiaare, e la sua allczza, couijjrcsa la base e le luughe piume del capo, e di scssanlasellc ccnlesimi di inelro. Precipuo oriiamento di esse, oltre delle piume suddclle, e un avolLoio accovaciatlovi sopra, il quale collo sleinlere le sue lunghe ali le va accarezzando dai due lali le tcmpia e le guancie, nel mcnlre che liberalosi il capo dall’ ingombro delle folic treccie della Dea, sporgeudo il curvo collo, le viene a liuscire sul davanti ad ornamenlo della regia sua fionle. II suo vollo pienoUo e londoggiaule lascia travedere bellissimi e delicali linearaenli, gli ocelli larglii, le labbia sporgenti, il naso afiilalo. (lav. G. fig. 2.) Le iiiscrizioni che si scorgono allinlorno, e al dissopra della base dclla slatua ci instruiscono ch’essa \enne dedicata nel lempio di una cilta, il cui nome simbolico, figurato da tre capitcUi a lesta di Athyr, pare possa credcrsi Dcndera. I priucipali titoli della rcgina Atari, il cui cnrtello e ripeliUo slno a treTohe, SOYio ’tspressi nelle tre diverse leggencle con maggiore o minor cslcnzionc, € dicoiio: approvi lu Dea sposa di Amonc, la regina spo.ia, grunda Signora del Cielo, rcggitrice delle regioni superiore ed inferiore (Jigliuola della Luna, la benefica Atari) vwificatrice ec. (fig. 3.) Le dottrine clie, in dipendenza de’ monumenti, e della tavola d’Abidos, ci siamo ingegnali di slabiHre intorno all’ origine e s«ccessione dei re Egizi della diciotte&ima dinastia, vengono avvalorate potentemente da un preziosissimo e non speralo stele, che nel inoinenlo in cui scrivo, venne scoperto nella doviziosa raccolta del Rcgio Museo. Per esso e confennato al re Amenoftep il posto ^assenatoli di capo e ceppo della dinastia Diospolilnna, e ncll’ ordino medesimo, quello pure de’ primi suoi succcssoi-i.
Lo stele venne eretto sotto il regno del re M isphra-Thoiitlitnosi, la cui imagine seduta, e colle inscgne reali, si scorge scolpila nella parte inferiore del quadro. II cartello del suo preiionic e posto sopra il capo di lui, dietro il quale e rappresenlato, seduto, col iior di lolo in mano, un suo figliuolo dcfunto per nome Pset, per oagione del quale venne, credo, dcdicaio lo stele. Nella sua parte euperiore e un altro re, che il cartello prcnome poslole al dissopra ci fa riconoscere pel Alephres, Men’s, o ThoiUhmes, della cni bellissima statua colossale del Miiseo dovremo parlare fra poco. I suoi titoli sono: Dio Grazioso amato da Amonra Re degli Dei. Il re pure seduto che segue immetliato, del quale faremo eziandio conoscere una magnifica e conservalissima statiia colossale, e qnello die r Egiziano Manetone c\\vAvaai Chebvon, e sulla statua sua e nominato ThoiUhmes. II suo capo e ivi ornato colle insegne del Dio Fta Soccari, leducpenne, il globo, e le corna; ed il cartello suo prenome e acrompagnato dai titoli Dio Grazioso {pffcrto al gran Sole delt uiwerso) vivificutore come Fre per sempre. Dirimpetlo a quesli due ultimi, e nell’ altra estrcmila del quadro superiore, sono sitnali, come in posto d’ onorc, il re Amenoftep e la regina sua sposa. Il consueto cartello prenome del re, porta annessi i titoli: Dio Grazioso vwificatore per seuipre. Quello dclla rcgina (lice: Dca sposa {figliuola delta Lutui, jSancatari) amuta da y/monru Signor Supremo. Degno di particolare osservazioac a me pare uu gambo (li lotus posto in mezzo della parte superiore del quadro, tra il re Amenoftep e gli altri re suoi successor!, il quale verso la cima si divide in piii rami o fiori. E costando ormai per infinite osscrvazioni, clie ncUc cose Egizie niente era messo a caso, o per semplice ornamento-, ma ogni cosa racchiudeva un scnso o proprio o figurato; io sono quindi di scntimento, die per esso siasi voluto indicare altres’i, die in Amenoftep incominciava quel tronco dal quale partirono poscia tutti i rami che costituirono l’ illnstre e gloriosa prosapia dei re Diospotitani. Ivi dunque il re MisphraThoiUlimosi (juinto dclla dinastia, ofTrc i suoi voti ai re Dei suoi predecessor!, oiide ricevano tra loro lo spirilo di un suo figliuolo defunto chiamato A-e/, e per talc oggetto dedico loro e pose ■oeW Amenofio nuo stele. Cotcsti re suoi predecessor! sono que! medesimi appunto,, ad eccezione diunsolo, i cut dhrtclii prenomi ci furono conservali nella tavola d’Abidos, e i qtiali coincidono appuntino coi cartelli posli al dissopra di ciascuno di loro ncl nostro stele. Non e ben nolo it inotivo pel quale il Misplira-Tliouthmosi non abbia creduto (1! dover annoverai’e tra i re suoi anlecessori, ai quali indirizzo gli atti di adorazione, quello dal canone ISfanetoniano cliiamato Ainenqfi, il cui cartello prenome nella tavola d’Abidos e pure- segnato Ini Chebron e Tliouthmes I." Qualunque esso fosse, o che lo spazio .riristretto nol permeltesse, o che non volesse annoverati che i piu illustri; I’esistenza d! cotesto re non e meno certa, sia per la .lavola suddetta, che per altri monnmenti, e segnatamcnte per uno .stele del nostro Museo, nel quale al dissopra dell’ imagine di lui e posto il sito cartello prenome. Sino a quest’ ora i monumenll non ci lianno oflerlo il cartello del nome proprio, il quale speriamo di poter ritrovare fra non molto.
Con il solo cartello del nome proprio posto sulla spalla destra, .-ci si presenta uu iuslo di pietra serpentina, unico avawo di una statiina di eccellente lavoro di ceiebrc re Egizio. L’ altro carteHo col prenome, scomparve uiiilainente alia spalla sinistra. Non porta alcun distintivo per ciii dcbba credersi quclla di un re. Le txeccie del capo sono lavorate con grande amore e diligenza, ed in attorcigliati ciuffi ritlrati dietro le orecclne li scendono sopra le spalle, in uella Stessa maniera con la quale Burkardt descrive l’ altaalc foggia di capigliatura dei nativi dell’ alto Egitto, e della Nubia tav. 7; fig. 1) Il volto e di una bellezza che innamora, e le labbra, il naso, e la bocca sono lavorate con tale fmezza di tratti, die meglio nol potrcbbe il più vaiente scultore de’ tempi nostri. I segai posti suUa. spalla, unitamente a quelli che compongono il cartello sono tutli foiietici, e di noto signiBcato. II cartello si legge Psmtk, Psamelik, e ci fa r’lconoscere I’imaginc di uno dei due re Psametici: fi’:^liuoln del Sule (Psametico) vhnficatore per sempre. La presenza tlcl cartello prcnome ci avrebbe inslrutti a quale dei Ane Psamctici zio o nipote si debba ascinvcre. E cosa probabile «lie si debba assegnare ai celebi"e Psametico, che primo introdussc neirinlerno deli’Egitto i Greci, favori il commercio, amo e protesse le scienze e le arti, e scppe nd es.se coUecare l’ csercizio delle armi nclle quali ebbe fama di graii capitano, come la ebbe ■wguabnente il re del quale si coiiserva memoria pel monumento segue lite.
Le fortunate e dotte ricerche del signor Champollion, sparscro di chiara luce le origini, e la discendenza de’Principi Faraoui della ventesima seconda dinastia, ’la seconda dei Bubastiti, ’Cpel confront© di lapidi e papiri, di scritture geroglifiche e ierattichc ginnsc a poter con certczza fissare l’ epoca, e determinare gli ascendenti e discendenli di quel re Faraone, che a’ tempi del re Roboamo, mille anni priuia dell’ ei’a nostra volgare, invase la Gindea, deprcdo la citti saiita, ed iiivolo dal lompio gli scudi d oro del re Saloinone. Di questo re si parla neila Sorittura, nella quale viene cliiaraato Sesac, o Schischac. Due momimenti del nostro Museo fanno tnenzione di esso. II primo e una stalua sedente, di grauLlo nevo, leontoccfala, col disco al clissopra del capo. I due cartclll rcaH si riliovaiio a deslia ed a sinistra della medesiiua sul davanli del trono, sul quale siede la Dea. (fig. 2.) 11 carlcllo prcnomc, oltre del siuiboio del doniiiiio suUa ragioiie supcriore, ed 11 solilo disco i’V’e, ha la coiisnetfi fortuola (tpprovato dul Sola. Quello della sinistra si leggera: Jl^Uuolo del Sole cite to uinu (amato da jimone Scheschone) Dio bencjico Sigtior delmondo. Ognun vede che cotesto nome, scritto alia mariiera Egizia, iion puo essere diverso da quello che da Maiietone si scrive grccamente Scsonchis. II nome dcllo stesso re ritrovai pure scolpito suUa parte plana di un piecolissimo jcarabco dl terra cattii. (fig. 3.) 11 cartello del preuome e uguale in tntlo a quello che si scorge sulla stalua; uciraltvo, 1 uofo^ del re sta scritto con abhreviazione Schescko in luogo di Sclieschonk, per la manoanza dei due ultimi caratteri 7/. A’. Tali abbre"viazioni erano frequenli nella scrittura gerogllfica, come per un’ infinita di esempi, ove 11 soggelto lo comportasse, si potrebbe diniostrare; dai qnall per altro s’ inipara, die le abbreviazioni non mai Acnivano adoperatc coli ove la mancanza di alcuua lettera poteva per cip solu ingen’Crare confusione ed oscurita. Nc ci5 poteva accadere nel caso d(!l nostro scarabco, ove la presenza del cartello prenome toglieva csso solo qualunque equivoco, a cui la mancanza dcUe due lellere potesse dar luogo.
Mirabile per la posizione sua, non insolita per altro in lavori di scoltin’a Egizia, e per \ esaltezza delle forme, e la stalua coJossnle di pietra sienite, la quale, seduta sulic calcatiiia, colic braccla dlstese lungo le ginocihia, tiene in ambo le mani \xn \as9 di proftimi. (tav. 8.) II serpentello sul capo, ed uu piccolo cartello Teale swl davanti della cintura, la fanno rlconoscere per un re. Nessun’ altra iscrizioue gerogllfica, oltre del cartello suddctlo, «he non e che quello del prenome, ci instruisce del suo nome, il quale, grazie alia tavola d’ Abides, sappiamo corrLspondere a quello che dal canone di Manetone si cliiama Misplira-Tliouthmosi<!. .II suo vero nome monumenlale pero ci venue couseiTato in due cartelli della sala ipposlile del palazzo di Karnak, e ncl teinpio (lAiiiaila, e si ilcve Ic^ggcre per Aincncif.
Tra le migliori. slatue del Museo, sia per ranticliila, clie per la pill perfetla conservaxione, ed iiguale fiiirlczza di lavoro, e pure quella sediila, di uii bel giauito grigio con macchie Liancliiccie, clie rapprcsenta un re Faraoue. (tav. 9.) Si rcnde manifesto j)ei’ essa, che nulla manco agli Egizi di quanto pure si richiedeva, trnde poter produrre dei capi lavori uguali in bellezza e pcrfezione ai pill rlnomali di Fidia, e di Prassitele: soloj che avessero o voluto
polulo diparlirsi dal rigoroso pi-iucipio che presiedcva alle arli loro, il qual principio non teudcva certo a voler esprimere, le piii Lelle e perfette forme della natura, scopo costante delle arli greche, lua a qnello soltaato che veniva rislrelto alia semplice rappresentazioiie delle cose o persone delle quali si prefiggevano di riehiamare
1 idea. Quesle forme erano coiisacrate dalla religione, ne era lecilo il discostarsene senza sacrilegio. Tuttavia se bene si esaminano questa cd alcune altre statue venuteci dall’Egitto, si scorgera di leggieri che r arteljce il quale fu capace di adoperare con tanla maestria lo scarpello su materia, che per la sua rcnitente durezza venne ognora riliutata da’ scullori greci, ed ebbe il talenlo d’ imprimere lanta bellezza su cpie’volti, non avrebbe a cio solo ristretta la sua abililu, quando il rispettabile freno delle leggi e della religione gliene avessero lasciata la llbertu. Ne e a dire, che cotesta perfez’lone delle arti Egizie allor solo s’ introducesse in quella contrada, <hc per la liberta da Psainelico conceduta ai Greci di viaggiare e mercanteggiare in Egilto, fu facile agli artefici Egizi di conoscere e studiare i modelli delle arti greche; pcrocche (lasciaudo da pai-te per ora il dimostrai’e, clie I’introduzioiie de’ modelli greci iti quel paese sia anzi stata di nocumento, che non di prolilto all’ arte Jlgizia) e la statua che discorriamo, e due altre delle quali ci rcsta a parlare, furono condottc alouni secoli anteriori all’ eta del re Psametico. I cartelli posti dai due lali di essa, e quello che le si scorge sul davanti della cintura, c’ instruiscono, che il uoin« del re del quale essa e l’ inaagine, e direi anclie il rilraUo, si clilainava Touthmes. La stalua veiiiie ercUa in qualclie teinpio tilto costi-uiro da csso, del quale si fa inenzioae uellc isciizioni che dicouo cosi: (B. D) Dio bencfico {ojDerto al gran Sole delCunlvcrso) ainalo dAnionra vivificalore par sempre, figliuolo del Sole (T/iouthmes) ainato da Aiiioiira Re degli Vet vivificalore; in un’ alUa linca si lipelono gli slessi tiloli al re, e si soggiunge (C E), ha j’iiito gli cdijizi esso Thoutlimes. II caxtello prenome che accoinpagiia il T/iout/iiitcs iiclla slalua, ci scorge con facilila a poler ricouosceve a quale fra i tanti re della diciottesima dinaslia, che portarono lo slcsso nome, il quale pare fosse anzi nome coiuunc a tulla la prosapia Diospolitaua che uoa appellativo, sj debba assegnare. Occupa es$o il secondo luogo nella lavola d’Abidos, per cui si fa manifesto dover ella, senza alcun dubbio, appartenere a quel re che dal canoue di Mauetone, qualmujue ne fosse la cagioue, si noma Chcbron, figliuolo e Isuccessore del grande Ameijoftep. L’ imagine dello stesso re e flgurata in un piccolo stele colorilo, con le insegne regali, il serpentc lU’eo sul capo, ed in niano la sferza e lo scellro ricurvo, al quale, sicconic ad una divinita, vennero \ offerti doni d’ ogni natura, die si vedono esposti dinanzi a lui sopra una piccola tavola. I due cartelli reali si scorgono situati sopra il suo capo, i quali prcceduti dai solili titoli dicono: Dio Grazioso Signor del mondo (pfferto al gran Sole dell’ unlverso) figliuolo del Sole die lo ama (Thouthmes) viviftcatore.
Ugualmenve bella, e di un lavoro con non minor diligenza condolta, e un’ altio stalua, seduta, di un altro re Egizio. (tav. lo) Fu essa lavorata nellsk stessa qualita di pietra sienite della precedente, e per poco io crederei che uscissero dalle mani dello slesso SCuUore, tanto n’e simile lo stile, e di si perfelta rassomiglianza i particolari dell’ csecuzione- La disgrazia del riti’ovarsi spezzata al dissotto della cintura ne privo di parte delle leggcnde geroglillche ad essa appartenenti, ma per somma ventnra ci vennero conservati i cartelli posti ai du« lati, ed il piccolissimo della cintura (J); vcuiamo per essi ad imparare con cerlczza cjnale fosse il vero e proprio name di quel gran re dell’ Egilto, che il canonc chiama Mtf/slj, ed i Greci menzionarono. sotto noine di Mocris, jMjris. Esse ugiiahnente che sue figliuolo vennero chiamalt ThoiUlunosL Quanto al noma a hii dalo da’ Greci non era esso imaginario, poiche resto ad attestare alia posterila, la magnificenza delle opcre da esso ordinate nello scavo di quel lago die oonscrvo inlallo il nome di Meri, il quale non e poi che una semplice traduzione alquanto sfigurata del pronome suo conservatoci nei cartelli, e die pronunciavasi Mefre, Mefra, Mejr-i ec. Una grdnde parte dei ftiille cinquecento scarabei de’ quali e ricco il )Museo, e che meno prezlosi -delle raedaglie per la materia, le uguagliano per altro, sc non le sorpassano, per quanto spetla ai re Faraoni, la sCrie de’ quali viene sommamenle per essi, ugualinenle die la cronologia accresciula e rischiarata; Una parte di quest! scarabei sono scgliali col nome del re Meri-Thoiithmosi. Curiosissimo nionumenlo spettante alio stesso, e uno stele di massima bellczza e conservaztone. II re Meri, che la cinlnra reale ed il serpente sol capo fanno Hicilmente riconoscere, e ivi rappresentato rilto in piedi, e ncU’ alto di fare un’ oflTerta davaiiti all’ imagine del Dio Anion Mendes o generatore, Cgurato con tutti i suoi attributi, il cui nome sinibolico, e quale venne dato nella quarta stauipa del Panteon Egizio, e posto sopra il capo di lui; sopra quello del re si scorge il cartello suo preuome; al di dielro e un poco più basso evvi il suo vessillo sormontato dallo sparviere, ornalo AaWmtieio Psc/icut, simbolo del Dio Arsiesi, nel campo del quale/ oltre del segno del dominio sopra la regione superioi-e, si leggft pure a ciiiare note Me-j’i.
La grande celebriti di cotesto re, i molti monument! sparsi per tutto r Egitto che ne portano il nome, e ne attestano la magnificenza, le militari imprese che resero glorioso il suo regno e spar’ sero oltre i confini dell’ E"itto la fama della sua orandezza e del Talor sao, tulto ne induce a dover cousiderare il re Meri siccom’ uno do’ pii grandi re che inai sedcssero sul trono d’ Egilto. Non fora qiiiiidi inaraviglia se taute meniorie ne rimangono di esso e del regno suo in ogni sorla di monumenti di quel paese, dalle moll coloss-di ai piccoli amuletti e scarabei. Gii ho avyerlito, die il pill gran nuinero di qursti iillinii porlano espressi, uiiitamente al suo noinc, una gran parte dcllo preclarc sue gesla, ed io credo, che come per le medagUe si scrisse la \ila, e si cliiarirono le gesta di piii re, ed illustri psrsonaggi anlichi e moderni, eosi noil fosse cosa difficile lo scrivere la storia del regno del re Meri-Thouthinosi per ^\ scarabei \ che ora re pacifico, ed arnministralore vigilante, equate protettore delle due regioni ci si rappresenta sotlo le forme di una sfinge: talora in abilo civile, o colle divise sacerdotali intcnto a porgere voti ed ahbrucciare l’ incenso dinanzi alio primarie deilii dell’Egitto: ncgli uni ritto in piedi colln spada imbrandila, minaccia di fendere il capo ad un iiiimico, che preso per Ic treccie del capo tieiie sotto di se: in altri su gcneroso destriero calpesta gl’ inimici vinti e soltomessi ec. Non e cosa impossibile di cerlo, ed esempi anliclii e moderni il comprovano a sufficienza, che da un Principe giovane, attivo e dotato di esimi talenti non si possano operai’e grandissime cose in piccolo spazio di tempo; tuttavia io non mi persuadero cosi facilmente, die le impi’ese militari, le opere pubblichc, o quanto fu bastante a rendere per ogni dove celebi-e e rinomato il nome del re Meri, tulto cio si facesse nel breve termine dei dodeci anni e nove mesi di regno, die soli li vengono assegnati dal canone di Manctone. So che facil cosa <;arebbe l’ allungarue il terinine col solo allegarc lallito il testo per lo scambio delle cifre numeriche accaduto, sia nella trascrizione delle riopie manoscritte, che per allre cagioni, «d in un sol tralto di penna aggiustare di tal maniera la lezione da togliere ogni maggfore diflicolla. Ma oltre che bisogna andare a rilento nel supporre erroj-i, e nel mcttcr mano nei testi antichi, nel caso nostro poi, tutte le edizioni di Giuseppe Flavio e di Eusebio portano evidentemente dodeci, la qual cifra pure entra pel valor suo nel compulo totale degU anni, per cui se ne rende indubilala la Iczloiie. Uu mezzo, a yiarer mio, di tutto conciliaie, scnza die per cio sia incslieri di far violeuza al testo, o di siii)porre sbaglio in Manetone, consistc iiel coinjnuare a pro del figliuolo una gian parte del ventun anni e now mesi che vcugono ’assegnati al regno della madre la regina Sinenses. E cosa nalurale il pensarc, cLc preso essa a govciiiare l’ Egillo per la morle del li-atel suo il re Amenofi I.", del quale era riinasa sola e iegittima <;rede, mcno ambiziosa di una posteriore regina pin- tl’Egiito, Cleopatra vedova d’ Evergete II.", paga del titolo e degli onori auiicssi al grado di regina sovrana, abbandonasse ai talenti ed \airalliit;i del suo figliuolo Meri le cure tutte del regno: lalche quanlunquu in rigore cronologico, gli anni. del suo regno non debbano eoinpularsi che dalla niorte della regina j4jnenses, lutlavia la lama dfl valore suo, delle sue virtu politiclie e guerricre, pote spandersi al di fuori, ed il suo nome suonar chiaro e glorioso molto prima .aneUe, che per natural diritto ascendesse il soglio avito. In lal ■inaniei’a ogni cosa divcnta di cbiaro iulendimento, nc si pena a concepire come venissero operate si grandi cose in uno spazio di ■tempo si breve, quale fu il regno eliellivo di esso; al quale, nclla supposizionc nostra, sara solo rimnsta la cura di condurre a termine o perfezionare quauto, già pendente il regno della madre sua, aveva esso stesso o immaginato, od inlrapreso.
I macigni, o le pietre più dure la sienitc cd il basalte, non .furono i soli raateriali intorno ai qiiali parvero inaggiormente compiacersi gli Egizi di veiiir figurando i più rinomaii re loro, o Ic primarie Deita; die quelli pure i quali parvero meno adalti a tal uopo, le arenarie, e la calcare furono con successo da essi lavoralc e scolpite. Tali sono le due grandi sfingi a volto umauo del Regio .Museo, ed alcune altre minori a capo di montone, non die vari «operclii di Sarcofagi ec. i quali lutli sono di una pietra arenaria facilmente friabile, e soggelta a ricevere danno dai caiigiamenti almosferici in un clima, come il uostro, vario sempre ed incostantc. Tal è la graziosa statuina del re Amenostep più sopra descritta, ed un'altra bellissima di donzella, la cui dolce fisionomia, e parlante espressione del volto è superiore ad ogni elogio; e tali altresì varie altre sculture e pezzi d’architettura, e quasi tutti gli steli del Museo, i quali furono lavorati in una pietra calcare tuffacea, tenera anzi che no, e di un bianco tendente al grigio od al giallognolo. Di quest’ ultima qualila di pielra, e di un foado bianco gialliccio, e un gruppo di due figure, 11 quale se per merito di esecuzione non e superlore a qucllo delle statue in pirlia Tebana, noii l’è di certo per nulla luferlorc. (tav. ii.) La figura a dirilla, seduta in trono, mitrata, con sopra la mitra due plume altissimc che r omln’cggiano 11 capo, ed una lunga benda che per di dietro gli orncri le scende al pledi, e facllniente riconosciblle per l’ iuiagiiic del Dio Amone, 11 Demiiwgo Egiziano, 11 Uio occulto, 11 capo di tuttl gli Dei. Alia sua sinistra, in pledi, e su piccola prcdcUa, e il re Faraone Oro, 11 quale per quclla famigHarita clic loro concedeva 11 posto, che uella Teologia Eglzia era assegnato al re, tiene colla destra abbracclato 11 Dio Amone. II serpentello, insegua del re, e posto sul suo capo, ed e figurato in glovanile eta, « forse in quella, nella quale, glusla le leggl, era proscrilla al rv. minor! di procederc alia solemie inangurazlone nel gran leniplo di Memfi. Precipuo scopo di qucsla polllico-religiosa ccrimonia em di ricevere dalle mani del gran sacerdote ^\ Fla l’ intlero Psckent, nel clngere 11 quale venivano come invcsliti del domlnlo o potestii suUe rcgioni superiove ed inferiore. Quest’ eta era quella del quatlordicl annl. A. destra ed. a sinistra del trono di Amone, e al di sopra, accanto cUla testa del re, sono i cartelli reali {A) i quail dlcono: Dio bern-fico Signor del mondo (Sole du’ettore del inoiido. appvo^’ato dal Sole) amalo da Anionra vivificatore, figliuolo del Sole, Signore delle tre regioni (Seivilot’e di Amone Org nel Signore).’ II nome del re Oro e ivi scrltto in forma simbollca, lo spiuviei-e., ii quale e siinbolo nolo del Dio Oro, uella gnisa st^ssa die pel Il/is, sla»bolo del Dio Thoth, venne scrilto qudlo del re Thouthmosis. I due uhimi segni del cartello name propria del re u IIhS, i quail vcnnero tradotti net Sig-nore, possono aver qualche relazione con quauto di questo re Oro viene narralo da Manetone presso Giuseppe Deoru,n spectatorem fuisse. Nal rimanenle il cartello prenome di questo re e quello ^tesso che nella tavola d’ Vbidos corrispondc al regno di Oro. Vari edifizi dclla Ttbaide, e la porta di graiiito del palazzo di Karnak porlano pure scolpito il cartello del re Oro, figliuolo del gran Memnone. II cartello posto sul davanti della cintura del giovine re, e come iliviso ia due parti, la prima conticue il solito prenome; ncH’ altra sono i tiloli che accompagnano pur sempre i carlelli nelle leggende onorifiche (B). II tutto si legge (Sole direttore del mondo, approvato dal Sole, amato da Amonra Dio benefico vUnficatore.)
Un altro principalissimo, e come storico monumento, il più prezioso, senza meno, di tutla la raccolta delle cose nostre Egizie, appartenente alio stcsso re Oro, mi fu dato di poter esaminare nel momento appunlo di commettere al torchio il presente scrilto. E desso un gruppo di pietra tebana grigia, cui sono frammiste alcune particelle bianchiccie di mica: la sua altezza e di un metro e trcntasette centesime, e le due statue una virile e l’ altra di donna, che lo compongono, sedute sopra lo stesso trono, si tengono abbracciate. Per somma sventura, la statua del re e mancante del capo, ed il volto dell’ altra venne pcsto, e per quanto pare, a bella posta. Molti monumenti concernenti i piii illustri e potent! re deir Egitto si scorgono indegnamente guasti, ne. già re<-entemente od a caso, ma sino da tempi antichissimi. Le statue ed i bassi rilievi, o hanno il yoko sfraccellato edinfranto^ o mancano dcH’ intiero capo, ed in ogni caso il cartello che ne conteneva il nome, e quasi sempre scancellalo e raso. Cosi oltre l’ esempio del presente gruppo del re Oro, e la stntua del re Amenofi Memnone del Museo, si scorge mutilata nel volto, scancellati i cartelli del nonie dello stesso re sulla statua leontocefala della Regia Universita, c su quella prccola calcare del Dio Fta del Regio Museo Egizio. La bella statua del gran Sesostri posta sotto l’ atrio della Regia Uni- versità, annunzia pure sul volto gl’ insulti ai quali venne soggetta; e da quanto mi vien detto, sulla statua colossale antichissima d’un re Egizio, d’ esimio lavoro, e la maggiore di tutto il Museo, la quale e tultora in Genova, i cartelli del suo nome sono pure raschiati. Le notizie sin’ ora avute intorno ad essa, c’ iuducono a crederla l’ imagine del gram re Osimandias; è in tulle le sue proporzioni uguale a quella, che tolta dallo stesso tempio d’Egitto, del quale formavano il vestibolo della porta, venne trasportata a Roma, e si trova presso un particolare. Facciamo voti onde questi due essenzialissimi pezzi dell’ antica arte Egizia possano venir riuniti nel già doviziosissimo Regio Museo di cose Egiziane, del quale an- diamo debitori alla munificente liberalità del Re.
Un simile guasto si scorge fatto su tulti quasi i monumenti dei medesimi re, i quali coprono I’immensa valle del Nilo, nè avvi forse un’iscrizione, un basso rilievo, una slatua dei re Faraoni, Osiman- dias, Osirei (Busiride), Amenoli Mennone, Oro, Sesostri sulle quali nou si sia sfogata la brutalita dei barbari tutti, clie in lempi diversi invasero I’Egilto, i Pustori, gli Etkpi, i Persiani. Ai prinil si deve rintiero sterminio di tutte le opcre fatle dai re delle scdeci prime dlnastie clic regnarono siilTEgillo, delle tpiali, se ne eccettuiamo Ic piramidi, ed un restanle muro, che venne inchiuso nel palazzo di Karnak, opera di Osimandias, il reslo sparve intieramente; ed e invano che alcuni dotti s’ ingegnano luttora di ricercare il sepolcro, il colosso, ed il luogo del gran ccrchio d’oro dello slesso rinomatissimo re. I due ultimi, ma singolarmente i Persi, fecero scopo alia barbara loro ferocia le imagini ed i nomi di que’celebri, e per valor militare iUustri Faraoni, le armi vincitrici de’ quali avevano in lempi anteriori occupate e pcrcorse le patrie loro.
Quanto al noslro gruppo, oltre dei sovraccennati, ha eziandio solFerti allri danni dalle ingiurie del tempo, ed un gran pezzo a dirida dello schinale fu rotto e disperse, e con esso, oltre de’ «arlelli del re, il principio pure, e moke purti di una lunga iscrizione geroglifica scolpitavi dietro. Mancano pure le due altissime penne del capo della regina, vestita da Neith, non che la parte sureriore dello schinale, il quale a foggia di un vero stele terminava in semicircolo. Dal lalo destro, accanlo e nello speccLio del troiio sono scolpiti tpiattro prigionieri legati due a due, con corde lerniiiianti in forma di lior di lolo. JJiie hanno forme Africane, e paiono Etiopi, sbarbati e macilenti; negli allri due a lunga barba, non sarei lontano dal rlconoscere sculte le imagini degli individui di quel popolo barbiito detli Pastorl, i quali debellati in pria, e scacciati poscia dal re Amciioflep, non restarono dal teutarc con più o meno di fortuna, altre successive invasioni, sinO’ a chc dal gran Sesostri vennero totalmenle dlstrutli. SI radicato e intense era r odio, che la nazione Egizia nutriva contro di cotesto popolo di pastori, che non tralasciava alcuna occasioue di palesarlo e di traniandarlo pure nei figliuoli, e nipoti, ed il nostro Museo pos-sicde un paio di scarpetle di donna, sotto la suola delle quali venxncro dipinti, in vivissimi colori, due di cotcsti Pastori a lunga barba, e strettamente legati. Maniera, quant’ altra mai, chiara c perenne di manifestarne l’ odio ed il disprezzo.
DaU’altro lato, e nella mossa ordinaria, e scolpita una sfinge a volto umano, con due grandi ali spiegate, e la coda, che elevata in pria perpendicolarmente, ricade poscia e termina a gnisa di fiocco. II coUo e cinto di monile, dal quale pende una tonda piastra sculta, ha orecchini a fior di loto, e il capo e coperto dalla mitra regale, ornala al dissopra da alto e gi-azioso pennaccliio a fiori. Questa bellissima ligura di sfinge alata, delle quali non abbondano di certo i monumenti Egizi, ha 11 pregio altre«i di essere sfinge femmina, scorgendosi chiaramente ciucpie mammelle al dissotto del ventre. Ticne elcvato un braccio, con mano spiegata in segno di protezione, d’ inconlro ad un cartello con entro il nome della regina, della quale e dessa il simbolo, come lo sono della regioiie inferiore i tredici gambi di fior loto d’ ineguale altezza, solto di essa figurati. L’ intiero emljlema pare quindi dover significare, che la regina figurata sotto l’imagine di una sfinge reale, e il cui cartello è ivi pure inciso, sia la speciale proteggitrice della regione inferiore.
L’inscrizione posta al di dietro dello schinale comprende ventisei linee orizzontali, lunghe ciascuna di ottantaquattro centesime parti di metro, la maggior altezza delle quali è di quaranta millimetri. Per la rottura della pietra le prime linee mancano di una terza parte, alcune inferiori di una quarta della lunghezza totale: il rimanente è ben conservato, e si può leggere senza grandi difficoltà. Un rapido esame fattone unitamente al signor Champollion, ne ha sufficientemente instrutti in complesso di quanto vi è contenuto, che l’intiero diciframento, la lettura, ed illustrazione della medesima esige maggior agio, e potrebbe formare col tempo l’oggetto di uno scritto particolare.
Contiene essa un decreto sacerdotale promulgato ad onore del re Oro, del qual re si vanno numerando in principio i diritti acquistati all’amore, all’ammirazione, ed alla riconoscenza de’ sudditi per i beni moltissimi e d’ogni fatta ond’ha ricolmi gli uomini e le donne dell’ Egitto. In vista del che si decreta l’instituzione di una Panegiria triennale (lin. 18), e cotesta Panegiria si chiama del Sole. Si ordina che sieno elevate delle statue simultaneamente ad esso re Oro, ed alla sua figliuola, le quali saranno collocate nei templi dell’Egitto, e si stabiliscono varie norme, e si prescrivono i riti da osservarsi per gli onori da rendersi alle medesime. II nome del re e sempre preceduto o seguito da moltissimi titoli di figliuolo di Amonra, protetto da Frè, da Buto, Neith, Thoth, Oro al nome del qual ultimo si fa una perpetua allusione, non senza un compiacente giuoco di parole tra Oro Dio, ed Oro re. La mancanza dei primi segni geroglifici ci ha privati della data certa di tempo, per cui siamo tuttora incerti se il decreto venisse promulgato vivente tuttora il re Oro, o se pure, come è cosa assai più probabile, all’occorrenza della solenne inaugurazione del successore al trono d’Egitto. Alcune considerazioni comprovano singolarmente la verità di questa ultima supposizione. Già abbiamo indicata la sfinge femmina in abito regale, e figurata nell’atto di proteggere la regione inferiore, accanto alla quale era un cartello reale di regina chiamata Tmau-h-mot. È notabile, e per quanto pare, verissima, l’osservazione del chiarissimo Champollion, il quale mi affermava che mai, per simile sfinge, la quale era l’emblema della forza insieme e dell’intelligenza, si sarebbe potuto indicare altri, fuorchè chi avesse regnato sull’Egitto: e badate, mi diceva, come in tanta moltiplicità di regine mogli dei re Faraoni, che pur s’ebbe occasione di figurare sui monumenti, la regina Ari, per cagion d’esempio, moglie del gran Sesostri, la regina Taia sposa di Amenofi Memnone, e la madre Atari moglie di Amenoftep dalla quale discese tutta la gran famiglia dei re della diciottesima dinastia, nessuna mai venne, per quanto io sappia, figurata in forma di sfinge, emblema riserbato per i soli Principi regnanti. Lo scorgerla quindi ivi scolpita unitamente al nome di donna regale, indica per se sola, che una tal donna fu regina non solo, ma regina che amministrò l’impero d’Egitto. S’aggiunga, che a lato della statua muliebre, seduta accanto di quella del re Oro, è un resto di leggenda unitamente al cartello della stessa regina la quale dice: (tav. 12. fig. 1.) (Tmau-h-mot) amata da Iside gran Madre Divina vivificatrice per sempre: questo nome adunque, e que’ titoli paiono significare che quella stessa Tmau-h-mot, la quale è ivi indicata sedere alla sinistra del re Oro, non sia diversa dall’altra, che nello specchio del lato sinistro del trono venne simboleggiata sotto la forma di sfinge. Di più, nel decreto s’ordina l’erezione di una statua al re, unitamente ad un’altra per la figliuola sua (lin. 15), senza che mai si faccia menzione in esso della sposa del re: ed essendo manifesto, per l’iscrizione di Rosetta, che contemporaneamente agli onori decretati per i re defunti, se ne ordinavano pure pel principe regnante; sarà chiaro, che il decreto venne promulgalo nel regno del successore, al quale, unitamente al defunto, si deferisce l’onor della statua: che questo successore del re Oro non fu altri che la sua figliuola, la quale pel gruppo impariamo cssersi noniata Tmau-h-mot. Dopo cio, il caiione (ii Maiicloiie da per successore al re Oro la figliiiola di liii, da esso cliiamala Aclienchres, Achencheres o Acliencherses, alia quale assegna doduci auni di regno, sia die imperasse quale assoliUa regiiia, o qiial lulrice del giovine Ratholis suo fratello, il quale i-egii6 dopo di essa pure. Cotesto regno della regiua Achencherses noii e tuttavia scguato sidla tavola d’Abidos, siccome non lo e pure K altro della regiiia Ainenses la quale goverao l’ Egilto dopo la morle di Amcof /. suo fralello. Ne poleva essere altrinienli ill una tavola puraineulc genealogica, sulla quale non si dovevauo ritrovare clie i soli re pe’ quali venne conlinuata la successione al trono d’ Egitto. Non v’ ha dubbio tuttavia, clie nella regina Tniau-li-niot del nostro gruppo non si debba riconoscere quella stessa principessa, clie il sacerdole di Sebenilo chiama Acliencherses, la qual diversita di nomi abbiarao già indicate non dover opporre alcuna dilUcolt«i all’ identita dei personaggi, che i monunienti manifcstameute qualificano per identici.
L’ indole della iscrizione geroglifica del gruppo, I’andamento di essa, r ordine con cui procede, le formole che vi sono adoperate, lianno una si stretta analogia, e una tale rassomiglianza colla ceIcbre di Rosella, che non andreinmo errati nell’ asserire, che amcndue procedono da un tipo comune, dal quale gli lerogrammatici nella redazione di esse non si dipartivano giammai; e cio e tanto pii\ probabile, in quanto che nell’ una e nell’ altra, ollre della uniforme conteslura, si scorgono le stesse frasi, ed i gruppi Stessi di segni.
Appare da ciò, cVve i re Lagidi collo succedere ai Faraoni nel (dominio dell’ Egitto, non solo non tentassero niai di cangiare, e fmolto meno di abolire (pianto una pratica costante di non poclii I secoli avcva consacrato, ma che vi si sottoponessero anzi di buou srado essi stessi, conservando rcliciosamente gli usi e i costumi della lazione non solo, ma i riti tutti civili e religiosi, e perfino le ceErimonie e pratiche stesse superstiziose, che una serie non interrotta di secoli areva resc venerahili e sacre. Qiiindi lo slcsso ordine tli siicccssione al Irono, lo slesso inclodo di inaugurazione ilei re, r adozione dcllc stcsse diviiiita, la conservazione delta stessa manicra di culto, e l’ uso pure di consacrare, coUa dedica di slalne, e coUa erezione di steli iie’ lempli, i prineipali avvcnimeiUi del regno, e la pubblica gratiludine, e riconoscenza; a tal <he in tanta oscurila dclle cose coucernenti la storia dell’ Egitlo sotlo i Faraoni, lo studio di quella meno oscura dei Lagidi, potra esscre utilmente studiata da chi, posto ormai sul limilare, tenta pure di scpiarciarle il velo e penelrarne l’ oscurita.
La scoperta e lettura dei cartelli reali scolpiti sul gruppo del re Oro mi giunse oppbrtuna. Per cssi mi fu dato di poter con giustezza e verita determinare la forma dei segni geroglifiri scolj)iii sul nostro metro Egizio, i quali per la cattiva loro configurazione uon potevano abbastanza distintamcnte venire riconosciuti-, ne queslo era piccolo ostacolo in cosa gii di per se stessa di non cosi facile inli-Uig(Miza. Giustissima fu l’ indicazione dell’ essere stato rilrovato a INlemfl, o meglio nelle tombe scavate nelle viscere della catena libica, nelle vicinanze di quella citla, in nn silo chiamato Sakkarali; giacche delle due leggende geroglifiche che corrono i due lati di csso, una non contiene senonclie i titoli delle divinita proteggitrici del Principe regnante, e la seconda e ima mera Icggeiida mortuaria, la quale termina col nome del dcfunto, a lato del quale venne ritrovato. Dope cio non e mio intendimcnto di parlare ne della natura delle raisure ivi figurate, e inolto meno d’ indagare sino a qual punto possano servire per la maten’atica od esatia determinazione di quelle d’ Egitto, e del loro rapporto colle nostre; che intorno ad esse scrissero non lia guari uomini doUissimi, e due elegantissime ed erudite lezioni detto pure sino dall’ anno scorso r eccellenlissimo nostro Presidente il Gonle Prospero Balbo. Risulta per esse, che il metro del Regio Musco si debba considerarc qual regolo di due dilfercnti misure Egizie, la prima ili ventiquallro digiti, e fu la comune dell’ Egitto, W ciilito t-cgio, I’altra pill liiTiga, di TenlQtto (.ligili, clie pole esserc \a sacra omatemaiica, U"uale al minuto terzo di iiu meridiano. Di fatlo, a clii bene esamini il metro stesso ottimaMcnle conservato in ogni sua parte, s’ accorgera di leggicri dell’ esalla verila della conghiettura; die ove terminano i ventiqtiatlro digili, o i sci palmi, ivi iucoroincia, o meglio, fmisce la divisione di un’ altra mistira non aliquota alia prima. Oltre di die, i segni geroglidci indicanti il cubito regio (fig. 2.) si ritrovano situati al principio della divisione per ventiquattro, siccome lo sono pure su quelle del signor Nizzoli, il quale non c lungo die disei palmi; ne si sarcbbe tralascialo di ripelerli all’ altra eslreinila, se la vera lungliezza del cubito regio Egiziaiio fosse slata, non già di venliqualtro, ma si bene di ventolto intieri digiti.
Un’ esalta descrizione di esso non enlra nel piano del presente scritto. Tie quindi sara da me renduta ragione del divers! segni geroglifici indicanti le division!, ne della coirispondenza di ciasciiu iiumei’o, con le principal! divinita Egizie distintamente iiotale nel metro, ne infine delle molte altre cose o considerazioni, die coll’ altenlamente esaminare e studiare i segni e le leggende geroglificlie si potrebbero ricavare; die di una parte già discorse, e con somma dottrina ed eleganza il signor Champollipn Figeac, in un recente scritlo pubblicato nell’ opera periodica, il bollett’mo del signor Ferussac, e dell’ altra vorri, spero, parlare quaiido chc sia il suo dcgno fratello, ed ospite nostro, il celebre Champollion Minore.
Solo aggiun(»er6, die per una slngolarita tutta propria del nostro Museo, nel quale moUi oggelli, ora separali, vennero di certo scavali nel raedesimo silo, e facevano immancabile parte di uno stesso monumento, mi venue fatto di riconoscere che Ire divers! pezzi di un qnadro di pietra calcare blanca, con figure benissinio disegnale e dipinte, non fovmarono in origine die un medesimo side morluaiio spezzalo poscia e diviso, e che esso probabilissimamenle apparlenne alia persona stessa, al ciii lato venne ritrovaU) il iiostr’ metro di leguo di mcroe, sul quale, ugualinente chc sin ti’C pczzi (lello stele, si legge lo stcsso nome, e l’ imlicazionc del mcdesiini litoli ed implego. (fig. 3.)
Esaminando meco, il signor Champollion, gl’ impronli di alquanti stcli fiinerei delta noii abbondaiite, ma pregiata raccolta di anliclutu Egizie del siguor Nizzoli, ia uno dei migliori del Museo di lui, gU venne scoperto pui’e il nome, ed i tiioli della persona stessa die si trova menzionala nel cubito Egizio del inedesiino, quale si soorge nelle stampa pubblicatane ncl toino 33 della Biblioteca Italiana. Questa scoperta neppure sospeltata dal signor Nizzoli, oltreciie lo rietnpi di giubilo, in quaiito teude ad accrescere il pregio della collezione di lui, confermo eziandio I’ opinione già da gi’«n tempo concepita dal signor Champollion, die tutte (coteste misure non sieno fuorclie insegue della professione de’ .personaggi nella tomba de’ quali vennero ritrovate. Tali erano gli Arcliitetti, i Matemalici, i Pittorl, Scultori ec. particolarinente poi gli Scriba regi, o gli lerogramati sacri dei templi. E quindi Scriba del gran tempio di Memfi era \ Amenof, o Vylinenoftep del cubilo e dello stele Nizzoli, e decorato ugualmente di titolo sacerdotale, e Scriba sacro era V Amenemhopt del cubito noslro, e quello dei tre pezzi dello stele. Non mi e ignoto quanto i nomi egizi, quelli singolarmente ricavati dalle Deita del paese fossero ripetuti, e in ispecial modo i presi dal Dio prlncipale Amon, die nulla avvi di più conume degli Amenof, Amenoftep, Amontet, Petemon, Tentamon, Petemenon cc.^ per cui non si abbia dainPerire, die la conformita del nome in due raonumenti divcrsi, non debba di necessita indurre r idcntita dell’ individuo. Ma ivi la cosa non e inticramente fortuita, sia per la ragione degli scavi diretti in no site medesimo, e dacche, anclie per asserzione dello stesso sij^nor Nizzoli, la qualita della pietra calcare tenera e bianrhissima dei tre pezzi dello stele, e quella stessa die ordinariamente si ritrova negl’ ipogei e ne’ sotferanei di Sakkarali, ne’ quali il nostro metro Tenne scoperto. Nella tomba medesima nella q\iale si scopri il cubito Nizzoli, ivi pure si rinvenne una tavolozza di quella forma stessa clie ne’monumenli si scoi-ge |)osta in mauo di chi e figurato in alto di scrivcre. La Icggeuda posta all’ intorno porta il nome e i titoli di quel Amcnojiep Scriba del tempio di Afcmfi, al quale appartennc il cubito, ed e menzionalo ncUo stele. II nostro JIusco possicde due di qucslo. tavolazze di legno, alle qnali sono annessi lutlora i penncUini per iscrivene, o meglio dipingere, cd un reslo di colori. Un'iscrizione posta sulla più grande c'istruisce avere appartenuta ad uno scriba reale di un tempio di Tebe, ii quale viveva ai tempi del gran Sesostri, siccome consta dal cartello di qucslo I’e posto aireslremiti ■ supcriore dclla tavolazza (fig. 4-)
Del rimanente, e per quanto spetta all’ eta alia quale si deve asscgnare, non vi puo essere ormai piii dubbio alcuno. Essa consta dalla lettura dei due cartelli situati all’ estremlta dclla leggcnda geroglilica posta snl «uo dorso superiore. Gia ho più sopra iiidicato, cli’ essa si compone delle formole che per lo più precedono il nome del Principe, pel quale s’ invoca il favore dclle divinita speciali protcggitrici di lui, le quali lutte, siccome in questa del metro gli assicurano una vita Jbrtunata. II nome del re Faraone si legge cosi: lie del popolo obbedicnte (Sole direttore del mondo approvato dal Sole) figUuolo del Sole {Scrvitove d Amone Ono ncl Signore) vwiftcalore per scmpre. (fig. 5.) La sola divcrsita tra la lezione dei cartelli del cubito, e quella dei posti sul grup),o dello stcsso re Oro, del quale abbiamo più sopra parlato, consisle nello scambio di un segno già riconosciuto omojuno; che in quesli si scorge la parte inferiore dello pschent, in luogo della linca serpcggiante n di juien che si vede in quelli del cubito.
II canonc di Manetone, conscrvatoci da Eusebio, pone il regno -tlcl re Oro figliuolo del gran re Ameiiofi Memnone cento e cinquanta anni almeno prima di qucllo del gran re Sesostri, il quale si sa aver govemato l’ Egitlo quindeci secoli prima della nostr’ era; il r)\e’, quando fosse, darebbc al meiro del Rcgio Museo Egizio iin’ anlicliiu’i non niinore di 1 65 o anni jirinia della vcnuta di Gesù Cristo. Uua sj graiide anllcliita in cose proveiiienti dalV Et^ltto non ha di die sorjjrenderc sc si lidetla chc il china di quel paese, e di di tutto il mondo qiiello che piii sia proprio per la conservaziouc dcUe più facilinente corrullibili negli altri paesi, e cio per cagioiie della eccessiva siccita dell’ aria, e per la siluazione clevatissima di queiia parte del globo ovc u posta la catena libica, c sono situate sia la Tehaide, che la Nubia e l’ Etiopia. II nostro Museo poi e in grado di mostrare moiti altri oggetti di un’ autichita anche maggiore.
Le essenziali notizie di fatto, che si sono dedotte da un rapido e leggiero esame di alcuni fra i moilissimi monumenti del Regie Museo Egizio, i nuovi liirai otlenuti a rischiarimento della cronologia, . della sloria, e d’ ogni altro rauio dcil’ umano sapere che Iragga aliincnto dai fonli anticlii, ne hanno pure convinti non solo della verit^ delle dottrine si luminosamente stabilile dal Slgnor Champollion, di che nessuno che per poco sia inoltrato in si fa’ti sludi, puo ormai più dubilare, ma assicurali pure dell’ abbondante messe che da una terra vergine tuttora e sommamente ferace siamo in diritto di pi-ometterci quando sia convenientemente smossa e lavorata. Tl nostro Museo, più che ogni altro, acquista il dii-itto di eoncoi-rere alia ben incominciata impresa di penetrare glV ai’cani dell’ Egitto, non meno a cagione della ricchezza e pi’eziosita di molle sue parti, quanto e molto più per l’ abbondante inestimabile riunioue di monumenti scritti d’ ogni fatta geroglifici, ieratici e demotiei, la quale vincendo sin d’ ora le più ricche che ci siano note in Europa, diflicilmente potra essere superata in appresso- E vi concorrera infallantemente, che l’ impegno dell’ inlieia Accademia, le sollecitudini dcU’ Eccellenlissimo Prcsidente e della Comraissione, ed i molli inoltrati lavori di vari suoi membri ne sono i nialevadori. Ne maggior ventura poteva toccarci di quella, che lo stesso inventore e creatore di questi studi, si recasse esso stesso fra noi, onde coir aiuto del nosiro Museo estendere e perfezionare la sua scopertaj il quale coUa sua prcsenza, e colla facile comunicazione de’ suoi lumi, e d’ ogni cosa sua, infondendo un nuovo ardore nei nostri petti, farà sì che non avanzi parte alcuna di sì prezioso tesoro, la quale non venga a ricevere l’ opportuno schiarimento. Nè fia che i nostri studi rimangano senza il dovuto compenso, che un raggio di quella gloriosa luce, la quale meritamente rifulge luminosa sul capo dell' immortale Autore del Sistema Geroglifico degli antichi Egizi, e per rendere chiari i nomi pure di coloro, che camminando sull’orme sue vennero cooperatori della grand’opera, l’intiera illustrazione dell’antico Egitto.
Nel menzionare a pag. 92 i frammenti della statua del gran
Sesostri, della quale diamo la bellissima testa (tav. 1. fig. 3.)
accennammo pure le due statuine di mezzo rilievo poste accanto di essa
sui lati del trono, della regina sua sposa, e di un suo figliuolo, al
qual ultimo appartiene altresì l’ intiera leggenda (fig. 4. a). Nello
trascrivere l’ altra (fig. 4. b), ci accorgemmo mancare del nome
della regina, che abbiamo detto chiamarsi Ari. Ora nel visitare altri
frammeuti di statue, e monunienti del Museo Egizio ci venue sco-^
perto il rimanente della suddetta leggenda consistente nel cartello
della regina sposa ivi annunziata, (tav. 12. fig. 11.) il quale vorra
esscrvi riunito. Cotesto cartello paragonato coi noli di Ipsamboul,
presenta alcune eui-iose varieta, die non dobbiamo transandare.
Manca in primo luogo del segno vocale di A del nome proprio
jiri, siccome abbiamo vedulo mancare alcune volte a qucUo eziandio
deUa regina /itari. In luogo poi di TMdT-juHn, con singolar foggia
di ortografia sta scrillo TJW<iT-M.Hpiin, la quale per aJlro non
arreca alcuna diversita nella maniera di leggerne d coutenuto {ta
sei’va di Neith, Nane-Ari, o la benefica Ari) vivificalrice.
Le cose per noi ragionate (pag. ii3 e seguenti) coUo spargere di cliiara luce la serie cronologica dei i-’e Faraoni della diciollesima dinastia, ci avevano convinti eziandio della esattezza e veracita delle uol’rzie su q\iesto pai’licolarc a noi ti-Anaudate dallo slorico Egizio l3S MONtJMEJiTI GEUOGLinCI
Sacerdole di Sebciiito, e reso del pari evideiife il sommo e non sprialo accordo del canouc Manctoniano coUa ineslimabile lavola gciicalogica delta di Abides. Coafidavaino quiiidi, clic Ic posleriori scopei’le non solameuie non avreI)bcro dislriiUo quanto dajinrcsso ai p.irlauli nionumenli venue per uoi stabililo, ma chc ne avrebbeio eoufermala anzi la vcrita, e finilo di scliiarire lullo cio che di mancante o di oscuro poteva pur rimanere. INe fu vana o tarda r aspellazione, che un nuovo moiiumenlo del Rcgio Musco Egizio recentemente comunicatoci, giunse in buon puuto e col soccorrcrci di ignoti e pregiali docnmenti, non fermare solo tiitte Ic conseguenzc delle noslre ricerche, ma riempire i vuoti altresi, chc la maiicanza loro avcane reso impossibile per lo avanli. II nioniimento e una cassa di mummia jjer ogni riguardo pregevolissinia. Le dipintui-e dclle quali e ornata esterioruiente, furoiio colorite con delicatezza e con assai fiui colori. II soggctto delle medesimc, non diffcrente in complesso dagli altri nionumenti della stessa natura, comprende scene morluarie, il ti-asporto e la purificazione dclI’ anima del defunlo, la presentazione al tribuuale, e la senteuza d’ Osiride, nelle quali compaiono ognora lutti que’ personaggi mitologici, o simbolici di primo e second’ ordine, che riunili formano soli un vero Panteon Egizio. II corpo che fu rincliiuso in doppia cassa, appartenne ad uno Scriba reale applicato al culto del re Amcnoftep, il cui nome non e solamente ripetuto moltisslme fiate, e la sua imagine dipinta sulle due casse, (tav. 12. fig. 6. a) ma si legge eziandio in due lunghe iscrizioni leratiche scrittc o dipinte sulla parte interna di due cope’chi, singolarmente poi in un piccolo papiro, che per via di un cordoncino era luttora attaccato al coUo della mummia. In cjuest’ ultimo, oUre ilel nome suo, ewi quello pure de’ suoi gcnitori: L’Osiridiano regio Scriba del tempio di. ... e di. ... Schubamoii d. Juiilo figliuolo di Thouthmcs, nato da Seainon. (fig. G. b) Sul petio della mummia era pure situalo uno scarabeo, sulla parte piana del quale, «d in un carlcllo vcune sciatic il nome di uu re Egizio chiamat» DI COSTANZO GAZZERA log
Amenbf. Ufficio dello scarabeo era ivi quello di noliflcare ai posteri r epoca del deccsso dello scriba Schebamon; ne certo la cosa avrebbo incontrato alcuna diOicolta, ognora clie unitamcnte al cartcllo del iiome proprio, avcssero accoppiato quello eziandio del preiiome, che ora, ia tanta moltiplicila di re da Manetone chiamali Amenof, per la mancanza di esso, resta did)bia ed incerta. Difatlo dci tre deila diciottesiraa diiiaslia menrioiiati nel canone, il primo c r ultimo, sui nionnmenti, portano un nome dillerente, cpiegli Thoiithmes, e Ramses quesli: etl il cartello del terzo, quello di Amenofi-Memnone, e accompagiiato ognoi"a da due altri segni che mancano al nostro. Esclusi tpiesti, resla che si debba ascrivere a quel re, il quale cliiamato Misphra Thouthmosi da Manetone, figliuolo e successore di Meri, i monumenti indicano ognora col name di Ameuof. Ne l’ epoca di cotesto re Faraone sconviene ai particolari del monumeiito, al quale comparte anzi maggior evidenza, ed ua pill facile scliiarimenlo.
lu due particolari scompartimenti o scene della prima cassa, il defunto scriba e in atto di rendei-e omaggio, e di offrire doni ed kicenso in uno al I’e Ainenoftep ed alla,Z,/\’/nrt Sposa del Sigiior del motuh {figliuola della Luna, Nane- Atari’), nell’altro ad alcuni noa ben noti personaggi regali. 11 cartello nella parte superiore, posto appimto appresso Ira il re ^/»e«o/?<"/, edun’ignota donna o regina, e per somma disgrazia quasi inticramente scomparso; ma sia pel titolo clie lo precede tutlora distinto di Signer del mondo, il quale lion compete che ad un re, rhe per gli apici dei segni ancora apparenti, rinsci al signor CampoUion di scorgervi qnelli che nella tavola d’Abidos formano \\ cari^Wo Ae\ Misphra-ThoiUhmosis, padre del re Ainenoftep. (fig. 7.) II che tpiando sia, come e probabilissimo, nella regina posla sotto di esso potremo ravvisare la moglie sua, madre dello stesso re Amenoftep. Non e a torto poi ch’ essi ▼enncro associati agli onori ed alia venerazione nnitamente al re suo figliuolo; perciocche Misphra-Thoulhmosis, celebre già per avere dato principio e coadotta a buon segno l’ impresa di scacciare i «4o SIDNUMEKTt GEnOGMFICI
Pastori daU’Egltto, die dalla morte venue iinpeJlto cli lerininrire, lo e mollo jiiii per aver generato un figliuolo, il quale noii coroiio solo r opera iiicoiniiiciala clal padre, ma ciie liiiiiilo in se solo r|iianlo era pur suflicienlc a rendere illiistri inolli allri, uguaglio in lama i re lutli die prima o doj)o lui reguarouo in J’lgillo, e pol« incrilare il raro privilegio di venire dichiaralo capo di una nuova diiiaslia, la diciottesima Diospolilana.
II carlello posto a canto della regina, dinauzi alia cpialc iiulinalo lo scriba cerca di rcnderla a se propizia coll’ oflcrla consueta del iiiazielto de’fiori di loto ede’pani, ci scoperse il nome della gran madrc del re Mcvi la regina ylmcnses, che mai prima d’ ora era riuscilo di ritrovare su monumcnto alcuno, bcnclie rcgnassc sull’ Egitto il non breve spazio ^ivenlim ainii. (fig. 8.) II solo suo iiorno mancava alia inticra scrie del re della dicioltcsirna dinnstia, la quale, grazie al nostro monumento, riceve ora il suo compiraento; cd afliuclie nulla orinai più ci rimancsse a desiderare, avemmo il contenlo allresi di rinvenire il carlello nome proprio del re fralcllo cd antecessore della rfj^ma. Amenses, del cpialc avevamo difelto luUora, che tale si vuol credere il posto dielro alia regina sorella, ed a’ lato di altra ignota principessa ivi figurata, il quale si legge Amoninai, Ainonma ed anclie Amenemes. (fig. g. ) II consucto tilolo di Signor del Mondo da cui e precediito, l’ csclude in prima dal supposto cartello di donna, e lo confenna in ulliino il disegno d’ un amuletto presso il chiarissinio Chanipollion, ncl quale dielro al carlello prenome, die nella tavola d’Abidos corrispoiide al re Amenof del canone, « pure scolpilo quello del noslro carlello Amonmai, il quale vorra essere ormai riconosciuto pel vero nome del terzo re della famiglia Diospolilana. Rimanc ora die la regina die segue sia o la sposa del re Amonmai siiddello, o mcglio, ed a norma della scena precedente, la madre della regina yinwnscs. Keir ulliino Uiogo, e dopo dei pcrsonaggi sotrani iiicnzionali, e scolpilo un garzoiie, il quale benche privo d’ ogni indizio o dislinI’vo principesco, non e mcno da anuovcrare Ira i incmbri della. DI COSTANZO GAZZEHA l,\l
cfiSa. reale; tie quantunque la Icggenda rcale chc l’ accoinpagna HOii sia sulllcicnlc a svelainic inliero Tesser suo, tuttavia nou iic lascia incerli ilella sua slirjic; la k-ggeiula e qucsla: il Jij^liiiolo del real Jii^liuolo Pskt. (fig. lo.) Gia sopra imo stele plii avanli acceiinalo (pag. 117.) ritrovainino nn alti’o personaggio di slirpc regale iiomato Psef, il quale, ugualiiienle c-lie il nostro, privo d’ogiii parlicolarc ilivisa, e con un lior ili lolo Ira Ic uiani, era ligurato coi ve AmennJ’tep, Thouthm’es L (Cliebroii) ThoiUhnu’s II. (Me.v\) / Imenq/i I. (IVIisphra Tlioullmiosi). L’idcnlita del uoine dell’ iiulividuo, r cpoca slessa di tempo, la sociela dc’ medcsiiiii Piincipi, o di personaggi di lor lami^lia, tiitlo coiicorre a lissare riitenlita dclla persona (igurata nci due uionumeiili, sia esso figliuolo di Ainenojl /, come puo farlo credere lo. stele, o nipotc del re Amonmai e della regina jtm^mes, a norma dcUa nostra niummla.
Non v’lia dubbio, clie per la morle del re Amonnud, o Amenemcs ia successione al trono d’ Egitto non incontrasse delle difficolta, e per mancanza di prole maschile deviasse dalla linea direlta per passare nellc femminc, e die nel non breve corso di tempo chc duro la diuastia, non s’ altbia dovulo ricorrcre alio stesso spediente allre volte, ed al sussidio delle linee traverse o collateridi, onde conscrvare il poter supremo nclla famiglia. In tal supposlo, die nou e certo ipotetico, si spiega come si dovesse teiier caro un erede presunlivo, fosse esso figliuolo dire, o figliuolo di figliuolo dire, e come qucsta premurosa soUecitudine dovesse estcndersi eziandio nella nazione, sollccila ugualinenle di conservare sul trono un rampoUo qualunqne di quella valorosa famiglia die faveva liberata dal flagello sterminalore dei popoli Faslori. Ad ogni inodo pare che cotesto Pset non niai abbia avuta la forluna di giimgeie al soglio. Non si puo dire poi, che Pset più che nome proprio d’ iiidiviiino, fosse anzi coinune a tutti i Piiiicipi reali successori presunti al Irono dei Faraoni, nella guisa appunlo cUn Dcljini si ehiainarono un tempo i principi x’^ali priniogeniti di Fi-ancia, perciocche
/? 1^2 J\IONCMENTI GEROGLIFICI
ne la cosa per se pare verisimile, ne si hanno, sino a quest’ora, abbastanza nioniimenli per alfermarlo.
Per uUiino l’ uso invetcralo e loslaiite dcgli antichi Egiiii di associare agli onori, ed agli alii di adorazione Iribulali ai re successori, il capo piu’C delta dinastia, ci richiama al pciisiero la pratica dei re Lagidi, i quali non mai, sla iie’monnmenli clie ucgli atti pubblici, dimenticavaiio di menzionare il re Alessandro da essi riconosciulo qual capo di lor famiglia, siccorae per l’ iscrizione di Rosetla, e pel testo di vari contratti, e di pubbliei atti del Regie Miiseo e manifesto. Allra e non wltima prova di quanto abbiamo già piii sopra iiidicato, come in ogiii cosa cercassero i Lagidi di conservare ed irnitare le pratiche tulte, che con tauto senuo vennera introdotle dai gloriosi lore antecessori.
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